58 minute read

Capitolo IV - La formazione dello stato libero di Memel e l’occupazione lituana, pag

trattato di Versailles, una trama schematica che può essere utile come inizio di una ricostruzione analitica o per fissare le concordanze internazionali agli avvenimenti interni dei vari paesi”243 Gramsci ha colto, e solo lui a nostra notizia, proprio la novità rappresentata dall’impostazione metodologica di Marietti che fa di lui uno degli antesignani della figura dell’osservatore politicomilitare che in anni successivi ha trovato largo spazio nella storia italiana.

243 Antonio Gramsci, Quaderni del Carcere, Quaderno 5 (IX) Miscellanea, 1930-1932, Torino, 1975, par. 98. Data la grande amicizia tra Gramsci e Tasca non è improbabile che i due, negli anni torinesi, leggessero gli scritti pubblicati negli anni ‘20 dal generale, probabilmente quelli più interessanti legati alla crisi marocchina.

Advertisement

Capitolo IV - La formazione dello stato libero di Memel e l’occupazione lituana244

Nella creazione dei confini nazionali lituani la lotta per la conquista del governo nella regione di Memel rappresenta il secondo fronte di formazione dei confini dello stato nazionale per la Lituania che il governo di Gaulanauskas vede profilarsi all’orizzonte e questo secondo problema corre parallelo ed è strettamente legato alla rivendicazione lituana di Vilnius.245 Aver legato politicamente questi due punti rappresenta, a nostro avviso, il vero nodo della difficile e anche fragile costruzione dello stato lituano. L’insieme degli avvenimenti e delle scelte compiute negli anni tra il 1920 e il 1924 condizioneranno in modo molto forte il successivo sviluppo politico della Lituania indipendente con la crescita, al suo interno, della componente ultranazionalista refrattaria ad ogni tipo di dialogo con la Polonia che la porterà progressivamente all’isolamento politico-internazionale e alla svolta autoritaria del governo di Smetona nel 1926. Si può considerare allora che nella fase di stabilizzazione e lenta conquista dei confini nazionali che vede contrapposte la Lituania alla Polonia, il problema di Memel diviene mezzo di scambio per cercare da parte delle potenze dell’Intesa di dirimere in maniera definitiva anche la questione della città di Vilnius, rivendicata come capitale dai lituani ma ora in mano polacca.246 Naturalmente, come vedremo, gli sforzi dell’Intesa saranno quelli di legare Memel a Vilnius e offrire quindi materia negoziale e di scambio ai governi lituano e polacco. In realtà la conduzione politica di questa vicenda presenta tutti gli aspetti di un compromesso che porterà ad esiti del tutto diversi rispetto a questa intenzione iniziale. Vista in questa prospettiva la questione di Memel parrebbe una specie di copia del problema di Danzica e la Conferenza della Pace di Parigi che aveva puntato alla soluzione di città libere sotto il controllo alleato sopratutto per indebolire Berlino e giungere al controllo dei suoi principali porti sul Baltico portò a scelte strategiche controproducenti intervenendo su un territorio da sempre integrato nella storia e nella cultura tedesche.

Importanza e ruolo della “piccola Lituania” Con la pace stipulata dal trattato di Melno nel 1422 il territorio circostante la zona di Memel comprendente le regioni di Tilsit, Labiau, Ragnit, Intersburg e Gumbinnen fu assegnata all’Ordine Teutonico e nei secoli successivi fu assorbita ai domini della Prussia Orientale. Questa regione ha rappresentato per molti secoli un territorio privilegiato in cui sono nati i primi documenti della cultura e della lingua lituana. Nel 1547 fu scritto e pubblicato a Könisgberg il primo catechismo scritto in lingua lituana dal Martynas Mazvydas. Nel 1590 un prete originario della piccola lituania, Jonas Bretkunas, pubblicò la prima traduzione della Bibbia in lituano e nel 1653 Daniel Klein redasse la prima grammatica della stessa lingua.247 Si assiste così a due sviluppi differenti della storia del popolo lituano: il nucleo principale residente nei territori della Lituania legata alla Polonia e poi al dominio zarista e un secondo nucleo presente in questa regione della Prussia Orientale. Nella Lituania unionale, così denominata in forza del trattato di Lublino del 1569 che la legava in modo organico al Regno di Polonia, nel corso del tempo vi fu una progressiva diminuzione dell’influenza della lingua e della cultura lituana dovuta soprattutto alla polonizzazione della sua aristocrazia e alla massiccia presenza del clero cattolico di origine polacca. L’uso del lituano viene qui sempre più relegato al ceto contadino e popolare mentre

244 Abbiamo mantenuto la dizione della località in lingua tedesca, Memel, nonostante il nome lituano, Klaipeda, viene utilizzato da molti studiosi della questione. La scelta è dovuta ai documenti di Marietti che citano la località con il nome tedesco e, di conseguenza, abbiamo uniformato per evitare confusioni, la denominazione a quest’ultima. Naturalmente la scelta è dettata solo da motivi di comodità per il lettore. 245 Cfr. Capitolo I 246 “Memel emerge come vero importante problema per la politica europea (...) perchè la preoccupazione degli Alleati è che la Lituania abbia coordinato la sua politica [di occupazione] con la Germania e con l’Unione Sovietica che considerano questa vicenda l’occasione per riottenere un peso nel quadro europeo” Alfons Eidintas, cit., pag. 98. 247 Si veda Pietro U. Dini, cit, pag,70; Ralph Tuchtenhagen, cit, pag. 60. S. Page, cit., pagg. 5/6

il polacco diviene la lingua comunemente utilizzata per le relazioni politiche e per l’insegnamento religioso. Nella regione di Memel assistiamo invece, sotto un più tollerante controllo, ad un rifiorire della cultura e della tradizione letteraria di questa lingua. Sotto il dominio dell’Ordine Teutonico e poi del governo prussiano si ha, per un verso, una formazione scolastica della popolazione lituana nelle scuole e nelle università tedesche con un sempre più diffuso utilizzo della lingua tedesca per le comunicazioni ufficiali e per la vita amministrativa. D’altro canto, soprattutto grazie agli studi filologici che individuano nel lituano una delle chiavi di trasmissione dell’origine sanscrita delle lingue indoeuropee, vi fu durante la seconda metà del XIX secolo, il fiorire di una serie di studi che riscoprirono le tradizioni popolari e la mitologia lituana.248 Le popolazioni residenti non avevano subito, a differenza della Lituania sotto il dominio russo, nessuna repressione della loro lingua e della loro cultura; al contrario si erano completamente assimilate e avevano aderito nella loro quasi totalità alla religione protestante.249 A partire dall’età moderna vi è un continuo scambio di queste realtà linguistiche e culturali differenti che faranno da sfondo alla creazione di una vera e propria rinascita del lituano scritto e parlato. Questa tradizione divenne preziosa sopratutto nel periodo in cui il governo russo, che dominava la Lituania unionale, tenterà di operare una russificazione della provincia sotto il suo controllo. Nel tentativo di realizzare una egemonia sui territori acquisiti nel corso del XVIII secolo, gli zar progettano infatti di trasformare e centralizzare il proprio dominio sul modello politico già sviluppato nel corso dei secoli XVI-XVII dal regno di Svezia. Dopo le conquiste di questi territori da parte di Pietro il Grande sarà la zarina Caterina II a inaugurare questo tentativo che: “ambiva ad unificare i diritti e l’amministrazione dei diversi gruppi sociali dell’impero, al fine di poter meglio sfruttare per l’edificazione dello Stato le diverse risorse umane in esso comprese”250 . Questo tipo di influenza del potere imperiale divenne nel corso del tempo una vera e propria russificazione forzata di questi territori e il vertice venne toccato nel 1864, dopo la rivolta nell’anno precedente della nobiltà polacca e lituana contro il dominio zarista, in cui il governatore generale russo di Vilnius, il generale russo Mikhail Nikolaevic Murav’ev, fece deportare ed uccidere molti esponenti del clero e della nobiltà lituana e polacca chiuse le scuole polacche e lituane e perseguitò ogni e qualunque manifestazione di autonomia culturale delle poplazioni. Il governo zarista arrivò financo a vietare la pubblicazione di libri scritti in alfabeto latino e diede l’avvio ad una vera e propria persecuzione contro la chiesa polacco-lituana. I cattolici furono quindi esclusi dalla vita pubblica con l’obiettivo di spegnere ogni possibile segno di autonomia culturale polacca o lituana sui propri domini. Lungi dall’ottenere il risultato sperato, i russi videro invece svilupparsi un acuto movimento di ribellione a questa politica con la creazione di un vero e proprio traffico clandestino di importazione di libri e documenti scritti in lingua e alfabeto lituano provenienti dalla regione di Memel. Questo movimento di resistenza culturale assolse ad: “una funzione primaria per la formazione di un comune sentimento nazionale lituano basato sulla lingua: non soltanto sulla lingua del ceto intellettuale, ma anche su quella della popolazione contadina, che avvertiva l’insegnamento scolastico coatto in lingua russa come un preambolo alla conversione forzata”.251

248 Uno dei più importanti è la raccolta dei miti e della storia lituana che viene raccolta da J. Puzinas in lingua tedesca con il titolo Vorgesichtsforschung und Nationalbewustsein in Lituaen cfr. S. Page, cit. pag. 5 249 In una memoria scritta da un ufficiale svedese e consegnata alla Conferenza degli Ambasciatori dai tedeschi viene descritto il quadro della popolazione della regione: “la maggioranza della popolazione tedesca è incontestabile. Tutta la popolazione parla tedesco e quelli che si dicono lituani si sentono in maggioranza tedeschi. (...) Quale è la civilizzazione tra le due parti della frontiera? [tra Lituania unionale e regione di Memel] è come tra il giorno e la notte”. Osservazioni di L. Af Petersen ufficiale svedese in Archivio della Società delle Nazioni, Documento 22483, Segretariato, scatola 593. 250 Tuchtenhagen, cit. pag. 50 251 ibidem. pag. 76

I volumi confiscati dalla polizia russa nel periodo 1891 – 1902 furono circa 172.000 e questo dato fornisce la dimensione della profondità e della diffusione di questa resistenza culturale della popolazione lituana. 252 Nel corso del XIX secolo assistiamo così nella Lituania unionale ad una vera e propria battaglia culturale che vede protagonista sopratutto il clero deciso a contrastare per un verso l’influenza della cultura e della lingua polacca e, per altro verso, ad opporsi alla russificazione condotta in forma estrema almeno sino alla rivoluzione del 1905. Nella zona di Memel avviene, nello stesso periodo, una partecipazione e un interesse della cultura tedesca alla lingua e alla cultura di questa etnìa anche se sempre sottoposta ad un rigido controllo sociale e politico da parte dei prussiani. Subito dopo la caduta dell’Impero Germanico nel 1918, all’indomani della prima incerta formulazione dei problemi legati alla creazione dello stato polacco e di quello lituano vi fu, da parte dei sostenitori di una grande lituania (comprendente cioè la lituania unionale e quella sotto il dominio tedesco), una vera e propria opera di pressione per avviare un distacco di questa regione dalla Prussia Orientale e annetterla al futuro stato nazionale.253 Le motivazioni di questo distacco sono per i nazionalisti lituani sopratutto di ordine etnico. Nella regione di Memel la presenza di una etnìa a maggioranza lituana giustificava, per loro, la separazione di questa striscia di territorio dal Baltico sino all’entroterra del fiume Niemen con una pura e semplice annessione alla Lituania. A questo progetto si opponevano due elementi di difficoltà. Il primo, più legato alle vicende della spartizione territoriale ad opera dell’Intesa nel 1919, era la necessità di creare un accesso al mare ai territori polacchi dell’interno e garantire sul fiume Niemen, di cui Memel è il porto pricipale, una attività commerciale sia dell’economia lituana che di quella polacca garantendo anche un canale commerciale ai territori bielorussi. Il secondo era rappresentato dalla presenza di una componente etnica lituana che, per la differente storia sociale e politica sopra illustrata, ormai viveva in maniera perfettamente armonica con la società e la cultura tedesca. Vale la pena allora osservare le due questioni in dettaglio perchè saranno questi due elementi a favorire, da parte degli alleati la ricerca di una soluzione che trasformasse Memel in una città libera con statuto autonomo e sotto il loro controllo e non, come volevano i lituani, di una pura e semplice annessione del territorio alla Lituania tradizionale. Nel corso della Conferenza della Pace a Parigi fu presentata dai lituani della Prussia Orientale una memoria a Wilson sulla base del principio di autodeterminazione dei popoli con la quale si rivendicava la propria riunificazione. Questa posizione era sostenuta argomentando che molti nomi della regione fossero di origine lituana e che gli stessi lituani avevano subito una germanizzazione forzata nel corso della loro storia e i 200.000 lituani presenti in quel territorio avrebbero potuto sollevarsi da questo dominio soltanto con l’indipendenza dall’impero tedesco. Questa posizione era anche fortemente caldeggiata dagli immigrati lituani in Europa e, sopratutto, negli Stati Uniti e sostenuto dai gruppi nazionalisti più accesi. Alla Conferenza fu presentata anche una memoria di rivendicazione dello stesso territorio anche dai Polacchi che vedevano nel porto di Memel una componente di una più grande Polonia poichè i tedeschi avevano sottratto storicamente questa regione ai polacco-lituani e ne avevano fatto una componente essenziale del proprio impero rivendicandola come città tedesca. Il ministro degli esteri Dmowski nel memorandum alla Conferenza della Pace del 28 febbraio e del 3 marzo rivendicò questo territorio alla Polonia poichè – affermava – la Lituania è una nazione troppo debole e non in grado di resistere alla pressione tedesca anche in vista di una futura assimilazione della Lituania al nuovo stato polacco. Questa base rivendicativa portò quindi il capo

252 S.Page, cit., pag. 6. I dati della russificazione forzata e l’eliminazione dei libri scritti in alfabeto latino è impressionante: nel 1865 sono pubblicati a Vilnius in lituano cinque libri, nel 1866 sei, nel 1867 cinque, nel 1868 tre, nel 1869 tre; nel 1870 due nel 1871 solamente uno, cfr. Ralph Butler, The new eastern europe, London 1919, pag. 57. Si veda anche Von Rauch, cit., pag. 19 253 I nazionalisti lituani, sopratutto quelli residenti in Svizzera e gli emigrati negli USA vedevano nell’avvicinamento alla Germania per la ricerca di una indipendenza nazionale la nascita della lituania a partire proprio dalla regione di Memel. Cfr. S. Page, cit., pag. 31

della delegazione polacca, Paderewski, alla formulazione di una richiesta di creare, in attesa della riunificazione, uno stato indipendente ma federato alla Polonia.254 Le proposte non potevano essere più distanti e, nel 1919, alla discussione della questione a Parigi non vi era ancora stato un riconoscimento ufficiale di uno stato lituano nazionale che avverrà, da parte degli stati dell’Intesa, solo nel 1922. In più, il Trattato di Versailles lasciava mano libera alla soluzione dei confini orientali della Germania con la possibilità quindi di creare soluzioni provvisorie che avrebbero avuto nel corso del tempo una loro definitiva sistemazione. Accanto a queste posizioni degli stati “pretendenti” vi era anche una discrepanza di vedute tra gli stessi alleati sopratutto tra i progetti inglesi e francesi su questo territorio. La posizione inglese sul porto di Memel è infatti quella di tentare di scalzare il sistema commerciale tedesco dal baltico ed utilizzare il porto per penetrare economicamente nelle regioni interne polacche, lituane e bielorusse ma, allo stesso tempo, era favorevole a non creare una espansione polacca troppo forte in quella zona per via degli stretti legami tra Polonia e Francia. I tedeschi, d’altro canto, nel corso dei colloqui di pace, chiesero inizialmente una annessione della regione alla Lituania, convinti di continuare ad avere una egemonia su uno stato considerato molto più debole ma successivamente sostennero l’ipotesi inglese e formularono l’idea della creazione di un protettorato dell’Intesa per la regione con a capo un Alto Commissario inglese come per Danzica. La posizione francese era, invece, del tutto differente. La scarsa convinzione di una possibile sopravvivenza della Lituania come entità politica autonoma ma sopratutto l’appoggio dato alla Polonia per costituire una fascia di salvaguardia che interrompesse i confini tra Russia e Germania faceva propendere per la richiesta polacca di unione federale al nuovo stato polacco anche in vista di una possibile riunificazione della Lituania alla Polonia dovuta sopratutto ai comportamenti filotedeschi dei lituani nel corso della guerra e con l’idea di indebolire militarmente quanto più possibile la Germania. Una nota del Ministero degli Esteri Francese datata 19 settembre del 1918 illustra come si dovesse puntare alla formazione di una Polonia il più forte possibile e inserire in questo progetto anche la Lituania eliminando tutti gli elementi germanofili con la nascita di una unica nazione.255 Queste differenti posizioni portarono così alla formazione di un vero e proprio compromesso rappresentato dall’articolo 99 del Trattato di Versailles, in cui si imponeva alla Germania il distacco di questa regione dal territorio nazionale con la creazione di una città libera sotto il controllo degli Alleati. Si trattò quindi di una soluzione che senza dare una diretta annessione territoriale alla Polonia, lasciava aperta la possibilità di negoziare uno stato unitario e far riemergere quel ducato polacco-lituano in una nuova forma politica con la possibilità, per l’Intesa, di mantenere uno sbocco al mare indipendente e utile per i territori interni polacchi e bielorussi, soluzione vista con favore dagli inglesi. Alle proteste tedesche per questa decisione di una aperta violazione del principio di autodeterminazione per la forte presenza di una popolazione di lingua tedesca, l’Intesa giunse ad una formulazione della soluzione al problema di Memel che presentava comunque diverse ambiguità. Si ammetteva infatti da parte degli Alleati che anche se la città di Memel avesse una maggioranza di popolazione tedesca, l’insieme del territorio considerato fosse abitato da una

254 Questa posizione fu ribadita in maniera perentoria nel 1923 in occasione della definizione del nuovo statuto della città. Il rappresentante polacco alla Società delle Nazioni, M. Skirmunt fece presente che “la Conferenza degli Ambasciatori ha tenuto conto del fatto che che il porto di Memel costituisce lo sbocco naturale e unico di un vasto territorio situato sugli affluenti del fiume Niemen e del Pripot per una superficie di circa 200.000 km quadrati in qui poco più di 150.000 kmq, ossia i tre quarti, appartengono alla Polonia e 50.000 kmq, cioè solo un quarto, alla Lituania” Archivio Storico della Società delle Nazioni, documento 32640, scatola 594. 255 Si veda su questa posizione del Ministero degli Esteri Francese, Isabelle Chandavoine, cit., pag. 30. Il lavoro della Chandavoine risulta la ricostruzione più dettagliata e puntuale della vicenda di Memel a partire dagli anni 20. Basata su fonti del Ministero degli Esteri francese la studiosa franco-lituana si è concentrata sia sullo scenario internazionale che sulle vicende interne nei rapporti tra Lituania e tedeschi e lituani residenti nella regione.

popolazione di lingua e origini lituane, accettando quindi la tesi lituana che Memel fosse de jure parte integrante del suo territorio; ma, contemporaneamente, si confermava che il porto di Memel fosse l’unico sbocco al mare per i territori interni alla Lituania e che il solo motivo per cui si propendeva alla creazione di una città libera sotto il controllo alleato era che lo statuto e i confini della Lituania in quel momento non fossero stati ancora definiti.256 E’ interessante notare, a conferma di questa ambiguità, che dopo l’occupazione lituana, la Commissione incaricata dalla Conferenza degli Ambasciatori di redigere un rapporto ufficiale sulla regione ribadisca chiaramente come la motivazione della maggioranza di etnìa lituana sia solo una illusione. Si parla, in quella relazione, di Memel come di: “una città tedesca la più antica della Prussia Orientale che non è mai appartenuta alla Lituania. (...) All’epoca [della conquista della regione da parte dell’Ordine Teutonico] la popolazione del nord era Lettone, quella del Sud lituana. Lituani, Lettoni, antichi Prussiani sono, del resto, fratelli, appartengono tutti alla stessa famiglia baltica. (...) La popolazione del territorio è stata fortemente germanizzata e quella della città è quasi interamente tedesca. Non potrebbe essere altrimenti visto che la frontiera tedesca non è stata eliminata che da cinque anni.”257 La soluzione della città libera presentava poi l’indubbio vantaggio per l’Intesa di controllare alcuni porti strategici del Baltico: dopo Danzica, Memel era il secondo porto sotto controllo degli Alleati in contrapposizione al porto tedesco di Könisgberg e ai porti russi che però soffrivano di blocchi per metà dell’anno dovuti ai geli invernali. Nel varare questa soluzione, del tutto provvisoria secondo la Conferenza della Pace, Parigi, contro l’opinione tedesca, pretese la nomina di un alto commissario francese. Aver tenuto conto però solamente dell’elemento etnico e del ruolo strategico per le potenze dell’Intesa giocato dal porto di Memel e, di conseguenza, aver favorito una nuova entità politica “artificiale” tra Germania, Polonia e Lituania portò a non considerare in maniera approfondita la concreta situazione storica di quella particolare regione. La presenza francese a Memel sarà letta dalle popolazioni tedesche e lituane residenti come il primo passo per la concessione di quel territorio alla Polonia dati i forti legami tra i due paesi. Si viene profilando così una minaccia, avvertita sia dalla Germania che dalla Lituania, che si creino le condizioni politico-militari di una soluzione che nulla ha a che fare con il principio di autodeterminazione proclamato dalla risoluzione della Conferenza di Parigi favorendo uno Stato che non aveva alcun rapporto con la composizione etnica e sociale di quel territorio. Vi è, in più, anche l’obiettivo parallelo, da parte dell’Intesa, di utilizzare questa amministrazione controllata di Memel per eliminare la popolazione tedesca dalla regione cercando di favorire la formazione di una classe dirigente “lituana” che però storicamente non ha mai espresso sue componenti nel governo amministrativo di quel territorio ed è vissuta prevalentemente nelle zone rurali non essendo quindi in grado, in tempi brevi, di sostituire per la conduzione dei servizi e del porto l’amministrazione tedesca. Che il problema fosse però in qualche modo “dimenticato” dalle potenze dell’Intesa possiamo rilevarlo in una comunicazione del 13 agosto 1919 in cui la Missione militare alleata a Berlino segnala alla Missione militare a Parigi la pressione che alcuni cittadini abitanti a Memel stavano compiendo per avviare finalmente il processo politico militare di formazione di quel territorio libero. I Rappresentani del Parlamento provvisorio del territorio di Memel chiedono di essere

256 Cfr. la riproduzione di questa motivazione nel Dossier presentato dal governo Lituano a difesa dell’occupazione di Memel, ora in Archivio della Società delle Nazioni, Documento 31704, scatola 593. Che tale ambiguità fosse ben presente alle potenze alleate si può desumere dalla dichiarazione di Clemencau su questo problema: “In effetti la maggioranza degli abitanti di Memel sono tedeschi ma questo non giustifica il fatto di lasciare l’intero territorio sotto la sovranità tedesca, principalmente perchè il porto di Memel è il solo sbocco sul mare della Lituania.” in Eidintas, cit. pag. 87 257 Dalla relazione del 6 marzo 1923 indirizzata alla Conferenza degli Ambasciatori dalla Commissione straordinaria incaricata di esaminare la nuova situazione a Memel. La commissione era composta da Clinchant, Aloisi, Fry. Ora in Archivio Storico della Società delle Nazioni, Documento 35822. scatola 596.

ricevuti a Parigi per sollecitare questo processo. Tra questi rappresentanti vi sono il Consigliere personale del ministro Raubeln, Von Schlenter, il Consigliere del ministro dell’Economia, Suheh, il Segretario dei Sindacati di Memel, Katzis e due proprietari della regione, Poetschulat e Pagalies. Il rapporto che presentano con data 8 agosto ci è stato conservato e da conto della formazione del primo parlamento territoriale di Memel. Von Shlenter, nella sua memoria, ricorda in primo luogo che la formazione del Territorio libero di Memel è totalmente in contrasto con i 14 punti di Wilson che prevedeva il rispetto delle nazionalità e ricorda come le potenze dell’Intesa hanno considerato il territorio come largamente abitato da popolazioni lituane ma – continua Shlenter – “non ci resta che pregare le potenze Alleate ed associate di prendere in considerazione il desiderio della maggioranza della popolazione e di non basare le decisioni sul principio di nazionalità guardando solamente le informazioni provenienti da fonte lituana.”258 Il documento ricorda inoltre che nelle elezioni che hanno portato alla formazione del parlamento provvisorio su un totale di 116 deputati solo 24 erano di nazionalità lituana e che molti di loro, i due proprietari lituani giunti in delegazione a Berlino lo dimostrano, vogliono rimanere legati alla Germania: “Angosciati dall’avvenire, la popolazione ha incaricato [questa] Commissione di fare appello alle potenze Alleate e associate prima di prendere una decisione definitiva di ascoltare e di prendere in considerazione i desideri della maggioranza della popolazione da noi rappresentata. (...) Noi siamo dell’avviso che una consultazione popolare esprimerebbe netto il desiderio della grande maggioranza della popolazione di rimanere legati allo stato tedesco. Se questo non fosse possibile chiediamo allora che la questione della nostra nazionalità sia considerata in maniera indipendente dagli altri Stati vicini in modo da poter continuare a conservare le caratteristiche del nostro territorio e della nostra cultura”259 . L’appello espresso dalla Rappresentanza delle popolazioni di Memel presenta, a nostro avviso, due motivi di interesse, il primo è la considerazione che esiste de facto una violazione dei principi di nazionalità e l’appello sottolinea come l’elemento tedesco sia non solo centrale in questo territorio ma goda anche del consenso delle popolazioni lituane presenti; il secondo è l’urgenza della sistemazione di questo territorio poichè gli Alleati vogliono, anche in questo caso, decidere sul territorio di Memel avendo in mente la sistemazione più generale della questione lituana in presenza di pressioni da parte internazionale. Il documento presenta, in un suo passaggio, la conoscenza della decisione da parte dell’Intesa: “di regolare la nostra questione nazionale insieme a quella legata ai territori che facevano parte della regione russo-lituana prima del conflitto. Si arguisce quindi che, nel caso della formazione di uno Stato lituano, ci si propone di farci assorbire da quest’ultimo. E’ per questo che preghiamo le potenze dell’Intesa prima di prendere la decisione di considerare la profonda differenza in termini sociali, culturali, nazionali e linguistici della nostra regione rispetto a quella appartenente alla regione lituana zarista.”260 Questo documento fornisce in maniera immediata tutta la complessità del problema a cui l’Intesa sta per mettere mano. Per un verso la popolazione del territorio di Memel in gran parte di lingua e di cultura tedesca segnala l’aperta violazione dei principi della Conferenza di Pace. In realtà la delegazione degli abitanti di Memel a Berlino ha già tracciato il possibile percorso di questo territorio inquadrandolo nel più vasto quadro delle sistemazioni in ordine alla soluzione del conflitto lituano-polacco. Se, dice Von Schlenter, si ha l’intenzione di compiere una successiva unione alla Lituania di cui il territorio libero è solo una prima fase preparatoria, il problema della nazionalità esploderà in maniera più forte e quindi si creerà un enorme differenza tra questa regione e il resto della Lituania che è totalmente estranea per cultura e tradizione a quella regione. L’insieme di questi elementi che sono stati il fattore scatenante degli avvenimenti del 1923/24 è stato poi di recente approfondito sopratutto per quanto riguarda l’analisi della percezione che la popolazione tedesca e lituana di Memel ebbe della presenza francese e degli Alleati in quel

258 in ASSME, busta. 101 fasc. 12 259 ibidem 260 ibidem

particolare momento. Ne emerge un quadro in cui l’alto commissariato alleato provocò la sensazione sia da parte della popolazione tedesca che di quella lituana residente di essere vittima di una colonizzazione. Accanto a questo motivo, tutto interno, vi fu, inoltre, una ostilità e una diffidenza profonda a questa operazione anche da parte dell’Unione Sovietica che vedeva in questa testa di ponte la volontà di creare basi militari per un possibile futuro conflitto contro di lei.261 Che questo atteggiamento “coloniale” fosse non troppo lontano dalla realtà risulta anche dal tentativo francese di fare della città di Memel una città a maggioranza lituana. Questo provocò una reazione degli stessi lituani residenti che vedevano in questo obiettivo la futura annessione del territorio alla Polonia o alla Lituania con una perdita secca del proprio livello economico. Interrompendo i contatti economici con la Germania e i suoi traffici e legandosi a nazioni molto più deboli economicamente il rischio era di veder salvaguardata la propria identità etnica di popolazione non tedesca ma di perdere ogni vantaggio da questa indipendenza. Questo fattore giocherà nella vicenda un ruolo importante poichè i lituani di Memel furono molto più solidali con gli amministratori tedeschi che con la nuova situazione creata dalle pretese “nazionali” lituane o polacche favorite dall’amministrazione alleata.

L’Alto commissariato francese e gli avvenumenti tra il 1920 e il 1923

Già nel diario della Missione del 1919-20 il generale Marietti fa ampi cenni al problema del territorio di Memel e del fiume Niemen come di un territorio particolarmente delicato per la presenza tedesca e soprattutto per la decisione da parte delle potenze dell'Intesa nel 1919 di trasformare questo territorio in zona franca sotto il controllo degli Alleati. La questione di Memel è quindi il nodo politico-militare che deve essere tenuto sotto osservazione nelle regioni baltiche e i documenti dell'archivio dello Stato Maggiore presentano, anche su questo problema, una documentazione piuttosto dettagliata. Potremmo così descriverla. Vi è in primo luogo una serie di rapporti del comandante francese, generale Dominique Odry, trasmessi in copia agli alleati e quindi anche allo Stato Maggiore Italiano e, subito dopo l’occupazione lituana della regione nel 1923, l’insieme dei documenti che testimoniano il lungo dibattito a Parigi per l’attribuzione della regione alla Lituania. Di questa parte il documento, forse, più interessante è una relazione richiesta a Marietti dal Ministero della Difesa che fornisce alcune considerazioni di parte italiana sull’intera vicenda e che esamineremo in dettaglio. La documentazione ha un andamento cronologico diseguale ma abbastanza indicativa del susseguirsi degli avvenimenti di cui però dobbiamo richiamare la descrizione nei suoi aspetti politici e militari per inquadrare le fonti italiane e collocarle nella successione degli avvenimenti. I francesi giungono a Memel l’8 febbraio 1920 con un contingente militare comandato da Odry ma la diplomazia francese non ha molta fiducia di questa missione. Si considera questa regione da parte del ministero degli esteri di Parigi solo come uno strumento per incoraggiare la Lituania a unirsi alla Polonia ed utilizzare il porto sul Niemen come un possibile mezzo di scambio.262 Il generale Odry che il 15 febbraio 1920 prende in consegna il comando militare dichiara che: “in qualità di rappresentante delle potenze Alleate ed associate (...) tutte le leggi e i regolamenti in vigore sono mantenuti se non esplicitamente abrogati e se non incompatibili con il nuovo statuto di questi territori”263 In un primo rapporto alla Conferenza degli Ambasciatori, datato 10 marzo 1920, dopo aver ricordato della necessità di ottenere il controllo del territorio, Odry ricorda che: “i Lituani

261 Si veda l’interessante articolo di Alexander Schröder von Christian, Die Entstehung des “Territoire de Memel” und die Pläne der franzosischer Administration (1919-1923) in “Nordest Archiv, Zeitschrift für Regionalgeschichte” - Neue Folge Band X/2001, Nordost –Institut, Lüneburg pag. 45 e seguenti. 262 In Chandavoine, cit., pag. 36 263 Dal discorso iniziale del Generale Odry a Memel del 15 febbraio 1920 in ASSME racc. 101, fasc. 11

rivendicano nelle amministrazioni del territorio di Memel una partecipazione attiva che però vedono pochissima popolazione tra i residenti con le capacità necessarie per sostituire gli amministratori tedeschi.” Quello che ci vorrebbe – afferma Odry – sopratutto è di “avere la formazione di una polizia lituana per rendere inefficace la provocazione degli agenti tedeschi”264 In questa situazione di assoluta mancanza di quadri amministrativi lituani si innesta anche la precaria situazione economica del territorio completamente dipendente dai commerci derivanti sopratutto dalla Prussia orientale e quindi, in ultima istanza, dipendente ancora dall’economia tedesca. L’insieme dei quadri tedeschi controlla, in realtà, le ferrovie, il porto, i traffici e l’amministrazione e su questo Odry vede il vero elemento che rende l’attuazione dello statuto di città libera e indipendente dalla Germania sostanzialmente inattuabile. Non possono certo pochi fucilieri francesi fermare per un verso la resistenza passiva dei tedeschi e dei lituani di origine tedesca e, dall’altro, la volontà lituana di annettersi quanto prima l’intero territorio. Nel frattempo durante il periodo iniziale della amministrazione alleata si è costituito un partito denominato “Deutsch-Litauisch Heimatbund” il quale è composto non solo dalla popolazione tedesca ma anche da una gran parte della popolazione lituana il quale, preoccupato di questa degermanizzazione tentata da Odry chiede un plebiscito per regolarizzare il più rapidamente possibile la vita della regione. Questo partito è preoccupato sopratutto di una unificazione con la Lituania e rivendica una autonomia della città sia dall’Impero tedesco che dalla Lituania. Non vi è quindi, da parte della popolazione, nella sua larga maggioranza, una opposizione forte alla presenza francese, vi è invece una costante preoccupazione che la regione possa in questa fase interrompere e veder diminuita la sua importanza economica. E’ per questo motivo che l’insieme dei rapporti di Odry a Parigi nel corso del 1920 non presentano particolari problemi di ordine pubblico e lo stesso generale non veda elementi di tensione tra lituani e tedeschi. La sua testimonianza risulta quindi importante proprio perchè egli stesso osserva il forte legame tra le due componenti etniche della regione. Il generale Odry continua infatti a riferire a Parigi che non vi sono elementi di tensione. Ancora il 20 maggio del 1920 scrive che: “la situazione è assolutamente calma. I lavori agricoli proseguono senza alcuna difficoltà di rapporti tra proprietari filotedeschi e contadini lituani. In città, in seguito alla mancanza di carbone, per alimentare le industrie vi è stato qualche disordine ma contenuti da un servizio di sicurezza contro lo sciopero.”265 Contemporaneamente all’occupazione francese vi è però, oltre alla formazione politica vista precedentemente, la creazione di un partito nazionalista lituano, il “Prusu-lietuviu Susivienijimas” che vuole la annessione pura e semplice alla Lituania. Odry ricorda però alla Conferenza degli Ambasciatori a Parigi che questo gruppo: “non ha alcuna conoscenza dell’Amministrazione nè degli affari pubblici e non non punta che al disordine propizio solo alla soddisfazione di rancori o ambizioni personali”266 Nel giugno del 1920 Odry avverte Parigi che ormai la situazione a Memel si sta avviando verso un dibattito tra queste due formazioni, in vista delle elezioni. In contemporanea con le vittorie bolsceviche in Polonia, il generale ricorda che il partito filotedesco tenta di forzare la mano in vista di una revisione dei Trattati e quindi di un ritorno all’orbita tedesca di Memel, mentre il partito filolituano sta pensando di approfittare della vittoria bolscevica per arrivare ad una formazione nazionale che comprenda il territorio polacco e quello di Memel. E’ necessario – afferma Odry – “bonificare questo stato d’animo e troncare queste agitazioni che rischiano di rendere pericolosa la situazione”.267 Curioso il termine che usa Odry – assainir – bonificare, ed è curioso che tale termine illustri, nel giugno del 1920, la mancanza di consapevolezza che le tensioni nel territorio di Memel siano in realtà più il frutto del contesto internazionale che della situazione interna. Colpisce invero

264 Rapporto numero due del Generale Odry a Memel, ASSME, racc. 101 fasc. 12 265 Rapporto numero otto del Generale Odry, ibidem 266 In Chandavoine, cit., pag. 38 267 Raporto numero nove del Generale Odry, ASSME, racc. 101 fasc. 12

che dopo aver ripetuto a Parigi di come la situazione fosse calma e tranquilla in poche settimane egli si renda conto del problema e proponga come soluzione quella di “bonificare” espellendo qualche notabile e qualche presunto comunista dal territorio concludendo che: “queste misure hanno ottenuto un eccellente effetto. Il morale delle popolazioni è visibilmente cambiato e le agitazioni operaie che erano cominciate con uno sciopero non motivato tra i lavoratori del porto e in vista di uno sciopero generale paiono essersi calmate in 48 ore”268 Il metodo seguito da Odry crea allora più disordine di quanto ve ne sia realmente e lo strumento di una mera repressione militare non fa che provocare conflitti tra tedeschi e lituani. Questo atteggiamento poliziesco continua almeno sino all’ottobre del 1920 dove ancora riferisce in un rapporto a Parigi la “raggiunta calma assoluta nella regione”.269 In realtà l’insieme delle tensioni politiche sono nate anche per la sistemazione di alcuni problemi territoriali presso Tilsitt dove i tedeschi vogliono a tutti i costi rientrare in possesso di alcune parti della zona attribuita al territorio di Memel e questo episodio riporta in primo piano la questione principale della sistemazione definitiva del territorio che ormai tutti si aspettano debba essere annesso alla Polonia o alla Lituania. L’unico a non accorgersene, sembra, sia proprio il comandante francese.270 Nel corso del 1921, dopo il controllo militare, è affiancato al generale Odry il nuovo alto commissario per la regione, il prefetto Gabriel Pestiné, il quale sottolinea come alle aspirazioni lituane e tedesche puramente politiche si affianca anche una presenza massiccia della Polonia che, attraverso l’acquisto di terreni, comincia a penetrare la regione. Pestiné non ha alcun dubbio che una tale quantità di denaro abbia dietro di sè il governo di Varsavia. Chieste spiegazioni al delegato di Varsavia, Andrycz, riceve questa risposta: “Noi non abbiamo polacchi a Memel ma ameremmo averli e il miglior modo per veder attribuita questa “terra dorata” alla Polonia è quella di acquistarla”271 I francesi si trovano così a dover seguire gli avvenimenti politici della regione avendo come obiettivo quello di degermanizzarla e favorire l’elemento lituano ma nel 1921 la situazione è ancora del tutto fluida. Non vi sono confini definiti, nè un riconoscimento ufficiale della Lituania e permettere un ingresso polacco nel territorio crea un ulteriore elemento di tensione tra i tedeschi ma, sopratutto, nel governo Lituano che vede ormai chiaramente definito il destino di Memel. L’indulgenza del governo francese nei confronti dei polacchi giungerà infatti sino ad un accordo economico tra Memel e la Polonia nell’aprile del 1922 in cui fu stabilito, con l’avallo delle grandi potenze, la clausola commerciale della Polonia come nazione favorita per lo scambio commerciale. Questa politica francese - è stato osservato – ha avuto la sua parte di responsabilità nella creazione del conflitto polacco-lituano: “ha sostenuto il nazionalismo polacco per un suo tornaconto politico ed è stata incapace di riportarlo ad una giusta moderazione. La Francia ha condotto i lituani a cercare disperatamente l’appoggio di una potenza, quella tedesca, che li aveva sostenuti per quattro anni essendo stata incapace di fornire un appoggio chiaro all’esistenza nazionale lituana”.272 Queste tensioni interne e internazionali vengono ancor più aumentate dal tentativo che, nel 1921, l’Intesa tenta di realizzare cercando di collocare la vicenda di Memel nel gioco dello scambio con Vilnius occupata dai polacchi. Il nodo politico istituzionale di Vilnius è un collante nazionale per il governo Lituano ed è di enorme importanza anche per i suoi equilibri interni.

268 ibidem 269 Rapporto numero diciotto, ASSME, racc. 101 fasc. 12 270 In una nota di Marietti del marzo del 1921 all’Ambasciatore Conte Bonin Longare, il generale esprime parere negativo alla richiesta tedesca di una modifica del confine sul fiume Niemen per includere gli impianti idraulici che servono la città di Tilsitt. Indirettamente la nota ci illustra comunque la continua pressione di tutti gli stati confinanti verso il comando alleato della regione. In ASSME, racc. 101 fasc. 271 Chandavoine, pag. 40 272 Julien Gueslin, Entre illusion et aveuglement: la France face à la question lituanienne (1920-1923), in “Cahiers Lituaniens”, anno 2001, n. 2 pag. 20, vi è da ricordare comunque che anche la Lituania una volta ottenuti alcuni vantaggi politico militari dalla situazione ignorerà completamente questo legame con la Germania procedendo ad una lituanizzazione di tutti i territori da lei controllati.

Viene incaricato il diplomatico belga Paul Hymans di sondare il governo di Kowno, la capitale provvisoria dello stato lituano e sede del governo in attesa di rientrare a Vilnius, per raggiungere una intesa tra Polonia e Lituania che dia la sovranità del territorio di Memel alla Lituania ma che, contemporaneamente, permetta il traffico commerciale e anche militare sul fiume Niemen ai polacchi. Questa proposta, già fortemente rifiutata dal governo Lituano nel 1919 alla Conferenza di Pace, è la causa dello scacco di questo tentativo. Hymans non ha alcuna intenzione di legare la questione di Memel a quella di Vilnius e tenta di convincere i lituani che la sua proposta diplomatica prevede solo una riavvicinamento morbido tra i due Paesi e che tale riavvicinamento riguardi solo il destino di Memel ma il governo lituano vede in questo tentativo una strada per cercare la possibilità di una riunificazione.273 La relazione strettissima tra i due problemi e l’azione francese a Memel chiaramente filopolacca fa scorgere ai Lituani il pericolo che un eventuale accettazione del piano Hymans porti ad una conseguente accettazione della occupazione straniera della storica capitale dello Stato.274 In questa complessa relazione diplomatica si innesta anche una agitazione della popolazione della regione che richiede a gran voce non l’attribuzione a qualche stato esistente ma: “la creazione del territorio in stato autonomo e indipendente unito alla Germania e alla Lituania da canali commerciali strettissimi. Se questo non fosse possibile si permetta, così come sancito dalle stesse potenze straniere, che i cittadini di Memel possano decidere liberamente il proprio destino.”275 Se questa è la posizione dei tedeschi che riflette l’animo della popolazione a Memel, uno studioso lituano ha ben ricostruito l’eco di fierissima opposizione di tutta la società lituana al tentativo di Hymans di una conciliazione tra i due Paesi: “l’11 settembre 1922 l’intera leadership militare lituana trasmette al governo un memorandum segreto nel quale si esprime la completa insoddisfazione per i negoziati con la Polonia. Alla fine di settembre in una turbolenta discussione sul piano Hymans alla Assemblea Costituente Lituana, l’opposizione esprime completa sfiducia al governo in carica per i tentativi che si stanno effettuando di un riavvicinamento alla Polonia e i partiti di sinistra considerano il piano Hymans un cavallo di Troia per vanificare gli sforzi di una riforma sociale e riconsegnare il paese ai latifondisti polacchi”276 Possiamo osservare quindi che l’azione dell’Intesa e dei francesi in particolare ha raggiunto con questi tentativi il massimo dell’insuccesso politico-diplomatico. Dalla idea iniziale di formare un territorio non germanizzato e pronto a diventare il porto strategico di uno stato unitario lituanopolacco così come era nei disegni di Clemenceau si è giunti alla creazione di una regione sotto controllo militare francese con l’impossibilità di poter garantire un governo di libera città autonoma senza il concorso dei funzionari tedeschi fortemente legati al governo di Berlino e con una tensione molto forte con il governo lituano che vede nelle manovre francesi di riavvicinamento alla Polonia la minaccia di perdere per sempre la propria capitale storica anche per via diplomatica. A questo si aggiunga la peoccupazione di una popolazione lituana solo di origine, ma tedesca di fatto, che vede in tutti questi tentativi una minaccia di impoverimento e di crisi economica dei propri traffici ed è contraria a legarsi con una popolazione lituana di cui non condivide nè passato nè tantomeno interessi e il quadro sembra pronto ad una soluzione di forza che non tarderà a farsi attendere.

273 Che il tentativo diplomatico di Hymans sia fortemente sospetto presso i lituani trova riscontro in un colloquio riservato nel 1924 tra Norman Davis, capo della Commissione di studio per Memel e il rappresentante polacco alla Società delle Nazioni che chiede di partecipare alla discussione sulla sistemazione del territorio. Davis cerca di convincere il delegato polacco a non partecipare poichè: “il problema di Vilnius è chiaramente collegato, per i lituani, alla questione e Memel è, in fondo, il prezzo da pagare per concedere Vilnius alla Polonia.” Archivio Storico della Società delle Nazioni, Documento 34270, scatola 595. 274 “Molti diplomatici francesi erano dell’opinione che la Lituania fosse uno stato artificiale, frutto dell’ambizione di qualche intellettuale germanofilo e del clero lituano antipolacco, Si sperò quindi di mettere fine alle rivalità tra Varsavia e Kowno per creare una entità politica forte, stabile e risolutamente antitedesca” Julien Gueslin, cit. pag. 14 275 Da un articolo pubblicato a Berlino dalla “Vossgazette” cit. in Chandavoine, pag. 46 276 Alfons Eidintas, cit. pag. 83

L’occupazione lituana di Memel del 1923

Il punto di svolta per gli avvenimenti di Memel si realizza nel corso del 1922 quando nella regione di Vilnius viene indetta l’elezione della Dieta della città a cui i lituani non partecipano per protesta. Questa elezione vede la vittoria della componente filopolacca che il 20 marzo vota a maggioranza schiacciante l’unione della città con la Polonia. Il modello svizzero o cantonale proposto da Hymans per la soluzione dei problemi dei due territori contesi in una unione federale tra i due stati naufraga completamente e dà mano libera ai Lituani per tentare, in risposta a questa situazione ormai defintiva del destino della capitale lituana, una prova di forza a Memel. La preparazione dell’occupazione militare viene condotta dai Lituani rivolgendosi alle due potenze che hanno interessi ad un rafforzamento del giovane stato lituano e che lo avevano riconosciuto ormai da molto tempo: la Germania e l’Unione Sovietica. L’obiettivo del governo Galvanauskas è quello di creare un incidente internazionale a Memel anche per riaprire la questione di Vilnius. La strategia del capo del governo lituano prevede quindi un appoggio o un non intervento da parte della Germania e dell’Unione Sovietica per poter avere mano libera e tentare il colpo di mano e quindi riproporre sul tavolo degli Alleati l’intero problema dei confini lituani. I tedeschi non sono contrari all’invasione lituana e il 22 febbraio informano il governo di Kowno attraverso il rappresentante diplomatico lituano Viktoras Gailius che la Germania non si opporrà al colpo di mano lituano e il 25 aprile invia il diplomatico Fritz Schönberg che assicura il ministro degli esteri lituano che: “l’annessione di Memel al territorio lituano non incontrerà resistenze da parte tedesca”277 La strategia di Berlino persegue infatti il medesimo obiettivo strategico dei lituani che è quello di favorire in tutti i modi la nascita di uno stato lituano indipendente contro le aspettative dell’Intesa e quindi, pur avendo per mesi rivendicato l’assoluta germanicità della regione, in questo momento i tedeschi colgono la possibilità di ottenere da questa invasione un indirizzo favorevole del governo lituano nei loro confronti e di poter, in un secondo momento, rivendicare un territorio tedesco da togliere ad uno stato molto più debole e isolato internazionalmente. Dopo l’invasione, infatti, i tedeschi reagiranno ufficialmente con una protesta presso le potenze alleate e, contemporaneamente, inizieranno una campagna sia all’interno del territorio di Memel sia sul piano internazionale per contestare alla Lituania l’illegale acquisizione. Per ora, il console tedesco sostiene la decisione che questo territorio sia: “il sacrificio sull’altare dell’amicizia lituanorusso-tedesca”278 L’Unione Sovietica, sin dall’inizio, ha osservato la vicenda di Memel con grande attenzione anche perchè l’occupazione polacca di Vilnius ha ottenuto lo scopo di interrompere il confine tra Germania e Russia con grave danno politico e commerciale per i sovietici. Naturalmente i russi scorgono l’eventualità dell’invasione di Memel non solo come l’occasione per indebolire il potere polacco e impedire il disegno di un forte stato a difesa del bolscevismo come volevano gli Alleati ma sopratutto perchè le buone relazioni con la Lituania, di cui avevano riconosciuti per primi la capitale durante l’invasione della Lituania in occasione della guerra russo-polacca, possano sottrarla a quell’isolamento e gettare quindi un ponte con la Germania. Il 29 novembre 1922 il ministro degli esteri Chicherin incontra a Kowno i rappresentanti del governo lituano e li assicura che l’occupazione di Memel non è contro gli interessi dell’Unione Sovietica e dichiara, cosa più importante, che l’Unione Sovietica non rimarrà passiva ad una eventuale reazione polacca contro la Lituania.279 Se il gioco diplomatico di Kowno è quello di avere una copertura completa da queste due potenze sull’operazione, il secondo passo è capire come effettuarla operativamente visto che la maggioranza dei lituani di Memel non solo si oppongono ad una annessione con questo stato ma paventano ogni

277 Edintas, cit. pag. 92 278 ibidem pag. 93 279 ibidem

possibile minaccia alla propria autonomia. A questa difficoltà di ordine interno si aggiunge che il 20 dicembre del ‘22 la Lituania era stata ufficialmente riconosciuta come stato sovrano nonostante la Conferenza degli Ambasciatori avesse comunque negato ogni possibilità di ottenere per quella regione una annessione completa. Questo episodio scatenò gli animi della minoranza lituana favorevole all’annessione e Pestiné scrive a Parigi ricordando che a Memel sino a questo momento: “si è potuto evitare qualunque spargimento di sangue anche con mezzi a disposizione molto deboli ma è utile rammentare che siamo arrivati al momento in cui è impossibile rimandare la decisione per questa regione all’indomani”280 Il governo lituano, in una riunione segreta il 20 novembre 1922, considera che ormai la questione di guadagnare Memel attraverso la via legale facendo pressioni alla Società delle Nazioni è impossibile e che gli Alleati non vorranno mai intervenire in questo territorio per liberarlo dalla loro presenza e, seguendo il consiglio del presidente Smetona, decidono di organizzare una rivolta e incaricano il primo ministro Galvanauskas di trovare una soluzione al problema.281 Le modalità operative decise sono le stesse di quelle messe a punto dal Generale Zeligowski a Vilnius nel 1920: l’introduzione di truppe volontarie lituane sollecitate da un Comitato di Salute Pubblica di lituani residenti a Memel permetterà la creazione di un regime militare in mano ad un governo che sosterrà l’annessione alla Lituania solo in un secondo momento. Tra il 9 e il 16 gennaio del 1923 anche in occasione dell’occupazione francese del territorio della Rhur che fornì un ideale pretesto ai lituani, il gruppo di “volontari” denominati Sauliai accorrono alla richiesta di aiuto del Comitato di Salute Pubblica della Lituania orientale minacciata dalle perscuzioni tedesche. I soldati lituani cambiarono la propria uniforme con abiti civili, passarono il confine e occuparono Memel manu militari. Il prefetto Pestiné si trovò quindi a dover telegrafare immediatamente a Parigi chiedendo rinforzi che gli furono promessi sotto forma di supporto con una nave francese da inviare al porto. Il Comitato di Salute Pubblica, autoproclamatosi governo provvisorio della città, chiede ai soldati francesi di non intervenire dichiarando che non vi è alcuna intenzione di attaccare le truppe dell’Intesa. Viene istaurato un governo provvisorio con a capo Simonaitis che era stato soldato sotto le bandiere tedesche in Francia e in Galizia nel primo conflitto e impone così lo stato di guerra e un nuovo ordinamento. Le fonti italiane che rendono testimonianza delle reazioni immediate degli stati dell’Intesa nella Conferenza degli Ambasciatori sono contenute in due note che l’addetto militare a Parigi, Marietti, compila e trasmette al Ministero della Guerra il primo e il tre febbraio 1923.282 La Conferenza degli Ambasciatori aveva inviato una commissione straordinaria a Memel su indicazione del presidente della Conferenza, Poincarè. La stessa commissione, afferma Marietti, propone in prima battuta la soluzione militare al problema e: “per ristabilire il prestigio delle Grandi Potenze e riparare la violazione fatta al trattato di Versailles occorre l’immediato invio di 2.000 uomini, un gruppo [di artiglieria] da 75, 2 tanks, 2 autoblinde; essa riconosce tuttavia la difficoltà che un’azione militare può comportare”283 Di fronte alla reazione immediata di una buona parte degli abitanti di Memel di resistere a questa prova di forza e di appoggiare il contingente francese, Marietti sottolinea che: “hanno concorso alla difesa della città insieme alla 21^ compagnia francese dei cacciatori a piedi, la polizia di Memel e volontari; senza valore gli elementi lituani: ottimi, afferma il colonnello francese, i cittadini già appartenenti all’ex esercito tedesco”.284 Nel trasmettere il rapporto della commissione speciale Marietti evidenzia che la resistenza militare non solo è possibile ma che vi è l’appoggio della

280 Chandavoine, cit., pag. 64 281 Eidintas, cit., pag. 91 282 Marietti era stato nominato rappresentante italiano del comando militare alleato a Versailles e in questa veste informa il Ministero della Guerra della situazione diplomatica e politica dell’occupazione. Sulla sua nomina si veda Alessandro Gionfrida, cit, pag. 128. 283 Giovanni Marietti, Rapporto allo Stato Maggiore, ASSME, E8, busta 101, fasc 13. 284 ibidem

maggioranza della popolazione. In più appare chiaro, sin dal primo momento, che l’occupazione lituana è una manovra del governo di Kowno e che una risposta militare rapida potrebbe mettere fine a questo putsch: “Data la parola al Maresciallo [Foch] questi premette che la Conferenza degli Ambasciatori deve innanzitutto riconoscere che il governo lituano è il solo responsabile della situazione. (...) per avere ragione degli insorti bastano tre battaglioni di forza media e tre batterie da campagna”. 285 Alla prospettata e rapida soluzione militare di ricacciare indietro i lituani, gli ambasciatori europei sostengono la non disponibilità ad offrire truppe per questo intervento. Gli inglesi non ritengono possibile intervenire militarmente per via dell’atteggiamento ambiguo dell’Unione Sovietica in questa vicenda mentre l’Ambasciatore italiano ritiene che un intervento delle truppe italiane in quella regione comporterebbe un viaggio troppo lungo e quindi, data la tempestività dell’azione, il loro uso risulterebbe inutile. Il direttore del Ministero degli Esteri francese Laroche, vista la indecisione dei due governi inglese e italiano, ricorda che il contingente francese è non solo esiguo, esposto agli attacchi e con casi gravi di malattia tra la truppa ma che un intervento militare alleato dovrebbe essere deciso in gran segreto e rapidamente per evitare un danno militare all’esercito francese e agli Alleati sul piano internazionale. Il 2 febbraio - è lo stesso Marietti a scriverne – l’Ambasciatore inglese dichiara che il governo inglese non può inviare truppe per non rompere con il governo di Kowno: “perchè le bande che hanno operato e che operano a Memel non sono alle dipendenze del governo lituano”286 mentre l’Ambasciatore italiano dichiara che il governo non è interessato alle vicende del Baltico e che quindi il problema ha riflesso per la parte italiana solo sull’equilibrio e la pace europei. Il maresciallo Foch deve quindi concludere che: “nè l’Inghilterra nè l’Italia sono disposte ad inviare truppe e che ogni azione militare è da escludere, ma ricorda che nella precedente seduta la Conferenza degli Ambasciatori affermò in modo indubbio la responsabilità del governo lituano”.287 Viene data quindi lettura di un telegramma degli insorti alla Conferenza degli Ambasciatori che intima l’allontanamento delle navi alleate dal porto. Il progetto di soluzione per la questione di Memel è quindi, per le potenze alleate: “la costituzione di Memel in porto libero con possibilità avvenire di unione alla Lituania, e nel passaggio di sovranità dei territori alla Lituania con determinate garanzie di protezione delle minoranze”288 L’analisi che Marietti fa al proprio Ministero è confortata anche da una serie di documenti tra cui un telegramma di Simionatis al Segretario generale della Società delle Nazioni. Simionatis, il comandante in capo del nuovo governo provvisorio, avverte gli alleati con un telegramma che però contiene non solo la richiesta della partenza delle navi alleate al porto ma anche la revoca di Petisné e il ritiro delle truppe francesi avvertendo che un ulteriore sbarco delle truppe sarà considerato atto ostile.289 Si tratta quindi di una richiesta di resa senza condizioni.

Le considerazioni riportate da Marietti al Ministero della Guerra sono di particolare interesse perchè descrivono in dettaglio l’atteggiamento inglese all’indomani dell’occupazione che esclude il governo di Kowno dall’insurrezione. Nella ricostruzione della vicenda appare invece chiaro a tutti che il governo lituano è il vero mandante di questa azione di forza. Addirittura lo stratagemma di cambiar d’abito alle truppe lituane prima di entrare a Memel: “può sembrare un comportamento incomprensibile poichè tutti, comprese le truppe internazionali presenti a Kowno, avevano potuto vedere i soldati partire a tempo di marcia”290 Che l’intervento sia interamente guidato dal governo lituano di Kowno era chiaro anche al Maresciallo Foch che lo ricorda all’ambasciatore inglese come appare dal rapporto di Marietti.

285 ibidem 286 ibidem, il corsivo è nostro 287 ibidem 288 ibidem 289 Archivio della Società delle Nazioni, documento 25770, Scatola 593 290 Chandavoine, cit. pag. 66,

Perchè allora l’Ambasciatore inglese mente sapendo di mentire affermando che non vi è collegamento tra ribelli e governo di Kowno? Questa affermazione, contenuta nelle fonti italiane, potrebbe certo dipendere dalla posizione particolare di Marietti che essendo un militare propende per un intervento armato come soluzione della vicenda e sopratutto dal fatto che egli risulta molto vicino alle posizioni francesi che imputano da sempre alla Lituania un comportamento ambiguo e filotedesco; tuttavia l’argomento adotto alla rinuncia dell’uso della forza da parte dell’ambasciatore inglese ha radici, crediamo, proprio nel contrasto tra inglesi e francesi sul dominio politico di questa regione. Autorizzare l’intervento militare alleato avrebbe avuto in primo luogo la conseguenza di confermare l’Alto commissariato francese nella regione e quindi sottoscrivere implicitamente il progetto di riunificazione lituano-polacca caro a Parigi ma da sempre osteggiato dagli inglesi. Probabilmente questo motivo con, in più, il pericolo paventato da un intervento sovietico nella regione fa declinare ogni intervento militare inglese nella zona e favorire quindi una soluzione politico-diplomatica alla vicenda. In più appare vera l’affermazione inglese del pericolo di un coinvolgimento nella vicenda dell’Unione Sovietica, come riferisce Marietti, sarà questo infatti il vero motivo per cui l’Intesa non sceglierà la soluzione militare. Il timore resta quello di un possibile allargamento del conflitto verso l’Unione Sovietica che ha sempre visto l’intervento alleato nella zona di Memel un minaccioso avamposto militare.291 Le reazioni internazionali all’episodio saranno quindi le più varie e diverse. I francesi videro nella occupazione di Memel una macchinazione tedesca in risposta all’occupazione della Ruhr; i Polacchi ebbero una reazione ambigua poichè la questione fondamentale era, per loro, di risolvere il problema di Vilnius e quindi si affrettarono a dichiarare che non avrebbero agito attendendo la soluzione del conflitto attraverso gli organismi diplomatici e le istituzioni internazionali. Il governo tedesco protestò vivacemente contro l’invasione. I tedeschi convocarono i rappresentanti dei vari paesi per leggere una nota di protesta a questo episodio ma: “dopo questo discorso, Karl Schubert, il rappresentante del governo tedesco, riunì segretamente in un’ altra stanza l’ambasciatore lituano per stappare una bottiglia di champagne.”292 I Sovietici dichiararono il 31 gennaio di riconoscere il governo di Simionaitis e chiesero di inviare un rappresentante sovietico a Memel.293 Fatto che conferma, in qualche modo, l’attenzione dei sovietici ad una soluzione filolituana della vicenda. Il nodo di Memel dopo aver superato indenne questa prova di forza e fallita ogni possibile intesa di inviare un contingente militare alleato, si trasferisce all’azione diplomatica che nei mesi successivi e sino al 1924 dovrà ricucire una situazione difficile con la Lituania ormai convinta di poter esercitare quella pressione che le avrebbe permesso di riconsiderare interamente la partita dei confini e, in particolare, di Vilnius.

Il progetto di convenzione

La Conferenza degli Ambasciatori riunita a Parigi sotto la presidenza di Poincaré decide, come abbiamo visto, di creare una Commissione di studio per analizzare il problema di Memel e proporre un accordo che, sostanzialmente, si rifà al piano Hymans. Mentre quello però cocludeva con la costituzione di una federazione polacco-lituana e quindi la creazione di un sistema cantonale di città libere comprendenti anche Vilnius e Memel; ora la situazione deve rispondere a nuovi elementi di fatto. L’occupazione lituana di Memel e il plebiscito popolare che assegna Vilnius alla Polonia richiedono una nuova formulazione dell’accordo. La proposta alleata è quindi quella di assegnare la sovranità alla Lituania del territorio ma

291 Chandavoine, cit. pag 72 Si veda anche Alexander Schröder von Christian, cit., pag. 45 292 Chandavoine, cit. pag. 75 293 Chandavoine, cit., pag 76

condizionando tale sovranità ad una serie di obblighi di tipo economico e commerciale che possano garantire il traffico commerciale dalla Polonia e dai territori interni. La Commissione di studio ripercorre interamente la storia di Memel e rende chiaro, siamo nel 1923, dopo le decisioni della Conferenza di Pace e del Trattato di Versailles, la storia e le tradizioni di questa regione. La Commissione nel suo rapporto del 6 marzo 1923 dopo aver ricordato che la città e il territorio di Memel non è legato nè per tradizione storica nè per composizione etnica nè per tradizione culturale alla Lituania ribadisce che la soluzione ideale sarebbe quella di lasciare questa città libera con un autonomo statuto e sotto l’alto commissariato degli Alleati, tuttavia: “ci si rende conto che la questione di Memel non può essere regolata in astratto (...) [E’]dovere degli Alleati, che sono i responsabili della decisione del Trattato di Versailles di sorvegliare affinchè il passaggio [alla Lituania] si operi attraverso condizioni che permettano a questo porto di continuare a svolgere il suo importante ruolo alla foce del Niemen”294 Viene quindi proposta una soluzione simile a quella di Danzica in cui l’insieme dei traffici doganali, regolati dalla convenzione del 24 novembre 1922, indica la possibilità di mantenere per la città l’unione doganale con la Lituania ma con una distribuzione dei ricavi dovuti alle tariffe doganali più alto per il centro urbano rispetto alle altre parti della regione. Per la cittadinanza degli abitanti di Memel si propone una sostanziale assimilazione a quella Lituana con l’indicazione dell’origine sul passaporto come per gli abitanti della Galizia e, cosa più importante, si consiglia di non introdurre funzionari lituani per sostituire quelli tedeschi: “l’entrata nell’amministrazione del Territorio di funzionari lituani così come di funzionari tedeschi originari della Germania dovrà essere vietata o quanto meno limitata”295 La Commissione propone in definitiva una versione aggiornata del compromesso già progettato dalla Conferenza della Pace e sopratutto rimette in luce l’ambiguità sin qui seguita per risolvere la questione. Rinunciando alla possibilità di sostituire con funzionari lituani quelli tedeschi residenti a Memel si lascia di fatto la situazione allo status quo ante il distacco dalla Germania e concedendo al porto una serie di privilegi doganali e di transiti liberi dai territori russi e polacchi si limita la sovranità lituana ad un semplice riconoscimento de jure. Che questa posizione sia una banale petizione di principio di quanto già esposto negli anni precedenti diviene chiaro nella seduta della Conferenza degli Ambasciatori del 16 febbraio 1923 che recependo le risultanze della commissione deve prendere una decisione finale su Memel. Le posizioni sono a questo punto sono le medesime: gli inglesi desiderano una soluzione a termine, una soluzione che gli permetta di mantenere la città quel carattere di sovranità provvisoria che garantisca tutti i traffici commerciali dalla Polonia; i francesi sono invece favorevoli ad un riconoscimento totale della sovranità alla Lituania solo se, contemporaneamente, si riconosca ai polacchi la medesima sovranità anche alla capitale Vilnius. Gli italiani propendono per una cessione della sovranità pura e semplice alla Lituania mentre i giapponesi desiderano che la sovranità concessa alla Lituania sia bilanciata da una assemblea eletta a suffragio universale dagli abitanti della campagna a cui viene dato pieno mandato amministrativo alla Lituania per governarli.296 Si viene quindi a creare, di nuovo, la divergenza già vista tra Francia e Inghilterra solamente che, in questa fase, i francesi scoprono le carte, vista la nuova situazione, e tentano di legare insieme il problema di Vilnius con quello di Memel rilanciando in qualche modo una versione modificata del piano Hymans, mentre i britannici continuano a richiedere garanzie commerciali e libertà di traffico. Che la citata posizione italiana, nella ottima ricostruzione della Chandevoine delle decisioni dei vari paesi alla questione sia quella di una sovranità completa alla Lituania sia corretta è indubbio. L’ambasciatore italiano già nella riunione del 31 gennaio, relazionata da Marietti, aveva sostenuto

294 Archivio Storico della Società delle Nazioni, Documento 35822, scatola 596 295 ibidem 296 Cfr. Chandavoine, cit. pag. 92

la lontananza degli interessi italiani alla regione.297 E’ pur vero tuttavia che questa posizione discende da un ragionamento e da una serie di considerazioni che possono essere maggiormente documentate dai rapporti che Marietti invia al Ministero della Guerra. Non solo è molto probabile che l’ambasciatore italiano a Parigi lo abbia consultato essendo il rappresentante italiano del comando militare alleato ma anche e sopratutto per la sua esperienza e la conoscenza delle questioni baltiche. Marietti, da Versaillles, invia infatti un promemoria al comandante Galli, con allegati i rapporti diplomatici di Odry e ricorda al suo superiore che: “quantunque il compito del comitato [dei giuristi] sembri dover essere quello di definire lo statuto di Memel, non v’ha dubbio che la questione più importante è quella dell’attribuzione del territorio di Memel”298 In maniera lucida, anche di una situazione che lui ha vissuto di persona nel 1919 nella commissione interalleata, egli fa presente che la posizione di Memel è quella di un territorio governato da secoli dai tedeschi e, a differenza delle proposte viste precedentemete pone Memel come un possibile elemento negoziale in vista della soluzione del problema di Danzica: “ed allora, dal momento che la Vistola è sotto regime internazionale e che la navigazione di essa è controllata dalla Polonia (...) la soluzione radicale sarebbe di dare Memel, con una striscia di territorio lungo la frontiera lituanoprussiana, alla Polonia, e di retrocedere Danzica alla Germania”299 La proposta riflette la sostanziale ostilità di Marietti alla Lituania anche se si rende conto che: “non sono maturi i tempi”300 La posizione di Marietti in questo momento, siamo nel 1922, pare collegare la situazione di Memel a quella di Danzica poichè probabilmente si rende conto che la possibilità di uno scambio tra Memel e Danzica potrebbe diminuire ulteriormente le tensioni tra Germania e Polonia ma sopratutto mettere fine ad una situazione di protettorato alleato su Memel che non ha prodotto risultati apprezzabili. Si tratta comunque di una decisione netta che impone agli Alleati finalmente una riconsiderazione del problema tenendo conto delle forze in campo e non di improbabili conseguenze dovute al desiderio di egemonizzare politicamente quell’area. La proposta di Marietti appare anche provocatoria nei confronti di chi, sino a questo momento e nonostante il prestigio degli Alleati nella vicenda sia notevolmente diminuito, continua a giocare sugli equivoci illudendosi che esista un ideale governo lituano disposto a rispondere in modo puntuale alle indicazioni dell’Intesa. La soluzione di Marietti è però del tutto differente da quella della diplomazia ufficiale il quale risponde, per bocca dell’Ambasciatore italiano a Parigi, che: “la conferenza degli Ambasciatori non potrebbe farsi promotrice, almeno nelle circostanze attuali, di una modificazione dei trattati, e la commissione testè nominata per lo studio dello Statuto di Memel ha un compito ben preciso e determinato.”301 Sarà addirittura Poincarè che il 31 gennaio del 1923 inviterà la stessa Conferenza degli Ambasciatori che aveva rifiutato all’inizio una soluzione internazionale al problema ad essere costretta a trovare una soluzione di fronte all’occupazione militare lituana.302

297 Cfr. supra 298 Generale Marietti, rapporto al Comandante Galli, ASSME, E8, busta. 101, fasc. 13. il corsivo è nostro. 299 Generale Marietti, ibidem. Curiosamente questa posizione di Marietti si avvicina ad una soluzione rinvenuta tra le carte dell’Archivio della Società delle Nazioni. In una lettera del 16 gennaio del 1924 quindi posteriore alla crisi e in pieno dibattito sullo statuto di Memel, Laurens Bannington, diplomatico americano, scrive a Norman Davis capo della commissione di studio su Memel che: “per la Lituania sarebbe tanto impossibile permettere traffici commerciali alla Polonia quanto per gli Stati Uniti permettere ad uno stato straniero di attraversare liberamente il lago Michigan o il fiume Mississipi.” Sarebbe quindi preferibile che si costruisse un canale attraverso il fiume Narev per permettere una connessione tra la Vistola e il Niemen e quindi far rientrare i traffici sul Baltico dalla Polonia attraverso questa nuova via d’acqua. Il diplomatico allega alla lettera anche uno schizzo a matita del progetto. Archivio Storico della Società delle Nazioni, documento 34042 scatola 595. A parte la stravaganza della soluzione (ma ne furono esaminate di più stravaganti) è interessante notare che anche l’atteggiamento americano sulla divisione tra sovranità e controllo del territorio proposta dalla Conferenza degli Ambasciatori risulti del tutto fuori luogo. 300 ibidem 301 Telegramma al Gen. Marietti del 21 ottobre 1922, ASSME, racc.101 fasc.13. 302 Si veda l’allegato numero 1 datato 31 gennaio 1923 che riproduce il telegramma di Poincaré alla Lituania di protesta contro l’invasione, ASSME, racc. 101 fasc. 13.

Marietti sulla questione di Memel che ha seguito prospettando ambedue le soluzioni: una prima di annessione pura e semplice alla Lituania ed una successiva di utilizzo del territorio in funzione di scambio con la Polonia per diminuire la tensione nell’area registra a questo punto lo stallo descritto dalla Conferenza chiamata a risolvere la questione dell’invasione lituana e lo fa in un rapporto all’Ufficio Operazioni del Ministero della Guerra il 17 febbraio 1923. Tornando sul problema sovranità – libertà di traffico: “e’ da notare – scrive - che, secondo recenti notizie, sembra che forze lituane e polacche si raccolgano nei pressi di Wilna. Ma che a prescindere dai pericoli da questa parte, è prevedibile che la Lituania farà serie opposizioni al concetto dell’autonomia. Ed in realtà, giudicando serenamente, male si accoppiano i due concetti di sovranità lituana e di autonomia in una regione che è anche sbocco della Polonia (fiume Niemen). (....) La Conferenza [degli] Ambasciatori ha voluto prendere una soluzione di compromesso, premente specialmente la Francia in favore della Polonia. L’esperienza dice a che cosa conducono le soluzioni di compromesso. Ma serve l’esperienza a qualche cosa? Vorrei sbagliarmi ma per quel pò di conoscenza dei luoghi, che ho, ritengo che tale soluzione non chiuderà il conflitto.”303 La posizione italiana di una annessione totale alla Lituania del territorio di Memel va quindi esattamente nella direzione indicata da Marietti di una soluzione reale del problema scegliendo tra i due contendenti. Purtroppo tale soluzione è del tutto impossibile visti i gradi di contrasto tra le potenze alleate e anche dalla ostinazione francese e inglese che continuano a proporre le medesime soluzioni anche in un quadro completamente mutato. Intanto la nuova dirigenza lituana a Memel rappresentata dal governo locale di Viktoras Gailius per peggiorare ancora di più il quadro già complesso a livello internazionale, si pose l’obiettivo di una completa lituanizzazione della regione ed entrò immediatamente in contrasto non solo con la popolazione di lingua ed origine tedesca ma anche con le componenti lituane legate ai commerci portuali. Quest’atteggiamento si concretizzò sopratutto con il tentativo di eliminare la struttura amministrativa accusandola di rallentare il processo di assimilazione della nuova provincia alla Lituania. Questo atteggiamento diffidente portò alla crisi economica della regione e allo sciopero del 7 aprile organizzato dai sostenitori dell’autonomia e del ripristino delle libertà limitate dallo stato di guerra imposto dai responsabili dell’occupazione. Queste manifestazioni furono sciolte con la forza nei giorni successivi e mostrarono quanta distanza ci fosse tra il governo lituano e la maggioranza della popolazione, tedesca e lituana. Una serie di appelli furono rivolti direttamente al presidente del consiglio lituano Galvanauskas che dovette ordinare di interrompere il flusso di espulsioni dei funzionari di lingua tedesca da Memel al presidente Gailius. L’accusa di colonizzazione rivolta dai lituani ad altri popoli era ora perseguita con lo stesso comportamento e con gli stessi abusi nei confronti di una comunità trattata con atteggiamenti di superiorità e di repressione della loro identità manifestando un assoluto disinteresse anche della stessa popolazione di etnìa lituana residente. Accanto a questi problemi interni vi era inoltre l’intransigenza manifestata nei confronti degli Alleati che stavano preparando il nuovo statuto della città. Il progetto francese di una limitazione della sovranità lituana per permettere una completa libertà di traffico commerciale alla Polonia veniva, alla fine, concretizzato con l’idea di inserire un rappresentante polacco all’interno dell’amministrazione del porto. La diatriba tra governo di Kowno e la Conferenza degli Ambasciatori è testimoniata dalla serie di documenti e di promemoria che giunsero contemporaneamente alla Società delle Nazioni e che ci lasciano l’impressione di un vero dialogo tra sordi. Quanto più la Conferenza impone una serie di vincoli e di limitazioni all’azione dei lituani tanto più essi trasformano queste limitazioni in elementi di rifiuto e di resistenza alle decisioni prese. L’esempio più rilevante è proprio quello relativo alla contestazione del Trattato di Parigi preparato per regolare la nuova situazione che prevedeva la concessione del transito commerciale ai Polacchi. La Lituania replicò che tale forma era valida solo nelle condizioni di pace e poichè vi era una

303 Marietti, ASSME, racc. 101, fasc. 13

This article is from: