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SULLA .MORSICATURA DEI SERPENTI VELENOSI
SULLA MORSICATURA i>EI SERl'E~TI \'ELENOSI 1179 velenosa o no <lei serpenti e persino il grado di veleno:-ità. Questa infatti, si accresce a misura che si passa dagli o{tdt opistoglifi ai prot<;roylifi e da questi ai solenoglìfi, mentre è nulla presso gli agli/i ( I).
Dal punto di visla medico e con sufficiente esattezza anche dal punto di vista zoologico, gli ofidi si possono dividere secondo la seguente tabella:
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Opoderodonti I Piccoli, vermiformi, innocui, con bocca non dilata.bile. Genere: Ste,iostoma, ecc.
Viper!-1 Con denti veleniferi spediah, tubulari. Genere: Vipera, pt- formi lias cerastes Echis crotalus, trigonocephalus, botrops, lo sole- ' '
F,1yrer dice che queste zanne sono ben piantate nell'osso mascellare, il quale è mobile e che i movimenti di quest'ultimo cagionano la loro erezione e la reclinazione. Si crede però, che in certe specie il dente stesso sia mobile. Questi denti veleniferi allo stato di riposo sono ripiegati ali' indietro e quasi in vagi nati in una doccia della mucosa. Quando uno di essi cadr o si rompe, vien sostituito da uno dei parecchi piccoli den1i di ricambio, che cresce e prénde ;1 suo posto. Il veleno è secreto da una glandola racemo~a che rappresenta la parotide di altri animali ed è situata dietro l'oc~hio. Nella naja è grossa quanto una mandorla e presw tutte le specie è fornita da un dotto escretore comunicante colla cnvità dentaria.
Distribuzfone geografica. - In Europa le regioni meridionali possiedono due genel'i di serpenti velenosi il Coclopeltis (C. insignitus) che non ha mai dato luogo a disgraziati accidenti nell'uomo ('.2) e la Vipera di cui si conoscono tre
Colub~i· 1Con denti veleniferi speciali, scanalati a so~catura aot~"" formi riore Genere: Naja lnmgarus, acantllophi1, hydrophis, uoglifi lachesis, ecc. o prote· · ' roglifi Pelamis elaps, ecc: l.Con denlì veleniferi (mascellari posteriori) a sol~tura. posteriore. Genere: Coclopeltis, dips,u, homalopsu. psam- Opisto- mophis, ecc. Sono innocui se mordono coi denti anteglifi riori, velenosi quando possono addentare aprendo largamente la bocca.
Innocui, senza denti \'elenHeri. Genere: Uropeltis, tortri[&, Aglifi boa, pyton, trep ·donotus , coluber, tlaphis, dendropis, ecc
Le rimarchevoli disposizioni e la form~ dei denti devono essere ben esaminate allorchè s1 vuole accertare la natura
(t ) Per l'intelligenza di questa denoru.inazione ne riportiamo l'etimologia: yÀu<p~ signiOca solcatura, scanalatnra; tmcrÒE•t, indietro; "p6npov, avanti; croÀt,v, tut,o.
<!) Molli autori, fra cui Panceri e Gasco, negano agli opistoglill là facolta di nuocere all'uomo ed agli animali. Parecchi di questi (l)ip$as, ecc. ) sono però tenuti come velenosi dagli indigeni del Sud America e dcli'Asia. Quant(l alla Coclopeltis, Blancbard riporta qualche ratto di avvelenamento di uccelli. Recentemente Peracea e Deregibus hanm1 constat;ito che il veleno della specie nostrana C. ins1g11itus, è mortalP per le rane, le lucertole e gli uccelli. L'animale morsicato presenta rapidamente sia una sospensione brusca, sia un rallentamento progressivo dei movimeuti respiratori; i movimenti rillessi sparisr.ono nel membro ferito, ma persistono per un certo tempo nel' resto del corpo; finalmente si stabilisce una parali$i generale accompagnata talvolta da con,•ulsionì. Nella lucertola, iJ cuore " anc<>ra animato da battiti lenti e deboli dopo l'apparizione della paralisi; la morte arrha per asllssia. li sangue non pre- specie ben distinte: la V. aspù, berns e anunodites. Ques te vipere e specialmente la prima cne è la più diffusa, possono cagionare degli accidenti gravi e talvolta produrre la morte anche negli adulti (I). Le vipere naturalmeole sono innocue nel loro stato di ibernazione lnovembre-marzo); e Badaloni ba dimostr:1to cbe il veleno nel!' inverno ha un'azione quas i nulla. senta alcuna alterazione all'eaame spettroscopico. Come si vedrà, questo quadro risponde perfettamente a quanto i più sperimentati osservatori ha,ono constatato nei gro~si animali per il veleno dt>i piu terribili fra i serpenti CV. PEIIACCA e OEREGtous: b'spei·ienze sul veleno del Goclopeltis insignitus. - Giqrnale dell a R. Ace di li/ed. di Torin<', giugno {883).
Del re,;to la ellicacia del veleno varia a seconòa della mole e della specie del serpente, come pure dello stato dell'animale morsicato. della stagione, del clima, delle circostanze atmosferiche, ecc.
Generalmente parlando si può dire che il veleno opera più prontamente e più intensamente sui vertebrati antotermi e nei paesi più caldi.
Ed è appunto nelle zone calde e torride che pullulano magiiormente i serpenti velenosi e gli accidenti determinati dalle loro morsicature vi sono frequenti e spesso mortal i. Al dire di Fa, rer, io India: la mortalità totale annua per avvelenamento ·ofiùico è òi 20,000 persone, cioè 11 per '10, 00 0.
Iv.i si conoscono ben quattordici specie velenose, ma il più funesto è il cobra -capello (naja), di cui si contano dodici varietà, comy. nissirne anche nelle ma ni desii psilli, ossia inca u· Latori di serpenti, e meritatamente assai temute. Sono pure ah.bondanti le specie dei generi Pimgarus, Bothrops,Echidn a, Di71sm, ecc.
{I) Romiti ri11orta un caso recente di morte aHenuta per morsicatura <li vipera, io un fornaciaio sentse rort~ e robusto. (V. R ivi$fa clinica di Bo l ogna, gennaio {881: Indagini anatomiche sopra un caso, ecc.
St;LL\ )lORSICATURA DEI SEnl'KXTl VELKNOSJ 11 f
Su per giù nelle ste~se co ndizioni sono l'I11docina. Sj lan e le isole dell'arcipelago indiano ( lfalescia). ()uei mari :-ono infestati altresì da idrofìdi non meno velenosi dei serpenti terrestri e che /lltirano l'auenzione dei navignnti per i loro bei ,:olori.(geu. Hydrophis, rtatur1"s, Pelamis) . Parecchi trigonocefali sono a ragione temuti in Giappone. Nel continente austra . liano gli ofidi sono numerosi e la ma7giol' parte di essi .<:ono velrno;;i (4-4 1-pecie • . ~fa il danno che possono recare è diminuitv dal loro st/llo le1argico, ch·e dura da mng)!i°o a sellembre. Le specie velenose, pericolose all'uomo per la loro mole si riducono a sei e fra queste il più tristnmente famoso è il Death Adder (Acantophisantartica). Questo serpente ù grosso e tozzo e termina alla coda con un uncino, nel quale il volgo crede risieda l'organo Ye!enifero .
In Africa sono a~sai temute: la lfoja haie d'Egillo (l'aspide degli antichi) il Ceraste di tutta l'Africa sellentrionale, conosc iuto sollo il nome di Vipe,·a rnnmta, per le arcate sopraciliari fornile di placche mobili e terminate in punta, che simulano due piccole corna.
Altre specie africane nppartengono ai generi E,·hidma, Elaps, Psammophis, Scytale, ecc.
In America, 1e ~pecie più lerrihili per l'uomo appartengono ai g-eneri: Crotalus (C. durissuse miliarùls. Amerir.a del Nord, C. hon·idus, America intertropicale); Bothrops (R. lanceolatus, che gode sì triste fama nelle piccole Antille) e Lachesis (America equatoriale) . Altre :;pec ie minori come l' Elaps eorallinu.~ non mordono che le loro piccole prede e son persino advpH te come orname nto.
Oaratteri del veleno . - Il \'eleno dei serpenti è secreto da una gliianòola che rappresenta la parotide pre~so altri vertebrati. ed è prol~abilmente una modificazione della saliva, quantunque ben diverso per la sua azione da q uesta inno- cente e indispensabile secrezione. Il Lacerda ritiene che il veleno ofìdico inoculato negli animali predati favorisca la digestioue promovendo una rapida decomposizi 1me nei -tessuti dell'animale; esso agirebbe sulle sostanze albuminoidi come un $tlcco digestivo analogG al panr.reatico dei mammiferi, però con una energia molto maggiore. . li Gautier, autorità ben competente in questa materia, anafazò il veleno del Cobra-capello (Naja t?·ipudians). Esso
Il Yeleno è un liquido inodoro, trasparente, del colore e della consistenw dell'olio di mandorle di reazione neutra, che si essicca facilmente, lasciando una sostanza adesiva friabile, la quale costituisce il principio attivo del veleno, insolubile nell'alcool ma solubilissimo nell'acqua. Il nleno, al microscopio è amorfo, ma vi si trova qualche cellula e qualche micrococco. Codesti elementi provengono, senza dubbio, dal mnco della bocca e non hanno importanza alcuna. Il tossico si esauri:,ce dopo qualche morsicatura ed allora è senza forza, ma ridiYenta rapidamente attivo e pericoloso, però solo dopo un certo tempo di riposo riprende il suo colorito giallognolo.
Quanto alla natura chimica del veleno, il prof. Wolcott Gibbs.ed altri non trovarono alcun alcaloide .nel Drotalo, ma rinvennero tre materie proteiche, di cui una è analoga al peptoue ed è un veleno stupefacente, un'altra è a.,sociata alla glohulina ed è parimenti mortnle e allacca i centri respiratori per la via del sangue, mentre la terza sostanza rassomiglia all'albumina e pare inoffensiva (1).
(t ) France,eo Reéli (1664) eoo le sue Osservazioni intorno alle viptre, dissipò per il primo Lutti i pregiudizi che ai suoi tempi correvano intorno ai serpeuti velenosi e all"effetto della loro morsicatura. Fontana (USI) fece l' analtsi del veleno e ne studiò l'azione fisiologica. Luciano Bonaparte (18~3) ripetendo gli esperimenti di Fontana riusci ad isolare una sostanza attiva o viperina. (Vedi Atti della Società L' U11 fon e degli Scien~iati llaliarii cli Lucca, t843}.
SULLA MORSICATURA. DEI SERPE:HI \''ELENOSI 1183 contiene due leucomaine che non costituiscono però la parte più dannosa del tossico, l'una attiva s«>lamente le funzioni urinarie, la defecazione e produce stanchezza e stupore, I'altrn è uu vero sonnifero, ma nessuna di esse è causa di morte. J1 principio più attivo non è dunque un alcaloide; esso è costituito invece da una gostanza che sembrerebbe di natura amidica. analoga alla csantina, l'ipocsantioa, cr·eatiua, creatinina e simili materiali di riduzione. Essa risulterebbe dunque dallo sdoppiamento e d,1ll'ossidazione delle sostanze albuminoide e la !.ua costitnzione sarebbe paragonabile a quella dei fermenti so)ul>ili come sarebbe la ptialina o forse me.,.lio la pepsi na, avendo il Lacerda riconosciuto · che ha fa.c~ltà di peptonizzare l'albume d'uovo. Codesta sostanza attiva non vien distrutta nè modificata con la cottura l t ), resiste aali acidi, mentre ne vien neutralizzala l'emcacia ~enefica dafie soluzioni anche deboli di potassa o di soda caustica.
. TI v~Jeno .varia d'attività presso i diversi generi e specie di ?fìd10, e lll uno stesso serpente, come si ì: detto, può vanare secondo le con dizioni di clima, di temperatura, di vigore, ecc . Secondo molti autori può penetrare nella circolazion~ anche per le mucose e dare dei di$Lurbi più O meno gravr e talvolta anche la mort?. (:?), perciò non si dev(lno
Il) Invece Lar,erda trovo che il veleno di Crotalus Lache,~ nothro , , ps, ecc., si scompone e perde ogoi elllcacia colla cottura. La stessa cosa os,ervò Mosso p~r l'ittiotossi~ e per il vtleno della vipera. Si tratterebbe ror.se di una vera differenza fra 11 veleno dei p1·oterogL,fl e qnello dei $C,lfciioglifi,? Si sa eh re sostanz~- a.lbum.inoidi e loro derivati possono avBre proprieta diversis;i:e. An_che .I 1lt1otox1na, secondo 11 ~fosso, si comporta come re sostanze albuminoidi, il sncco gastrico, l'acido acetico e cloridrico le fanno perdere la tossicita però il contrario aniene per il principio attivo della Naia isolato da G t · ' , an 1er. (. ) o.al. Redi e dal Fontana rn poi, molu hanno fatto ingerire a centinaia di anrma.h, '.l veleo~ viperino senza efl'etto alcuno. Però le esperienze di Belleoger (Poncl1chery)_ e dr J<"ayrer, sopra animali, coi \'eleni pili sottili della Naja e di altri serpenti, òrmostrano che il tossi.co Introdotto per la ,·ia digestiva, é quasi
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sempre mortale per quelli di specie diverse 1 letale per gli ofì J i inoffensivi {I).
:\fosso ba recentemente scoperto che li siero del sa ngue delle mureni·, dei congr1 e dell e ang1tille, apparlenen ti tulli alla famiglia dei murenidi, ha proprietà tossiche anal oghe a quelle dei serpenti velenosi, come potè ~ccert~r~ con _es perienze co mparative fra questo che egli è111amò illioto.;stco ed il veleno secreto dalle vipere. Kaulfmann ha confe rma to questo fallo, ma secondo le sue esperienzù l'ittiotossico ,arehhe trJ volte meno att;vo del veleno delle vipere.
(krnard rier contrario nello sue lnioni sul ,·eleni dimo,tro che le vipere muoiono 36·48 ore dopo mor~icate o inoculat<>. $1 tratt.na di un'altra sJ)P.fie t Fayrer in l.5 esprrimeoti sulla /l'oja tripudiam, non ottenne alcun effetto. Au · (lu hon citato da Panceri e Gasco, dice che Il crotalo mordendo se s t<>~so muon.' fra acerlii 1tolori C0tle,to ratto ru puro aununclato da tlolms, il 11uole osserrò rhe un crotalo non sopra,•vive che I! minuti al suo morso (V. P. Gn, ,1.i- ei van Ui;NamBs: zooi. .ll t'd.). lnnice Weir Yitellel ha potuto inie ttare n~i crotali 10 gowe del loro veleno senza cho ne (l:lrPssero incomod~t i.
(i) Queste regole hanno le loro eccezioni: Panceri e Gasco hanno dunoslrato con sperimenti nu1oerosi che l'icneumone (// erpe$1es ichneumon) non solTre affatto del ,eleno della .Yaja lwie, <iell'Bc/1i1 cu,·inal«, e del Cerasles aeo11J>· liacus ebe sono I più temuti ,erpenti d'Egitto. Solo muore quando si inoculi una d~se superiore a quella di una mor,icator,,. Anehe la iena resiste a 11iccole dosi. Si sa che l'icneumone era adorato dagli antichi ogiziaDi come nemico dei ser penti, cui dà attivissima caccia e venne recentcmeDte proposto per J'jntroduzione nella Martinica al fine di combattere il Bolhrops lanuolalu che e un vero nagello. Fa~ rer esperimentò con la .1\'aia i11dtana suU' Heryr11# malauensis ed in tre casi su quattro si produsse la morte. Panceri e Gasco trovarono pure che la A f ephH~ lybica resiste al veleno dE>lla c,ra ste ma non a quello degli altri d ue serponli velenosi dell'El(itto. Il cane resis te al veleno della vipera, e Fontana racconta di aver ratto morsicare quest'animale ,lomestiro no da li vipere nostrali ad uno. ,·olla, senza ,•he ne ottPnesse la morte. Simi,i ratti depongono per la diversita del ,eleno da un serpente all'altro. Quanto ai vert•'hrati a sangue fn·ddo, l'ancerl e Gasco tro,arouo che 11 ,, ,t ene> della Noja /tuie e inatti\·o pèr un s.111 rio: l ' l'romaslix spinipes A per ~lcunl onda innocui come il Periop, pa r allehl.ll, il Zamtni, flon,lt11hu, l'Erix t urcica. menlr<! il Ceratiti, velenoso t'sSO stesso, luoeulato col ,·eleuo della .ra;a muore in un wmpo compreso da uno a tre giorni. Al çcleno della Gtr~ste resi,tooo pure J' t:rnmaslix spinipts fra i sauri e li Ptriops parollelur fra I se rpen h.
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succhiare le morsi ca ture a scopo terapeuti co. Altri, fra cu, il )tos so, credono qnesla pratica inoffensiva. purcbè non esistauo nelle muco~e soluzioni di cou tio uitii, tutlaria tJUesto ste:;so anlore cita un caso di grare avvelenamento per iogestione di ittiol•>ssico Il veleno ofhli co a;isce molto più rapida mente ~ugli animali a ,a ngue caldo, ma è pure mor· ta le per !,(li auima li a sangue freddo P.d ngli invertebrati in feriori ; quan10 :i i serpenti ste»si risulta dalle e::;pe!'ienze di Fa~ rer che è innocu o o per lo meno non mortifero per ~li olidi ,elenosi di una :-lessa specie ( 1); tL,nnoso, ma non sempre positivameotl! dannoso e talvolta mortale. ~·ncl1é i fenomeni si producano lentamente e tnh olta anche non si abbia alcun efTetto. Tali autori non tennero conto se gli animali fossero digiuni o pur no; e Panceri osserva a que$lO proposito che potrebbe darsi avvenga per il veleno olidico, ciò che il Bernard constatò pcl curan, cioi:: eh~ l'innocuita dtl ,u,.are ingerito non e fenom eno costante, nel cane, p. es., se l'animale ha mnugiato non viene assorbito, mentre lo è, se l'animale ti digiuno e allora e.igiona la morte. Rlcordt'remo aucora che il ,ucco gastrico non sulo risr,eua il ,eleno della Naja tripudians, mn ne amncuta di un terzo l't•fficacia, come fu accertato da Gautier. L'as,orbnnento per le mucose é lento, ma la ,ostauza venellC3 llnisce per essere as,orblta in gran parte e passarti nel sangue, e, SP per uoa circostanza. quabia,i, llsiologica o patologica, que,to assorbimento \imga favorito o l'eliminazione impedita, i feuomeni di avvelenamento non Larderanno a comparire. Dopo gli esi•m r•i sopm cil.:lti nessuno vorri1 ripetere, col veleno atth issimo drIla Naj11 e di altri serpenti 1le1 climi caldi, l'e.;;perieni:i di cui racconta ,I Ri>di, di quel Iacopo Sozzi, che 11peraio alla Corte di Toscana, /Jene il veleno , iperino senza e"erne facomodato. Rico1dero ancora il ratto raccontato dal Fa) rer di uua donna morsicata durante il ,onoo mentre avel'a il hambino al 1>etto. Si svegliò, ma essendo di notte e allo scuro col marito sordo, senza rt'oder,i beoil conto di che rosòf accaduto ricadile in sonno le ,giero, sempre allattando il suo t,ambolo. 'iun audo molto che il òulore e l'eoflagione del bracci? la Ml'gliarono. Si 1ire,entarono i soliti sintomi non solo in lei, ma anche nel figliuolo, e l'una mori io quattro ori', l'altro in 1tue. I cada1·eri , cunero sezionati e si consta tò chP ,I bam!Ji110 11011 aveva tracda di mor· ;icatura nè di lesioni tlStcrne o intemt•, all'infuori ,h•lle solite congc,tioni e della nuid1ta del sangue. Questa storia dimostra che il veleno della ,\a111 , wuP as:.orbito dalle muco!;& delle vie d1g('re11ti .i cbe, pen~trato nei sangue, viene eliminato per mezzo delle varie secreiloni ed eruzioni, compreso il latte. (I ) Anche qui troviamo delle contraddizioni tra i diversi au tori. Fontana, con molti sperimenti, dimostrò che le vipere non muoiono pér ti loro veleno.