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Cambiamenti politici

l’ottimismo della Belle Époque fu spazzato via e i traumatizzati superstiti del conflitto andarono a formare la cosiddetta “generazione perduta”92 . I civili non furono risparmiati: circa 950.000 morirono a causa delle operazioni militari, bombardamenti e uso di manodopera civile nelle zone del fronte, circa 5.893.000 persone perirono per cause collaterali, in particolare carestie e carenze di generi alimentari, condizioni sofferte in particolare dagli Imperi centrali sottoposti al blocco navale alleato, malattie ed epidemie, particolarmente grave fu l’“influenza spagnola” che mieté milioni di vittime in tutto il mondo. Non vanno poi dimenticate le persecuzioni razziali scatenatesi durante il conflitto la maggiore delle quali fu sicuramente il genocidio degli Armeni.

Cambiamenti politici

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L’Europa prima della Grande Guerra L’Europa dopo la Grande Guerra

La Grande Guerra distrusse gli equilibri politici consolidati da anni e ridisegnò i confini nazionali di Europa e Medio Oriente: quattro grandi imperi multi etnici (tedesco, austro-ungarico, russo e ottomano) erano scomparsi lasciando al loro posto piccole nazioni prostrate dalla guerra. Anche i vincitori erano gravati dalle perdite, dalle distruzioni, dalla spesso illusoria promessa di una vita migliore fatta ai soldati che tornavano dai campi di battaglia, dalla complessa gestione

92 Willmott, p. 306

delle controversie territoriali tra i nuovi stati sorti in Europa centro-orientale. L’Austria-Ungheria, ceduti territori a Italia, Polonia e Romania, si frazionò in una serie di nuovi Stati nazionali: la piccola repubblica austriaca era etnicamente coesa ma economicamente indebolita e lacerata dai dissidi sociali, come lo era il nuovo Regno dei Serbi, Croati e Sloveni ,che più avanti diventerà Jugoslavia, che dovette affrontare i contrasti tra i vari gruppi etnici presenti sul territorio; più stabile, soprattutto sotto il punto di vista economico, si rivelò la Cecoslovacchia gravata però dalla presenza di una forte minoranza tedesca nella regione di confine dei Sudeti che accusarono sempre il governo centrale di non rispettare la loro lingua e cultura. L’Ungheria fu decisamente ridimensionata e perse un gran numero di abitanti, fatti che generarono il risentimento dei magiari e una serie di piccole guerre di confine con cechi e romeni oltre a un tentativo di instaurare un governo bolscevico a Budapest soffocato poi nel sangue. La Germania cedette l’Alsazia-Lorena alla Francia, porzioni di territorio alla Polonia, ricostruita, tra le quali il cosiddetto “corridoio di Danzica” e qualche altra zona di confine.

La monarchia imperiale era crollata ed era stata rimpiazzata dalla debole e instabile “repubblica di Weimar” alle prese non solo con una situazione economica disastrosa ma anche con fortissimi conflitti interni e sociali, i quali sfociarono in ribellioni ispirate alla rivoluzione bolscevica, rabbiose repressioni e tentativi di colpo di Stato condotti dai cosiddetti “Freikorps” formazioni organizzate dai movimenti reazionari e conservatori con i soldati smobilitati dal fronte e inca-

paci di adattarsi alla vita civile. Anche per via dell’intransigenza dei francesi, il trattato di Versailles impose dure condizioni alla Germania, costretta a dover pagare un ingentissimo risarcimento per i danni di guerra e ad accettare una “Clausola di colpevolezza per la guerra” che la riconosceva come unica responsabile. Inevitabilmente queste misure finirono per alimentare il risentimento dei tedeschi e fornire argomenti di propaganda ai partiti nazionalisti ed estremisti. Solo nel 1924, con il governo di coalizione del cancelliere Gustav Stresemann e la firma di un piano di aiuti economici e riorganizzazione del risarcimento do-

vuto, la Germania poté ritrovare una certa stabilità. La dissoluzione dell’Impero russo e della monarchia degli zar lasciò il posto a una serie di guerre in cui i bolscevichi della neo proclamata Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, che più avanti diventerà URSS, affrontavano in una feroce e disumana guerra civile le forze controrivoluzionarie dell’armata bianca sostenute da truppe inviate dagli Alleati occidentali. Le varie comunità del multietnico impero insorsero in armi nel tentativo di costituire proprie patrie nazionali, scontrandosi anche le une con le altre per definire i nuovi confini; in particolare fu la nuova repubblica di Polonia, tornata indipendente dopo oltre un secolo di occupazione straniera, ad affrontare i bolscevichi in una sanguinosa guerra per definire i propri confini orientali, conclusasi poi nel 1921. La sconfitta dei “bianchi”, abbandonati al loro destino, e la proclamazione dell’Unione Sovietica il 30 dicembre 1922 diedero stabilità alla caotica situazione orientale: i russi ristabilirono il loro dominio su Ucraina, Bielorussia e regioni caucasiche, ma dovettero accettare l’indipendenza di Finlandia, Polonia e stati baltici. Anche l’Impero ottomano fu spartito tra gli Alleati vittoriosi: Siria e Libano andarono alla Francia mentre il Regno Unito acquisì la Palestina, la Transgiordana e la Mesopotamia, dove fu costituito il nuovo Stato dell’Iraq, mossa che scontentò i nazionalisti arabi, insorti contro i turchi dopo le promesse d’indipendenza fatte dagli Alleati durante la guerra, gettando i germi di nuove rivolte.

Ridottasi alla sola Anatolia, la Turchia visse un periodo di tumulti e conflitti: sotto la guida del generale Mustafa Kemal le forze turche intrapresero una serie di guerre contro greci e armeni, riuscendo a dare al paese i confini odierni; nell’ottobre 1923 il sultanato fu abolito e la Turchia divenne una repubblica guidata dallo stesso Kemal che le diede una costituzione aprendo il suo paese all’occidente, divenendo così il “Padre della patria”. La spartizione dell’impero coloniale tedesco, diviso tra Francia, Regno Unito e Giappone, generò lo scontento dell’Italia, aggravato dalla negazione di molte delle promesse fattele nel patto di Londra del 1915 e dando un potente strumento ai nazionalisti italiani che poterono parlare di una “vittoria mutilata”.

Infatti i territori dell’ormai ex impero coloniale tedesco finirono sostanzialmente spartiti tra Francia e Inghilterra, pur con la veste formale di “mandato della Società delle Nazioni”.

L’Africa Orientale Tedesca divenne il Territorio del Tanganika dato in affidamento al Regno Unito, tranne che per la porzione nord-occidentale (Ruanda–Urundi) passata invece all’amministrazione del Belgio. La colonia del Togoland e quella del Camerun Tedesco furono divise in due mandati distinti, rispettivamente Togoland Britannico e Togoland Francese, e Camerun Britannico e Camerun Francese, e affidati al Regno Unito e alla Francia, mentre, sempre ai britannici ma con amministrazione di fatto delegata all’Unione Sudafricana, andò il mandato sull’Africa Tedesca del Sud – Ovest.

La Nuova Guinea Tedesca divenne il mandato britannico del Territorio della

Nuova Guinea, tranne l’isola di Nauru che fu affidata a un’amministrazione trilaterale tra Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda. Le ex Samoa tedesche divennero il mandato delle Samoa Occidentali sotto amministrazione congiunta britannica e neozelandese, mentre i restanti possedimenti tedeschi nell’area dell’Oceano Pacifico furono riunti in un Mandato del Pacifico Meridionale dato

in affidamento al Giappone. La concessione di Kiao–Ciao, sulla costa settentrionale della Cina, fu sottoposta a occupazione giapponese finché, il 10 dicembre 1922, il governo di Tokyo, in seguito alle forti pressioni statunitensi, non la restituì all’amministrazione cinese. Le concessioni territoriali di cui Germania e Austria-Ungheria godevano nella città di Tientsin furono riassorbite nella Repubblica di Cina. Negli anni del dopoguerra si presentò anche la prima crisi del colonialismo europeo infatti alcuni Stati, da lungo tempo sotto il giogo delle grandi potenze, cominciarono a rivendicare la propria indipendenza e causarono non pochi problemi all’Europa, specialmente in relazione al commercio delle materie pri-

me.

Il presidente statunitense Wilson assunse il ruolo di mediatore e inaugurò una missione di civilizzazione volta a migliorare le nazioni più arretrate in modo da concedere loro l’indipendenza, non prima di averle affidate alla guida di potenze quali la Francia o il Regno Unito. Questi movimenti nazionalistici riguarda-

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