come quello (per esempio) di un assalto contro trincee difese da mitragliatrici e da reticolati intatti»321. A smentita della vulgata, poi, gli ufficiali non sono «dei malvagi aguzzini contro cui si possono aizzare le loro vittime, i soldati», ma delle figure stimate dalla truppa: in tempi ordinari, secondo Lussu, è impossibile spezzare questo rapporto di fiducia; nell’ipotetico momento rivoluzionario, invece, la semina politica, prima, e poi l’agitazione in senso stretto possono dare dei risultati, in particolare nel caso di sommosse di piazza, quando l’esercito è disorientato e interviene «a malincuore», con possibilità concrete che parteggi per gli insorti322.
2.8 «Andare in Spagna» Fine agosto 1936, per Lussu sono trascorsi «quasi due anni di silenzio critico»323, che romperà avviando un ciclo di articoli su «Giustizia e Libertà». Durante quel lasso di tempo se l’è vista brutta, in termini medici ma per certi versi pure politici, dal momento che l’uscita dall’orbita giellista ha rischiato di diventare definitiva. Sarà confinato a Davos fino all’aprile 1937, costretto ancora a osservare defilato gli eventi impetuosi di quell’anno, segnatamente la guerra civile spagnola324. A maggio ha scritto a Rosselli che «malgrado il tripudio etiopico, il fascismo passerà ancora ore pericolose», esprimendosi per l’«intransigenza assoluta» quale via per il partito unico del proletariato325. A giugno ha ribadito all’amico che ritiene l’insurrezione — del resto nei (lunghissimi) mesi di silenzio, da convitato di pietra, ha lasciato la Teoria a parlare in suo nome — una questione imminente; mentre a luglio può rincuorarlo, lesinandogli fondi per il secondo intervento chirurgico: i polmoni hanno retto, non vi sono più tracce di lesioni e l’esame batteriologico ha dato esito negativo326. Il 28 agosto, sulle colonne di «Giustizia e Libertà» ricompare un articolo di Lussu; l’ultimo risaliva al marzo dell’anno prima, anche se pubblicato in ritardo rispetto al passo indietro del sardo. Quel testo rappresenta il primo di una serie lunga altri cinque
321
Ivi, p. 452. Ivi, pp. 453-460; la citazione è a p. 458. 323 FIORI G., Il cavaliere dei Rossomori, cit., p. 373. 324 Cfr. BRIGAGLIA M., Emilio Lussu e Giustizia e Libertà, cit., pp. 157-159. 325 Lettera a Carlo Rosselli, [Clavadel], 18 maggio [1936], in LUSSU E., Tutte le opere, vol. 2, cit., p. 181. Se il momento favorevole all’insurrezione non dovesse arrivare mai, il sardo dichiara di accettare «serenamente» l’idea della morte in esilio; ibidem. 326 Cfr. lettere a Carlo Rosselli: [Clavadel], 5 giugno [1936], ivi, p. 182, e [Clavadel], 12 luglio [1936], ivi, pp. 185-186. 322
76