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Capitolo Primo TRA TECNOLOGIA E TRADIZIONE
Gli elefanti di Pirro e Annibale
Gli appassionati di "storia militare" hanno modo di rintracciare, tra gli scaffali delle biblioteche, innumerevoli testi nei quali sono descritti , più o meno scientificamente ed analizzati sotto le più diverse angolature , i molteplici argomenti che compongono questo specifico ramo della stmia. Pertanto , sarà facile imbattersi in dettagliati trattati re lativi all'impiego dell'artiglieria o della fanteria, nonché incrociare attenti studi sulla logistica , la tattica e le altre materie che la sto ria militare contempla. Ma , uno tra gli aspetti tematici meno ricorre nti sembra essere quello attinente alla presenza , all ' addestramento ed al contributo, tra l'altro spesso determinante e risolutivo, che gli animali hanno avuto negli eserciti e di conseguenza nelle guerre. Sebbene la loro partecipazione si a stata una costante presenza nel tempo ed il loro ruolo indispensabile ed incontestabilmente necessario nell'organico di qualunque esercito sembra, almeno a giudicare dallo spazio che questa tematica occupa nell e librerie, che da parte degli stmici militati non vi sia mai stato particolare interesse acl approfondire il tema che, a nostro modesto avviso, avrebbe meritato un'attenzione maggiore, visto i gene rosi ed impattanti contributi "militari" offerti dagli animali nel corso di tante battag li e . Ad og ni modo , con la rea li zzaz ion e di questo modesto lavoro si è desiderato , senza ovviamente la pretesa di vo ler esaurire l 'argomento , tra l 'altro molto più vasto di quanto s i possa immaginare, affrontare la ques ti o ne non solo per dùitto eli completezza eli informazione , relativamente alla "storia militare", ma anche per debito di ri conoscenza nei confronti delle tante specie animali che , in milioni di esemplari , hanno s upportato , nel corso dei seco li , inconsapevoli e silenziosi g li eserciti , alleviando la fatica ed il disa g io dei so ld ati in anni.
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Sia nel passato che in epoc he recenti qualunque esercito organizzato ha indù·izzato la propria attenzione non solo all ' addestramento dei so ldati , ma anche ali ' ammaestramento ed alla cura di alcune s pecie animali che s i so no dimostrate, per le loro specifiche attitudini naturali , particolarmente adatte all'impiego s ul campo di battaglia. Specifico interesse, tattico e logistico , fu dunque attribuito ad alcuni animali come il cavallo, il mulo, il cane, il camme llo , il colombo e persino l'elefante a cui furono assegnati compiti ovviame nte diversi ma ugua lm ente importanti nel loro de te rminato campo di co mpetenza. L'impi ego di questi animali, presso g li ese rc iti di tutto il mondo, ha radici lontane , co me d 'al tronde ci sve lano le cro nache militari più antiche.
Nel co ntinente europeo to ccò a i Romani essere i primi so ldati ad affrontare in co mbattimento degl i e lefa nti ' . Il fatto avvenne ad Eraclea, presso Tarant o, ne l 280 aC. Al segui to di Pirro venti elefanti be n addestra ti sco mpaginarono le fila dei Legionari Romani guidati dal co nso le Yalerio Lu c inio . G l i arcieri di Pirro affront arono l'esercito romano lanc ia ndo frecce da piccole ton·i po s izionate s ul dorso degli elefanti. La so rpresa scosse uomini e cava lli e la sc onfitta dei romani fu in evi tabil e. L'esperienza diede comunque, agli sconfitti, l'opportunit à di rifarsi tanto che, a Be neve nto , i Romani acco lse ro gli elefant i con frecce infuocate. Le conseguenze que sta volta furono disastrose per l' esercito di Pirro il quale dovette difendersi dai suoi stessi e lefanti che, impauriti dai dardi infuocati , provo ca rono numero si danni. Le v ici ssi tudini tra Romani ed elefanti ebbero comu nqu e un seg uito questa vo lta legate alla fi g ura del co ndottiero cartaginese Annibale il quale , dopo aver esp ugnato Sagunto ( in Spagna) deci se, nel 2 18 aC, di invadere la pe ni so la italica. Pur sic uro della propria forza Annibale e ra comunque consapevo le che, attrave rsa ndo il tratto di mare che lo se parava dall a Spagna, av rebbe avuto se r ie difficoltà se avesse tentato di raggiu ngere l 'Ita l ia a causa de ll 'agg uerr i ta prese nza de ll a flotta romana. Pe r tanto, l a sce lta del condottiero cartagi nese fu qu e ll a, dopo aver riunito 50.000 uomini, 6000 cava ll i e 37 elefanti, di raggiungere l ' Italia via terra g uadando: prima il Rodano c poi valicando le Alpi. La trave rsata dell'imponente ca te na montuo sa italiana non fu comunque pri va di difficoltà e di perdite, ma diede modo ad A n nibale, una volta raggi unta la pianura , di sco mpa g in a re la cavalleria de l conso le Sempronio . L 'ese rcito romano ebbe modo di incontrare glielefanti di Annibale in un 'a ltra memo rabile occasione, la battaglia di Zama. Nel 202 aC s i fro nteg gia ro no 50.000 cartaginesi ed 80 e lefanti contro 30.000 romani La battag lia e bb e inizio con la car·ica deg li elefanti che si rivelò inefficace ; l 'eserc ito romano s i oppose co n un'assordante frastuono dì trombe e comi che impaurì g li e le fanti cos trin ge ndo li a dirigersi verso un a zo na presidiata da ll a fa nteria romana che era li ad aue nd e rli con dardi infuocati. Tra i Romani l'elefante non fu mai particolarmente apprezzato, tanto che il pachiderma non ebbe mai effettivo impiego nelle loro battaglie, ne tanto meno i Romani consentirono l'uso del pachiderma, anche per scopi pacifici, ai popoli vinti. ·
1 In Oriente già da tempo era utilizzare l'elefante nelle bartaglie e proprio ai popoli oriental i si deve l 'adcle:-tramento al combattimento poi ripre!>o da Annibale.
La nece ssità degli eserciti di utilizzare per motivi bellici degli animali trovò origine nell'esigenza di dotarsi di mezzi adatti che fossero in grado di velocizzare e supporta re i propri contingenti nel compimento delle operazioni tattiche e Jogistiche imposte dalla g uerr a, quali ad esempio: il combattimento, il trasferimento degli uomini , il trasporto dei materiali e la trasmissione degli ordini. Al soddisfacimento di questo irrinunciabile bisogno si continuò a fare r icorso anche dopo l 'invenzione del motore a scoppio il quale , sebbene avesse introdotto una vera e propria rivoluzione nel campo tattico e Jogistico , non riuscì a sostituire con immediatezza ed efficacia lo strumento anima le destinato , suo malgrado, a dover co nt inuare a soddisfare, anche se in pat1e, le esigenze degli eserciti fino al termine del secondo conflitto mondiale.
Dall'Unità d'Italia alle prime campagne coloniali
La nostra stmia, specificatamente concentrata sull'Esercito Italiano , ha inizio il 4 maggio 1861 , che oltre ad essere l'anno di nascita dell'Esercito Italiano è anche l'epoca c he si potrebbe definire di transizione tra l'esercito "tradizionale" e quello "moderno" . E ' l ' epoca in cui iniziano ad affacciarsi nuove ed importanti tecnologie come il treno , il dirigibile, il telefono, la radio e così via che , inevitabilmente, saranno gli artefici di un radicale cambiamento non solo del modo di vivere e pensare delle persone, ma anche del metodo di condurre la guerra . Fu una trasformazione lenta e non priva di difficoltà, sia per l'atteggiamento, non proprio favorevole, dei vertici militari devoti ai sistemi tradizionali, sia per le problematiche d'ordine tecnico connesse alla difficoltà di adattare i nuovi mezzi alle condizioni amb ientali più disparate , quali il deserto o le zone montuose. Alla stessa maniera del passato g li an im ali si confermarono, ancora una volta, i nece ssari elementi del complicato ingranaggio che è la guerra, componenti molte volte in sostituib ili , capaci di contribuire al funzionamento di questa complessa macchina e continuando ad esse re , il più delle volte, i protagonisti di un'epoca in cui i generali erano costretti a dover scegliere tra l 'an imale e la macchina. Le esigenze connesse alle difficoltà dei territori in cui s i andava a combattere e la le nt ezza del progresso scientifico il più delle volte privi legiò l'impiego di cava lli , muli, camme lli , cani e colombi per cooperare o addirittura sostitu ire del tutto gl i ultimi ritrovati tec nolog i c i rappresentati dai veicoli a motore e dai m ezzi di trasmissione.
Ma lg rado la palese imp orta n za del mezzo animale, il4 ma gg io 1861 , il Governo decise di mettere in atto una politica di riduzione delle s pese relative al tra s porto a n imal e; il provvedi mento fu preso anche in considerazio ne dell'e levato svi l uppo c h e le ferrovie avevano ra gg iunto s u tutto il territorio na ziona le. Assieme al la riduzione num e ri ca di cava lli e muli , presso i reparti, fu disposto tra l 'a ltro di affidare agli agrico lto ri i quadrupedi eccedenti affinché fossero impiegati nei campi in cambio di vi tto e alloggio. Natu ra lm en te g li animali eguitarono a restare di prop ri età d ell'Eserci to , co ntinu a ndo così ad esse re iscritti s ulle matricole dci corpi.
L'esperienza delJa gue rra del 1866 e le nuo ve scoperte tecnologiche forniro n o lo s punto per di scutere su nuov e so lu zioni lo gist ic h e ne l se ttore traspo rto , in particolare qu e llo ferroviario che aveva otten uto ampi consensi, poi c h è rico n osciuto utile pe r dare maggior dinami smo al le operazioni. Tali affe rma zio ni avevano però s u citato pareri contrastanti , nonostante che tutti si trovassero d'accordo che la riduzione del tra s porto anima le avrebbe semp lifi cato la manovra evi t ando quei problematici intasamenti che spesso s i verificava no sul cam po di battaglia.
Co n una legge d el 14 luglio 1869 2 si diede ragione a co loro c h e sosteneva no la riduzione al minim o del ca rreggio; furono g li eve nti a deludere , almeno per il momento, tali aspetta tiv e smentite dalle app li cazion i pratiche d e l provvedime n to poich é le ferrovie ed il treno borghese (i n tervento da parte dei privati per agevolare ed aume n tare il sis tema d ei tra s porti in guerra) non erano in co ndi z ion e di sodd isfare le reali necessità. La deci sione fina le fu quella di riunire in un uni co organo log i stico il serv izio trasporti.
Con la legge R icotti , del l 873, s i diede inizio alla mi l it arizzaz ione de l ervizio ferroviario introducendo un commi ssario militare presso ognuna delle società fenoviarie del Regno, affe rmando così il valore delle fenovie qu a le m ezzo utile per raggi un ge re, nel minor tempo possibile e con il magg ior num e ro di uomini e mezzi, il campo di battag lia. In og n i caso il carregg io a t ra in o animale continuò ad essere, da ll 'Armata a l Re gg imen to , i l mezzo d i trasporto più uti l izzato. R es tarono così appannaggio, qua s i esclus iv o, del traino animale le zone di difficile accesso , come quelle montuose ed i l desetto.
Un altro problema c h e l 'ese rcito di quegli anni s i tro vò ad affro ntare fu quello de l soste ntam e nto dei qu adrupedi che in tempo di pace, a differenza degli autoveicoli, conti nu ava no a "co nsumare" anc he se inutilizzati; di conseg uenza furono studiate soluzioni tali da rendere facilmente attuabile , all'atto della mobilitazione , l a re qu isizione deg li anima li . Per evi tare c he i Comuni ed i propri etari si sottraessero a tale obbligo si pensò di coinvolgere l 'interesse dei possessori con offe rte e va ntaggi . Il G overno riuscì ad approvare un a legge che prevedeva la requisizio ne dei cava lli , ve ico l i ed altre besti e da tiro di etro il " pagamento a prezzo stima". S pettava ai Si nd aci, tramite sorteggio, designare i cavall i da requisire , fino al raggiungimento della quota richiesta , provvedendo anc he all'avvio degli animali nei luoghi stabiliti.
Ne l 1885 l e truppe italiane sbarca rono a M assaua con l'intento di coloni zzare l ' Eritrea. Ini z ialmente l'intenzio ne deg li italiani fu quella di costituire una base ope r ativa nei press i del porto di Massaua ed orga ni zzare una serie di posizioni fortificate (Monk u llo, Otumlo , Archico, Saati) poco distanti dalla base, ma in comunicazione tra loro. Il problema dei trasporti rappresentò, ass i eme al clima, una delle maggiori preoccupazioni per i comandanti. Seco ndo il generale Saletta, comandante de ll a spedizio ne, il cava llo risultava di difficile impiego, mentre il cammello si dimostrava, soprattutto su i terreni pia neggianti, d i grande utilità. Per le zone montuose invec e si continuò ad usare il mulo italiano poiché va ntava caratteristiche di magg io re robustezza ri s petto a quello eritreo. Ne l 1887 la cost ru zione della ferrovia da M assaua a Saati, realizzata per consentire al Corpo di Spedizione l'avanzata verso l 'i nterno, contr ibuì in gran patte, ma non del tutto, alla so lu z io ne del problema trasporto che parzialme nte continu ò ad essere ancora affida to agli an im ali per rifornire le trupp e in movimento. Nonostante le epidemie tra g li an i mal i ed il l oro costo ne sconsigliasse l ' impiego , l 'eser cito proseg uì per tu tt a l a durata della mis s ione a farne uso tanto da i mpi egare co mple ssivamente 2380 muli, 768 cava lli e 2030 camme lli.
Il 14 o ttobre 1911 l'Esercito Italiano giunse a Tripoli per la g ue rra di Libia. Al momento dello sbarco la necessi tà di far a pprodare rapidamente a terra uomini e materiali cos tlin se le truppe a disseminare per un lungo tratto di costa, 4 km., il materiale sbarcato. Le 216 can·ette e i 400 as in e lli , predisposti per l'esigenza, non potero no certamen te so pper ire alle es ige nze del mo mento. Si do vette qu indi fare ricorso a de ll e requisizio ni su l luogo di cammelli ed as ini; ma questo non bastò a ri so lv e re il problem a al quale si dove ttero sommare le diffi co ltà co nseg uent i all'i nfezio ne co le ri ca, c he fecero a ume nt are le lichieste re lative a l tras po rto aggravate , a loro vo lta , dall e necessità belliche impo ste dallo spostamento delle truppe da un settore ad un altro
Il s is tema tras porto era costitui to da :
- "as in e lli", i qu a li prima furono utili zza ti in città poi presso i Corpi p e r i l servizio dell 'acqua;
"muli", da utilizzare dove i carri non potevano arriva re per ri forn ire le truppe più lontane e trasportare i materia li da costruL ione;
·'cammelli", disponibili in loco per portare a te r mine lo sgombero delle banchine.
Le es ige nz e del momento imposero l 'utili zzo di 600 cam m e lli ; quelli acquis iti sul posto si dimostrarono, so tto l 'aspetto numerico ma soprattutto fisico, insufficienti. Fu così deciso, dall'Intendenza. di acquistare i 6000 cammelli necessari, in parte da ll 'Eritrea e in parte dalla Tunisia. In realtà giun e ro solo 2900 esemp l ar i a causa dell'improvv iso divie to d'esportaLione imposto a ll 'u l timo momento dalla Tunisia. In eguito all'arrivo dci camme ll i nacque un econdo problema, quello della loro co nd uzione c he richiedeva personale appositame nt e preparato. L'addestramento fu inizialmente affidato ai cammellie ri libici verso i quali l'Esercito però non nutriva gran fiducia c per questo fu deciso eli fare ricorso a camme lli eri più fidati provenienti dalla colonia Er itrea. Alla co ndu zione del camme ll o furono istruiti sia ufficiali che soldati. L'i ntendenza si preoccupò, attraverso una serie eli esperime nt i, di adattare il carregg io alla struttura a natomica del camme ll o in modo da utiliaarlo ne ll e salmeric rendendo così possibile l'u so di q uesto an i male nel t rasporto dci materiali e delle artiglierie.
Ne l conflitto italo-turco vi fu anche la p ar tec i pazione del cane che l 'E crcito It aliano vo ll e cominciare ad impiegare almeno in via sperim entale. Sebbene fosse stato oggetto di s tud io sin dal 1895, il primo timido tentativo di utilizzazione di questo mammifero fu in Libi a. Alle truppe del Co rp o d i occupazione furono assegnati un certo numero d i cani, alcuni di proprietà della Regia Guardia d i Finanza altri appositamente acquistati in Sardegna face nt i parti di una particolare razza detta "fonnese", di cui parleremo nel capito l o dedicato al ca ne. Questi animali furono adib it i ai servizi di sic urezza, di ricerca de i feriti c di co ll egamen to: l'esito dell'esperim e nto convi n e le a utori tà ad ins istere negli addestramenti per tran·e maggiore conve ni enza da questo animale c he più tardi , nella Grande Guerra, avrà modo di mo st rare tutte le sue nob i l i qualità.
La Prim a Gu err a mond ia le
Allo co ppio delle ost il ità , per l'inesperienza nella ges ti o ne de l parco a utomob ili sti co e per la particolarità del te rreno d'operazioni, si rese necessario anco ra una volta l 'u tili zzo de l traino anima le Pumoppo la mancanza di quadrupedi era ragguardevol e, occorrcvano 26000 cava lli , di c ui 3000 erano acqui s tabi l i in Ita li a, ma ben 12000 dovevano essere importati d ag i i Stati
Uniti sc aglionati in 2000 unità men si li. In ogni caso, il 28 maggio 19 15, l'Esercito Italiano pot eva di sporre di 160.728 qu adrupedi , dei quali 118.383 da tiro. Grazie alle ferrovie furono portati al fronte g randi masse di uom in i, anima li e mezzi. In un mese, per parare la minaccia nel Trentino , fu rono trasportati mezzo milion e di uomini, 75.000 quadrupedi , 15.000 carri. La battaglia deg li A l tipiani, del 1916, pos e in evidenza la necessità di dover utilizzare, nella "guerra moderna", il treno cd il mezzo automobilistico; ma ad ogni modo fu l'uso dei quadrupedi ad essere, per le operazioni in prima lin e a ed in terreno montano, runica reaJi s tica soluL ione . La scars ità dei quadrupedi ovviamente creò notevoli difficoltà nella cos titu zione delle sal m erie, tanto da imporre a l Comando Supremo radozione di co ntinui pro vve dimenti , ne l corso della guerra, che obbligarono a razionali zzare la distribuzione degli animali presso i vari re parti. Non mancaro no provv ed imenti per tutelare la sa lute dei preziosi quadrup ed i , decretando ad esempio: l'obbligo di manten e re al passo l'andatura di muli e cavalli, al fine di ev itare lo goramenti ed incid en ti agli animali stess i. L'Intendenza Generale e m anò, nel 1916 , una circolare in cui mi se in evidenza la necess ità di custodire, ove possi bile, i quadrup ed i al co pe rto , sia pe r evi tare loro i ri gori della s tag ione f re dda, ma anche per preservarli da un s ic uro periodo di mal nutri zo nc dovuto all'esposizione all'aperto del fieno che, una vo lta bagnato dalle intemperie, diventava imman g iabile. Il generale L o mb ardi, intendente genera le dell'Esercito ed autore della circolare, volle precisare che il suo interessamento verso i quadrupedi, quando molti soldati non avevano ancora alloggi , s i riferiva a motivi di ordine pratico dovuti alla ne cess ità di custodire al meg lio gli animali ste ss i essendo questi di fondam e ntale importanza, ma soprattutto perché: "mentre gli uomini sfrultando la propria intelligenz.a possono procurarsi colla t e nda o con ripieghi una sistemazione, se non convenieme, almeno ternporaneamente tollerabile, in attesa delle cosrru ende baracche, altrettanto 11011 accade per i numerosi quadrupedi" 3
Se al mulo assegniamo, giustamen te, il ru o lo di animale s imbolo della Prima Guerra mondial e, al cane non potremm o c he affidare ìl ruolo di secondo attore. Dop o la guerra di Libia le atter17ion i deg li addestratori s i accentraro no sull'utilizw del cane come mezzo s u ss idiario per i tras porti in montagna.
Alla vigil ia della Prima Gu e rra il nostro Ese rc ito di sponeva di un so lo ca nile presidiario con se de a Bologna presso il quale, nell9 15 , furono cse- guiti alcuni tentativi di addestramento. Pertanto , ca ni di razza dane se, lupo o pastore furono adibiti al traino di un carretto per la montagna co n il quale , i l ca ne , era in grado di percorrere, a pie no carico, 3-4 km l 'o ra affrontando vari tipi di terreno e percorrendo a nc he notevoli sa lite . Nel 1916 L'Ese rc ito poteva avvaler s i di vari gruppi d i ca ni per il traino e di altri per il so megg io. Ogni gruppo di sponeva di 30 ca ni da pasto re , 15 carrette e 13 co ndu ce nti. Ques ti gruppi trovarono il loro impiego , anch e pe r la loro re s is ten za al freddo, con gli alpini s ull'Adamello e co n ]a fanteria s u li ' Alto Iudrio. Oltre a l carrettino furono rea li zzate, per i percorsi innevati , del le s litte. I ca ni rifornivano così le prime linee di viveri e muni z io n i. Alla fine d e l 1916le tati s tiche rife rì co no che furono imp iega ti 478 c ani , 26 carretti n i, 110 s l itte ; nu meri c he poi aumentarono nel corso del co nnitto.
Il cane si dimo s trò particolarme nte resistent e alle fa ti che della g ue rra , necessitando so lo di una giornata di riposo la sett imana , era capace di effettuare traspo rti anc he in co ndi z ioni avve rse di tempo co nsumand o raz ioni di c ib o notevolmente inferiori a quelle de l mulo.
Al tro protago ni sta della Grand e Gu e rra fu il pi ccio ne o colombo v ia gg iatore. Nonostante l ' us anza d i in v iare me ssagg i pe r mezzo d i co lo mbi avesse origin i antichissime il Mini stero della Gu erra ini z iò a s tudiame l 'a pplicazione, in campo militare, so lo ne l 1881 stimolato dai pos iti vi es perimenti di un civi le, A lfredo Brun acci, c he lanciò in quell'anno , da Roma a Napoli , una co ppia di c olombi belgi. Pe rtanto, nel co rso della Prima Gu e rra mondiale l ' E se rc ito di s poneva già di un buon num e ro d i co lombi e co lombaie dove erano c us to diti e d istruiti i piccioni. L'a ll e nam e nto consis teva ne l portare i colombi a distanze se mpre più crescenti pe r poi liberali in vo lo affinché rientrass e ro al luogo di pa11cn za. Le colombaie in uso presso l 'Ese rcito erano di du e tipi: una fissa e l 'a ltra mobile, que st'ultima, in parti co lare, s i dimostrò la più vantaggiosa pe rc hé in caso di ripi ega mento non doveva esse re di strutta come quell a fissa c he, in compen o, pe rò consentiva m aggio re si c urezza ne i co ll egamenti s u g randi di s ta nze. Durante la Grande Gue rra i co lombi trovarono impi ego ne lle comunicazioni, tra la prima lin ea e la zo na arretrata , in co ncorso con te legrafi e te lefo ni c he s pesso erano fuori uso per motivi te c nici oppure a ca usa del fuoco ne mi co . Un cont e nitore in a ll uminio per mcs aggi (cablo g rammi ) e ra applicato a ll a za mpa del pi ccio ne o ppure , per mezzo di una ta sc hin a, a l ventre de l volatile; in alcuni cas i si preferiva affidare lo stesso cablogramma a du e pi cc io ni pe r avere ma ggio re s ic urezza di recapito nel caso uno dci due venisse abba ttuto dal ne mi co . Il co lombo viaggiatore continuò a trovare impiego an c he ne l secondo co nnitto mondiale nono ta nte il crescente sv iluppo dei mezz i di telecomuni caz ione. Altro grande prota go nis ta di questa s toria è il "Serv iz io Veterinario" c he rivestì un ruolo di grande importanza nell'ambito della cura e dell'igiene degli animali assumendo negli anni sempre più importanza. Nel primo anno di guerra i veterinari erano appena 952, sicuramente pochi in confronto al gran numero di animali di cui l'Esercito disponeva, il loro numero comunque crebbe sensibilmente nel corso del conflitto raggiungendo , nell'ultimo anno di guerra, quota 2819 unità.
Le prime cure ai quadrupedi erano fomite presso le infem1erie da campo, queste si articolavano in due sezioni: una chirurgica e l 'a ltra di medi ci na generale con un reparto dedicato alle malattie infettive. Il lavoro compiuto da queste unità fu ragguardevole, basti pensare che durante il corso del conflitto furono curati complessivamente 260.700 quadrupedi. Per la grande mole di lavoro, in aiuto al Servizio Veterinario, fu richiesto l'intervento della Croce A zz urra , un'associazione morale di volontari che costituì delle infermerie o meglio dei convalescenziari per equini con lo scopo di ridare forza e salute ai quadrupedi spossati dalla guerra. Qu esti luoghi disponevano di 200/250 posti, generalmente collocati in prossimità delle ferrovie, poteva no beneficiare di ampi pascoli ideali per riabilitare i quadrupedi.
Nel corso di que sta terribile guerra fece la comparsa e fu utilizzata , in maniera piuttosto diffusa, una nuova e micidiale arma, '"l'aggressivo chimico" sotto forma di gas, che si rivelò essere un nemico silenzioso e s pietato contro il quale non erano più sufficienti armature o trincee. Una tra Le caratteristiche più impre ssio nanti di que s to nuovo strumento di offesa, che provocò migliaia di motti tra uomini e animali, era il raggio d'azione sicuramente più esteso di qualunque altra arma ed ordigno in circolazione. Sotto il profilo de ll 'efficacia distruttiva non aveva rivali rivolto com'era non solo verso il so ldato , ma indiscriminatamente contro ogni cosa fosse presente sul suo cammino compresi terreni, alimenti ed animali. Sotto la di zi one "aggressivi chimici" intendiamo, seppur genericamente, comprendere quei composti che, sia allo stato gassoso che ridotti in piccole gocce sospese nell'atmosfera o polverizzat i, venendo a contatto con l'uomo o gli animali provocano, soffoca mento, irritazione alle mucose degli occhi e degli organi respiratori o della pelle , causando anche le sioni ad organi vitali e la morte. Qualunque animale, ovviamente, risultò sensibile ali 'az ione dei micidiali "aggressivi chimici" in pmticolare dei "soffocanti"4 , mentre i "vescicatori"5 (iprite) risultavano più deleteri per l ' uomo che per l 'animale in quanto non riuscivano ad attaccare gli zoccoli e non provocavano sull'epidermide dell ' animale quelle piaghe larghe e distese che si manifestavano invece sulle pelle dell'uomo. Riguru·do all'azione initante, che i " lacrimogeni" provocavano agli occhi dei quadrupedi, questa si dimostrò meno invasi va rispetto a quella causata su li 'uomo che spesso provocava, seppur temporaneamente , la cecità temporanea6
4 Gli aggressivi soffocanti . come il cloro e il fosgene, provocano to sse spasmod ica e lesioni polmonari che possono causare l a morte per asfissia.
5 l vescica tori , come l'iprite. agiscono su ll e mucose c sulla pelle provocando piaghe dolorose difficili da curare.
La prima ed unica difesa contro questo tipo di aggressione consisteva nella cosiddetta " protezione" , attuabile sotto la forma "collettiva" ed "individuale".
Nella protez ione collettiva gli animali o erano allontananti dai luoghi c ontaminati e raggruppati in zone elevate (in quanto il gas tende ad adagiarsi sul terreno perché più pesante dell ' aria) oppure si provvedeva a ricoverarli in scuderie le cui porte e finestre venivano ermeticamente chiuse, lasciando aperte solo delle fe s sure protette da teli appositamente bagnati in soluzioni neutralizzanti. Al termine dell ' ondata aggressiva dei gas gli animali dovevano comunque es sere ricondotti all ' aperto pertanto, prima ch e ciò accadesse, era necessario distruggere tutto ciò che avrebbe potuto essere per l ' animale el e mento contaminante come acqua, foraggi o erba.
Inizialmente la difesa individuale dell'animale fu limitata a riparru·e solo le nmici. L'improvvisazione fu per un certo tempo protagonista. Difatti, i primi mezzi protettivi non erano altro che semplici sacchetti di tela posizionati sul muso dell ' animale. In questo modo le narici dell'animale restavano protette all ' interno del sacchetto stesso il cui contenuto consisteva in fieno o paglia bagnati di un ' apposita sos tanza con la quale era stato imbevuto anche tutto il sacchetto. Per impedire che l ' animale mangiasse il contenuto del sacchetto, di solito fieno e paglia , questi alimenti venivano imbevuti con una sostanza di creolina al4%. Per la protezione dei quadrupedi l ' Esercito ltaliano utilizzò maschere costituite da strati di mussola che erano adattate alla mm1dibola superiore dell'animale in modo da proteggeme le nru·ici. Queste maschere erano di semplice applicazione e non davano fastidio al quadrupede, in quanto dotate di un ampia superficie filtrante. Riguardo alle conseguenze provocate dall'iprite si praticava agli animali un accurato lavaggio degli occhi con soluzione salata di permanganato potassio all'l per 4000, mentre per il corpo si procedeva ad una serie di lavaggi di sapone e acqua calda seguiti da un frizionamento con cloruro di calce secco e spol- verato. Tali lavaggi erano eseg u iti con dell'ipoclorico di calcio su le bardature preventivamente pulite con stracci e spazzole asciutti.
6 Gli aggressivi lacrimogeni , come la c loropicrina, che tra l'altro è anche un soffocante , pos s ono svi luppare una forte azione ÌJTitante sull e mucose degli occhj causando anche una cecità temporanea rendendo comunque impossibile l ' ape1tura degli occhi.
Le direttive sulla difesa contro i gas asfissianti furono dettate in un Notiziario del 30 novembre 1915 di cui ripmtiamo alcuni passaggi 7
Come si avverte un attacco col gas. Se è secca si vede sorgere dalle trincee nemiche una nuvola di colore giallo ve rdastro, c h e si svolge lentamente verso le nostre posizioni, a c compagnata da forte sibilo. A causa del suo peso, il gas scivola immediatamente sopra la superficie del terreno riernpiendo trincee e ripari. Se l'aria è umida, la nube gialla si cambia in una densa nebbia bianca , la quale si c omporta in modo identi c o a quello sopra descritto.
Misure da prendersi in attesa dell'attacco. l) Le vedette si muniscano immediatamente delle maschere protettrici. 2) Si avverte subito il comandante del reparto e gli altri ufjìciali. 3) Le vedette stesse a v vertono i s oldati dei reparti rispettivi perché abbandonino i ripari avanz ati che saranno probabilmente invasi dal gas. Ciascun soldato corre al proprio fucile, prende il suo re spiratore dalla scatola che egli terrà sempre accanto alle armi, e lo mette sul viso.Jnolrre ogni soldato prenderà almeno due bombe a mano. 4) Ognuno tornerà quindi al suo posto e verrà fatto eseguire unfuo c o nutrito e lancio di bombe a mano contro la nube; ciò che ha per effetto di spinger/a in alto. 5) Un soldato di ciascun reparto ammucchierà sul parapetto del materiale infiammabile , tenuto pronto per tale scopo in una c assa (l egna, paglia, segatura, cenci, ecc.), che sarà acceso appena la nube avrà raggiunto i reticolati. Con questo mez.zo la nube verrà .'>pinta verso l ' alto. 6) E' della massima importanza che tutte le misure ora elencate siano presse colla più perfetta calma, per evitare confusione Si deve evitare di fare qualsiasi rumore non necessario, per non far comprendere al nemico che si è pronti a respingere l'assalto. Se ciascun soldato si metterà la maschera e starà al suo posto , la nube passerà senz a recar danno alcuno, ed il nemico che la segue da vicino verrà respinto da un fuoco preciso ed eflìcace .
L 'i mpresa et iop ica d e l 1935 rapprese ntò la fase conclusiva del p ro getto di colonizzazione av v iato dall'Italia n e l 1885 attraverso l'acquisizione dell'Eritrea e della Somalia. La guerra condotta dal generale Rodolfo Gr a- z iani s ul fronte m e ridi o nal e e d a l generale Pie tro B a do g lio , s ul front e sette ntrional e, si c onclu se il 5 ma ggio 1936 co n la co nqui sta di Adis Abeba , cap ital e dell'impero e tiopi co.
Sebbene la precede nte es pe ri e n za colonia l e d e l 1885 in Eritrea, ne lla qual e morirono molti ss imi animali, avesse dato mod o a ll 'Ese rcito di attuare accorgime nti utili a ridurre le pe rdi te restarono di diffi c il e so lu z ione du e probl e mi. Il primo lega to a ll 'a lim e ntazione dci quadrup e di , c he costr in se l ' Int e nd e nza ad in v iare ull 'a lto piano e tiopi co 1,5 kg eli fi e no al gi orno p er og ni animale; il seco nd o dovuto a ll e diffico ltà ne ll 'a pprovv igio nam e nto dci quadrupedi e delle barda ture.
Le a lm erie, rapprese nt ate da as in e lli , ca mm e lli e muli, furono sos ta nl ' unico mezzo di trasporto non esse nd o di co n ve ni e nte impi ego il tra ino co n carre gg io anim a le. G li asi nelli lo ca li era no i n g rado di trasporta re fino a 40 kg di m a te ri a le, mentre i cammelli loca li o e ritre i poteva no portare fino a 150 kg . Sebbene qu es ti ultimi fo sse ro poco ada lti ali' impi ego s u li 'a ltopian o e rano preferiti ag li as in e lli perché immuni dalla peste e quin a c he com unqu e, 1ispeuo a l passato , mi e teva meno v itt ime in quanto si riuscì a tcner la s otto co ntro ll o g raz ie ad un vacc ino . l muli inve ce, in magg ioranza italiani, dopo un periodo d'add es tramento e accl i matazione era no in grado di o tenere un p eso d i 70 kg. Come e ra g i à accaduto per la campag na di Er itrea s i ri scontraro no a na loghi problemi atti nenti s ia a ll 'acqui sizio ne di materiali e quadrup ed i, s ia a ll e pe rdite c he furono d i numerosi animali a ca usa d e ll a inadeguat ezza del pe rso nale e d e ll e ep id em ie .
Pe r la campagna e tio pi ca si fece ampio ricorso a li 'acqui s to di mul e tti ne l S udan e Sud Africa, di as ini dal Tan zanik a e dal Ke ni a, ma me g lio di tutt i se ppero acclimatarsi i mu lctt i , g li asini it a li a ni c qu elli di Cipro.
La ca mpa g na etiop ica co nfermò, a distanza di ci nqu a nt a a nni d alla precede nt e, c he il mezzo animal e re rava an co ra la so lu z io ne mi g li ore ri spett o a l mezzo meccanico non a ncora s uffi cie nte m e nte co mpe titi vo.
Tra il 1935 ed il 39 le trupp e it a liane interve nne ro , a l fianco de i naziona li s ti s pagno li g uid ati da l ge ne ral e Francisco Fra nco, ne lla g uerra civile s pa g nola.
Le operaz ioni s i svo lse ro s pes so s u terre no diffi c i le, in molti settori addirittura montano come la zo na tra i Pirenei e Ju ca o quella a nord-ov es t di M ad rid. Anche l e variazio ni s tag ionali , assai se ns ibil i come la diffe re nza di c lim a tra un a regio ne e l 'a ltra, influ e n z aro no nega ti va me nt e le operazio ni. Alle difficoltà imp os te da ll a natura si so mm aro no qu e ll e legate all 'asse nza di una s trateg ia prec i a co nseg uente alle imprevedibili evoluzi o ni c he una g uerra civil e im po ne . In o lt re , l ' a sse nza di un periodo d i preparaz ion e de l CTV (Corpo trupp e vo lontarie), affluito da ll ' Italia in tutta fretta , la mancanza d ' orientamenti, sia sull'assetto organico che sui compiti delle forze in campo, non fece che complicare la situazione. Per sopperire alla mancanza di automezzi, non utilizzabili su percorsi difficili , a fine aprile del 1937 furono costituiti due reparti salmerie di 200 muli per co n se ntire alle truppe impiegate su teneno montano di operare. Le salmerie, ritenute eleme nto indispensabile, continuarono acl essere incrementate per tutto il corso della guerr a, malgrado le difficoltà d'approvvigionamento dei quadrupedi e nonostante fossero fomite per intero dagli spagno li che aderivano con parsimonia alle richieste per evitare, con eccessive requi s izioni , danni a !l'agricoltura locale.
Co nsidera ndo il tipo di territorio s ul quale le truppe italiane erano s tate chiamate acl operare potremmo definire irragionevole l 'asse nza, all ' inizio delle ostilità , di salmerie e caneggio. Ciò costrinse le artiglierie ad essere o auto-t1·ainate o auto-trasportate dai trattori. Solo all'indomani dell 'ass unzione del comando da parte del generale Bastico ed in seguito alla battaglia eli Guadalajara (14 aprile 1937) fu deciso, dallo stesso generale, di introclune le salmerie. Nel corso della guena la tra z ione animale funzionò a dovere, essa era basata sul parco caneggio e salmerie che funzionava come deposito , orga no di riparazione, cura e vola no di salmerie.
L'organizzazione si avvaleva di:
- una salmeria per rifornimento acqua (50 quadrupedi);
- una salmeria portaferiti (70 quadrupedi su 3 sezioni);
- una sa lm eria di riserva (vat:i quadrupedi);
- un magazzino centrale materiale se lleria e carreggio;
- un'infermeria quadrupedi che nel corso delle operazioni staccava nuclei di infermeria e posti raccolta quadrupedi avanzati.
A fine aprile del 1937 furono costituiti due reparti sa lm erie di 200 muli e fu decisa la trasformazione da auto-portate a someggia te di due batterie da 67 l 17 ognuna delle quali poteva contare su 85 muli di cui: 32 per le munizioni , 24 per i quattro pezzi di artiglieria e 29 per i matetiali vari 8 •
A fine maggio del 1937 s i costituirono un di staccamento salmerie e un'infermeria quadrupedi. lnoltre, tutte l e batte ri e di accompagname nto delle tre divisioni furono rese someggiate e si provvide ad assegnare alle divisioni "Littorio", " Fiamme nere" e XXIII marzo, rispettivamente 150 , 200 e 100 muli 9 Seppur in ritardo , si riuscì a correggere l'errore iniziale sostituendo il traino meccanico con il carregg io dotando l'Esercito eli una migliore capacità di movimento che, ancora una vo lta , fu quasi completamente devoluta ai quadrupedi.
La Seconda Guerra mondiale
Nella Seconda Guerra mondiale il prob lema dei trasporti crebbe in seguito a ll e difficoltà di rifornire i diversi e lontani fronti d'operazione. A tale "defaiance" si aggiunse l ' ini ziale insufficie nza del parco automobilistico, il success ivo logoramen to dei mezzi, la scarsità di car burante che ebbe a verificars i nel co r so del conflitto e le diverse morfolo g ie dei territori in cui la g uerra si svolse. Tutto ciò costri n se l 'Esercito a ricorrere più vo lte a l traino animale dal quale non riuscirono a sottrars i, in alcuni cas i , nemm eno quei reparti, che pur disponendo di un numero adeg uato di automezzi, erano comunque costre tt i a vedersela co n le difficoltà di accesso di alcuni territori che rend eva no spesso problematico , se non impossibile , l'uso dei veicoli . Neli' Africa Orientale Italiana, nel 1940, la "difesa" della colonia dalle forze inglesi dipese dalla scarsa disponibilità di gomme e ca rbu ranti; proprio lo scarso numero d i pne umatici utilizzabili, per g li automezzi, costrinse le autorità rnilitari italiane a fare ricorso ad un massiccio uso di quadrupedi da adibire al trainoL0 Il numero degli artimali impiegati, nel luglio 1940, ammontava a ben 50.000 esemp lari. Altri casi di irri nun ciabile ricorso al mezzo animale furono la campag na de ll e A l pi Occidentali, sem pre nel 1940, svo lta s i interamente sulle impervie montagne a lpine, seg uirono la campag na di Grecia e quella di Rus sia . Persino l 'Esercito Tedesco , ind ubbiamente più dotato di mezzi di quello italiano, dovette spesso fare ricorso a l cava ll o impiegando , dal194 1 al1945, oltre 700 .000 cavalli .
Ma g ià alla fi ne del primo anno di guerra le perdi te di cavalli e mu li destarono notevole preoccupaz ione; le catt i ve condizioni climatiche e tetTito riali, l'a li mentazione quasi esclusivamente composta di mangime (come l'energon, un surrogato di avena per cavalli, che oltre a provocare frequenti coliche intestinali non era sufficientemente nutriente in re lazione al su per lavoro richie sto) e la difficoltà d i garantire turni di riposo agli anima li , provocarono il 25% di perdite.
Il Secondo Coni1itto mondiale fu anche l ' ultima guerra in c ui la cavalleria, nella sua forma tradizionale, p rese parte. Essa fu impiegata praticament e, su tutti i fronti, però q ues ta volta con un nemico in più il carro annato. Nei Balcani la cavalleria fu impiegata in azioni cruente, su un territOiio aspro ed in sidioso, dove gli automezzi non avevano alcuna possibilità di intervento e proprio in Croazia sembra sia stata combattuta, a Poloj, l'ultima carica della cavalleria italiana di cui parleremo nel capitolo dedicato al cavallo. Il sacrificio di uomini e soprattutto di cavalli fu notevole, come testimoniano gli innumerevoli resoconti dei combattimenti. La Russia rapprese ntò per la cavalleria un banco di prova terribile dove le perdite di muli e cavalli risultarono e normi , soprattutto a causa delle condizioni atmosferiche particolarmente sfavorevoli.
Al secondo conflitto prese parte, anche se in modo meno determinante ed in misura ridotta che ne11e precedenti campagne, il cane. l comp iti di qu esto animale furono esse nzia lmente di collegamento come avvenne ad esempio in Africa Settentrionale e sul Fronte Occidentale.
Chi seppe invece ritagliarsi ampi spazi di consenso, come nei precedenti conflitti confermandosi un protagonista, fu il colombo. Per questo pennuto , dalle particolari doti di orientamento, la Seconda Guerra mondiale fu un conflitto in cui ebbe modo di dimostrare, ancora una volta, le sue straordinarie doti di orientamento intervenendo su tutti i fronti. Nonostante i nuovi ritrovati nel campo delle trasmissioni co nse ntivano, rispetto ai conflitti precedenti, maggiori garanzie di funzionamento delle apparecchiature radio fu spesso fatto ricorso ali 'instancabile contributo del colombo che era comunque in grado di garantire il massimo dell'efficienza anche nelle condizioni meteorologiche più sfavorevoli.
Rispetto ai conflitti precedenti il colombo trovò un'ulteriore impiego, sepp ur sperimentale, con le unità delle truppe paracadutiste. Fu prospettata la convenienza di addestrare le truppe paracadutiste ali ' impiego dei colombi i quali , assieme alle stazioni ricetrasmittenti , rappresentavano gli unici mezz i di collegamento per i paracaduti st i lanciati sui territori nemic i. Pertanto si provvide ad impia ntare presso la Scuola Paracadutisti una colombaia ausiliaria, la numero 148. Analoga iniziativa fu comunque realizzata verso la fine della Prima Guerra mondiale quando il Comando Supremo decise di assegnare dei piccioni viaggiatori agli agenti che segre t amente inviava oltre le lin ee nemiche per raccogliere informazioni.
I primi esperimenti o addestramenti si svo lsero presso la co lomb aia di Roma dove i colombi venivano lanciati assieme al paracadutista per essere lasciati liberi , una volta toccato terra, di raggiungere la colombaia di destinazione generalmente distante circa 80 km.
Il trasporto dei colombi, al segu ito del paracadutista, richiedeva l ' uso di un apposito contenitore detto "gabbia -custodia" munita di tutti g l i accessori per l 'alim en tazion e e l' impiego del volat il e. La gabb ia- custodia, che veniva indossata dal paracaduti s ta, per mezzo di una ci ntura di can a pa a sgan c io rapido, e ra dotata d i un piccolo paracadute. Il paracadutista , una volta effett uato il lancio , co n aJ segu ito la gabbia- custodia , a 20-30 metri da terra sga nciava l 'i nvolucro che automaticamente l asciava ap r ire il paracadute atte rrando contemporaneamente a l paracadutista , ma se nza impacciarlo nella ca duta. D opo la Seconda Guerra mondiale , presso l 'Ese rcito, l'uso del mezzo animale scomparve quasi del tutto. L'avanzare inarrestabile della tecnologia relegò inevitabilm e nt e g li animali ne l cassetto de i ricordi. Di loro non restano a ltro c he de ll e immagini, memori a di un tempo in c ui co n s acrifi cio c fatica gli animali furono l' in sostituib il e o tegno , umile e s ile nz io so, dei soldati inv ia ti al fr on te a l cui fianco combattero no in ogni condizione di tempo e di l uogo, tra il ghiaccio del fronte russo e J'infuocata sa bbia del de se rto africano.
Nelle prime campagne coloniali di asinelli fu molto diffuso. grazie alle straordinarie capacità di adattamento e resisten za di questo piccolo ma robusto quadrupede.
Prima Guerra mondiale. Un reparto di salmerie, in attesa di mettersi in movimemo , appena caricato di viveri ed altri beni di prima necessità destinati alle truppe al fronte americano t.ipo atM. e qualche bottiglia di vodka.
Prima Guerra mondiale . Pastori maremmani, molto utilizzati durante la guerra per la loro capacità di resistenza alla fa tica ma soprattutto al ji·eddo.
Prima Guerra mondiale. Ca ni da slirra durante una svs ra tranquil/am enre sdraiati s ulla ne ve non ostante Le gelide temperature, che ad esempio su lla Marmo/ada raggiung eva no an che i 15- 20 gradi so rro lo ze ro.
Prima Guerra mondiale. Il cane ebbe anche un importate ruolo nelle attività di soccorso p er ricerca fe riri.
Prima Guerra mondiale. Un bersagliere a cavallo; in questo conflitto il cavallo non fu particolarmente utilizzato a causa della natura del terreno e de/tipo di guerra alquanto statica, detta appunto di posizione.
Prima Guerra mondiale. Una sequen::.a di immagini che illustra il modo di applicare uno dei primi ese mplari di maschera antigas al cavallo.
Dali 'articolo del colonnello UJren :o Penna l gas asfissianti, in " Riv ist a di Artiglieria e Genio" del gennaio 1921 .
1921. Illu straz ione di un s istema ant igas per piccioni.
Africa Orienrale Italiana 1935-36. Gli animali furono anche oggetro di propaganda. Nella carrolina viene evidenzialo il grande numero di quadrupedi ( 102.552) inviati in colonia a restimonian-:,a dell'impegno bellico preso.
Guerra mondiale. Come aveva già avuto modo di dimos1rare nella Pri111a Guerra mondiale anche nella seconda il cane fu f"insostituibile ausilio del Servi zio Sanitario.
Guerra mondiale. Allo stesso modo di quelle italiane le forze armc11e degli altri paesi addes1ravano ed lllilizzavano il cane. In Germania scuola militare per cani, a Kummersd01j; per addestrare i cani al collegmnento. alla scorta, alla guardia ed al soccorso feriti.
Seconda Guerra mondiale. Uno dei problemi relativi alla gest ione degli animali era il loro trasp orto ch e a volte richiedeva l ' impiego di numerosi uomini e me zz i.
Seconda Guerra mondiale Russia di cembre 194 1, una slitta porta alle trupp e i doni di Natale ...