4 minute read

2.1.3. Censura epistolare e telegrafica

Next Article
Bibliografia

Bibliografia

comune e normale atto amministrativo che doveva precedere l’assunzione di chiunque28. Inoltre, la portata di questo fenomeno, come osservato in precedenza rispetto alle donne che sposarono membri dell’esercito, è considerevole, dato che le corrispondenze simili a quelle sopra descritte sono molto numerose29. Va infine segnalato che, dal 1917, aumentarono in generale le donne che presentarono richiesta di un posto nei servizi postali, per lo più come portalettere nei paesi di provincia, poiché spesso dovevano andare a sostituire il sempre maggiore personale inviato al fronte e, circostanza non trascurabile, contribuire al sostentamento della famiglia.

2.1.3. Censura epistolare e telegrafica

Advertisement

I controlli sui cittadini, comunque, non erano eseguiti solo dai Reali Carabinieri, ma anche dagli ufficiali militari addetti alla censura epistolare e telegrafica, i quali, grazie al Regio Decreto del 23 maggio 1915 (n° 689), avevano la facoltà di aprire le corrispondenze chiuse affidate alla posta.

Le persone ritenute in qualche modo sospette si vedevano dunque la propria corrispondenza letta da estranei – dalle cartoline alle lettere in busta chiusa – perché fosse sottoposta al vaglio della censura militare; in special modo ciò avveniva, come si vedrà in seguito, se tali persone risultavano essere stranieri di nazionalità nemica, ovvero coloro i quali potevano essere considerati potenziali e pericolose spie.

Fu, molto spesso, lo stesso Ufficio Censura a chiedere al Prefetto che venissero compiuti ulteriori controlli relativi ai mittenti e ai destinatari di lettere dal contenuto ambiguo e pericoloso se divulgato. Ad esempio, il 23 aprile 1917, il Maggiore Capo del Servizio Informazioni Sezione “U”30 chiese al Prefetto di fornirgli informazioni

28 Si legge spesso, infatti, la frase: «Prego favorirmi le consuete informazioni». 29 Circa una decina al mese dal 1916 al 1918, con percentuali diverse a seconda degli anni. 30 La Sezione ”U” del Servizio Informazioni, con sede a Udine, aveva funzioni di polizia militare e di controspionaggio in zona di guerra e nelle immediate retrovie.

su tali Mucignati Ernesto e Guadagnin Cesare. Il primo aveva infatti inviato da Vienna al secondo, residente a Roncade, un telegramma «per mezzo del quale sollecitava l’invio di generi alimentari. [Inoltre] il Mucignati vorrebbe farsi considerare un internato»31. I Carabinieri, cui, come di consueto, viene affidato il prosieguo delle indagini, fecero sapere al Prefetto che

Guadagnin Cesare, possidente da Roncade e suocero del Mucignato Ernesto, è persona di buona condotta in genere, incapace di esercitare lo spionaggio militare […]. Il Mucignato invece appartiene al partito avanzato, professando idee socialiste; è ritenuto uomo di dubbia moralità e capace di esercitare lo spionaggio militare32 .

Di conseguenza, nei confronti di quest’ultimo, era necessario portare avanti una stretta sorveglianza, anche attraverso il controllo delle sue corrispondenze, come accadde in questo caso.

O ancora, qualche mese dopo, sempre il suddetto Maggiore Capo del Servizio Informazioni Sezione “U”, invitò il Prefetto a indagare su un certo Giuseppe Del Favero, venuto a conoscenza, a causa del suo lavoro nelle ferrovie, di notizie relative a quelle che sarebbero state le successive operazioni militari, le quali sarebbero poi state trasmesse a terzi tramite lettera. Il Maggiore Capo chiese quindi di

favorire informazioni nei riguardi di Del Favero, comunicando quale parte egli abbia nei lavori ferroviari, cui allude nella missiva. Si gradirà altresì conoscere quali persone egli frequenti, se viaggia spesso, se riceve molte corrispondenze, accertando possibilmente le provenienze di queste ultime33 .

In ogni caso, il Sig. Del Favero, residente a Conegliano ma domiciliato a Cincinnati, in Ohio, risultò essere persona «di buona

31 ASTv, Gabinetto di Prefettura, b. 25, 1917. 32 Ibidem. 33 Ibidem.

condotta morale e politica, insospettabile di spionaggio a nostro danno, buon patriota ed interventista ad oltranza»34 .

Numerose furono le situazioni di questo tipo, le quali interessarono anche e soprattutto i sudditi di Stati nemici, come si vedrà a breve. Ciò che si vorrebbe sottolineare attraverso tali esempi è il fatto che, ancora una volta, alle autorità era concessa la facoltà di violare qualsiasi aspetto della vita quotidiana e privata di liberi cittadini, vedendosi giustificare tale operato dell’eccezionalità rappresentata dallo stato di guerra, il quale rendeva legittima, se non doverosa, qualsiasi azione se fatta per il bene della patria.

Non si pensi però che venissero sottoposti a sorveglianza e a indagini accurate solo i civili: anche la vita privata dei militari, soprattutto nel caso in cui svolgessero mansioni particolarmente delicate, veniva controllata in maniera approfondita. Fu quello che accadde, ad esempio, ai militari facenti parte l’Ufficio Censura presso il Reparto Prigionieri di guerra ed internati; il Colonnello di tale reparto, nell’agosto 1917, chiese infatti al Prefetto di fargli avere «informazioni riservatissime» relative a uno di questi addetti alla censura. Egli spiegò l’urgenza di far pervenire tali informazioni in quanto

devono costituire elementi sostanziali per assicurare la serietà e la moralità assoluta che si richiede da militari destinati a coprire la delicata carca di Censore. La S.V. vorrà cortesemente portare la sua attenzione sulla professione esercitata da questo ufficiale prima del richiamo alle armi. Si prega altresì di indagare sulla moralità e sul tenore di vita in rapporto ai precedenti. Importa segnatamente conoscere se in ispecie sia da ritenerlo legittimamente sospetto per i suoi sentimenti ostili alla guerra e per tendenze favorevoli ai nostri nemici; ed al caso si desidererebbe essere informati sui precedenti civili e politici35 .

34 Ibidem. 35 Ibidem.

This article is from: