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I TEDESCHI SONO BUONI....
È la voce che i nemici che abbiamo in casa vanno diffondendo con insistenza amorosa. Son buona gente, non fan male a nessuno, a Udine·non han torto un capello ad anima viva, anzi.... Sono passati subito ad organizzare la vita della città, hanno ristabilito .il servizio d el tram, riducendo il prezzo delle corse, sfamano gli affamati, dànno sussidi ai miserabili, han perfino portato della birra dalla Germania che distribuiscono «gratis» agli assetati. [Cmsura].
Siamo evjdenremente di fronte a quella ignobile forma d i organizzazione n emica all'interno, 1a quale, quando le cose andavan bene, diffondeva voci di immani disas tri, quando le cose incominciarono ad andar male, diffuse v oci di vittorie assurde. Ed ora che .i t edeschi discendono, nella speranza che continuino a discendere, va diffondendo la voce che i tedeschi son buona gente. Come possono attestare i belgi, i. serbi, i rumeni [..,. tensura].
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Il Gove.rno, che sa quali sono le cause generali del disastro nazionale, q uando vorrà decidersi a governare, a mostrar che c' è, a provvedere ad eliminare le cause ? Credo che dovrebbe sapere che lui salva il Paese o il Paese salverà se stesso. Si. Senza dubbio, sicurissimamente. Perché c'è ancora de lla gente che crede ai destini e ai diritti delt>Italia. Si, nel peggiore d ei casi, l'Italia si salverà da sé; contro tutti, tedeschi di fuori o tedeschi di dentro.
Intanto a dimostrare la bontà infinita dei barbari, stralciamo da una lettera pervenutaci da un soldato :
H o visto uccidere ttt- bambini innocenti, senza poterli vendicare. Non vogl io cadere nelle Wlghie dei barbari. Sono stato in trincea trenta mesi. Ma resisterò sino all' ultimo e piuttosto di cadere nelle loro mani mi sopprimerò da me stesso...
Signori del Governo, non perdete più un minuto. Abbiamq ancora tanta coscienza e obbediamo ancora a tanta disciplina, da far appello a voi....
Fate che non perdiamo l'ultimo resto di fiducia....
NON DIMENTICHIAMO!
Il manifesto alla Nazione che noi abbiamo invocato, è sta to lanciato ieri e - aggiungiamolo subito - esso è di gran lunga superiore per il contenuto e per la forma a quel povero docU:mento slavato uscito d alla penna dell'on. Luigi Luzzatti. E. un m anifesto forte, vibrante, deciso. È un manifesto guerresco. Il proposito di resistere vi è esptesso in termini inequivocabili. È un ma nifesto che rimarci profondamente inciso nella coscienza del popolo italiano. Non poteva dire di più. Non poteva dire di meno. Non poteva il manifesto diluirsi a spiegare per quale <( straordinario concorso di circostame )> è riuscito relativamente facile al nemico spezzare le nostre linee e Invadere la nostra-terra.
Ora, su questo « straordinario concorso di circostanze >> ·una parola dovrà essere ancora detta. Non più sotto la forma troppo solenne di un proclama, ma sotto quella più semplice di una « comunicazione del Governo». Sappiamo che ci sono state circostanze meteorologiche favorevo li al nemico - e precisamente quella nebbia densissima, ben nota a coloro i quali, come chi scrive queste linee, so no stati in trincea fra il Vrsig e il Rombon - per cui i reparti d'assalto nemici poterono - non visti - ammassarsi immediatamente sotto la nostra prima linea Ci sono circostanze d'indole militare, come l'impiego di certi gas asfissianti da parte del nemico.
Infine - ed è questo che inquie ta più · di qualunque altra cosa la coscienza nazionale - ci son o state, a determinare il nòstro rovescio, altre circostanze d'ordine politico-morale, C'è stata una resistenza deficente da parte di alcuni contingenti di soldati.
Come è avvenuto ? Perché ?
Il silep.zio del Governo su queSta pagina della nostra guerra non ha senso. Non ha giustificazione. Le notizie che il Governo vuol far ignorare, sono quelle che Circolano .impunemente. deformate ed esagerate. Se la Nuione attraversasse un momento di crisi morale, fosse divisa, fosse discorde e agitata da torbide correnti, sì capireb be che il Governo sottacesse 1a v~rità o parte della verità. Ma non è questo il caso. La Nazione è cosi sicura di sé, che accetta la verità, senza debolezze o a bbattimenti.
I governanti n on devono fare come certi medici pietosi che nasco ndo n o la gravità del male al paziente, ed è uman o I I governan ti p o ssono liberamente p arlare a q uel g ran de e t0ico « pazien te~ c he è il popt?lo ita1iano ; dirgli tut to e ~hiedergli tutto .
Gius to è, per esempio , che s i citino all' ordine del gìoino quei cavalleggeri, quei bersaglieri, quegli arditi ~ e si fanno massacrare per trattenere l'invasione; giusto è l'omaggio a quella 36a dìv ìsione che h a resistito per una settimana a forze soverchianti; giusto è f o n ore ch e si è tributato a quei manipoli di alpini, che sulle cime d el Monte N ero, del Vrsig, del V rata, han dato molto filo da torcere ag li 2ustrotedeschi ; e non è altrettanto giusto che siano bollati col marchio d ella ve rgogna quei reparti che si sono arresi?
O ggi, su tutta la seco nda A r mali grava la colpa [.... cen.1'1'ra]. Ma pure , er an o della seconda A r mata quei fanti che died ero la scalata al Monte San t o ; e ran o della seconda A r mata q uei regg imenti che con• quis taro no l'altipiano della Bains izz a; e rano della second a Armata q ueì bersag lieri che nella stretta di Auzza hann o trattenuto ,Per d ue gìorni l'urto formidabile d el ne mico. N o n è logico, n on è o ppo rtuno che sia sceverato dal branco dei v ili chi h a combattuto co n valo r e e co n lealtà ?
N o i àbbiamo sofferto ......:.. indicibilmente dolorato - per il « modo » con cui il rovescio è stato provoca to e non soltanto per le propor2ioni che h a assunto. In questa g uerra, c he m ette di fronte milioni e mili oni di u o mini, si capisce che certi ev enti acquistino aspetti ecce2ionali N on e'~ da meravig liarsi se m ovimenti incomposti dì panico e di sbandamento si verificano i n un'Armata di un milio ne di u ominì' che son o costretti ·a rit irar si. L'Aus tria h a m olte di queste p agine nella sua s toria mìl.i tarc recente....
Ma n oi ab biamo an cora ferma fid ucia n elle qualità dei nostri s ol· dati [.. .. çens11ra]. Ma n oi siamo certi che le qu9:lit à fondamentali d ella n ostra r azza t orneran no in luce
Questo r ovescio ci coglie dopo trenta mesi di g uerra ver aménte ero ica. Chi è stato sull'A lto I son zo, chi è stato sul Carso, chi ha visto q u ellè posizioni, sa che solda ti mediocri non .le avrebbero mai conquistate e nemmeno tenute. Per t utto i1 1915 il soldato italiano ha fatto la guerra in condizioni di assoluta inferiorità. Battag lioni su batt1.g lioni s ono andati q ualche v o lt a all'assalto, aprendosi il varco nei reticolati, con le vangh ette, i fu cili, le mani. Reggimenti su r eggim enti sono stati per mesi e mesi ag g rappati a costo ni d i m ont1.g n e, d ove il macig no ro to lato ·dall'alto bastAva ag li austriaci p er la loro difesa.
L'esercit o ~tallano ha - oltre gli ep isodi della g uerra alpina - tre pagine splendide : Gorb:ia, il Carso. la Bainsi2za. Pagine che 'rimangono.
Non dimentichiamolo. Non diffamiamoci oltre il lecito. La razza, che ha dato gli uomini per trenta mesi della nostra terribile guerra, ne darà ancora - p assato questo periodo di turbamento - quanti occorrono per la rivincita e per la vittoria.
Da Il Popolo d'llafù1, N. 314, 12 novembre 1917, IV. Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. 314, 13 novembre 1917, IV, con il titolo: Guardiamo in f,uda alfawenire con animo virile.