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Capitolo Ter zo

Il Cavallo

Arma e mezzo d i trasporto

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Il cavallo, immagine di forza e velocità ma anche arma e mezzo di traSpO!to . Duplice mansione per questo splendido quadrupede consacrato dagli antichi a Ma1te, Dio della Guerra. L ' uso come arma è antichissimo sia con un solo cava li ere, sia in g ru ppo per formare una compagine agguerrita e travolgente: la cavalleria. Tra i popoli orientali, ne l corso dei combatt im enti, la cavalleria era po siz ionata alle ali dello schieramento con la funzione d i effettuare la carica nel momento dell a crisi . Tra i greci e r a consuetudine che la cavalleria caricasse al galoppo co n il centro della s ua formazione protes o in avanti. In epoca romana i cavalieri si collocavano alle ali e dietro la fanteria caricando al galoppo e muovendosi dalle a li o uscendo dagli spaz i esiste nt i t ra i manipoli. Tranne l a pare nte s i medioevale, in cui il si ngolo cava li e re caricava contro qu e llo avversar io, la cavalleria ha s p esso agito in un'unica formazione compatta. Ne l XVI secolo l ' affermarsi dell ' uso delle armi da fuoco e le nuove conseguen ti soluzioni tattiche della fanteria imposero, per la cava ll e ria, l'uso della pisto l a ne ll 'attacco e della corazza nella dife sa dal fuoco nemico, nello stesso tempo la bardatura del cavallo divenne più le ggera per co nsenti re rapidità di manovra. l cavalieri attuavano la cosiddetta manovra del "caracollo" raggruppati in compagnie composte di alcune decine di uomini; avanzano su più righe sparando e ripiegando per riga poi , con la forza de lla loro mass a, si la nciava no a ll a carica. Tale sistema fu però ben presto sost ituito da Emanu e le Filiberto ne l corso della battaglia di S. Quintino dove la cavalleria fu lanciata alla carica solo dopo aver disgregato, con l'artiglieria , l a fanteria francese.

Si deve al fiorentino Pietro S trozzi ( 1600) l a nascita della figura dell" 'archibugiere", poi esportato in Fran cia c nel resto d'Europa. Qu esto particolare sol dato utilizzava il cavallo per raggiungere il lu ogo della battaglia dove, una vo lta g iunto , s i appiedava e con le armi da fuoco attaccava il nemico dando modo alla propria cavalleria di chiudere la battaglia all'arma bianca. Durant e il seicento la cavalleria fu suddivisa in tre s pecia li tà: la cava lle ria " pesante" quella "leggera" eg li "archibugieri a cavallo". La prima specialità. c h e diede o r igine a ll a ve ra e prop r ia cavalle ri a, impi egava il cavallo per caricare su un a o più righe, inizialmente cavalcava protetta da elmi e corazze utilizzando lancia e sp ada che sos tituì poi con pistola e m osc hetto. La cava lleria leggera s pronava i cava lli in g rosse fo rm az ioni penetrando tra i vuoti dello sc hi e rame nto avversario annata di lan c ia , spada c due lun g he pi s tol e a ru ota.

Al p os to dell 'elmo, usa to so lo ini z ialmente, que s ti cava li er i indossavano un cap pello di feltro fode rato da un'armatura in ferro a protezione della te s ta. La terza s pecia li tà era formata dagli "a rc hi bugieri" 16 a caval lo, poi den o minat i "dragoni ... In questo caso il cavallo era uti l izzato come gli altri per ra gg iungere i l luogo de ll a battaglia per poi essere impiegato da fermo dali 'archib ugiere il quale indo ssava una particolare corazza, appositamente sagomata sulla spa ll a destra, per aver modo di pun tare l 'arcllibugio da tetTa appoggiando lo s ull a sella de l cavallo . Qu esta cava ll e ria in terveniva i n mov im e nto , per ri g h e. precedendo le carich e o proteggendo il ripiegamento de ll a cava ll eria.

Selezi one e addestramento del cava llo militar e

Le proprietà fo ndamenta li de l cavallo militare, affinché fosse ritenuto utile per l 'esercito, cons is teva no nell'essere vigoroso, predisposto alle andature rapide, poco soggetto a i ca mbiam en ti atmosfe ri c i , docile ed abituato ai rum o ri sop rattutto di qu e l l i de ll e armi da fuoco. Il cava llo cos idd etto da se ll a e ra scelto tra g li esem pl a ri che vant ava no form e s lanc i ate ed e leganti. robuste estremità e buona statu ra che non poteva es e re inferiore a m. l ,48. Il cava ll o. inoltre. poteva esse re impiegato si a pe r la so ma che per il tiro; le ue caratteristiche morfologiche lo collocavano facilmen te nell a versio ne di cavallo da tiro pur pote nd o tranquillamente essere sos tituito con il mulo ne ll 'attività eli someggio. Le caratteristiche di un cavallo da ti ro e rano: os- satura solida, muscoli ben sviluppati, corpo piuttosto corto, groppa larga , statura compresa tra i metri l ,50 e l ,68.

16 In un primo momento g l i archibugieri combattevano a p iedi: alla fine del xvo seco lo nacquero quelli a cavallo. L'archibugio, cos tituito da una canna di ferro c da una cassa di legno, non disponeva di di caricamento. l proiettili erano delle pallottole di piombo e di ferro che si posi;iona\ano all'interno della canna attraverso la bocca della l>ICS<>a. La pallottola così introdoua ve ni va spinta a contatto della carica con una bocchetta. Lo sparo avveniva per meno di una miccia che una volta accesa raggiungeva la polvere nera posiL.ionata dentro e sopra il ··foro focone'". ricavato nella culatta In seguito furono ideati diversi sistemi di montati su piastre di feiTO dette '·batteria··. Si ebbe così la batteria. a ' ·serpentino". a ··ruota··c a •·foci le·· dal cui termin e deriva l'odierno "fucile".

La scelta di un buon cavallo richiedeva un notevole bagaglio di cognizioni ippiche che si acquisivano con lo studio e la pratica. I cavalli per l'Esercito , in base ali 'uso per i quali erano destinati , venivano distinti in due classi: da tiro e da corsa. Ognuna di queste due categorie era sottopo s ta ad una se le z ione basata su lle va luta zioni fisiche dell'animale, come ad esempio: la minore o maggiore ampiezza degli angoli articolari delle zampe, la cui misura è fondamentale per determinare la capacità di lavoro dell'animale. La minore ampiezza di detti angoli è spec ifico dei motori che compiono la voro di massa, come il cavallo da tiro pesante che presenta: braccio, coscia e gamba inclinati con gli angoli del gomito e del garretto relativamente chiusi.

Nel cavallo da corsa l'apertura degli angoli è invece molto amp ia, condizione que sta da cui deriva la direzione quasi verticale dei raggi ossei, e per conseguenza la lunghezza degli arti e, quindi, maggiore estensione di contrazione e maggiore velocità. Per gi udicare in modo più semplice , come è solito dirsi ad "occhio", è necessario basarsi su i rapporti generali d'insieme, quali : a ltezza, lunghezza e larghezza; sull ' armonia esistente nei profili della testa, del collo, della linea dorso-lombare, della groppa ecc. Comunque, nel gi udicare le proporzioni del cavallo vi sono altri due criteri da seguire definiti "assoluto" e "relativo"; il primo, quello assoluto, deve essere riscontrabile in tutti i cavalli, come: la giusta e regolare di s tribuzione del peso del corpo sulle quattro estremità, i muscoli ben sviluppati, il torace ampio e profondo. Il secondo criterio, quello " relativo ", deve tenere conto di alcune particolarità richieste dalla differente mansione a cui il cavallo verrà chiamato ad assolvere, ad esempio: una testa grossa, un tronco breve , un petto molto largo ed arti corti e muscolosi sono dei pregi per un cavallo da tiro pesante e dei difetti per uno da corsa.

Altri parametri da tener presenti nella scelta dei cavalli sono il "sang ue" ed il "fondo". La parola sangue è utilizzata per indicare l'in s ieme delle caratteristiche di razza , quali: puro sangue inglese, \.-2 sangue inglese. Inoltre , il term ine "sangue" indica un complesso di attitudini particolari manifestate dalla conformazione es terna, ma più specialmente dalla perfetta ecc itabilità della macchina animale e le sue forze motrici. Quando tale e quilibrio è perfetto, in maniera da poter conseguire, per esempio, una notevole velocità, si dice che l'animale ha "sa ng ue " .l termini "sangue" e "fondo" furono definiti con estrema chiarezza in un manuale per ufficiali di complemento, dal titolo "Nozioni di ippologia". "Nel senso ezoognostico, il sangue si appalesa esteriormente con la sveltezza delle forme, la vivacità dell'occhio, la mobilità dell'orecchio, la resisten za che oppone la coda ad essere solleva ta e col s uo portamento, la finezza della pelle, la ricche zza ed appariscenza della rete vasale sottocu tan ea ecc. "

Rig uardo al "fondo " del cava llo questo è L'insieme dei suoi mez zi che lo re ndono c apa ce di res is t ere p e r Lungo tempo ad un dato lavoro. La compl ession e (la costitu z i o ne fi s ica n.d.a.) del sogge tto può far presumere il fondo, ma so lament e la prova è capace di m e tte r/o in evidenz a.

Un altro dei fattori determ in an ti , per la sce lta e quind i il co nseg ue nte ac qui sto di un cavallo deJI 'ese rci to, e r ano l'età. Tal e co no sce nza forniva un ul te ri ore elemento util e a determinare l'idoneità o me no del qu adru pede a prestare serv i zio . Gli clement i necessari a va l utare l'età di un equino sono d ive rsi, tra qu es ti:

- il colore dei peli, che d i so lito in epoca giovan il e è meno pronunciato c he in e tà adulta; l 'a nim a le vecc hi o inoltre presenta ( in particolare s ull e te mpie , fronte , co da , c rini era) la depigme nt azione dci pe li s tess i. I mantelli grig i ad esempio div enta no se mpre più chiar i fino a raggiungere il b ian co;

- la lunghezza della faccia, che a ume nta col pro g redire de ll" età; la forma della fronte, nei pu ledri è convessa c poi i spia na;

- le variazioni della voce;

- l e locahzzazioni dell'adipe (de l g rasso).

Oltre a que sti elementi, c he potremmo definire ausi l iari in quanto no n so no determinanti pe r co noscere l 'età del cava ll o, è in vece indi spen sa bil e l 'esec uzi one di un attento esame d ei denti s ul quale no n c i dilungh e re mo, in quanto ogni anno di età di un cava llo corrisponde acl un o specifico esame dentale piuttosto tecnico. Ad ese mpi o ne l maschio la dentatura è completa, m e ntre nella femmina manca dei cani ni .

Presso l ' Esercito , nei primi del 900' ad og ni cavallo ven i va assegnato un nome che doveva comi nciare co n una lettera de ll 'a l fabeto relativa all 'a nn o di nascita. in modo c he fosse s ubito possibile conosce re l 'e tà del cava llo . Alla lettera "A" corr is pondeva l'anno 1912, a ll a " B" ill913 e così via. Il nome inoltre no n poteva esse re composto da più di quattro si llab e. Buo ni cava lli da guerra e rano cons id erati il puro e mezzo sa ngue inglese. il tar taro, l 'irl andese,l'ungherese, ma anche in It alia e ra a ll evato un buon cava ll o militare. quello sardo, c he si proponeva re s is tente alle fatiche, intelligente, ubbid ie nte, ma piuttosto picco lo di statura. L e razze italiane da da tiro pesante e leggero che ve nivano utiliu.ate dall'Eserci to era no: la ··marcmmana", presente nel Laz io e nell a Toscana; la "sarda, la '·siciliana", la "salernitana" a ll evata in Campa ni a c Bas ili cata, la "friula na", la "lipizzana" (Tr ieste), i "cavalli della va ll e Padana ' ' (delle zone di Ferrara,

Cremona, Mantova), l"'avelignese" e la "norica" (Alto Adige) che forniva no t ip ic i cava lli da montagna e da soma

Ad og ni mod o, le cara tterist ich e naturali d e l cava ll o potevano tranquillamente essere migliorate o perfezionate con l'addestramento e l'allenamento che permettevano di ottenere dali' animale il massimo della resistenza e della ve locità compa tibilmente con il peso del cava li e re, delle armi e della bardatura .

Di un certo interesse fu invece la razza P ersa no, fondata nel 1742 da Carlo III di Borbone (questi allevamenti f urono interrotti nel l 874 ma presto ripresi nel 1890), per dare alla cavalleria leggera un cavallo adatto a questa speciali tà .

L ' amministrazio ne mjlitare si avvalse dei depositi di allevamento di Lipizza, M irandola, Grosseto, Persano e Bonorva nei quali allevava pu ledri di 2 -3 anni e mezzo fino ad un ' età di 4 anru e mezzo. Al termine i cavalli era no destinati a i reggimenti per mezzo dei depositi di allevame n to .

L ' allevamen to , che era praticato per mezzo di un comp lesso di cu re ed attenzioru verso il puledro, era anche legato alla maggiore o minore importa nza che og ni singo la nazione attri bui va a l cava ll o militare come in Germania, Francia e Un g her ia dove vi e ran o delle vere e proprie razze di cavalli mi li tari appositame nt e create .

Ap posite comrrussioni si preoccupavano di acqu istare direttamente i puledri , d agli allevatori o nelle fie re, all ' età di 2 o massimo 3 anni. Qu esti g io va ni quadrupedi e rano co ndotti ne i diversi D epos iti spars i s ul territ01io nazionale: in Sardegna presso Bonorva , a Grosseto ne ll a maremm a Toscana oppure a Persano, Porto vecc hio o Paternò in Sicilia . Presso il deposito i puled ri, la c ui p erma ne nz a e ra da un an no e mezzo fino ai due, erano a llevati allo stato "brado" o "se mibrado"; ne l primo caso l 'a nimale e r a la sc iato completamente lib e ro ne ll e vaste c ampag ne dei Depositi, me nt re ne l seco ndo caso il puledro era lasciato a l p asco lo durante tutta la buona stagio ne e ricov era to nell e sc uderi e so lo ne i mes i più f re ddi Questo sis te ma di a llevamento se rv iva a potenziare lo sv iluppo della mu sco latura e d a rendere l'ani male più resistente a ll e i nte mp e ri e. Con il sistema se mi-brado vi e r a il va ntaggio di d are a l puledro una razione a limentare più variabil e, di quella dei prati, arr icc h e ndol a di ave na , che rende i caval i più forti e resis te nti. Pe r alcuni pul edr i di razza era adottato un partico lare s is tema di allevamento, detto "stallino", che era di soli to d es tinato ai puro sa ng ue, i quali era no allevati nell e scuderi e con un apposito regime alimen tare di fieno e d avena a raz ione progress iva. Il puledro , anche se era tenuto presso la sc uderia , doveva comunque go dere della ma ss ima libertà e per que sto era allo gg iato in ampi box e fatto u sc ire lib e ro nel "paddock", lo s pazio adiacente la sc ud eria. A l co mpimento d e l quarto anno e mezzo i puledri la sc ia va no i Depositi per esse re in viati presso i reggimenti di armi a cavallo c he li sottoponevano, a loro vo lta , ad una s peciale progress i va educazione cd ist ruz ion e, come l 'a mman s imcnt o, pe r indurre il cava ll o alla doc ilità ed a ll 'affiatam e nto co n il proprio cava li e re .

Tra le a tt ività addestrati ve v i e ra quella di inquadrare cava lli e cava lie ri og nun o di fi a nco all'al tro. A li 'es cl a maz ion e "a cava llo" i cava li e ri sa li va no ognu no in sell a al proprio d estr ie ro ; per far e questo i cavalieri si co ll ocava no s ul fian co s ini s tro del cava ll o, di fronte alla s palla si ni s tra , te ndendo le redini ne l pu g no d est ro. Con la stessa mano destra, c he impugnava le redini. il caval iere afferrava un ci u ffo de ll a crini e ra, infilava l a punta de l pi ede inistro ne ll a ta ffa e a ppogg iandosi ali ' arco po te ri ore della se ll a, con un s la nc io, sa li va a cava llo se de nd osi con leggerezza su ll a seJl a.

I cavalli, una vo l ta assegnati ai Corpi, era no so ttopo st i presso g li ste ssi a specifici a ll e namenti pro g ress ivi attin e nti a li 'a ttività che l 'a nimal e avrebbe co mpiuto presso il Reparto. L'al le nam ento era quindi differenziato i n re lazione a li 'asseg naz ione del cava ll o ad un reparto di cavalle ri a o di artiglieria.

L'addest rame nto presso il re part o di C ava ll er ia prevedeva di ist ruire uomini e cava lli att ra ve rso esercitazioni pro gress iv e di marcia. L'a ll e na mento progress ivo com p01tava una marcia di alm e no 25 km iniziali c h e grad ualmente, nel gi ro di a l c un e seuima ne, ra gg iun geva una distanza massima di 90 km. mantenendo in ogni caso sem pre una veloc i tà media d i 8 km orari e d a lternando lo st ile di marc ia de l cava ll o, d al trotto al passo, co n q ua lch e breve fe rmata per il ripo so. Pe r co nse ntire un as es ta me nto d e ll e se ll e e dei cava li eri, ne i primi 15 minuli di marcia , i cava lli non erano m a ndati al trotto , me ntre neg li ultimi 20 minuti di percorso si preferiva condurli "all a mano", ovvero appiedati. La co nduzione alla ma no e ra adottata dai cava li e ri a nc he ne ll e for ti salite e di sce e pe r ridare ei a t icità e v igo re ai cava lieri e dar modo al cava llo di ripo are.

L'allename nto presso il re parto di artig li e ria s i differenziava da l precedente so pratutt o per l a posiz io ne del cavaliere , no n più s ul cava ll o co me nel prec ede nt e caso, ma ben sì s ul carro. De tt a s ituazione prese ntava eleme nti di diffico lt à in qu an to era necess ario ra gg iun gere, con una int e ll ige nte e ponderata pro g ressione. un ' armonica re laz io ne tra c avalli e cava li e ri v inco lati da l traino di un pezzo di a rt ig lie ria e re lat i v i carri.

L ' allenam e nto prevedeva l 'esec uzio ne di marce, a l pass o e tro tt o, s u un terre no compa tt o, piuttosto so do , per consen tire ai co ndu ce nti d i acquisire la necessaria ab ilit à nel manteneme una re go lare cade n za ne ll e a ndature, a co no scere la di s posizio ne de i cava lli al tiro c ad e eg uire il train o co n mas - simo accordo fra pariglie. Dopo un assiduo allenamento si arrivava a far compiere ai cavalli marce di 25/35 km ad una velocità di 8 km orari alternando, ogni 10 minuti , passo e trotto.

L a Pr im a G uerra mon dia le

L' impiego della cavalleria nella Prima Guen a mondiale fu ristretta a pochi e pi sod i. All'inizio della guen·a, due divisioni di cavalleria, incaricate di coprire la radunata s ulla linea del Tagliamento presero parte all'avanzata del24 giugno 1915 ; la 2" Divi s ione- ed in particolare il Reggimento Lanci er i di Manto va (25°) - fu impegnata in combattimento ad Atis (Staranzano) i l 5 giugno. Durante la Prima Guena mondiale la cavalleria dovette adattarsi alla particolare tipologia dell'evento bellico appiedando la maggior parte dei propri uomini. Al tennine del conflitto non mancarono le polemiche legate alla ne cessità di continuare o meno ad adottare la cavalleria in un'epoca in cui le nuo ve scopette tecno logiche ponevano s ul campo mezzi e armi che rivoluzionavano la tattica , imponendo nuovi scherni strategici . Le controversie furono comunque superate e la cavalleria ebbe modo di recu perare la sua importanza.

La Seco nd a Guerra mondiale, dalle caric h e d i G uillet a Po loj

Nel febbraio 1940 , nell ' imminenza dell a guena, un giovane tenente di cavalleria, Amedeo Guillet 17 di stanza a Gondar in A.O.I., fu incaricato di formare un reparto speciale di cavalleria, il " Gruppo bande a cavallo". L'ufficiale sce lse personalmente gli uomini perconendo tutti i paes i ex ribelli ed anuolando i volontari. I cavalli furono se le zi onati ed acqu istati nei mercati locali, come i camme ll i da sella e da carico. Per l'iniz io del conflitto l'addestramento fu completato ed i l giovane ufficiale poté contare su un reparto composto da 8 bande per un totale di 800 cavalieri, 400 uomini a piedi , 200 meha r isti, una sezio ne mitraglieri , una sezio n e ant icarTo e sa lmetie, per un co mple sso di 1700 uomini. Il Gruppo a ll ' ini zio de ll e ostilità fu impiegato ne llo scacc hi ere nord prendendo parte ad audaci raid presso ed ol tre i confi ni del Sudan, forne ndo i noltre preziose notizie s ul nemico e s ulle s ue direttrici di marcia. Ai primi di gen naio 194 1 il gru pp o s i t rovava al di là de i confini sudan es i pe r anaccare le avanguardie dell'armata ing lese che ava nzava no verso l 'E ritrea, pe r co nse ntire a i battaglioni de ll a 4 1A B rigata, di s lo cat i f uor i dalle nostre linee di resistenza, di ripi ega re ne l Forte d i Cherù. Il Gruppo Bande Amh a ra, all'alba de l 2 1, attaccò, co n una s preg iudicata manovra aggirante, l 'ava ng uardia inglese com posta da reparti motorizzati c meccanizzati, tra l'altro s u periore per mezzi e uomini 111 •

17 Il ge neral e Amedeo GuiJlet, uffi ciale di cava ll e ri a nato a Piac e nza il 7 febbraio 1909 e mo1to a Roma il 16 giugno 2010. fu comandante de l "Gruppo Band e a cavaUo con cui combatté , durant e la Seconda Guen·a mondiale in Afr ica Orientale, co ntro gli inglesi. Sempre nel territoJio dell'Africa Orientale , all ' indomani della re sa de ll ' E sercito Ita lian o, Guillet co ntinuò a combattere. Vestito come un arabo, s i m ise a capo di una banda composta da guerriglier i eritrei, e tiopi ed arabi. Dopo mes i di guerriglia, Guillet s i na scose a Ma ssaua dove res tò a lavorare come acquaiolo fmo al momen to in cui ebbe modo di attraversare il MaJ Ros so e rag g iungere lo Yem e n neutrale.

I fatti e b bero in izio l a ser a de120 ge nn aio. il Grup po BandeAmha ra fece rien tro a Uascis it dopo una lunga ricognizio ne nella zo na di R adatmoi per riferire al ge ne rale Fongoli, comanda n te de ll a XLII Brigata , g li es iti dell 'osse rv az io ne. Le no t izie ri cev ut e s i s ommaron o a quelle fornite da ll 'av iazio ne it a l iana e dal se rvizio informazioni. In sos tanza le truppe motorizzate e co ra zzate inglesi avreb bero potuto r endere assai diffici l e i l rip icgame nt o dei reparti it a li ani distaccati nelle zo ne fuor i dal forte di Chcrù, e ra qui ndi assolu ta me nte necessario che il Gruppo Bande a tt accasse le formaz ioni ing lesi ne l te ntat i vo di ritardarn e l 'ava nza ta.

Il gruppo, nono s tante l 'osc urità de ll a nott e, s i mise immediatamen te in marc ia. Il repa rto era compos to da qua t tro B a nde a cava ll o, una a piedi. un a sez i o ne cammell ata, un a ezio ne armi contro carro camme ll ata, una sezione mitrag li atrici someggia te.

Ai primi albori de ll ' alba improvvisi crepit ii di armi automatiche italiane e d in g lesi ed il sop ra ggiungere di un portaordini d e l 100 ° Battag li o ne Amhar a an nun c iavano a l comandante del Grup po c he i reparti italiani della Brigata , intenti a ripie ga re vc r o il fo rte, e ra no seria mente impegnati dal ne mico. Fu necessario a umentare la velo c i tà. Difatti, in me n o di quattro o re il Grup po gi un se a co nt a tt o co n la Bri gata m o to corazza ta inglese de l maggior ge ne ra le Hest. Il te ne nte Guillet fece piazzare le a nn i automat iche su dei pi cco li riliev i e d invi ò le pattug li e eli me ha ri st i s ui fianch i cd a tergo de l Grupp o pe r ga rantirne l a sic urezza durante il co mbattimento. Il Gruppo fu posi z i o n ato ai margini d e l torren te Uasc iam o i , o ttima dife sa nat urale, e suddi viso in t re a l i. D ato lo sco po de ll 'ope razio ne, ovvero qu e ll o d i ritardare l'avan za ta del nemico, e ra necessario attirare l 'atten zio ne e l ' offesa d e l ne mico s ul G ruppo B and e dandogli, però, la se ns azione c he avesse da- vanti una forte unità che g li minacciasse il fianco, le linee di collegamento ed i rifornimenti Pertanto, i reparti appostati avrebbero dovuto tempe s tivamente attaccare le for m az ioni avversarie in se rendos i attraverso lo sc hi erame nto nemico, appoggiati dal fuoco delle armi automa tiche ed esegue nd o percorsi a ragg iera in modo che, dopo ogni sort ita , fosse po ss ibile rientrare a l punto di parten za.

L a l" e la 3" Band a ca ri ca rono con audacia att rave rso le camionette e l a fanteria nemica. L 'azione sorprese il nemico impressio nato d a l fuoco delle mitragliatrici, d al ti ro delle armi an t icarro (che colpì due ca rri arma ti ) e dal lancio delle bombe a mano eseguito dagli s tes s i cavalieri a ll 'attacco. La so rpresa causò la dev iazione degli ing l esi dalla primiti va direzione di marcia; questi, vede ndosi schiera ti fro nt almente al grosso de l Gruppo Bande cercarono, con i mezzi meccanizzati, di aggirare le ali del Gruppo a l fine di colpirlo a ll e spa ll e. Ra ggiu nto lo scopo di attrarre il nemico il Gruppo Band e eseguì uno sbalzo all'ind ietro dci propri reparti , pur tenendo agganciato il nemico col fuoco delle armi automatic he. Il Gruppo si assestò su una nuova formazione di comba tti mento nel letto di un o uadi alberato e di alcune pendici co ll i no se s ulle quali furono pi azzate le armi automatiche. Il nemi co. attratto e preoccupato da ll a precedente azione, appiedò forti reparti di fanteria motorizzata e, con i fianchi protetti da formazioni di carri e camionette. ava n zò verso il Gruppo nel tentativo eli aggirarlo alle a li. Dopo c irca mezz'ora. che il Gruppo aveva preso posiz io ne, giunse a l galoppo un so ldato per comunica re c he il n emico, con carr i armati p esa nti , aveva trovato un passaggio sulla destra della formazione nel tentativo di aggirare il Gruppo a ll e s palle. Nel corso di que s ta operazione del nemico il tenente Togni. comandante della l "Banda c dell 'a la destra. aveva dato ordine ai suoi uomi ni . a piedi e a cavallo. di fare una improvv isa conver ione a destra per non dare il fianco e le spalle al nemico. Il tenent e e i suoi uomini. per determinare un sepu r breve arresto aJJ' avanzata dci carri c dar tempo agli altri reparti di assumere nuove posizioni, si lanciò al la carica contro i carri armati con un terzo della s ua Banda a cavallo, non ritenendo opportuno sacri ficare tutti g l i uomini, effettuando un nutrito lan c io di bombe a mano. l carri armati nemici si arres taro no per aprire il fuoco delle mitragliatrici; il tenente Togni. nell'att o di lanciare un' ennesima bomba contro il nemico. restò colpito da una raffica c morì assieme al proprio cavallo; con lui caddero tutti gli ascari tranne due. che feriti. tornarono al Gruppo.

Il sacrificio del tene nte Togni e dei suoi uomini fu prezioso per operare un nuovo cambiamento di posizione del Gruppo se nza la minaccia di un attacco alle spa ll e da parte del nemico. Il Gruppo Bande fu quindi fatto ri - piegare a destra, con le mitragliatrici e l e armi antica rro , ai piedi delle pendici collinose. l i nemico nel frattem po aveva ri spreso l'avanzata con le fanterie prote!le da can i armati e camionette. Dalla nu ova postaz io ne il Gruppo Bande a cavallo a l completo si gettò a ll a carica attraverso le formazioni appiedate de l nemico lanciando bombe a mano contro l'avver ario che, sorpreso dall'azione, ripie gò confusamen te. l mezzi meccanizzati inglesi non poterono intervenire, in quanto qualunque offesa fosse stata fatta alle no s tre truppe , dalle mitragliatrici delle ca mionette e dci carri, avrebbe arrecato gravi perdite alle loro. Nella mischia, l a ca ric a del re parto italiano, o ltrepassò le formazioni appiedate ingles i piombando so pra le artiglierie autotrasportate avversarie, che s pararono a fi lo so pra i nostri cavalli. La Banda a cava llo , compiendo un 'ampia conversione su lla destra del fronte , riguadagnò le posizioni di partenza , mentre la confus i one venutasi a creare tra le file avversarie (l o Royal Regiment) diede tempo al comandante del Gruppo di riordin are i propri uomini ai quali fece compiere un ulteriore postam e nto sul fianco.

Ripresosi dal disorientamento della carica il nemico ritornò all'attacco delle posizioni italiane, con molta cautela, intervenendo anche con i mortai d'assalto e l'artiglieria a tiro rapido. Il Gruppo eseguì intanto un ulte riore s postamento addentrando s i sempre più nelle co nflu e nze degli uidian circondate da un foltissimo bosco. Alle 15 ,00 g iun se la notizia che il battaglione italiano e ra riuscito a guadagnare la str ada per il forte di K e rù; il Gruppo poté, a que s to punto, sganciarsi dal nemico , ripiegare verso il forte, rilevare e protegg e re il rientro del 100° Battag li one Amhara. Il te nente Guillct l asciò s ul pos to due pattuglie de lla Banda a piedi e d un camme ll ata per recuperare la salma del tenente Togni e raccogliere i feriti.

Il 100° Battaglione fu raggiunto ad 8 km ad est del pozzo di Ua sciait. Medicati i feriti e carica ti su i cammelli fu ripresa la strada per il forte. Nei pressi del ton·ente Bcdemin alcune camioneue inglesi aprirono il fuoco contro le pattuglie italiane rima s te in retroguardia a proteggere il rientro del battag li one e delle salmc ri e. Nell'azione il tenente Guillet s ubì alc un e perdite, ma riu scì comunque a distac care il ne mico ed a notte inoltrata ragg iun se l e colline Guaaraeb dove il Gruppo si assestò per inviare piccole pattuglie verso il nemico al fine di prevenire un ritorno offensivo dello stesso . Gli inglesi, con il sop rag giu ngere della nott e, desistettero da ogni atione rimandando all'indomani l' attacco al forte.

Nell'azione il Gruppo pcrdette 179 uomini, 85 cava lli ,4 cammelli, mentre i feriti furono 260.

Nel corso della Seconda Guen·a mondiale. sui diversi fronti operativi che i nostri soldati si ritrovarono ad attraversare . le cariche eli cavalleria fu- r ono numero se, ma l ' ultima di queste avvenne il 17 ottobre 1942 in Cro azia presso la località di Poloj. Protago ni sta dell'evento fu il 14° Cava ll egge ri "Alessa ndria " che, ne ll 'o ttobre 1942 , faceva parte della l" Di v is ion e Celere "E ugenio di Savoia'' e d operava in Croa z ia . Il 17 ottobre 1942 il regg imento, avval endosi de l s upporto del 3° Squadro n e Cani Armati L eggeri de l " San G i usto" e di una batteria del 23° R eggimento Artiglieria, si ritrovò ne lla zo na d i Poloj in seg uito ad operazioni pe r co ntra s tare le azioni delle formazioni parti gia ne croa te. Dopo una serie di c ircos tanze e di com b att ime nti , nelle zo ne ad iace nti la zo na di Poloj , il re parto italiano si r i trovò so tto il f uoco viol e nto d i armi a utom atiche e bo m be a mano da parte di oltre 5000 parti g iani c roati. Gli co ntri c he ne seg uiron o furono vio lenti e ca ratterizzati da e roi che caric he di cavalleria.

Fino al 1964 s i rit e neva inv ece che l ' ultim a ca ri ca di cava ll e ria fos se stata qu e lla , sic uram e nte più famosa, di J sbu sce ns ki, avve nuta sul fronte ru sso acl opera del3 ° Savoia Cavalleria, svo ltasi i l 24 agosto 1942. Ad ogni modo, con la fin e del Secondo Conflitto mondiale si co nclu se a nche l 'e poca , millenaria, della cava ll e ria la qu a le, con le sue e roic he gesta, h a ispirato tante pagine di letteratura c di stor i a.

Un cavallo da riprodu zionefrancese, nato nel l 878. di proprietà del Regio Depos ito di R egg io Emilia

Pinerolo - Inferm eria quadrup edi.

' Pinerolo - lr!fermeria cavalli Scuola di mascalcia e ve/erinaria militare.

8Jff.J.. CA'OSSETO. A!l•"l1>"'"'"' CaraUi. Pu ltJri bratli al l cava lli era no allevati a llo s wto brado o se mibi'Cido per rende r/i più forti e resist emi.

Salto co n il corpo proteso all'indietro l vincitori, cavalli e cavalieri, della coppa delle Na z ioni del1923 a Nizza. Tenente colonnello Sparita capo dell'equipe (a terra); da sinistra, renenle Lequio, maggiore Cajfaratti. capi tano Valle.

Impon ente schieramento di 1111 reparto di aniglieria a cavallo nei primi anni del 1900. In queste occasioni le doli di docilità del cavallo erGilO fondamemali.

Libia 191 l - 12. Addestramento di -;.a ptiè ad opera di un q[(iciale a cava llo. L 'a nimale non sembra infa stidito dalla banda muçicale che accompagna, a ritmo di musica. gli eserci:_i dei militari.

Prima Gue rra mondiale. Cm•alli impegnati al traino di Il/l cannone da 75 in 1111 difficile pa ssagg io sul Tagliam e nt o.

Somalia. 1939. Spahis a ca\'01/o.

Nonostante l' ero/uzione delme::zo meccanico, prima del Secondo Conjlillo mondiale, si conlinuò comunque ad addestrare i cavalli che difaui confermarono poi. ancora una volta, la loro utifilà.

Dopo la Prima Guerra mondiale le ricerche, nel campo della prote::_ione dai gas e dagli aggressil•i chimici in genere, ebbero un seguito, come mosn·a questa ilmna[.line dell'Esercito Americano dellaflne degli w111i trewa d01•e 1•engono presenwti f.lli ultimi ritrovar i injàtto di protezione.

Un reparto di lancieri in servdo di esplora7.ione, una delle atfi1 ·irà a cui la cavalleria fece sempre ricorso fino a flltfa la Seconda Guerra mondiale.

Un reparto di caml/eria in a:ione suunterreno particolarmeme difficile dm•e sicurament e i me:zi meccanici avrebbero avuto serie d(fficoltà.

Seconda Guerra mondiale. Ru ssia, una delle rame cariche della cavalleria. l'ultima delle quali ebbe luogo a Polo}, in Croa z ia, i/1 7 ouobre 1942.

Seconda Guerra mondiale.// sacrificio dei quadrupedi jìt altissimo in og ni conflitto e le cause molieplici: dalle comuni malallie, al/a fatica, alla malnutrizione, ai camp i minati , ai tiri dell'aniglieria, alle anni dajìwco nemiche.

Seco nda Guerra mondiale Russia inverno 1942 -43. Un'immagine della ritirata, proprio grazie al cava llo ed al mulo molti soldati, in quel tragico inverno , riusc irono ad uscire da quell'immensa trappola di neve e gelo.

Nl ll. A C '\ -, A 1)1 AL B I !\() lO Albmo, tutto nd 1932, usM•gnato da puledro .ti "Rl'ggunento l:)avota Cavullenu 3' " ovt. ho tmparato a f'so;l're • conu gtoso come tutti 1 cavalh e tutti i cavalwn che hanno avuto l'onon dt servtre questo Reggtmento ftn dal 1692

11 mto occhto cteco conserva lummosa l'tmmai:HH' dt>l glonoso Sten· dardo - la mta gamba bructa per la fenta dt dt rom . battente - le mte orecchie odono la tro:nba del "canrat · cd

11 1:11do mcnawn dPilll squadroni al verso lu morte la giona e la \'lttona • la mta g-ropp<t portu ancora 1:. st•llu affardPllata ed m arctonl e sempre r'unttnt ti sergetllt· che folptto a morte tennt nncora a punta della sctabola verw 1 m fU!' - 111 zua memona vtvt nel ncordo dt tuttt !:h crotct Cavalttrt cht nella leggendana canea dì JnsbuschcnsktJ scnssero col sani'Uf l'ultunn. h1 ptu bella lu ptu pagtnu dt :stona dcii cavnllt'rle dt lutto tl mondo

Rmaazto ti Rel•etmento "Savotn C.n·allena 3"" per averm• C'1ncessc dJ contmuare a nvere tra 1 Cav ahen cne lo stesso bnvcro degh Ero1 dt Jnsbuschensk•j ed auguro "Donnc.s Nouv1 llt::." al ruovo Slf'ndardo •·d at nuovt cnvulh rorauatt

M1 l;rmo Mu tilato. ferno c reduc,. dalla Russta

Il rico rdo di Albino, il cm •a l/o d el sergente Famini , uno deg li em i che p rese parte alla carica di .lsbuschenskU.

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