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LE ESERCITAZIONI: LA STORIA SI FA PREPARANDOLA.
ALLA SCUOLA DEL CA V ALLO. E DEL MULO.
La pulizia è salute , ma la salute va difesa; e il miglior modo di difenderla è conquistarla, continuamente, verificandola , mettendola alla prova. Tutto il senso delle esercitazioni è qui. Nessun uomo normale può desiderare, tJo/ere la guerra; ma nessun uomo normale può smettere di esercitarsi anche alla guerra per il semplice motivo che non la desidera, che non la vuole. Le esercitazioni , in ogni campo, consumano guerra in pace. Ogni atto è fine a un altro atto; ma può anche valere, proprio per la sua carica, per la sua tensione, anche se non si riversa in quell'atto, dal momento che produce sempre qualcosa, non fosse altro che se stesso.
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Anche la libertà, quando non è difesa di se stessa in una guerra vera e propria, è consumo di guerra in pace. E che consumo, e di quale guerra! La libertà è la più alta, la più integrale salute; ma è un'interminabile ese rcitazione con se stessa, attraverso le sue inesau ribili incarnazioni La libertà passa per la disciplina come l'aria per le vie respiratorie e il sangue per le vene. C'è sempre, in assenza di fini vistosi, o mancati , un fine senza pari: la vita, la vita da uomini , liberi tra i congegni e le armi della necessità.
Ci soccorre ancora , co n questo « Mane ggio », QurNTo CENNI. Libertà contro libertà, si direbbe. E non ci formalizzeremo nella distinzione tra libertà di animali e libertà di uomini, perché saremmo costretti, poi, a formalizzarci nella distinzion e tra i vari gradi della nostra libertà , e addirittura tra vera e falsa libertà.
L'uomo libero ce rca soci, compagni per l'avventura dell a libe rtà: umanizza il cavallo. Tra tutti gli animali, infatti, solo l'uomo ha bisogno, per sé e per gli altri, di disciplina ; perché è l ' unico a co noscersi. E quando rifiuta, in parte o in tronco , la disciplina, vuoi dire che ha deciso, sia pur e inconsciamente, di rinunciare alla lotta per la vita in libertà: in altre parole, vuoi dire che ha deciso di porre fine alla sua e all'altrui vita. Si guardi con quanta forza organizzata e concentrata questi uomini si impegnano nella cattura dei cavalli, di quelli che saranno i loro cavalli . E si guardi , anche, l'esplodere negli occhi, più che nel galoppo, degli inse guiti, d'un desiderio di fuga mitigato da un misterioso se nso di piacere, da un entusiasmo Iudica spiegabile, per assurdo, soltanto con un inconscio desiderio d'esser presi, d'essere arruolati. Cavalli - coscritti, cavallireclute, cavalli -soldati , cavalli- combattenti, cavalli - eroi : ma è s tato l 'uomo a cercare ii cavallo, o non piuttosto il cavallo a cercare l'uomo? Noi siamo spesso tentati di dare la seconda risposta Ormai , del resto , sembra che il cavallo sappia che l'uomo, dopo avergli razionato lo spazio, glielo restituirà; non solo: ma che sarà lui, il cavallo, a riportare nello spazio libero ogni uomo che non abbia del tutto rinunciato alla libertà in cambio di certe dorate stalle, di certi stregati maneggi coperti. Naturam expelles furca . Certo, è un mistero , un gustoso, annitrente e sca lpitante mistero. Ma come non accorgerci che in tanta fierezza di lanci e di prese di laccio la nota dominante è un infantile bisogno di aver la meglio solo per poter meglio vivere in profonda comunione? << Ho biso gno di te, ma come faccio a dirtelo in altro modo? >>. Una sentenza , e ci sia consentita: così fa l'uomo con la donna; anzi, la donna con l'uomo. E così (si scandalizzi chi vuole e può), nel rispetto più assoluto della libertà, fa Dio con l'uomo e con la donna. L ' Essere , l'esistere , il vivere, tutto al- l'insegna delle esercitazioni : anche il monre, cioè il mutare dimensione.
Chi direbbe, senza averci ragionato un po· co intorno, che questi delle « Esercitazioni mi· litari » di GIOVANNI FATTORI siano, o quanto· meno possano essere gli stessi cavalli del ma· neggio cenni ano? Si fa per dire, evidentemen· te. Una cosa è certa: sui piani alti dell'equitazione, per rendersi conto di quel che sia il cavallo bisogna assistere al classico rifiuto dell'ostacolo; diversamente, si è portati a credere che la volontà del cavaliere è assolutamente sovrana . Ma qui sembra che i cavalli abbiano raggiunto lo scopo perseguito: portare gli uomini ad esercitarsi. E con quale semplicità, con quale disinvoltura! Merito del Fattori , si comprende Del maestro livornese è stato tan to detto, ai debiti livelli di competenza, che non osiam9 avventura rci in considerazioni equivocabili Ci sembra opportuno !imitarci a sottolineare quella che ci sembra la caratteristica di questo testo: Punità nella quale, amorosamente, si sciolgono tutti gli elementi compositivi. In tale unità, che coinvolge paesaggio, cavalli, soldati, paesani, e persino quel disincantato cane campagnolo, l'esercitazione militare è sdrammatizzata, ridotta all'osso: quanto dire che appare nella sua luce più giusta e vera: è un momento di vit a, della vita. Non è ritagliata, staccata, perché possa imporsi come su un piano diverso dagli altri piani. Si svolge, in casa, quasi in famiglia, come un qualunque evento fondamentale, importante. Ed è qualcosa di corale, ai limiti, se vogliamo, del generico, ma senza che ne venga sminuito il tono dell'apparizione, la concretezza della presenza di tutti e di ciascuno Sì, non c'è dubbio neanche per il Fattori: esercitarsi non è che vivere; tutto d eve compiersi e per compiere bisogna fare. Del resto, il maestro non ha fatto che esercitarsi, anche lui, per tutta la vita; e ne ha lasciato, di quadri! Può proprio essere vero che l'opera migliore la si produce preparandosi al capolavoro che può non venir mai.
Il capolavoro, viceversa, può consistere (diciamo può) in tutto un ciclo di piccole cose fatte e anche subìte e anche desiderate e solo tentate. Il mulo fatto per camminare quanto il cavallo è fatto per correre; il mulo fatto per sparar calci quanto il cavallo è fatto per impennarsi; il mulo dimesso quanto il cavallo è appariscente; il mulo fatto per le lunghe sgobbate quanto il cavallo per le sfuriate brevi, intense e brillanti, è non tanto il simbolo quanto la sintesi vivente di ciò che possiamo esaltare all'insegna della continuità, della resistenza, della durata. Amico, superbo e umile, del soldato più umile e superbo, del più semplice e del più complesso e contraddittorio tra i soldati, l'alpino, il mulo ha meritato e avuto un monumento. Perché un grande monumento è quello che PrETRO CANONICA ha fatto al deriso ma veramente nobile animale. Ci siamo permessi di riproporlo, in questo saggio, nonostante considerato tra i motivi più scontati deL•..lrte ispirata all'Esercito, proprio perché non siamo affatto convinti che sia scontato. Non siamo convinti neppure che << Il mulo » conti, entro un certo ambito, nella misura che gli spetta, doverosamente, per quel che vale. Ci permettiamo, sempre, e con qualche scusa, di invitare il lettore a riguardare questo autentico modello di equilibrio plastico, di riduzione totale della materia a forma, a linea, a musica, per misurarne la compostezza, la forza; e persino la dolcezza. E' possibile, anzi, è probabile, che il sottofondo dei nostri sentimenti sia influenzato profondamente da tutto ciò che il Canonica è riuscito a far intendere in questa sua creatura felice: l'umiltà, la grandezza nascosta, l'amore sepolto nei recessi di una coscienza oscura, abissale. Così esce al sole sol t anto ciò che è autentico, al punto da inserirsi nella vita senza che nessuno se ne accorga, ma di non poterne uscire senza lasciare un vuoto.
Al sole, e trionfalmente, riescono, in quest'altra tavola di QuiNTO CENNI, ancora all'insegna delle << Esercitazioni », uomini e cavalli colti in un momento di slancio Gli uomini restituiscono ai cavalli il loro spazio, ma i cavalli trascinano in questo spazio gli uomini, ai quali fanno riprovare la gioia d'una libertà fisica nel vivo dello sforzo disciplinato. Ormai non insistiamo più, col lettore, e lo facciamo di proposito, nella analisi di ciò che proponiamo. Cominciamo a puntare su alcuni risultati della nostra ricerca , per quanto riguarda noi stessi; e cominciamo a puntare su alcune speranze nei confronti di chi ci segue. Il nostro discorso , una volta impostato, e non senza un certo sforzo, mira a consolidare una sua sintassi , in senso proprio e anche in senso analogico e di comparazione. Il lettore si troverà di fronte ad alcune occasioni di riscontro personale su modi assai diversi di raccontare la vita dell'Esercito; non soltanto in chiave storica, ma anche di gusto e soprattutto in chiave di visione del mondo. Vorremmo dire che una quota di trionfalismo è addirittura necessaria, in tutti i nostri modi di esistere e di comunicare agli altri le nostre gioie ed anche i nostri dolori, le tragedie. Ma non deve, secondo noi, essere più d'una quota.
Deve, in definitiva, essere la parte di luce che la realtà, la verità, progressivamente ma lentamente, allarga sulla scena dell'esistenza, singola e collettiva. Anche in questo, l'esercizio, le esercitazioni, si manifestano come la necessità di stare al proprio posto secondo i modi richiesti dalle nostre mansioni. Disciplina, per la libertà.