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1186 SULLA MORSICATURA DEI SERPENTI VELEt'iOSI

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Azione fisiologica del ueleno oftdico. - Gli effetti locali del veleno so no: paralisi parziale, dolore, edemii, inliammazione e sviluppo di ecchimosi intorno al punto morsicato e talvolta anche in altre località più lontane, decomposizione dei tessuti, emonagie.

Sintomi generali, sono: depressione , debolezza, irregolaritit frequenti e debolezza della contrazione cardinca, po lso radiale filiforme o mancante, dispnea, dilatazione delle pupille, sudori freddi. n:-iusee, vomito, convulsioni, perdita di coscienza, stato letargico, coma, morte.

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Le ricerche piii complete sull'azione fisiologica del veleno olìdico sono quelle di L. Brunton e J. F,iyrer (11). Secondo questi autori l'azione di questo tossico si esercita: 1° sui centri cerebro-spinali, specialmente sul midollo, apportando una paralìsi generale marcata segnatamente nell'apparecchio r espiratorio; 2° in qualcbe caso (come quando accade che l'i noculazione si faccia in una vena) agisce con grande energia sul CLLOr€, attaccando direttamente la sua mobilità eccita ta fino allo stato tetanico, ciò cl,e è dovuto probabilmente ad una azione sui gangi i intracardiaci; 3° per un'azione combinata di queste due ca use; 4- 0 per una intossicazione secondaria tiel sangue.

Codesta azione sul sangue non è. uguaimenle energica in tutte le famiglie in cui gli zoologi hanno diviso L'ordine degli ofidi. GI i aulori sunnominati distinguono fra l'azione deg li ofidi colubri/anni e viperiformi. I colubriformi (Naja trip11dian1S) toccano appena il sangue, ma agiscono sui nervi con energia mortale, producendo fenomeni di paralisi gene rale a cui succede l'as fissia e la morte con convulsioni per opera del r acido carbonico, che non può essere espulso.

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li veleno dei viperifonni (Daboja, Crotalits, Lachesis, ecc.) a oisce invece ener11icamenle sul sangue, non produr.e paralisi o o (se questa avviene non è mai generale), la respirazione da principio è accelerata ed il rallentamento arriva mollo più tardi, insorgono convulsioni violente fin da principio, non necessariamente seguile da morte come avviene per colubriformi. L' effetto di questi ultimi sul sangue è quasi nullo, manca l'albuminuria, la guarigione è rapida. Per i viperi/'ormi; al contrario, J' eliminazioni saniose sono di regola; vi è albuminuria sempre~ anche con la guarigione, e ,'{lopo la ces:;azione dei sintomi nervosi , vi è un periodo con gravi riccidenli locali. La Naja uccide senza distruggere la coagulahiHà del sangue, mentre la Daboja produce fl uidiHt completa e pe1 mnnente (1). Anche il Wall nel Sl)O libro sui serpenti

(I) Pan ccri e Gasco fanno rilevare le contraddizioni o meglio i casi diversi osservati dagli autori a proposito della coagulabilità <lei sangne per avvelenamento otldico. Fontana e dopo di lui molti altri, asserirono che il veleno viperino mescolato al sangue fuori <lei vasi toglie al medesimo la coagulabilità, mentre poi negli animali avvelenati dallo stesso l<'ontana è fatta ad ogni passo, parola di coaguli nei vasi maggiori, e segnatamente dei conigli. Fayrer dopo i suoi 459 esperime,tti concluse ehe le serpi viperfae, come I' Bchis e la Daboj a lasciano il sa nguo permanentemente fluido negli animali, mentre il veleno delle serpi colribri11e come la !l'afa, il Bungarus, ecc., non impediscono ai sangue estratto dal corpo dopo la, morte di coagularsi. Tale legge che egli stabilisce per gli animali, non regge per l'uomo, e lo stesso Fayrer, dopo l'esame dei tOO casi di anelenarneuto nella nostra specie, conclude che tanto le serpi colubrin e com<' le viperine, tolgono al sa'ngue umano la sua coaguiabilitit. Però descrive poi un caso di un artigliere morto per la morsicatura della Daboja, in cui nel cuore si trovarono grossi coaguli. Panceri e Gasco in polli morti per la Dal>oja e per l'Echis trovarono coaguli nel sangue; nè trovarono per qnosto ri!luardo dilTereoza fra l'azione del veleno di Ceraste e di qnello della Naja; in tutti gli animali si trovò sangue coagulato o coagulabile non appena uscito dall'animale di recente venuto a morte. Gli stessi autori rireriscono ancora che il rtott. Polli versò del veleno di vipera io un l.iicchiere di sangue ottenuto da un ~alasso ed ottenne coagulazione completa in una sola massa in t5 minuti, mentre un altro bicchiere senza veleno s i coagulò lentamente io un'ora con separazione del siero; sola cliITerenza fu, che abbandonati i due liquidi, quello

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velenosi dell'India, dice che il veleno della lfoja produce grada1amen te una paralisi generale e che le conrnlsio ni che precedono la morte sono prodolte uni1·ame11te dall'asGssia, mentre invece il veleno della Daboja produce forti convul,;ioni che non dipendono dall'acido carbonico e la paralisi aenerale che ne succede viene se~uit~ dall'arresto dei movimenti respiratori, i quali prima diventano irregohiri.

Mosso, facendo delle ricerche sul veleno delle viper-e e sempre nella med esima specie di mammiferi, osservò que~te dne forme diverse di avvelenamento . Alle volle gli animali morirano con delle convulsioni fortissime, altre volle senza convulsioni affatto. Quindi egli cred e che la roorLe per il veleno dei serpenti, t! prodotta invariabilmente dalla paralisi del midollo spinale e che le differenze accertate dagli osservatori sono puramente dovute agli individui su cui si sperimenta. Egl i infalli tro vò la :;Lessa incostanza per l'azione del veleno dei pesri appartenenti alla famiglia dei murenidi. Wall stesso del resto riporta una storia di un indiano morsicato da una .Yaj(l 1ripudia1is morto in un'ora sf'nza co nvulsioni. Ciò nondimeno, non si può negare che fra il veleno delle serpi ?iipe- avvelenato in ti ore, cm già com11let:unente corrotto, mentre I' nitro entrò in incipiente putrefazione solo dopo 3 i:ioroi. Come si vede, codesln qoestione d~lla coa.,"lllahilllil o meno del sangue nell'avvelenamento ofldico. di coi si occopano quasi tutti coloro che scrissero su questo soggetto ti una questione bizantina. Il veteco per sè non impedisce la coagulazione del sangue appena estratto 1espfr. (li Polli); guanto alle :rntop,ie pii autori succitati e molti altri, pare non abbiano b~dato troppo a che. l'animate morsicato. morendo per as0$Sia - come suole accadere in questo genere di mortil anche per cause puramente fisiche - si de, e rimenlro all'autopsia una cerla Ouidità del sangue, il che non toglie che nel cuore trnvinsi poi non di rado dei coaguli sensibilissimi, come accade nei casi anche meno equivoci di asfissia per cause comuni. So l'autopsia si fa subito dopo la morte, il sangue venendo a contatto dell'aria può ancora spogliarsi dell'acido carbonico di cm e sopraccariC(l, ridi\ enta così rutilante e riacquista la possibilita di coagulare, come accertarono Panceri e Gasco disseccando gli animali in queste condizioni.

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rine e delle colubrine corra qualche differenza per l'azione più pronunciala che' le prime hanno sui lessuti in genere, con cui il loro veleno viene n conL:itto , e quindi anche sul sangue. Invero quest'azione per quanto <li secondaria importanza di fronle a quella leLale sui centri nervosi. è attestala da molli fatti, quali sono la èeformazione e il decoloramento dei glohuli, lo sprigionamento dell'emoglobina (Lacerda) l'nlhumi nuria, tah·olta l'illerizia (illero citemolitico), la guarigione lenta con gr av i accidenti locali una volta che siansi superali i fenomeni nervosi. Siffatta dilierenza di azione è stata chiaramente mes,a in lu ce da Panceri e Gasco riguardo alla Ceraste ed alla .Yaja e9i.;i ana: « Per la Ceraste quando la morle non avvenga in l>rev'ora, si hanno a considerare due azioni distinte; l'una. è azione generale del veleno sui centri nen·osi, la quale può cond urre l'animale a morte nello stesso modo che nella .YaJa; l'altra è l'azione locale, la quale, debole per il ca1<0 della 1Yaja , acquista per la Ceraste Lanto mag~do ri proporzioni ed importanza per quanto più l'azione generale risparmia l'animale e lascia tempo a ordirsi un processo infiammatorio gangrenoso speciale. Il veleno della Ceraste determina una specinle escara gang-renosa profonda, ove enlr,1 in contatto dei tessuti posti sollo la cute. » Si capisce che. :;enza intervento dell'arte , tali f.,ui lascino una sequela pi11 o meno lunga e che si pos,ono ordire fl emmoni ed accidenti setticemici, sì da produrre anche la morte , parecchio tempo dopo che l'azione propriamente tossica della morsicatura si è dissipata.

Natura del veleno e meccanismo della mort e. - Il Mosso

:::perimentaodo tanto con l'ittiotossico quanto col veleno delle vipere sui mammiferi , ottenne per ambedue le sostanze due quadri Jiversi del veneficio, secondo che le convulsioni sono forti o deboli o anche mancanti. Ma ad ogni modo si vede

11190 SULLA MORSICATURA DEI SERPENTI VELENOSI che le due sostanze tossiche appartengono ai narcotici. Gli animali che non muoiono immediatamente diventano sonuolenti insensibili, apatici; qualche volta hanno accessi di vomito, spesso tremano. Sembra che i muscoli sian dolenti o ri,:idi perchè l'animale si muove a stento e prende strane posizioni. La sensi biliLà della pelle, specie delle estremità posteriori, scompare molto presto, e, ciò che è anche più notevole, la sensibilità scompare prima della mobilità.

Il primo effetto ed il più importante è però la dispnea; se la dose è mortale, l'affanno cresce rìncf1è sur,cede un accesso di convulsioni tetaniche e l'animale muore perchè si ferma il respiro quantunque il cuore cùotinui a b~llere. È leso il nodo '11itale del midollo spina le o centro respirnlorio. Con dosi picco!e i movimenti respiratori cessano prima nel diaframma; l'animale si rifà con la respirazione costale, ma poi anche questa cessa comincia l'asfissia.

Il cuore batte e il sangue circola bene, ma la soffocazione ammazza l'animale . Tale fallo ern già stato messo in sodo graz ie agli sperimenti col veleno dei serpenti egiziani, da Panceri e Gasco, i quali affermano nella loro memoria che il cuore è l'µltimu,n moriens, e che la paralisi dei musco li respiratori, è quella che conduce l' ~nimale a morte per asfissia (11).

{{) Questo fatto era sfuggito a Fayrer che non se ne accorse nonostante le tante prove (459 esperimenti esposti nella sua opera Thanatophidia of /11dia, pubblicata nel i87j). Fayrer con Brunton 1iconobbe poi la paralisi ,teli' apparecchio respiratorio, come fenomeno principale, nelle memorie pubblicate successivamente. Ma ciò era stato !liii luminosamente provato con molte esperienze da Panceri e Gasco nella loro memoria pubblicata nel 4873. ·Va ricordato però che il dott. Quatn in nna nota clinica quasi dimenticata ( Lancet, i85:I, pag. 377), a vendo raccolto il caso di un guardiano del comparto dei rettiìi del giardino zoologico di Londra, morto per la cobra indiana , Cece notare specialmente. la paralisi dei muscoli del torace e i sintomi di asfissia, per la qua le .quell'infelice fu in bre,·e ora condotto a mòrte. Analoghe osservazioni aveva

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TI Mosso ha dimostrato che il centro respiratorio è complesso e consta di vari centri secondari pei movimenti del dia· frammii, del torace, delln bocca e delle narici (I ).

Con gl i ipootki e nel sonno naturale si osserva anche una disgiunzione dei vari centri, i qua li possono a)!ire indipendentemente , il torace può respirare eo n frequ enza diversa dnl diaframma. È probabile che il siero dei mwre.nidi ed il veleno ofidico uccidano ed nrresti no l'uno dopo .l'altro que;; Li ceo1ri. Ma, poichè il cuore e gli altri organi agiscono bene, l'animale si può sai vare con la respirazione artifi ciale. CQme riusci al Mosso per dosi mortali gì, ma non eccessi ve. Sintomi dell'auuelenamento ofidiao nell'uomo. - Le morsicature di serpenti velenosi sono generalmente contrassegnate dall'impronta dsi tlue denti :veleniferi ch e son penetrati nelle carni come due piccole punture. Praticamente si può esse~e quasi sicuri, che, se vi è Ì'impronta di parecchi den ti il serpente non era velenoso. Le parli pit'.t di frequente morsicate ~ono le estremitit, specialmente le dita, le mani e i piedi. Si ètià detto che gli effetti e la sucçessione dei sintomi fatto il dott. Tiss,,ire nel suo opuscolo: Étudea sur la vipire cornue (Cerastes), Alge r, 1858, come riferiscono gli stessi Panceri e Gas.:o. Questi ultimi autori descrivono una successione di fenomeni, identica a quella dataci dal Mosso: • Per la Naja, quando la morte non s ia fulminante, in un primo tempo si nota costan temfnte paralisi degli arti posterior i; poi degli anteriori e degli altri muscoli volontari e nello ste~so tempo aumento considerevole delle pulsazioni del cuore (fino a U 8 nel cavallo e i08 nel cane) come se l'azione moderatrice del vago f,,sse venuta meno e per di più i gangli eccitarori intracàrdiaci fos~ero stimolati. Il vomito, la perdita <!elle 01ine e delle feci, la facrimnione sono fenom6ni che possono mancare. In un secondo tempo, la paralisi si estende ai muscoli respiratori, vi ha dispnea, boccheggiamento fino alla cessazione della respirazione. li cnorE> continua a battere dopo che l'animale presenta 111 tti i sintomi della morte e poi cessa. restando Il miocardio dilr.tato nelle sue cavità. destre e sinistre e pieno di sangue, siccome turgido rimane l'albe ro venoso. ,

O) A. Mosso: La rt$pirazi-One periodica e la respirazione superfl·ua o di luuo . - (Alti dell'Accademia liti Lincei, tS85).

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variano secondo la quanLitil e la potenza del veleno dipendentemente dalla mole e dalla specie del serpente.

Non ha poca influenza il lessuto su cui cade la morsicatura poichè se il dente va a ferire un tendine o nn legamento o altro Lessuto poco vascolarizzato, verril per lo meno ritardato l'effetto del veleno , mentre se cade in una pi cco l/t vena superficiale l'effetto ~i mostrerà slraMdinariamente pronLo. Non bisogna dimenticare che ~li accidenti morbosi dell'avvelenamento dipendono an~h.e dalla susceltil.Jilità nervosa àell'individuo morsicalo. Certo l'effetto morale ha una gra nde importanza nella successione <lei sintomi, e si narra persi no di individui morti di sincope in :;eguito alla paura provata per la mors icatura di serpenti che poi si riconobbero inoffensivi.

[I morso provoca fin da principio uu dolore pungente che persisle a lungo; gli etTelti immediaLi che sogliono seguire, sono : debolezza crescente. naus1::a e 1alvol1a vomito.

In seguito la respirazione si fa breve ed affannosa, il polso celere ma intermilleote, la parola si fa impacc inta, i movimenti di deglutizione stentali tinchè n~i casi più gravi, si accumula alle labbra una saliva spumosa essendo il paziente incapace di inghioLtire, di raschiare e di pronunziare una parola. Secondo gli autori anglo-indiani simili fenomeni sono più rapidi ed inten~i per i-I veleno dei colubrirli che per quello dei vipe1·idi. Compaiono poi dei crampi singolari che si risolvono in una più o meno completa paralisi delle estremità inferiori. Nel frattempo il dolore della ferita aumentn di intensità e si estende in direzione centripeta, ed i va5i asso rbenti appaiono infiammati in- forma di strialure rosse che dalla ferita ,-i diri).fono all'inguine o all'ascella. Questi fenomeni sono più accenlnati e compniono più presto nelle morsicature delle serp i viperine e sono accompagnale fin da principio da co ovu!sion;: all'incontro l'app •raLo rP.::pirnl.orio comincia ad es-

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sere affetto solo p;ù tardi. La pupilla è più o meno dilatala, specialmente nell'avvelenamento da serpi viperine. In tutti i casi la scena finale è sempre contrassegnata da sudori freddi dispnea e quindi paralisi più o meno generale o convulsioni, il paz\enLe diventa insensibile, entra in coma e soccombe nel termine di poche ore. Si citano dei càsi in cui l'avvelenamento produce assai per tempo torpore universale e letargia senza dolore e ambascia come se il paziente cadrlsse in comn quasi immediatamente , ed anche allora la morte sopraggiunge con r.1pidità. Qunndo la morte ha luogo in modo quasi fnlmineo in pochi minuti, non si può escludere in modo assoluto l'influenza della paura. Se gÌi accidenti nervosi sono superati, la guarigione si opera con rapidità nel caso di morsicatura dei colu bridi; ma il cnso si prolungfl per parecchi gio rni e si osserva un avvelenamento secondario del sangue quando si tratta di un viperide. La ferita diventa scolorita, I' arlo si gonfia, compaiono flittene intorno alla parle lesa, ascessi, flemmoni, adeniti suppuranti, ecc. In simili casi occorre talvolta di osservare albuminuria, emoglobinuria o ematuria più o meno gravi; t:ilvol La si hanno emorragie ripetute dalla ferita o dalle mucose del naso, delle gengive dalle inLesLina con· o senza diarrea ed il paziente può soccombere coi sintom i tifici o trascinarsi cosi per settimane prima di potersi rimeltere.

Fu anche segnalata l'itleriziapiù o menograveerapida{l).

Pare che in certi casi in cui la diffusione del veleno nel sangue è nulla o quasi nulla, esso agisca provocando una spede di ulcera gangrenosa senza sinLomi genera li. ~e derivano allora delle piaghe maligne che senza intervento chiru rgico possono d urare lunghi anni come leggesi nel « viaggio

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