3 minute read

Le conferenze del disarmo

tuali antibiotici avrebbero potuto rappresentare una cura efficace riducendo drasticamente la mortalità.

In Italia, il primo allarme venne lanciato a Sossano (Vicenza) nel settembre del 1918, quando il capitano medico dirigente del Servizio sanitario del secondo gruppo reparti d’assalto invitò il sindaco a chiudere le scuole per una sospetta epidemia di tifo: di lì a poco scattò l’emergenza. Ma la spagnola, pur uccidendo moltissimi soldati italiani, colpì maggiormente l’Austria Ungheria, con circa due milioni di morti. Tra i soldati austriaci l’incidenza della mortalità fu quasi tripla rispetto a quella fra i soldati italiani e questo fu dovuto principalmente al fatto che i soldati dell’Impero austro-ungarico erano sottoalimentati, per cui debilitati, in conseguenza del blocco navale che rendeva impossibile agli imperi centrali le importazioni. È interessante notare come la storiografia tedesca attribuisca a questa diversa incidenza della spagnola la causa della sconfitta finale mentre in Italia, al contrario, questo aspetto non è mai stato molto approfondito. Terminata la guerra, però, la spagnola si diffuse ulteriormente, in quanto i reduci, tornando a casa, trasmisero il virus ai civili.95

Advertisement

Le conferenze del disarmo

Tra gli articoli inseriti nello statuto della Società delle Nazioni ve ne era anche uno, l’articolo 8, che affermava che tutte le nazioni avrebbero dovuto ridurre i loro armamenti, compatibilmente con la sicurezza nazionale, al livello più basso possibile, di fatto, il disarmo imposto alla Germania veniva generalizzato. Il trattato navale tra USA, Gran Bretagna, Giappone, Italia e Francia scaturito dalla conferenza di Washington si preoccupò di regolare gli armamenti in campo navale. Gran Bretagna e USA acconsentirono ad avere delle flotte di uguali proporzioni così come stabilirono Francia e Italia, solo il Giappone riuscì ad ottenere un tonnellaggio navale maggiore. Nel 1927 il presidente statunitense Calvin Coolidge riunì le parti per discutere della riduzione del naviglio militare di stazza intermedia. Su questo punto si

95 Fonte Donato Maraffino, Quel terribile autunno del 1918

scontrarono gli interessi italiani e francesi, con il nuovo governo di Mussolini che non volle accettare una parità di armamenti con la Francia che, a sua volta, non era disposta a disarmare ulteriormente la flotta, adducendo come motivazioni la nuova politica balcanica del Duce e la necessità di mantenere operative due flotte, una per l’Atlantico e una per il Mediterraneo. Queste posizioni esclusero i due paesi dall’accordo raggiunto a Londra nel 1930 tra USA, Gran Bretagna e Giappone che aveva stabilito un aumento della flotta giapponese e la parità angloamericana in materia di incrociatori, cacciatorpediniere e sommergibili. La situazione italo-francese si sbloccò nel 1931 con il raggiungimento di un complicato compromesso.96 Quanto al disarmo generale, venne istituita un’apposita commissione che, dopo un lavoro durato dal 1926 al 1930, convocò una conferenza a Ginevra da tenersi il 2 febbraio 1932. Il governo francese di Pierre Laval propose la subordinazione degli armamenti alla nascita di un sistema di garanzie collettive facenti capo alla Società delle Nazioni, ma il progetto si infranse contro l’opposizione del ministro degli esteri italiano, Dino Grandi, che avrebbe accettato una riduzione degli armamenti a livelli identici per tutte le nazioni solamente se fosse stata ristabilita la “cooperazione e la giustizia internazionale”, con riferimento al revisionismo balcanico che, tuttavia, la Francia non era disposta ad appoggiare. Alla conferenza prese parola anche il cancelliere tedesco Heinrich Brüning. Dal momento che nessuno Stato aveva tenuto fede al disarmo dichiarato nella Carta

della Società delle Nazioni, egli chiese la fine dei vincoli di Versailles sugli armamenti tedeschi, fornendo in cambio garanzie unilaterali quali la rinuncia ad avanzare, per un certo numero d’anni, rivendicazioni territoriali. La conferenza tergiversò a lungo, con le potenze occidentali divise, e diede una risposta affermativa quando Hitler era già diventato cancelliere. Il Führer non ritirò subito la delegazione tedesca, chiedendo invece, a maggio, una messa in pratica immediata del principio di parità dei diritti tedeschi in materia di armamenti (Gleichberechtigung)97. Era una mossa puramente provocatoria, impossibile da accogliere, e Hitler la sfruttò, il 14 ottobre, per legittimare il ritiro della delega-

96 Di Nolfo, pp. 71-72 97 Di Nolfo, pp. 73-74

This article is from: