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La questione belga

I territori turchi furono distribuiti con diversi mandati: la Francia ottenne la Si-

ria e il Libano, la Gran Bretagna la Mesopotamia (l’attuale Iraq) e la Palestina, nella cui parte occidentale si impegnò a creare un “focolare” per gli ebrei, il Sudafrica, per il suo sforzo bellico, fu ricompensato con un mandato sull’Africa sudoccidentale tedesca mentre Camerun e Togo furono spartiti tra Gran Bretagna e Francia.

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Nel Pacifico, dove le colonie tedesche erano passate già in altre mani nel 1914, il Giappone ottenne un mandato sulle isole Marianne, Caroline e Marshall, la Nuova Zelanda su Samoa e l’Australia sulla Nuova Guinea Tedesca. Mentre

Nauru, ricca di fosfati e ambita da Australia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna, fu affidata, com’era prevedibile, all’Impero britannico. Non pochi dei paesi vincitori rimasero scontenti di questa spartizione.

Il Belgio si vide negare l’assegnazione dell’Africa Orientale Tedesca, che aveva occupato e che avrebbe voluto conservare, ricevendo in cambio il RuandaUrundi, un territorio senza sbocchi sul mare. Sugli stessi territori mise gli occhi anche il Portogallo, ma essendo ambiti anche dalla Gran Bretagna, dovette accontentarsi del “triangolo di Kionga”, nel Mozambico settentrionale. L’Italia chiese mano libera per i commerci con l’Abissinia, ma tale richiesta fu respinta, così come per l’Africa settentrionale e orientale, dato che sarebbero potute esser soddisfatte solo a spese di Francia e Gran Bretagna, la quale fece la parte del leone nella distribuzione delle colonie.85

La questione belga

L’invasione tedesca del Belgio del 1914, catapultò il piccolo Stato, industrializzato e ricco, al centro dell’opinione pubblica mondiale. Era stata violata la sua neutralità, un tempo garantita dalla stessa Prussia , e la sua resistenza di fronte ad un nemico decisamente più forte e preparato risultò molto più grande di quanto ci si potesse aspettare. Grazie alla tenace resistenza durante l’assedio di

85 Gilbert pp.613 - 614

Liegi, che riuscì ad ostacolare significativamente l’avanzata tedesca verso Parigi, il mondo intero si schierò a favore del Belgio e del suo re, al cui fianco si unì subito la Gran Bretagna. Anche in un secondo momento, quando le speranze di una guerra rapida si infransero nelle trincee del fronte occidentale, gli alleati continuavano ad avere bisogno di una “causa superiore” per compattare l’opinione pubblica nello sforzo bellico. Le promesse che per quattro anni gli anglo-francesi avevano fatto al governo belga in esilio convinsero i governanti e il re Alberto I che alla conclusione del conflitto il Belgio avrebbe avuto quanto gli spettasse. La classe politica belga si presentò quindi a Parigi con aspettative gonfiate ed esagerate, ma non avevano capito che quattro anni di stragi, distruzioni, esaurimento economico e debiti inimmaginabili a livello mondiale, avevano cambiato le priorità economiche e geopolitiche delle potenze alleate. Fin dai primi giorni la delegazione belga capì che le promesse non avrebbero garantito una garanzia, il capo delegazione protestò veemente contro il metodo di lavoro poco democratico che si stava consumando durante la conferenza, dove i grandi cinque precludevano ogni intervento di altre nazioni. Il 12 febbraio Hymans ottenne la creazione di una commissione speciale per esaminare le frontiere del Belgio e, pur non ottenendo nulla riguardo alle frontiere con i Paesi Bassi dove le grandi potenze non ritennero il caso di fare trasferimenti territoriali in uno Stato che era rimasto neutrale per tutta la guerra, ricevette alcune concessioni al confine con la Germania.

Diversa fu la situazione per l’Africa, dove le rivendicazioni belghe dei territori tedeschi dell’Africa orientale non furono accolte dagli alleati, in quanto la Gran Bretagna ambiva al sogno di un’Africa orientale tutta britannica, con una ferrovia che collegasse Il Cairo con Città del Capo. Il Belgio così ottenne solo il Ruanda–Urundi, un territorio senza sbocco sul mare. Una discussione ancor più animata avvenne per le riparazioni di guerra. Anche in questo caso il Belgio era convinto di poter avere un trattamento privilegiato, tenuto conto del modo in cui fu sconvolto dalle devastazioni della guerra e dall’occupazione tedesca che lasciò il paese con le infrastrutture distrutte, una disoccupazione che toccava il milione di persone, e l’inflazione più alta

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