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La dichiarazione della neutralità
comunicate le pesanti condizioni poste a Belgrado. San Giuliano rispose che l’unica preoccupazione dell’Italia concerneva le questioni territoriali e che nel caso l’Austria-Ungheria avesse turbato l’equilibrio in Adriatico, avrebbe dovuto compensare l’Italia. Qualche giorno dopo il suo atteggiamento cambiò. Il 24 luglio, infatti, San Giuliano prese visione dei particolari dell’ultimatum e protestò violentemente con l’ambasciatore tedesco a Roma alla presenza del presidente del Consiglio Antonio Salandra, dichiarando che se fosse scoppiata la guerra austro-serba sarebbe derivata da un premeditato atto aggressivo di Vienna. L’Italia pertanto secondo il ministro non aveva l’obbligo, dato il carattere difensivo della Triplice alleanza, di aiutare l’Austria, anche nel caso in cui la Serbia fosse stata soccorsa dalla Russia. Dopo la sfuriata di San Giuliano, però, Flotow fece capire che, qualora l’Italia avesse assunto un atteggiamento benevolo verso Vienna, dalla vicenda avrebbe potuto i ottenere compensi territoriali tanto attesi.
La dichiarazione della neutralità
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Con la dichiarazione di guerra dell’Austria-Ungheria alla Serbia del 28 luglio 1914, per l’Italia si pose il problema di decidere o meno sulla neutralità contemplata dal trattato della Triplice, il quale all’articolo 4 prevedeva che in caso una delle potenze firmatarie avesse attaccato un paese terzo, le altre due alleate avevano il diritto di rimanere neutrali27 .
Il 27 luglio, il ministro della Guerra fece sapere a Salandra che l’esercito Italiano era del tutto impreparato ad una guerra su vasta scala, mentre solo due giorni dopo San Giuliano dava già per scontato l’intervento della Gran Bretagna a fianco della Francia. Gli indizi che determinarono in lui questa convinzione, primo fra tutti i risultati del colloquio con l’ambasciatore britannico del 28 luglio, portarono il ministro degli esteri alla determinazione di non far entrare l’Italia in guerra a fianco dell’Austria e della Germania. Per San Giuliano, infatti, la potenza navale anglo-francese avrebbe posto le città costiere della penisola
1. 27 Articolo molto interpretativo
in serio pericolo e tagliato le comunicazioni con le colonie, che così sarebbero state perdute. L’occasione per cominciare a diffondere all’estero la decisione della neutralità si presentò a San Giuliano il 31 luglio 1914, quando ne fece partecipe il Consiglio dei ministri. In questa occasione il ministro degli esteri spiegò che la Triplice alleanza non andava sconfessata, ma che bisognava rimanere neutrali in considerazione sia dell’avversione del popolo per una guerra a fianco dell’Austria, sia del quasi certo intervento della Gran Bretagna a favore dell’alleanza francorussa, sia delle precarie condizioni dell’esercito. Solo a questo punto Berchtold, il 1º agosto, dichiarò di accettare l’interpretazione data dall’Italia e dalla Germania all’articolo 7 del trattato della Triplice, ma ancora senza parlare chiaramente di compensi. Sorpresi dalla decisione della neutralità, l’ambasciatore a Berlino Bollati, e quello a Vienna, Avarna, protestarono chiedendo di far entrare in guerra l’Italia al fianco degli alleati. San Giuliano rispose loro il 2 agosto non solo con le argomentazioni appena esposte, ma anche con la considerazione che l’Italia non avrebbe avuto alcun vero vantaggio in caso di vittoria, in quanto l’ambasciatore austriaco Mérey aveva sempre escluso che eventuali compensi avrebbero potuto comprendere “le province italiane dell’Austria”. La decisione ufficiale e definitiva della neutralità italiana fu presa nel Consiglio dei ministri del 2 agosto 1914 e fu diramata il 3 mattina.