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RIVISTA DI TERAPEUTICA
Ancora del oantarldlnato di pota.su nella cura del lupu• e della tuberooloal faringea. - Nuovo metodo (faneroaoopla) per Wumlnare diretta.mente Il tessuto outaneo. - Prof. L1EBREICH e dott. BoGROFF. - (Berl. klin. Wochenseh r. , N. 18 e 28, 1891 ).
Per non defraudare i lettori di quanto può interessarli circa la vantata efficacia del nuovo rimedio del Liebreich diamo in sunto il sezuito (1) delle comunicazioni da lui fat t~ all'Ass~ciazione me?ica di Berlino nella tornata del 29 aprile u. s . D1 otto casi di lupus , da lui trattati all'ambulatorio con l~ iniezioni sottocutanee di canlaridinato di potassa nel mod o già noto, nessuno restò indifferente all'azione del fal'maco avendo egli, al contrario, constatalo che in tuUi esso avev~ agito favorevolmentP., L 'autor e, pur riconoscendo, come in generale si ammette, che le neoformazioni lupose possano spontaneamente subire una fase regressiva e parzialmente gua r ire in via eccezionale, nei casi testé indicati potette escludere siffatta evenienza e riconoscere per effe ttiva. t'influe nza terapeutica del preparato.
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In un caso di lup u s ea:foliat ious, che si era venuto sviluppando lentamente nel corso di 30 anni, il migl:oramento si esplicò con abbassamento dei noduli e con la totale scomparsa. dell'infiltrazione io un punto.
In un altro caso d1 lupus oo raa: alla pinna nasale destra . ' con arrossimento cutaneo che saliva fino all'angolo dell'occhio, si verificò durante il trattamento una diminuzione del rossore , un abbassamento dei noduli e, dopo il distacco Ul
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t la formazione di pelle normale. In un'inferma d'una eros a, l te ssa c::pecie morbosa si osservarono fenomeni quasi del a s . uali ai preceJent1. . . . eg dove r influenza medicamentosa del caotar1dmato d1 .Ma, · I . I . destò più speciale sorpresa fu m que picco o IO· potassa 1• • di cui già il dott. Saalt'eld aveva fatta pre 1mmare wm~ I ntazione all'assemblea, nella tornata del 4 marzo. l prese li d 1T f Liebreich, senza entrare nuovamente ne e mo a 1 a ~etodo da lui seguilo, si limitò anzitutto a ?i:e ~he_ ~utti . 01· infermi avevano fio'allora sopportate 181 rn1ez1om 1po- 1 su . . d ·che e che soltanto tre volte s i er a osser vata m essi ermi , albuminuria, scomparsa con sospendere per ~reve te~ po l~ Il Confronto che si potette fare ad occhio, con disegm -11 strativi della estensione del lupus nel ragazzo rnfermo, 1 U , 'era a · principio della cura, e della forma circoscritta as- oom . nta dopo, rese evidente l'azione terapeutica del nuovo r1su l ., · medio, al tutto particolare, la quale procede da la_ peri.er1a, nza formazione di cicatrice, ma con reintegrazione della se . cute al normale e con delimitazione di leggiero pigmento nei punti già occupati dai noduli luposi.
Dalle proprie osservazioni fu il Liebreich condotto a stabilire che, per l'azione assai lenta del cantaridinato di potassa sul processo patologico, è necessario continuarne l'uso per un periodo di tempo prolungato, occorrendo altresì una particolare oculatezza pe r poter avere la norma alla conti~ ouazione della curti . All'uopo rammentò come anche allr1 rimedi abbisognano di moltissimo tem po, prima che la loro efficacia si faccia manifesta a prima vista, e come, ad esempio, non si cessa dal pratic~re una cura m e rcuriale, quando all'ottava dose non si è ancora potuto constatare alcun visibile effetto sulle manifestazioni sifilitiche.
Per la straordinaria difficoltà di accertare l'infll!enza terapeutica del nuovo rimedio sul lupus, er a pe~ il I.iebreich di speciale importanza il trovare un nuovo met.c_do, che v_alesse a rendere apprezzabile all'occhio, in modo facile ed evidente, il lento andamento della tras formazione regressiva .
Partendo egli dalla dottrina del Virchow che il lupus sia un tumore indovatosi sotto l'epidermide, che può estendersi in ) profondità fln0 alle ossa - ma ciò .accade di rado e li mita tamente - e determinare estuberanze isolate sulla superfici& corporea.' e che d'ordinario il suo infiltrarsi ~otto la cute i senso orizzontale rf!sta nascosto all'occhio nudo_ così che per dettame della patologia cellulare, ne"'li atti operativi · t ·1 o St aspor a I tumore al di la della zona apparentemente inf~rm~ - il ~iebreich escogitò un metodo ottico, col quale é rJUl':ctt~ a riconoscere le modificazioni istologiche, che il lupus ~nduM nella profondità: metodo, che per distinguerlo dalla diafanoscopia , egli propose di indicare col nome di (ane~oscopia (d~ ipocvepò~, apparenleì, come janeroscopio chiamò l a_pparecch10 relativo, egregiamente costruito dai noti fi•bbr1canti Schmidt ed Haensch di Berlino
È noto che il corpo umano può essere. illuminato per traspa:enza. Dacché risplende il sole ed esistono gli uomini, si s~ra ben fatta osservazione che, tenendo riunite le dita contro di esso, la luce vi passa a traverso risclùarandole. Ed è altr~si ~oto che in medicina si é cercato di utili;,.zare la illumma~ione _ne~ trasparenza in tutti i possibili scopi, dagli esp~r1mentt 1 d_1 Bruck sulla vescica oriaaria e di H e ryng s~l ~ntro Hl~hmoro , a quelli di Voltolini sulla laringe e di Lucke, 11 cui metodo si collega all'altro primitivo per di~tin?uere l'idrocele del testicolo dai tumori solidi di esso.
'?'ncne in oculistica l'illuminazione laterale é stata già ulih~zHta (Helmholtz, R. Liebreich) e r ecentemente il metodo d1 Exner, di r ischia rare ' il fondo dell'occhio a traverso la sclerotica, é stato adoperato da Lange e von Reuss.
Nel lupus il metodo di illuminare per trasparenza il punto affetto del corpo. ponendo la sorgente luminosa dietro di esso, eccezione fatta per la guancia o per la mano, non è naturalmente adatto a motivo dello spessore delle masse e_ neanche n e i casi dianzi eccettuati si perviene sempr~ aÌ ri~ultam ento dr distinguere minutamente Je parti infe rme. Non è poi a dire come non sia da confondere questo metodo c?a la illuminazione diretta delle cavita, sia mediante la luce l'Iflessa, come nel Iaringoscopio e nell'endoscopio (Desermeaux, Griinfeld), ecc., sia con introdurre la stessa sorgente luminosa nella cavità, come nel cistoscopio ad incan-
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enz a elettrica del Nitze (V. pag. 934 di questo giornale, deSC nno 1888) . . - d' 8 dunosti·are la differenza che passa fra ~ultt I meto .• or A vati e la faneroscopia, il Liebreich si avvalse d1 un mento . alla portata di tutti. Si applichi uno stetoscopio al est:lllP10 · · d à 1 si rivoJcra contro una sorgente d1 luce: s1 ve r dito e o "' . Il n disco piano, di color rosso, provemente da a sero- 81Iora u . . ·11.. rninazione per trasparenza. Invertendo lo sper1- p1tce 1 t ossia rivolgendo 11 dorso del dito contro la medesima men o, ct· . . h nte a !'-econda della forza I questa appar1ra anc e un sorcre • " iano rosso nel centro, ma circondato da una zona disco P , • b'I h 'ù mwo giallo-chiara. Il fenomeno è ravvisa I e anc e pl o ' ,. debole rischiaramento. Da questo $perimento s impara con . ·11 . b'J quanto l'epide rmide sia strao1·dinar1amente I umma I e per trasparenza: lo strato corneo si lascia altravers~r~ dalla luce, , e senza alcuna rifte,;;sione interna de, raggi d1 essa, che 1ors 'fl . . neoli strati più profondi ùell'epidermide é r1 essa invece 10 og~i verso e, con più fot'Le illuminazi~ne'. conduce _ad un uiallo-dorato rov ente-chiaro, ma alla per1fer1a non lascia pas:are la luce rossa rifle ssa; al contrario nel centro. la intensità della luce riflessa dall'epidermide non è più abbastanza forte da impedire il passaggio dei ra~gi luminosi rossi. Da questo sperimento fondamentale il Liebreich é partito per inventare la faneroscopia nel lupus. or se con una lente s'illumina la pelle, se ne ottiene un piccolo chia ror rosso intorno al piano illuminato, il quale chiarore s'ingrandisce a misura che si avvicina la lente: e non si tosto apparisce sulla pelle l'immagine luminosa si rende palese una trasparen za, che sarà massima, quando si proietta la medesima immagine nella pelle. L' epidermide confinante coll'immagine è rischiarata da 11n color giallastro-dorato, che é a sua volta circondato da un cerchio rosso, poiché qui non cade la luce al centro, co me nell'esperimento con lo stetoscopio dal difuori sulla pelle.
Perché il fenomeno si renda man ifesto , si adoperano lenti che abbiano la sezione necessaria per fornire la luce sufficie nte: si può allora con esse proiettarla in un puo to del corpo, nel l[Uale, quanti più capillari esistono, tanto più rosso apparisce il rischiaramento. Dove la pelle è anemica il ce chio è pochissimo rosso, mentre allo stato normale esso mo stra quasi sempre un certo intorbidamento lattiginoso .
L'apparecchio speciale, fallo costruire dal Liebreich per l'e same del lupus, consiste in una lente convessa che si trova i un Lubo cilindrico su d'un lato: dall'altro lato è disposto uu altro tubo a forma di cono con una piccola apertura alla som mita, l'altezza del quale è alquanto più piccola della distanz• focale della lente. A seconda del bi.-ogoo l'inventore si è servito di lenti di diverso foco.
Si può anche utilizzare la luce solare per ollenerne uo'im magine intensissima, impedendo la scottatura della pelle mediante una soluzione di allume contenuta in un piccolo recipiente di vetro, che è annesso all'apparecchio; ma per poter fare osservazioni comparative, essendo necessario che l'in. fermo e la sorgente luminosa sieno sempre ad eguale distan za. dalla lente, il Liebreich si serve d'una piccola lante rna a candela stearica, come strumento di azione cos tante. La luce che parte da essa si trova a doppia distanza focale di due IMtì, che agiscono da condensatori, ed a doppia distanza focale è pure adattata, sull 'altro lato, l'estremita aperta d ell'imbuto conico, avendosi così sempre una distanza eguale per lo scopo anzidetto.
Con questo apparecchio l'autore ha potuto esplorare tutti i punti della pelle e scoprire dove esisteva il tessuto luposo, anche quando nessuno indizio esterno gliene forniva il sospetto, venendo inoltre alla conclusione che nel trattamento col cantaridinato di potassa l'azione terapeutica nella maggioranza dei casi comincia dalla periferia. l punti della pelle affetti da lupus si distinguono bene da quelli leggermente iperemici e dalla pelle normale per il loro tra~parire rosso-acceso, c osi cbe all'osservazione, mentre prima sulla parte sana si formava un cerchio rotondo, questo si dilata in senso ovale al limite della trasparenza, per indi spingersi più oltre nel lupus.
Il Liebreich non si appagò di esporre soltanto la teoria del suo faneroscopio, ma, seduta stante, ne fece l'applicazione pratica sopra un ragazzetto che presen lava una cicatrice
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1 men lo discretamente ipe rtrofica, la quale alla pres- bianca a ' d. . . tt d·critale non i~vel6 traccia alcuna 1 1perem1a so osione 10 . · ·1 · i · otto de lla cicatrice medesima. al ..,,s . · · te·
. col mezzo dell'apparecch10, mvece, potette I luminare !'ltante. · · l' · t d l l ' to al rosso -ttcceso e scoprire cosi es1s enza e upus il tes!>U . .
E,J a proposito: è risaputo che li r ossor e del lupus res1s m aie alill presgione del dito e che questo mezzo, vale an- "ener . . .
0 ·n una int·~ra serie di ricerche. a far d1agnost1 care se m che, I I . d.l . ualche punto del corpo la ci rcolazione capii are s1 1 egm un q 1· · a· tt te . . meno rapi damente Senone 1e. per grn 1care esa amen p1u o · · . .
1 rrrado di iperemia durante la pressione, ad es. 1n un cai:;o de ,.. d r t ·
1 pu s non si ha col dito alcun punto 1 con ron o: eppero, d1 u ' h . . 1 d' Il ad ovviare a questo difetto, 11 L1ebre1c _si e servi-~ . un a ~o piccolo apparecchio, un comp~essore_ d1 vetr~, i;:1a in uso in fisiologia per giudicare della c1rcolazt0ne cap1llarP, compost? d'un vetro roton do, incastonato in metallo ma non saldalo'.atfìne di poterlo sempre disinfettar bene, e solidamente assicurato a d un forte gambo .
Con questo compressore ausiliario si può giudicare se _ u~ lupus ha variato nella sua vascol~rizzazi~n~ _e far ~rasp~r1l'e 1 punti più profondi della pelle, maccess1b1h altr1':°ent1 ali~ luce, come pure osservare se esistono altri punti centrali quando si vedono soltanto alcuni noduli. .
Da ultimo il Liebreich coucluse che della sua faneroscop1a ha ratto applicazione ad altre malattie cutanee, e cioè alla psoriasi ed all'angioma, e ne ha ottenuto soddisfa centi risultatì.
Passando o r a alla più recente comunicazione (13 luglio), apparsa nel N. 28 del citato periodico berlinese, riferiamo come il dolt. Bogrotf, di Odessa, dopo avere spt-rimentato, fino al 21 febbraio ultimo, diversi metodi di cura, senza pro, in una donna di 25 anni, creduta erroneamente inferma di faringit~ sifilitica, che invece per l'esame batleriolo~ico dello sputo_ s1 palesò tubercolare, si decise a sottopo rla alla cura del L1ebreich. N ~I corso di 26 giorni egli iniellò 26 decimilligrammi di cantaridinalo di potassa in 19 volle, e, tralasciando noi di r iportare le sue osservazioni giornaliere, all'esame della paziente, fatto il 6 aprile, trovò che sul lato ~inistro della fa- r inp;e s'era già oltenùl& una completa quarig1one, destra cominciava non solo il ,1tsrac1mento dei puolicin ~iallastri (tubercoli), ond'era pure coperta la tonsilla ed i11 parte la meta destra della parete faringea posterio re, ma anche lo sviluppo d'un processo ulceroso. li peso corpc,r tiella malata aumentò di 4 libbre in 15 giorni, con segn ala benessere generale.
Ecco un caso, che si è evidentemente giovato del sale can tar1rliriico, in opposizione ai risulb1t1 terapeutici al lutto ne gA1ivi, dei q ui1li trattò il dolt. Crisafulli, assistente di cl inie medica a Palermo , in una sua nota sugli sperimenti che n a veva pratica.ti in due inferme tubercololiche del prof. Lu· zalto (R,Jorma Medica , 27 giugno 1891). Vi sarebbe da o biellAre, in base alle surriferite osservazioni del Liebreich, che il numero de ll e iniezioni fosse stato troppo esiguo ( 11 in una e 6 ,:elraltra inJerma J da poter negare in modo co nello ogni valore al nuovo rimedio, quando invece pa rrei:> che si dovesse usarlo a lungo per la sua lentissima azione Ma, quand'anche nelle tuber colosi rnterne il metodo di Liebreich do"csse fallir"!, restereb be ~empre pron1.to che nelle sue mani ha dato soddisfacenti risultati nel lupus e ch e, almeno pèr le tubercolosi est"rne, accessibili, non si possa a ncor dire l'ultimA parola: onde a noi piace di aspettare le ulteriori pubblicazioni delle esperienze altrui, fatte in condi• zioni identiche, prima di esprimar e un qualsiasi 1,!iud1zio irt merito all'efficacia del canta r idinato dì potassa. G. P .
Le cantaridi nella cura del carcinoma . - Dott. WoLFERT - (Berl. klin. Woehensch., X. l6, pag. 4(),3, 1891).
Le prime comunicazioni del prof. Liebreich sull' uso suo canlar idioalo di potassa nella cura della tubercolosi c tanea e laringE>a indusse r o il dott. Wolfcrt a pubblicare le proprie esperienze sulle cantaridi nel carcinoma.
Nel 1859 si divulgò per le gazzette la notizia che in Ru r:;sia si posse,iesse un rimedio popolare contro il cancro, proveniente da un certo coleottero. Per quanto il predetto dottore si fo <:"e a:operato a procurarsi l'insetto prezioso, le sue ri-
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1e l·ima"ero infruttifere ed allora si decise ad istituire cere 1 - ' d gini col più noto dei coleoller1, la Lytta oesieato r ia, in \ quelli) che è poi il più potente della specie nella sua ~ro ·one per la sostanza irritante che conhene. az1 ' li .. t Nel 1860, il prof. Wilms estirpò dalla mamme a sm1s ra d'una sisrnora un tumore della grandezza d'una piccola noce, il quale si rivelò all'esame microscopico per carcinoma. reticolarE>. Un anno dopo, il dott. ~olfert operò la medesm~a ·gnora per recidiva del tumore dr eguale g randezza, e, r1m . . . dandosi della c:uaccennal.a raccomandaz1ooe empirica, cor · 1 t· diede alla paziente, per il periodo di circa tre mesi, a mtura Ji cantaridi, mescolata al vino canforato in una solune d'i aomma a doc:e cauta, senza che insorgessero sin- z10. . o , , tomi di irritazione renale. Da quel tempo l'inferma , che era vedova, essendosi rimaritata, ha partorito due figli e vive tuttora senza recidiva.
~el 1880. ad altra donna, cui e ra stato estirpato, nell' osp.edale Augwsta, un carcinoma del!~ ~ammella discretamente esteso, il dotl. Wolferl sommm1strò egualmente la tintura di cantaridi per via interna e, dopo sei anni dall'o· perazione, non vide alcuna riproduzione del neoplasma maligno. . .
Nel 1879 si sviluppò ad uoa signora un restrmg1mento alle fauci, sen za causa esterna appar iscente. Lo stato cachellico della paziente indusse ad ammettere un carcinoma. Sotto la cura delle cantaridi non solo si arrestò subito il proci>sso, ma anch e la molestia nel deglut!re scemò al pun_to da pe1·mettere che bocconi ben masticati potef<sero facilmente arrivare nello stomaco. L'inferma si è risollevata nel fisico, ma, avvertendo tuttora il punto ri stretto, di tan to in tanto ricorre desiderosa al rimedio favorito.
Quando, due anni or sono, il prof. Studemund, di Breslavia, fu per la seconda volta oper alo di ca rcinoma alla regione carot1dea, il dott. W olferl propose al di lui medico curante dolt. Perls, pure di Bres lavia, di usare il rimedio delle cantaridi, ma purtroppo era lardi, poichè ogni speranza era per l'infermo completa mente perduta. L'autore aggiunge questa noti.da per istabilire che fu quella la prima comunicazione
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falta ad un collega. Che se i tre casi da lui traltati colJ cantaridi o!frono uno scarso materiale clinico, non è me vero che, per la loro natura indubbiamente cancerigna e pei favorevoli risultali ottenut i, fram:ano la spesa di designarl i all'allenzione dei pratici per quegli ulteriori sper i menti, che possono istituirsi a provare il valore del rimedio.
G. P.
RI VISTA D' I G I ENE
CUNNINGHA~t D. D. - Su &lo1l.lle epecle dl b a ollll ooledel osservate a Caloutta. - (The scientific memoirs by the medicai offlcers of lhe army of India, part. IV, Calcutta 1891). - (Dal Centralblatt f. Bakter. und Parasitenkunde, IX Bd, N. 23).
In molteplic i osservazioni che l'autore s'indusse a far" sopra varii casi d1 colera in Calcutta, mosso soprattutto dal fallo che nel contenuto inteslinale di molli colerosi non si era mai riuscili a trovar traccia del bacillo virgola, egli afferma di aver studiate 10 differenti forme di comma-bacilli.
Tre di queste specie (I, II , 111) f11rono rispettivamente offerte da colerosi ricoverati nel 1890 negli ospedali Gene ra l Medicai College e Sealdah Paupe 1' ; la IV e la V in due nuovi casi ricoverati nel General llosp., ed il Med . Coll. Hosp. offri l e forme VI, VII, VIII , IX, X.
Giova notare che l'autore afferma di avere risco!'ltrato in due casi distinti una ripelizione della I forma in due colerosi oel Generai Hosp., uno dopo di aver già determinate le 4 prime forme, e dopo l'ottava l'altro.
L'autore dà quindi un'assai diffusa descrizione dei suoi metodi e delle differenti forme, raggruppandole poscia in due
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. alla prima delle quali ascrive la IV, come quella che class:, de la gelatina, cresce con straordinaria rapidità ,mlle non ,on · 1· ·d· tate e non dà alcuna reazione _colorata ~on 1 ~c'. 1•• pa lasciando per amor di brevità tutto ciò che s1 riferisce
Tr~orma e aJraspetto dei bacilli, ci piace di fermarci un po' alla 1 • t Ile conclusioni dell'autore, le quah tendono a comprom~su_ la teoria del Koch, cbe cioè il colera sia causato dalla mtei 0 . ne di uno specifico bacillo virgola nell'interno dell'inte- vas10 . 0 Infatti secondo l'autore il bacillo del Koch non sarebbe ~ 110 -~ 0 e neanche il più frequente dei bacilli virgola che si ri· 1UDI • d I' et' • di 1 trl·no sul contenuto inlestmale eg I auelti co era. scon . A giudizio dell'autore , Koch non s~re~~e troppo. b~n~ m.· ato della frequenza degli schizom1ceti m forma d1 v1br1om, forlll . . . r 8 la scoperta di lui sarebbe quasi una scelta capr1cc1osa < 1 uno di tali microrganismi, fatta senza dubbio dalla frequenza onde egli ha avuto ad osservare detto bacillo nell'orbita delle sue ricerche. . .
E a confortare questa sua opinione l'autore ri corre a1 seguenti argomenti:
10 In molti casi indubbi di colera egli non ha trovalo alcl!n bacillo virgola;
20 In un caso ne riscontrò tre differenti spe cie, il che deve, secondo lui, indurre nell'affermazione che i comma bacilli non siano la causa della malattia, ma che al contrario questa prepari il terreno favorevole allo svil~ppo_ ~i q.uelli; a• In un caso mancò la reazione con gll ac1d1, s1cchè difficilmente sarebbe permesso di ammettere che questa forma abbia le stesse propriela tossiche delle altre tre forme;
4° Finora a niuno é rie scilo per mezzo dei bacilli del colera riprodurre la malattia.
L'autore dunque ammette che i comma-bacilli normalmente ospitano nE,ll'intestino, che durante la malattia vien e loro preparalo un piu favorevole terreno di cultura, e che, secondo circostanze varie, questa, quella o varie specie possano svolgersi e prosperare.
Per ulti100 l'autore in relazione al proprio conviociroent•>, passa a deduzioni pratiche, che riguardano soprattutto le quarantene. Invero, egli dice, poichè é mostrato che nelle
\ Indie il ~olera non è legato ad un unico bacillo e che sia que. sto che produca la malattia importata in altri paesi; e poiché nelle Ind ie e probabilmente anche in Europa il colera è accompagnato da più differenti forme di bacilli, le quarantene possono ritenersi inutili, salvo non sia dimostrato che ness~na delle forme si trovi in Europa. L'esistenza di un ma _ g1or numero di forme di bacilli virgola, anche dovendo ai!. mettere questa _classe i~ rapporto casuale col colera, potrebbe necessariamente indurre nel dubbio, secondo l'autore, se uoa generale epidemia <lei colera non sia piuttosto fond at~ su unll diffusione di circostanze, le quali favorirebbero l'mt~ra classe più che l'una o l'altra specie.
Ora no'., senza entrare in ~iudizi sulle affermazioni dell'autore crediamo opportuno aggiungere che in uno studio recente _ratto sul _colera di Massaua e che verrà pubblicato nel prossimo fasc1colo del nostro giornale, il dott. Pasquale Ji a la presenza dello spirillo di Koch sia nelle deiez1 on 1, sia nelle acque di Ghinda d1 sp1r1ll1 colerigeni che, senza scostarsi punto da quello scoP~~to dal Koch, presentino piccole differenze fra loro, rilevab1h solo ~d un e_same comparativo. Così egli ha potuto constatare cmque di queste varietà nelle deiezioni di un coleroso a Mass~u~, le qu~li_ non descrive, perché alcuni dei piccoli caratter~ d1fferenz1aI1 da quest'au tore riconosciuti , variano già da una m l\ltra generazione
. Il ~o_tt: Pasquale a ccenna alla possibile esistenza di varieta.
A parie la forma IV del Cunningham, la quale certamente non ha nulla ~i comune con lo spirillo colerigeno, perché non fonde la gelatina, molto probabilmente le altre forme descritte dal Cunningham debbono, così come ha fatto il Pasquale rig_uar~a:si coi:ne varietà, forse anche artificiali, di spirilli ;olerigem, il che infirmerebbe tutte le sue conclusioni, non escluse quelle sulle misure quarantenarie.
T. R.
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,. morbilità e mortalità di tifo nella guarDiglone 41 tanla. 1n rapporto al movimento del tifo nella clttà.
_• Nota del prof. E. Dr MATTE!. - (Annali dell'istitu_to d'igiene sperimentale dell'unioersità di Roma, nuova sene, voi. J, fase. 1).
LO studio della morbilità e mortalità delle guar nigioni precupa molto da vicino oltre i medici militari anche gli igieoc 11- per lo studio delle cause dei morbi infettivi e per la profi- n1s lassi r elativa.
Le notizie sul movimento del tifo nella guarnigione di Ca· tania l'autore le attinse dai regi stri dell'infermeria presidiaria del comune, e cominciano dal 1880.
Altri dati relativi a<l un settennio precedente (187i-7i) li ri· cavò da i r egistri genera li che si conservano uelle infermerie presso i corpi, e nell'ospedale Vittorio Emanuele i:resso il quale ~i conservano lutti i registri annuali di morbilità e mor· ta.Jità dell'ospedale San Marco ove allora venivano ricoverati i militari della guarnigione con malattie gravi.
Nel settennio 1871-77 entrarono negli ospedali civili ed ammalarono nelle infermerie dei corpi 147 militari per tifo, dei quali 14 morirono. Nel settennio 1880-86 entrarono nell'infermeria presidiaria 198 malati per lifo, dei quali 17 !:'Occombetlero.
Tenuto quindi conto della forza m edia annuale, la morbililà media annuale nel primo settennio sarebbe di 21; la mortalità media annua di 2; nel secondo settennio la morbilità sarebbe di 20 e la mortalità relativa <li 2,4.
L'autore fa poi constatare:
1° Ch e anche per la guarnigione sussiste il rapporto osservato nella città e nell'0spedale fra morbilità e mortalità . La curva della mortalità segue le stesse oscillazioni di quella della morbilità; cioé a mano a mano che cresce o diminuisce il numero dei malati cosi cresce o diminuisce j) numero dei decessi.
2° Che quan to più cresce o diminuisce il numero dei casi, di malati e rispet tivamente di morti in città, analogamente tanto più aumenta o decresce il numero di malati e dei morti all'ospedale civico tl all'infermeria presidiaria.
Da ciò, come conseguenza pratica, risulta che in generale in Catania il movimento del tifo nella guarnigione è indipendente da quel complesso di cause che possono determina re lo sviluppo di questa malaUìa nei luoghi dove esiste agglomeramento di pers0ne, come nelle caserme.
La mortalità annua per tifo della guaruigiooe, consideran~ dola complessivamente per i due settenni, è di 2,2, quella dello spadaie civico per tuLLo il ventennio è di 8.
Allo scopo di spiegare perché, con pressoché identica media di morbilità, ne muoiano pr esso i militari quattro volte di meno che nell'ospedale di città, l'autore dice che neiia guarnigione, attesa la vigilanza e il rigore militare, nulla sfugge a ll'occhio del medico esperto, e qualunque sia il grado di malattia da cui può essere un militar~ colpito questi viene tenute, io osservazione e all'uopo inviato all'infermeria. Cosi presso i militari ~i hanno casi gravi e leggieri tutti calcolati e quindi una diminuzione nel computo della mortalità generale di lifo, mentre nell'ospedale civico si !:tanno in massima parte dei casi gravi, e quindi, a parità di morbilità, una percentuale maggiore di mortalità.
L'autore fa da ultimo un confronto tra le cifre di mortalità per tifo nella guarnigione di Catania e q uelle di tutto l'esercito, giovandosi del lavoro del maggiore medico Sforza sulle malattie d'infezione del nostro esercito.
Da questo confronto risulta che la media di mortalità nella truppa di Catania è qua!;=i uguale alla media massima data da tutto l'esercito (2,50 p. 1000. R elativamente alla morbilità si nota invece una differenza: infaUi la media dei militari di tutto resercito curati negli stabilimenti sanitari militari fu di 6,68 p. 1000 della forza media, mentre che a Catania la media di morbilità dei due settenni sall a 29 p. !000 della forza meùia!
Riassumen do: 1° il tifo nella guarnigione di Catania rispecchia fedelmente le stesse oscillazioni del movimento generale di tifo nella città; 2° la media di morbilità e mortalità nella guarigione è elevata come quella della città ed é superiore alla media delle altre guarnigioni.
11 movimento del tifo in Catania dal 1866 al 1886 in & porto ad alouni fattori fiaicl e alle condizioni sant:..~e della città. - Studio epidemiologico del pr ofessor E. Di MATTEi. - (Annali dell'istituto d' igi:ne sperimentale dell'università di Roma, nuova serie, vol. I, fase. I). sole Monaco nelrepoca più funesta della sua fama (1851-59) ebbe una mortalità media di 210 per 100000.
L'autore fa, per il primo, uno studio completo sul tifo addominale in Catania, dal quale risulta che la media generale della mortalità annua di tifo dal 1866 al 1886 calcolata 100000 abitanti é di 203: media assai grande che non é per . mai stata raggiunta clalle più malsane città del continente e dell'estero.
Quanto alla frequenza della mortalità nei àiversi mesi dell'ann o risulta da questo studio che il massimo cade costantemente in agosto (21,06), il minimo in febbraio (1 l,05): questi dati sono in opposizione a quelli trovati da altri autori in altri luoghi e dimostrano una volta di più che non si può a questo riguardo stabilire una legge generale ~os~ante per tutti i paesi, per tutti i climi e per tutte le stag1om.
L'autore non nega però l'influenza delle stagioni sulla mortali tà, specie in rapporto col caldo e co lla pioggia; anzi dimostra con un diagramma, che la mortalità in Catania è in ragione diretta del caldo, e inversa alla quantità di piog.gia. Anche l'abbassamento della falda acquea sotterranea spiega sulla ~ortalità qualcbe influenza, ma non si può asserire cbe essa sia sempre in rapporto diretto colla quantità di acqua piovula, avendo alcuni autori (Volger, Hoffmann) dimostrato il contrario .
La mortalità e la morbilità, come fu gia trovato per Monaco e per Dresda, così si é riscontrato anche in Catania essere in proporzione diretta: aumentando cioè o diminuendo_ il mero dei mala ti, aumentano o diminuiscono sempre 1 ca$! di morte tanto negli ospedali quanto nella città.
Ricercando da ultimo le cause che procurarono a Catania il suo triste primato, l'autore crede siano da attribuir si: 1° alle cattive qualità delle acque potabili, tanto quelle nei
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caoali che quelle nei pozzi: 2• al pessimo sistema di fogna . tura o pozzi neri che permettono delle filtrazioni . nel suolo, tanto più che questo é asciulto, poroso ed eminentemente permeabile.
Nell'intento di provvedere al risanamento di Catania fu r ecentemente progettato ,dal Municipio un piano regolatore per la sistemazione delle acque e delle fogne che si sper a potrà essere presto effettualo.
Intanto, per munificenza di un privalo, la città si è provveduta in questi ultimi anni (dopo il 1886) di un'acqua po . tabile purissima che viene bene condottata in citlà e che ha già dato buoni risultati dal punto di vista dell'igiene.
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L 'emeralopia .
Il dott. Venn&man di L,mvain, accennando ad una eridemia di emeralopia, descrive i reperti otta lmoscopici, ed io sono ben lieto di tonstatare essere esattamente gli stessi che rilevai a Jenikoi nel 1856 (marzo-aprile) in diversi individui inviati in cura in quell'ospedale sardo dalla Crimea, e n(>l 1864 al campo di S. Maurizio (agosto). Specialmente notò l'edema leggero peri - papillare e lungo i grossi vasi retinici. Egli dice che col ritorno della vista svanirono questi segni insensibilmente; come io notai pure, ma constatando anche che il ritorno della visione spesso precedeva il ritorno dell'apparenza normale del fondo retinico. Anch'io avevo notato che la cecità non era in tutti assoluta, ed anzi fu per ciò che proposi indicare la malattia col nome di nictambliopia. Dominato pero da influenze fiscali troppo accentua te (che naluralm,mte gli armi e J esperienza mi h1:1nno permesso di profondamente nel S(> guito modificare), allora
. Imeno sospettai simulatori quelli che dall·~~ritenni od a sulla Dora presso Torino i::i erano rec~t1 l~ campame:~dere la luminaria dello Statuto, bench~ d1vers~ città per cam o camminassero a braccetto d un al rientrait d~ me :tesso mi persuasi delle gradazioru d1:pagno.d ~la lesione f'unzionale, come oggi appu?lo not verse e Ila sua comunicazione al!' Accademia Rea e i Veo~~roaa/~ Belgio nella seduta del dì 30 dello scorso 111ed1cma e ' B. maggio.
Riv I St A Bib Li Og Haf I Ca
.:::>$e;;-- •t r1 del oorpl della elazion e sulle condlztonl s&a&& a e B :a.• marina durante 11 triennio 1887-88.
Dati essenziali: . . ffi · l") . l t N i5587 (compresi gb u ma J • F rza media asso u a · . d 1o 1 t · ·0 N 22800 (11023 negh ospe a 1 Mo_rbo~ità ..... Ne 1~1e1n1~~6 n~gli ospedali secondari delle · e pali e succursa 1, · a· pr1~ i •) dei quali 5370 recidivi. La media annuale fu qum J regie na,1' I r er 1000 uomini. Gli ufficiali diedero alla mordi 488 aroma al_ i Pente di 223 il personale delle macchine 4H7, bosità un con mg ' le altre categorie tutte 18169. . . fi004-28 e quindi in Giornate di cura: ascesero nel tr1enn10 a . . lle cure media 166809,33 all'anno, donde una durata media de di circa 22 giorni. · · 41098 in Furono esentati per lie vi indisposizi~ni. n2~lt1:~~~ 7200 de; d. "d . - 876 96 p 1000 della forza, e c10e u ' 1v1 u1 - , · . te 18 Con h. 33576 d'ogni altra ca gor ..... personale delle ma~c rne, 163157 giornate. . . d. 63 s 1 7 vale a dire La morbosità complessiva ascese qum I a .' a 1364,74 malati per 1000 della fo r za; con 663585 g10rnate.
Perdile: nel triennio ascesero a 483 riformati e 144 morti e quindi 10,33 p. 1000 all'anno per riform e, 3,08 per morti; le- riforme da ca usa del servizio furono 35, le morti 3, in tutto.
Malattie principali:
Febbri erutlive 331:
Nel triennio: risipola 83, morbillo 189, scarlattina 14, vaiuolo 7, varicella 38.
, Morbi tifici 249:
Dermotifo 4, febbricola 69, ileotifo 156, m eningite cerebro-spinale 20.
Morbi malarici 661:
Cachessia palustre 31, febbri malariche 630.
Morbi d'influenza 267:
Influenza 65, parotitidi 202.
Morbi esotici 718:
Colera 8, dissenteria 36, febbri climatiche tropicali 674.
Reumatismo: articolare 873, muscolare 23t.
Insolazione 7, alcoolismo 1, alienazione 63.
Bronchite 2306, bronco-alveolite 43, broncorragia 47: lfot& sulla Raccolta di 4lsposlzlont regolamentari riguardanti l 'igiene mllltare pubblicata dal dott . Ferrante , pel dott. MAESTRELLI.
Tuber colosi 9, laringite 44, pleurite 136, polmonite 147.
Ernie 213, enuresi 29, otite ed otorrea 204.
Tenia 78, venerei 579!, scabbiosi 206.
Mqrbi oculari 796, lesioni violente 1801.
Il numero maggiore delle riforme fu causato dalle ernie (134), quello dellé morti dalla polmonite (24), dall'ileotifo (12), dalla meningite cerebro- spinale (10).
Queste poche cifre che accennammo più che altro per aver modo di annunziare la interessante pubblicazione, non danno di essa che una ben monca idea; ma non ci è dato pella natura stessa del lavoro fare di più . - B.
È una vivace rivendicazione, perchè il Ferrante riprodusse dei brani di lavori del Maestrelli senza sempre citarlo. Ora è certo che il Ferrante non ebb~ la deliberata intenzione di ciò trascurare ..... In un libro del genere di quello da lui compilato le c itazioni farinosi a semplice scopo di constatare il carattere ufficiale di una data disposizione, o per dare a certe osservezioni e proposte l'autorità di un nome : è quindi di necessità citare l'autore, non il tr aduttore, il riduttore:, ecc.; ed i brllni incriminati sono appunto traduzioni, riduzioni a specchietti, ecc., d'opere altrui. Del resto gli scritti del Maeslrelli venno per le mani di tutti i colleghi e tutti saprebbero rivendicargliene la proprit,tà se fosse del caso.
L'amor proprio può far veder g rosse certe questioni in verità piccole; sarà sempre meglio per ò districarle in famiglia con un po' di reciproco r ispetto e reciproca tolleranza ..... Il pubblico non le giudica mai con sufficiente equité, anche perchè è un err ore il credere se ne interessi molto, e neppur tanto da compensare il fiato e l'inchiostro sprecato. B.
L'latrumentarlo e la tecnica ohlrurgioa pel seni nas&ll , per il prof. V . CozzoLINo.
È un breve scritto, illustrato da opportun e figure, sulle specialità alle quali l'egregio professore dedicasi indefesso e che costituiscono l'oggetto della abituale sua pratica. B.
È un'eccletica sintesi dei m igliori lavori sulla materia, con una elaborata critica degli ultimi metodi di cura, ed un riassunto basato sulle osser vazioni cliniche relative. Discute con pratico senno la questione della tracheotomia, della i ntubazione, ecc.
La. ta.beroolost inte s tln a.le , pél dott PETRECCA.
È una bre~e, succ~sa, ma pur abbastanza compiuta mono grafia, che d1sc~te di questa ribelle forma di rnanifestazion del tubercol.oso rnqumamenlo, con un cenno delle scarse r i sorse curallve relative, anche delle più moderne consiglia te non esclusa la cura Koch· che pero· t tt ' . , u e accenna e pare tì dente accelt1 senza riferirsi ad alcun relativo fatto sper· mentale.
Perch è il a&la.Ho foHe glà pena milita.re lgnomlnt - Nota del prof. ALFONSO CORRADI. o•a, . È u~ . lavoro di el'udizione, di storica critica, che fu possib_,Ie _a~l ill~s.tre ~uto~e del quale é nota l'a;;sidua ecci etica labor1os1tà nei I ami tutti delle mediche discipline. B.
N .ECROLOGIA
Cav. Ceaa.re ~er~ardt , ma.ggtore-medtoo. - Parole de tte sul feretro, il giorno 8 luglio, dal maggiore medico p IM BRIACO. •
Siami concesso di pronun ciare poche disadorne ed impreparate parole sul feretro che ci sta dinanzi intese non ''à a fare 1' el o · d Il' · ' o 1 . gio e estinto o ad enumerarne i modest' pur_ importanti servizi resi nella sue lunga carriera me~i:: lm1hht~re, ~a soHanto a dargli l'estremo saluto dei suoi coleg t del! esercito.
. Ces~re Bernardl appartenne a quella eletla schiera d i g;ovan1. che: in quell'anno memorabile nella storia d'Ita lia e ie fu il 18.:>9, corsero dall'universita sui campi di Lombar-
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Jia ad offrire il proprio sangue per la redenzione della patria.
Egli, nella modesta cerchia di medico militare, fece semre il suo dovere senza pompa e senza iaLtanza; e seppe :nche essere intrepido e valoroso soldato. N'é prova la decorazione concessa ai prodi, la medaglia al valor militare, che gli brillava sul petto.
Amante del vero e del bello e dotato d'ingegno pronto e versatile e di una memoria prodigiosa, seppe acquistare una estesa e svariata coltura. Fu, non solo medico distinto e coscienzioso, ma artista appassionato; e se i suoi molteplici e gravi doveri professionali non gli ~onsentirono di seguire e di coltivare pienamente le sue incl inazioni artistiche, riesci nondimeno colle sue belle e spesso inspirale poesie a r ive lare tutta la schietta giovialila de l suo carattere, tutta la fine, festosa e oon mai volgare arguzia della sua parola .
Cesare Bernardl , sotto la scoria dello stoico e del disilluso di cui sovente si piaceva coprirsi, nascondeva un cuore nobile e generoso, un animo delicato e gentilE!, un carattere saldo e leale. F u una di quelle nature privilegiate per le quali gli anni lasciano bensi delle rughe su l volto e portano la tinta a r gentea sulla chioma, ma non intiepidiscono alcuno degli entusiasmi e non strappano alcuna delle illusioni giovanili. Epperò egli restò sempre nella primavera della vita anche a 58 anni !
Pe r tali doti di mente e di cuore fu circondalo dovunque da una calòa aura di simpatia e non ebbe che amici.
E quando, col grado di maggiore medico spon t aneamente si ritrasse dal servizio militare, nel quale avrebbe ancora potuto degnamente raggiungere più alti gradi, destò un senso di vivo e sincero rincrescimento nell'animo di tutti i suoi colleghi , che egli poi non dimenticò mai anche negli agi e nel.le distrazioni della vita privata . Io ricordo colla più profonda commozione il giorno, non remoto, in cui, s e nt endosi venir meno la vita sotto il peso del crudo morbo che doveva immaturamente tr oncarla, volle veder e t utti i suoi vecchi amici residenti a Bologna; e li salutò colla convinzione bensl
Necrologia
di non più · d 1· r1 ve er ,, ma colla calma e colla ' 'd s . . m.repi ez2a eh o~ .proprie degli uomini forti. E non solo i i,;uoi am1c1 e commilitoni egli amava ma l antic t . , amava a tresl e d"' enso ed inalterato amore l'essercito d ·1 Lln-; militare' al quale si gloria~a d' e i corpo sanita rio portar la divisa fin nel sepolcr~ appartenere e di cui voU
Ed ora o mio Ce · . · , . sare, riposa m pace ed acco li il su vale che ti porto a nome dei tuoi antich' g . . pr.emo sii certo i colleghi 1 qua h ne . ' .av~anno sempre un fiore per la tua tomba e ' lacrima di smcero rimpianto per la tua . d una cara memoria !
GABINETTO BATTERIOLOGICO DELLA R,a MARINA I~ MASSAUA
Ricerche Batteriologiche
COLERA A l\1ASSAUA
Considerazioni Igieniche
Il Direttore
Dott. FELICE BAROFFIO generale medico.
Il Collaboratore per la R M . .• arina
GIOVANNI PETELLA lluluo di 1• etaiu
11 Redattore
Era tradizionale il cùnvincimento di una certa immunità, che Massaua aveva sempre goduto pel colera; ne parlavano i viap;giatori, ed è stato ciò rilevato anche nelle relazioni statistico-sani Larie, pubblica te dopo l'occupazione italiana. La notizia, quindi, della sua comparsa sorprese dolorosamente, e destò in tutti grande meraviglia, mentre il rapido decorso e il modo di diffondersi del l'epidemia, a focolai, davano a questa un'impronta non comune.
Esporrò qui appresso quelle ricerche, che, in tale occasione, ho avuto opportunità di fare, per l'interesse eh' esse possono avere non solo sotto il punto di vista dell'igiene pubblica, ma anche della epidemiologia .
NUTINI FEDERICO , Gerente.
Ricerche sull'uomo. - L' occasione di procedere a ricerche sull'uomo mi fu gentilmente offerta, verso la fine di febbraio ullimo scorso, dal collega, signor MACCAGNO, direttore di quest'ospedale civile. Sebbene non fossero state numerose,