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STUDIO ETIOLOGICO E CLINICO·
.Massaua , sono da annoverare certi stati febbrili, limitati per Io più alle ore della sera con una :emperatura, che non supera di molto i 38° C., coma si hanno nnche in altri clim i. Essi sono indicati semplicemente da un lieve malessere oeo nerale, alcune volte da persistente tendenza ai brividi, allo sbadigliare, al ralfreddarsi delle mani e dei piedi, spesso anche ai sudori, nel qnal caso accade talvolta di trovare le urine cariche di urati sotto forma di sedimento rossastro .
Questi stati sub - febbrili spesso passano inosservati per quella naturale riluttanza che tutti, massime i militari hanno . ' a darsi per malati. Avviene allora che, non osservando le debite cautele, sotto l'influenza di nuove cause perfrigeranti, essi si ripetano o si prolunghino per parecchi giorni successivi, e spesso predispongano ad altre malattie.
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Più freq uenti a riscontrarsi sono alcune febbri con brusca invasione e rapido innalzamento di temperatura, fino a 40° C. ed anche 40°,5 C., le quali durano continue, con lievi oscillazioni giornaliere per iJ, 2, al massimo 3 giorni, e fi niscono per crisi (febbri effimere). Si acr.ompagnano talvol ta, du · rante l'invasione, ad orripi!azione ovvero a leggieri e ripetuti brividi; inoltre si ha cefalea frontale, spesso intensa, senso di spossatezza agii arti inferiori, notevole frequenza del polso e del respiro, per lo più coprostasi. In nessun caso si ri · scontra un vero tumore di milza, a meno che questo non preesiHesse per altra infezione (malaria pregressa).
Queste febbri si accompagnano per lo più a piccoli disturbi locali . Così in parecchi casi mostransi, durante l'acme della malattia o al pri nc ipio della defervescenza o anche cessala la febbre, alcuni gr uppi di vescico le erpetiche sul volto, sulle labbra, sulle pinne del naso o sul!' orecchio (febbre erpetica) . I patologi, trattando di questo argomento, dicono che talvolta quest"eruzione erp etica si diffonde a tutta la facc ia
DELLE MALATTIE FEBBRILI PIÙ COMUNI A MASSAUA 1455 ed anche ad una parte del tronco e degli arti, in modo da siroulare una febbre esantematica. A me solo in un indigeno è occorso di riscontrarla diffusa a tutta la faccia e a parte del collo; in casi di diffusione a tutta la persona non mi sono mai imbattuto.
A.ttra volta, più della cefalea, divengono . insopportabili le sensazioni dolorose ai bulbi oculari, alle ginocchia ed in altre parti d(-11 corpo (febbre reumatica).
Ovvero può accadere di osservare un leggiero arrossimenlo delle fauci o una leggiera corizza (febbri catarrali).
Infine, o come conseguenza dell'alta temperatura o per imprudenza dell'infermo, il quale erroneamente crede di dover rafforzare la propria vittitazione per meglio resistere alla malattia, può accadere , come spesso accade, ché si moslrino nel deco rso di queste febbri leggi eri disturbi gastro-enterici, i quali per lo più si pronunziano con nausea e vomito (/eb-Ori gastriche). Questi casi rappresentano le forme più lievi di qnelle, che, per lo più, so.no state indicate col nome di febbri remittenti climatiche.
Siffatte localizzazioni morbose possono anche - succedersi nel decorso di un sol caso. Esse accompagnano, non spiegano la febbre, inquantochè si oss~rva sempr e una notevole sproporzione fra gl'intensi fenomeni febbrili e il fatto locale, appena apprezza bile; e spesso esse si mostrano alcun tempo dopo la comparsa della febbre, ovvero scompaio no prima che q uesta non abbia assolto il suo decorso . Onde le denominazioni di febbre erpetica, febbre reumatica, febbre catarrale e febbn gast1·ica debbono ritenersi come improprie.
Sebbene però non possa riconoscersi un intimo rapporto di causalità fra la febbre e ciascuno di qu·esti leggieri fatti locali, neanche può rite·ner;;i che l'una non sia per nulla influenzata dall'altro.
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Certo non può a!Termarsi che il ~atarro bronchiale sia la causa dell'enfisema; ma è fuori dubbio che lo favorisce, e viceversa che l'enfisema a sua volta aggrava e sostiene il calarro.
Allo slesso modo si può rilenere che l'alta temperatura febbrile favorisca il manifestarsi di quesle affezioni locali, le quali a loro volta, assumendo notevoli proporzioni , influiscano sulla febbre prolungandone il decorso: naturalmente ad aggravare q11esto stato concorrerebbe anche e non poco l'alta temperatura ambiente.
L'imbarazzo gaslrico o gaslro ·intestinale è la più freq uente ed importante a!Tezione locale, che si manifesli con le febb ri comuni continue a Massaua; è desso specialmenle ch e aggrava e poi sostiene la febbre. Per altro anche il sopraggiungere di nuove cause perfrigeranti può agire nello stesso senso.
Queste febbri da raffreddore a tipo protratto, soprattutto, per l'insorgere di notevoli disturbi gastro-intestina( i, rapp re · sentano quelle che più specialmente sono state indicate co me febbri r em itten ti climatiche, delle quali, in una Nota preventiva di questo mio studio, volli dare un quadro il più eh' era poss ibile completo.
In generale però può dirsi propria ~i tali febbri una ce rta variabilità della forma clinica, onde si spiega la difficol tà di poterle facilme nte riconoscere e diagnosticare. Ed è naturale che così sia, dal momento ch'esse sono piuttosto da considerarsi come modalitit, dovute al sopraggiungere di affezioni locali diverse, di un tipo unico che è la febbre da raffreddore, innanz i descriua. Difatto la sintomatologia è presso a poco identica, salvo che la febbre invece di cadere dopo 1, 2 a 3 giorni, si protrae per 5, 6, 7 ed anche 9 giorni, rarissimamente dippiù.
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Non preceduta da brividi manifesti, essa invade per lo più dopo pranzo o dopo colazione, ma talvolta anche durante la notte. e l'invasione è brusca e violenla con alla temperatura di 390_40° C. Raggiunge ii suo acme .S.0°-4-11° C., eccezionalmente di ,i-3° C. per lo più nelle prime ~4 ore, ma sp~sso anche uno a due giorni prim a della crisi, con cui termma. Nelle ore del mallino, ma non costantemente, questa febbre presen ta limitatissime remissioni, che raro so~·~assan~ 1° C.; alcune volte, vArso il 3° o 4° giorno, una quasi 10term1Ltenza. Durante la convalescenza, massime se essa non si osserva in ospedale, può ripresentarsi per alcuni .~iorni uno stat~ subfebbrile, ovver o, per imprudenza dell mfermo (eccessi dietetici), una nacutizzazione della febb r e, che in tal caso siulerebbe il de~o rso di una int~rmittente malarica, e poro d' ·1 trehb e in~annare, massime se preesisteva tumore I m1 za.
Un a cefalea frontale per lo più molto intensa e spesso dolori tensivi ai bulbi e sensazioni dolorose ai lombi e alle ginocchia e an che ai malleoli accompagnano l'insorgere ed il decor:;o di questa febbre.
L'infermo avverte inoltre una notevole depressione di forze e un senso di malessere profondo e generale, ma non in grado corri~pondente alla febbre. Non presenta alcun_ ~isturbo d.ella coscienza. Decombe preferibilmente nella pos1z1one supina; ha il viso mollo acces(l, le congiuntive iniettate; le sclerotiche $pe~so presentano una tinta subitterica..lo u~ ~aso bo constatato edemi limitatissimi alle palpebre inferion.
L'esame dell'apparecchio respiral.orio può .far rilev:ire un Jem• iero e tran.sitorio arrossimen to delle fauci, senz'altro di n:l:vole. E così pure niente di note,'.ole si rileva all'esame cardiaco.
La freque nza del respiro e del polso per lo più è in rapporto con lo stato febbrile; ma non di rado, durante la febbre, v