Con la ricostituzione dell'Esercito Italiano di transizione, in assenza di precise normative in merito, vennero confermate le mostreggiature in dotazione al momento dell'armistizio. Tra queste rimasero dunque in vigore le fiamme ad una punta, denominate in gergo "pipe" tradizionali dell'Arma di Artiglieria, cioè nere bordate di giallo scuro. La prima normativa del dopoguerra relativa alle mostreggiature fu emanata con una circolare datata 1° giugno 1947; con tale documento venivano date disposizioni di carattere generale, basate più che altro sul principio della
conservazione delle tipologie adottate durante il periodo bellico. In particolare, riguardo all'Artiglieria, fu prescritto l'uso del distintivo tradizionale, non sovrapposto ad alcuna mostrina, qualunque fosse la posizione dei militari e dovunque prestassero servizio: dunque le fiamme ad una punta nere con filettatura giallo scuro. Facevano eccezione le mostreggiature del Reggimento Artiglieria della Divisione Folgore, già utilizzate dal Gruppo di Combattimento Folgore dell'Esercito Italiano di Liberazione sin dalla fine del 1944, sia nella versione in panno che in quella in lamierino
Artigliere di un Reggimento Artiglieria della Divisione "Folgore" (probabilmente del 41 " Rgt. art. da campagna c/c, come sembra di intravedere dal fregio che potrebbe essere quello dell'art. da campagna), fine anni Quaranta (col/. Rizzatti). Il militare indossa sui baveri della giubba le mostrine in lamierino metallico stampato illustrate in alto.
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