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La questione italiana
d’Europa che, nel 1920, portò un costo della vita superiore del 470% rispetto a quello del 1914. Anche in questo caso gli alleati non mantennero le solenni promesse in quanto il pagamento degli indennizzi si scontrava con le ambizioni anglo-francesi che capivano come le risorse tedesche non fossero infinite. Ma per il Belgio gli indennizzi tedeschi erano fondamentali per la sua ripresa economica.
Lloyd George, che vedeva con antipatia Hymans, non fu disposto a fare nessuna concessione.
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Ad aprile il re Alberto I e il primo ministro si recarono di persona a Parigi per difendere di persona il punto di vista belga. Queste visite, assieme all’atteggiamento benevolo degli Stati Uniti, contribuirono a vincere le resistenze britanniche e francesi e il Belgio, grazie alla minaccia di Hymans di abbandonare la conferenza e non firmare il trattato come, peraltro, aveva già fatto l’Italia e minacciava di fare il Giappone, ottenne gran parte delle riparazioni che chiedeva. Gli alleati non potevano permettersi anche il ritiro di un paese simbolo come il Belgio86 .
La questione italiana
Con la fine della prima guerra mondiale l’Italia, risultata anch’essa vittoriosa nel conflitto, alla Conferenza di pace richiese che venisse applicato alla lettera il patto di Londra, la cui applicazione integrale le avrebbe consentito di ottenere buona parte della Dalmazia con le isole adiacenti, ampliando le richieste con la concessione anche della città di Fiume vista la prevalenza dell’etnia italiana nel capoluogo del Quarnaro. I contrasti con Wilson furono netti, il presidente statunitense non era disponibile né ad applicare alla lettera il patto di Londra nè ad accettare le richieste di Roma a spese degli slavi, perché “si spianerebbe la strada all’influenza russa e allo sviluppo di un blocco navale dell’Europa occidentale.”87 La Francia inoltre non vedeva di buon occhio una Dalmazia italiana poiché
86 Scottà pp. 80- 82 87 Scottà p. 41
avrebbe consentito all’Italia di controllare i traffici provenienti dal Danubio. Il risultato fu che le potenze dell’Intesa, alleate dell’Italia, opposero un rifiuto e ritrattarono parte di quanto promesso nel 1915. Il neonato Regno di Serbi, Croati e Sloveni (SHS, più tardi Jugoslavia) entrò in fortissimo contrasto con l’Italia, reclamando non solo i territori assegnati con il patto all’Italia cioè Trieste, Gorizia, Istria e Dalmazia settentrionale, ma anche un territorio appartenente al Regno d’Italia fin dal 1866, la Slavia Veneta88 . Secondo la delegazione jugoslava, tutte queste terre andavano assegnate, per motivi etnici e politici, al Regno SHS. La città di Trieste, pur riconosciuta di maggioranza italiana, doveva diventare jugoslava secondo il principio per cui le città dovevano seguire le sorti dell’entroterra circostante che era a maggioranza slava. Lo stesso criterio doveva essere seguito per la città di Fiume, la cui maggioranza relativa di popolazione italiana era considerata in realtà costituita in massima parte di slavi italianizzati. L’irredentismo nazionalista italiano, rafforzatosi nel corso della guerra, si spostò su posizioni di aperta e radicale contestazione dell’ordine costituito.
Dopo l’abbandono della conferenza da parte dei delegati italiani, il mito della cosiddetta “vittoria mutilata” e le mire espansionistiche nell’Adriatico divennero i punti di forza del movimento che raccolse le tensioni di una fascia sociale eterogenea, della quale fecero parte gli Arditi, gli unici capaci di dare una svolta coraggiosa all’atteggiamento del governo. In molti ambienti si diffuse la convinzione, alimentata dai giornalisti, come Mussolini direttore dell’Avanti, e da alcuni intellettuali, come D’annunzio, che gli oltre seicentomila morti della guerra erano stati “traditi”, mandati inutilmente al macello, e tre anni di sofferenze erano servite solo a distruggere l’Impero asburgico ai confini d’Italia per costruirne uno nuovo e ancora più ostile ad es-
sa.
Il governo italiano dal canto suo fu diviso sul da farsi infatti Vittorio Emanuele Orlando era un sostenitore del riconoscimento delle nazionalità in opposizione
88 è la regione collinare e montuosa del Friuli orientale che si estende tra Cividale del Friuli e i monti che sovrastano Caporetto, in Slovenia