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POLITICA DI GUERRA

Un amico nostro - un uomo p olitico noto e autorevole che non la pensa totalmente come noi - ci teneva ieri questo discorso :

« Io credo, ci diceva, che abbiate valutato esattamente la portata e il senso dtl· l'avvento al potere di Gi orgio Clemenceau. Si tratta di un tentativo per rnliuare - .6.nalmente ! - anc he nei paesi della Quadruplice una politica di guerra, ed è ,, naturale che sia la Francia a fare il primo passo su questa strada Non già - ben inteso - che la Francia si trovi in condizioni interne peggiori delle a!tre nazioni, , ma perché in Francia il senso dell e nec~sità politiche è più raffinato Badate però • che una politica di guerra non è u na cosa facile. Enunciarla è un conto, applicarla è W1 a ltw. Il peso di un secolo di democrazia grava sulle n ostre spalle. ln Italia si parla di istituire commissioni parlamentari di controllo militare e molta gente si inalbera davanti a questa possibilità. In Francia queste commissioni funzionano dal principio della guerra ed è appunto nella. sua qualità di membro o pres idente di una di queste commissioni che Oemeoceau ha potuto circolare liberamente al fronte e tenersi a contatto coli~ truppe. lo penso che si può trova.re una linea di conciliazione e di equilibrio fra i dettami d ei santi vangeli democratici - nei q uali credono ormai milioni di elettori - e le inderogabili necessità d ella guerra. .E: app unto qui che si "pare la nobilitate" di un uomo di governo. Non vi pare?».

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Noi portiamo Ja discussione sulle colonne del giornale, in faccia al pubblico. Ammettiamo ·che non si può prescindere da un secolo di democrazia, d a tutto ciò - leggi, istituzioni, costumi, m odi di pensare - che forma la materia dei « santi vangeli>> democra tici per usare l'espressione leggermente ironica dell'amico nostro. Ma noi domandiamo, però , se si deve g iurare sempre e dovunque e in ogni occasione sulle pagine di questi santi vangeli, Noi ci domandiamo se la demoC:razia, o per meglio intenderci la mentalità « democratica», non sia t erribilmente insufficente di fronte alle necessità di questa guerra. E a questa domanda noi abbiamo, per conto nostro, risposto in modo affermativo. Usciamo un momento dalle discussioni astratte e scendiaino ai casi concreti. E. qui che noi potremo trovare la pietra di paragone, pet giudicare i vantaggi e i danni ·di una condotta t< democratica )> della guerra.

Tutti i giornali hanno raccontato l'episodio dell'on. De Giovanni che in treno - all'indomani delle dichiarazioni di Prampolini - teo~va propositi di lenitl.ismo qualliicato. Tutti i giornali hanno d o- mandato se ciò poteva essere iollerato : se cioè, era ammissibile che un rappresentante della Nazione, stipendiato dall'erario, p otesse fare impunemente propaga nda jgnobile di disfat tismo.

Non ci risulta che il Governo sia intervenut o. Pare çhe la faccenda non lo riguardi Von. De Giovanni circola indisturbato e si v ale della medaglietta come di un magico talismano per disarmare funzionari alti e bassi e per continuare nel suo ignobile mes tiere cÌi ruffiano della Germania. Siccome noi conduciamo la guetra « d emocra·ticamente » non c' è da stupirsi che il Governo si disinteressi d ella questione e lasci impunito il reato. Ora, in un paese governato d a ministri di stampo e calibro diverso, il ministro dell'Interno av rebbe ordinato alla Questura di Genova un'inchiesta telegrafica sull'accadut o; e se dall'inchiesta fosse risultato quanto i giornali di tutta Italia hanno pubblicat~ senza essere smentiti, lo stesso ·miaistro d ell'Interno avrebbe ordinat o a due carabineri, muniti di un solido p aio d i manette, di t radurre immediat i.mente in ca rcere il nomin at o D e G iovanni. ...

Si capisce che chi cond uce la g uerra « d emocra t icarnentè >>, cioè parlamentarrnente, non arrischi nulla e si tenga rispettoso dell'immunità parlamen~re, (.... cmmra].

Questo è un caso. U più cecente, [Censura]. La mentalità democratica non osa mai di prendere le misure estreme, i provvecUmenti radicali. Si ferma sempre a metà. Ogni decreto ha un'eccezione. Q uando, dopo trenta mes i di g uerra, una serie di episodi gravissimi e u na ostinata campagna g iornalistica, si prende in esame 1a questione d ei su dditi nemici in Italia, voi credete che si affronti il pro blema col proposito di risolverlo sul serio e per sempre ? Mai più. I. sud diti nemici non v e ngo no arrestati. Ma soltanto d iffidati di scegliersi altra r esidenza 11 pro vvedimento non è generale, ma limitato a" tre regioni Non è a effetti immediati, ma -si dà a quel signod quind ici giorni d i tempo e ·anche p iù.

Risultato briliantissimo : i t ed eschi son o aumentati in T oscana e nel Lazio e non so no diminuiti nel Piemont e, nella Lombardia e n ella Liguria. Questa è la guerra condotta << democraticamente ».

Ancora. A Roma, dopo trenta mesi, si chiude un h8tsl Pal acc, ritrovo di spioni tedeschi, ma si lascia in libertà la proptietaria Perché pianti le tende io un altro albergo della capitale....

Ma a che pro continuare? Si riempirebbero dei v olumi. I casi sono identici. Si ras somigliano tutti. Sono il prodotto della « mentalità democratica ». Questa stessa (e m entalità )) spiega gli errori della Quadruplice in ma.tcria economica. N o n si è fatto .ìn I talia un dec reto ann onario che no n sia stato una burletta, a ·cominciare dal fa moso « pane unico » per finire alla benziD2. p er gli auto mo bili. E n on tocchiamo la politica estera, nella quale la condotta democrat ica della g ueua ha accumulato errori su errori.

Insomma : se le nazioni cercano gli uomini di energia, [.. .. tt11111ra ], ciò significa - chiedendo tanto di permesso alla censura italiana che non vuole toccati certi tasti.... delicati - ciò significa che la condotta democratica della guerra ha fatto il suo tempo - ingloriosamente - e che è tempo di _inaug urare altri sistemi. Che no n sono necessariamente nuovi. Potrebbero essere antichi.

Da li Popolr> d'Italia, N. 321, 19 novembre 1917, IV. Pubblicato anche su lJ'edi:zione di Roma, N. 321, 20 novembre 1917, IV.

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