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L'OFFERTA
Come nel maggio.... Si rivivÒn o le giornate del maggio. Si respira l'atmosfera ardente di passione del maggio. Quando si scorro no le cro nache di questi giorni~ vien fa tto di chiedersi se un nuovo prodigio si avvera> o se un sogno, o una illusione ci inganna. Realtà. I mmediata, tangibile, superba. Veramente, il maggio del 191,: la data capitale di tutta la n ostra storia. Tutta una lenta maturazione esP.lose in quei giorni memorabili. Veniva dal profondo. Noi st esSi non l'avevamo avvertita. Ma da quel maggio l'Italia si prcsenu come una creazione nuova. Ecco : in questa fine di ottobre noi siamo stati percossi dal dolore e umiliati dalla delusione. Una volta queste ferite terribili avrebbero fatto sang uinare pochi cuori di solitari e urlare di rabbia pochi veggenti. Pensate al 1866 o, se volete, ad Abba Garima. O ggi è tutto un popolo che sente lo st razio vivo della Pat tia, come se si trattasse della sua stessa carne fisica cui venisse inflitta la più feroce delle t orture. La diminuzione che è parziale, che sarà -n oi lo crediamo fermissimament e - transitoria., del nostro organismo di N azio ne, si riflette su n oi stessi. Noi sentiamo il peso dell'ingiuria, anche per coloro che durante un secolo lottaro no, soffersero, morirono, per lasciarci, dopo un millennio di schiavitù, una Patria libera.... Questa ingiuria ci è insopportabile. Il nostro pen· siero non la tollera. È il nostro incubo. Pensare che sul casteUo di Udine - la gentile e forte vedetta di nostta gente - sventola il giallo-nero, ci opprime di angoscia, No. Non può essere. Non de v'essere. La profanazione del nostro suolo non può durare che il tempo strettamente necessario per ricacciare l'invasore. Sino a ieri abbiamo assistito all'invasione, oggi la « sentiamo», la subiamo nei suoi aspetti immutevoli e tragici. Casolari abbandonati, ponti saltati, villaggi in fiamme, città devastate, fughe a masse delle ~polazioni : la desolazione e il terrore, dove ventiquattro oi::e prima ferveva" la vita tranquilla delle retrovie. E nell'esodo precipitoso, gli occhi spauriti dei fanciulli domandano un pei::ché, -al quale nessuno risponde. Questo significa il « ben vengano » d'infame memoria.... Lo spetta· colo è nelle nostre anime Il dolore ci percuote, ma non ci abbatte. Ci forgia. Qui si rileva la nobiltà della nostr~ stirpe. Tutta l"Italia, oggi. - è ·un cuore solo. Tutto si riduce alla nostra qualità fondamentale e gloriosa di italia.ni..
In altri tempi ua rovescio cosi imprnvviso, avrebbe scatenato le collere popolari, oggi rinsalda la comune e ferrea volontà di rivincita. Ci ritroviamo tutti. Ci se11tiamo tutti della stessa famiglia. C'è una madre, oggi, che riassume e protegge tutte le madri, le madri dei vivi e le madri dei morti .... Ebbene : ci può essere stato·un momento di debolezza e di v ergogna. Si, c'è stato. Ma, badate, è di tutti gli eserciti, di tutti i popoli, di tutti i tempi. È accaduto qualche volta ai legionari di Roma di sbandarsi-in seguito all'improvviso apparire nel cielo di uno stormo di malefici uccelli. Anche nel nostro cielo si aggiravano i corvi.... Ma il nostro soldato tornerà d omani quello di ieri. La tempra non è cambiata. Sono ancora i soldati che nel 19I l davano la scalata ai cigliorii perpendicolari del Carso, che nel 1916 respingevano gli austriaci dagli altipiani e p oi, con manovra fuhnin ea, s'impadronivano dello scabroso San Michele e ·del lugubre Sabotino, aprendosi il varco a Gorizia nostra; sono g li stessi che nel 1917 espugnavano il Santo e la. Bainsizza. Il valore del soldato italiano è consacrato ·neUe undici battaglie dell'Isonzo, è consacrato dalla lunga teoria dei cimiteri. che da Saga a Molfalcone segnano le tappe del nostro sacrificio.
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La Nazione ha fiducia nei suoi soldati, perché ha fiducia in se stessa. È la Nazione che esprime dal mo seno i combattenti. Quando la Nazione è grande, risoluta, d ecisa al sacrificio, i combattenti lo sono del pari. E l'Italia oggi è tutta protesa verso i suoi figli che d evono salvarla da ogni pericolo e riscattarla dall'onta subìu; Oggi il popolo italiano, come gìi nel maggio, dice agli uomini che reggono i destini della Patria : Ecco ; i o vi offro tutto : i miei 6g li, il mio denaro, le mie speranze, il mio dolore. Sign ori del' Governo, la storia vi presenta ancora un'occasione unica per afferrare e tene re nel pug n o questo popolo unico al mondo. Anda te verso di lui.
Andate verso le su e masse profonde. N on con astrazioni, ma con realizzazioni, Toccate le corde del sentimento e quelle dell' interesse. Date ai combattenti e alle famiglie dei combattenti la certezza di un domani migliore e questo popolo, paziente, laborioso, teniice, non conoscerà più le stanchen:e del lungo calvario di sangue e terrà duro, con ostinazione romana, sino alla vittoria. Con questo materiale umano, tutto è possibile : anche il capolavoro, quando ci sia negli uomini, che la Nazione ha posto in alto, lo spasimo ·dell'arte, e non soltànto la pratica abitudinaria di un mestiere. Il capolavoro della nostra storia, e della storia mondiale, avrà dunque nome dal fiume sulle cui rive affluisce in questi giorni la migliore giovinezza d'Italia, di Francia e d'Inghilterra? Avverrà, dunque, nella pianura del Tagliamento il nuovo grande 1.:1rto fra i mediterranei e ì teutoni, fra la civiltà e la barbarie?
È, forse, scritto nel libro del destino che la disfatta del pangermanismo, cominciata sulle rive di un fiume di Francia, debba conchiudersi sulle rive di un fiume d ' Italia?
Lo ' sapremo fra poche settimane o fra pochi giomi. ·
E nell'attesa, in alto i cuori I L'Italia non è una piccola Nazione come la Serbia, la Romania o H Belgio. L'Italia ha milioni di soldati e può mettere in campo altre ingenti forze. U~a N azione di quaranta milioni d'abitanti non si vince. Per vincerla, il nemico dev'essere aiutato dall'interno. Ma quando all'interno il Paese - in tutte le categorie di cittadini - fermo e prnnto a qualunque sacrificio, com'è .l'Italia in questi giorni, la coalizione nemica va incontro al cLisastro.
Prima dell'offensiva austriaca, il terzo inverno di guerra era · la nostra preoccupazione.
Oli vi pensa più oggi ? Le domande angosciose di ieri erano queste : « Avremo del carbone ? Avremo del pane ? Avremo_ della legna? ».
Oggi, non più. Oggi i cittadini si domandano: « Avremo ferro suffi.cente - schegge di granata e lame di baionette - per sterminare il maggior numero possibile di unni ? ». ·
Soffriremo H freddo e la fame. N on impotta. L'invasione è freddo, è fame , è,. ~oprattutto, umiliazione. Non vogliamo soffrirla. Vogliamo, dobbiamo vincere e vinceremo.
D:11 li P(lp(l/o d'!tt:Na, N. 304, i novembre 1917, IV. Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. 304, 3 novembre 19 17, ]V, con , il titolo : Com e n el maggio.