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COL FERRO E COL FUOCO

[ unmra]. È con un regime di ferrea disciplina - ferrea in alto e in basso - accettata o imposta - che l'esercito nostro ricalcherà le strade della vittoria. Va da sé che questo regime che può chiamarsi negativo, dev'essere integrato dall'altro : quello positiv o, sul quale più volte abbiamo tenuto discorso.

Ma noi, [ (ensura .•..] ripensiamo a una frase dcll'o n. Orlando. Noi rkordia mo le parole colle quali egli volle abolire la distinzione fra Italia che combatte e Italia che non combatte e parve tendere ad acco munare tutta l'Italia, e quella in armi e l'altra dell'interno, sotto l'imperio di' una stessa disciplina. Sono passati molti giorni ormai da quel discorso. Ma noi cerchiamo invano i segni èli questa disciplina all'interno. [Censura]. All'interno sono lasciati tranquillamente in libertà gli individui responsa.bili morali di quei fatti. :Mille episodi che noi raccogliamo, e che il Governo naturalmente non ignora, dimostrano che l'azione del Governo stesso non si è determinata secondo una direttiva precisa, ma va a tentoni ancora come p rima, nella vana ricerca della conciliazione dei contrari.

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I sudditi ted eschi sono ancora fra noi ad insidiarci con manovre di disfattismo catastrofico od ottimista. I telegrammi di vittorie fant astiche che a un dato momento giungono contemporaneamente in diverse città d'Italia, partono da qualche clandestina stazione radioteleg rafica [ tenlfl!"a]. Sentiamo attorno a noi qualche cosa di sinistro, di oscuro, di obliquo che si muove, che si agita, che non riesciamo ad afferrare, semplicemente perché ci mancano gli strumenti dell'indagine e della rcpreSsione. [Censura ] chi conosce i retroscena della vita politica italiana,·dal processo per alto tradime nto di R oma a quello di Ancona, è indotto a non meravigliarsi p iù di nullanoi ci domandiamo : dov'è la politica di guerra che il Ministero nazionale - nuov a edizione - ci aveva promesso ? Dov 'è la disci-plina di guerra?

Anche la faccenda dei prigionieri è strabiliante. Abbiamo una collana di episodi che farebbero ridere, se i tempi lo permettessero. Nelle campagne lombarde, nelle immediate retrovie del territorio stabilito come zona d'operazione. i prigionieri se la spassavano alle- gramcntc come nella più ,onjortabl, delle villeggiature, in mezzo ai « bùoni villici », specialmente femmine, pronte a credere che la Germania una· nazione innocente, civile, cavalleresca e che, se i tedeschi venissero, soltanto i « signori)) avrebbero qualche cosa a temere.... I prigionieri, . i nefasti prigionieri austriaci, questi nemici che dimostrano - anche in istato di prigionia - di essere nostri astuti e implacabili nemici, sono o non sono stati ritirati e concentrati nelle fortezze? Non lo sappiamo.

Così, non si vedono le misure che il Governo dovrebbe adottare per imporre un più austero reg ime di vita alle città. Si balla ancora in certi sobborghi.... si balla - capite I - coi tedeschi sul Piave. E che cosa fa il G overno contro il disfattismo che - passati:> il primo momento di angoscia - torna alla sua opera infame ? Niente. Adopera le forbici. Censura. Il regime della concordia nazionale ·sta . per diventare il regirrie della « complicità » nazionale. Al Governo no n sono, non debbono essere ignoti i nuovi « modi » d ella pro· paganda disfattista che viene ripresa specialmente nelle campagne e anche f~ il popolino delle ciltà. [Censura}. Qriesta propaganda ha già avuto le sue piccole, spo radiche _ sia pure, .ma non meno sinto· maliche manifestazioni [.... unsura]. Gli organi del Partito Socialista

Ufficiale sono saturi di disfattismo. [Censura].

Noi respingiamo questa nuova, più grande, più pericolosa menzo. gna, che come l"altra della « libertà per tutti >) potrebbe condurci ad altre tristi ·giornate. Concordia, sl, ma per la resistenza e per la vit· t oria. Fuori di qui ci sono gli stranieri e i nemici. Ma il Governo, invece di prendere una buona volta di fronte questi nemici e schian· tarli - in questo momento propizio - li tratta coi g uanti. È pieno di riguardi verso di l oro. Guai a toccarli ! Censura I E quelli non disarmano. In alto le dichlarazioni ificerte di p ochi screditati ex-apo· steli, in basso il disfattismo dei Maffi, dei De Giovanni [ cen.rura].

Il veleno viene di nuovo propinato a gocce a gocce, quo~dianamente. E noi che v ivendo a contatto continuo col pubblico ne sentiamo i .movimenti, le vibrazioni, gli stati d'animo, noi che denunciamo i sintomi dei' mali che più tardi ci affliggeranno, passiamo per degli allucinati che dan corpo alle ombre Eppure> non una· sola delle nostre previsioni è fallita....

Se non ci sono due Italie, on. Orlando, non ci possono essere due discipline. Bisogna decidersi. Ferro e fuoco ci vuole, ma . non soltaO:to tra il Mincio e il Po.

Il Gigante Di Stoppa

La crisi francese, colla soluzione Clemenceau, può offrirci ancora qualche utile in segnamento. L'esordio del nuovo Ministero ·è stato felice, Il voto della Camera quasi unanime. Non c'ingannavamo, nel nostro scetticismo, circa i propositi aggressivi o rovcsciatori del socialismo unificato e della frazione caillautiana. Clemeoceau è uscito dalla prima seduta trionfante e questo trionfo gli è stato riconsacrato dopo la discussione sul suo discorso. Dove sono andati a finire gli uomini c he in nome del proletariato ___: e chi non s'anoga oramai, fra i s~ialisì.i, il diritto di parlare in n ome del «proletariato» Iavevano posto il loro «veto» a un Ministero Oemenceau ? Nessuno li ha rintracciati. Aviebbero, molto probabilmente, p referito di non contarsi per non dare .al mondo la prova numerica e decisiva che l'odiato « Tigre>> può contare sulla quasi totalità della Camera francese e sull'unanimità del Senato, e - quel che più conta - sull'unanimità ddla ·Francia.

I socialisti unificati hanno rivelato la loro debole2za, la loro disunione, aggravata dall'astensione . di gran parte di essi. Durante i Ministeri Ribot e Painlevé i socialisti parevano i padroni della situazione, i dominatori del Parlamento, . gli arbitri della vita e della morte dei Ministeri semplicemente p~rché_i signori Ribot e Pain• levé mancavano della necessaria energia per fronteggiarli, ma quando viene Clemenceau , la scena cambia d' aspetto con rapidità impressionante. Pareva che non si potesse nemmeno concepire in Francia un Ministero nazionale senza un certo numero di portafogli consegnati ai socialisti, ed ecco che Clemenceau compone il Ministero senza i socialisti, presenta il Ministero senza cercare l'appoggio o la. bene_volenza dei socialisti, si prepara a vivere anche « contro » i socialisti o quella parte di essi che relollt' de RPssie sovietizzano, dimenticando che i tedeschi sono a Noyo~····Il socialismo francese ci appare, oggi, in una difficile situazione, dal momento che la sua << indispensabilità » è sfumata coll'avvento del nuovo Ministero. Eppure, nel socialismo francese non mancano le teste pensanti, gli uomini di valore, gli orga.nizzator~ formidabili come qucll'Alberto Thomas che ha portato il rendimento delle officine francesi a percentuali imponenti in con~ fronto dcll'ante-guerra o dei primi tempi della guerra. Di più : il socialismo francese ha avuto sino a pochi mesi fa i suoi rappresentanti al governo della Repubblica e non dimentichiamo che il socialismo francese ha una dottrina e una storia, ha avuto dei pensatori e dei martiri.... Malgrado ciò, è dimostrato, diciamo dimost!ato, da.i fatti, che si può governare la Francia, al quarto anno di guerra, senza l'appoggio dei socialisti, e che il Governo non perde per questa lacuna il diritto - a giusto titolo - di chiamarsi Governo

« nazio nale ». Anzi I

In I t alia il socialismo non ha una storia, non ha nemmeno una cronaca, 21.l'infuot;i ·di quella elettorale. Non ha avuto pensatori di grande stile, all'infuori di Antonio Labriola, che era estraneo quasi completamente . al movimento dei partiti. Qualche buon libro d'idee è venuto molto tardi da cx-socialisti, passati al sindacalismo o al riformismo. [Ct nJ"ura].

Se il Governo non vive nelle nuvole, deve aver notato questo fatto : che il proletariato indus triale ha voltato la schiena al Partito Socialista Ufficiale [.... çen..rura}. Se il Governo teme d'instaurare una politica di guerra, in vista dell'opposizione eventuale dei socialisti ufficiali, è un Governo di una miopia politica fenomenale e di una debolezza morale impressionante. [Censura].

Oemenceau insegna. ·Modifichiamo : insegni I

Da Il Popolo d'I1alia, N. 32~, 2} novembre 19 17, IV. Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. }2S, 24 novembre 1917,· IV

Dopo Un Mese

È passato un mese da una delle date più infauste della storia italiana. Il 10 marzo del 1896 è una giornata quasi insignificante paragonata al 24 ottobre del 1917. Non sappiamo bene come e qualmente sia avvenuto che dopo undici battaglie vittoriose, sul terreno p iù difficile della guerra europea, si sia perduta la dodicesima, senza combattere.

La voce pubblica indica le cause, g li agenti respo nsabili della disfatta, ma la censura - in regime di concord ia nazionale - evita, con tagli violenti di forbici , ogni indag ine. E il Governo continua a tacere. Inesplicabilmente.

Riceviamo ogni giorno a decine lettere di cittadini che chied_ono un po' di luce s u - questa ch'è la più triste «avventura » d ella nostra vita nazionale; un po' di luce per non ricadere negli stessi errori; un po' di luce per scegliere un'altra strada. Ma il regime del Governo è quello d el silenzio. Che cosa nasconda, non si riesce a capire. Non c'è oramai, in Italia, nessuno che non co nosca le proporzioni d el nostro ro vescio, non fosse altro perché sono segnate « territo rialmente >) fN .due fiumi che sono l'I sonzo e il Piave ; no n c' è nessuno che non sappia il numero dei prig ionieri e dei cannoni che abbiamo perdutò.

Quando, poi1 il Musaggero, consenziente la è.ensura, può liberamente parlare dei « fuggiaschi di Caporetto )>, noi ci domandiamo che valo~, che significato, che giustificazione ha l'ostinato mutismo del Governo.... Ma perché non si vuol dire la verità « vera )> ? Perché si continua nell'omeopatismo politico? O si vuole tenere la Nazione « in piedi )) ritta fieramente in faccia al nemico che ac~mpa a 24 chilometri da Venezia e allora si dica la v erità che dev e servire da eccitante, da stimolante; oppure si vuole che la Nazione si adatti, si « ~dagi » nella nuova situa2ione di fatto e allora il silenzio del Governo preparerà fatalmente il terreno a una nuova fioritura di calcoli m achiavellici, a base di possibili eventuali « combinazioni » disonoranti ....

Infine, dopo un mese, possiamo affermare di aver rasentato l' abisso - soprattutto dal punto di vista morale - ma di esserci ~ lvati. I giorni

Opera Omnia Di Benito Mussolini

bui· sono ·finiti, Andiamo di nuovo verso la luce. Gli «sbandati» sono al fu oco e si battono coraggiosamente, Noi - senza voler scendere a èsibiziorli di pessimo gusto - abbiamo inte nsamente . sofferto e come soldati, perché in - quelle formidabili posizioni ddl'Alto IsOnzo abbiamo trascorso parecchi dei primi mesi della guema e ritenev amo oramai il nostro possesso sicuro e le nostre trincee iriespugnabili, e come cittadini, per ragioni che è inutile dire. Ma non ab biamo mai disperato, nemmeno q uando, da coloro che avevano assistito allo spettacolo di un esercito in ritirata e della fuga di Un popo lo, giungevano a noi, per iscritto o a voce, le parole della catastrofe.

Non abbiamo disperato, perché e ra nostra ferma conv inzione che, trasco rso il periodo dell'al1u cinazi on e ·cui erano soggiaciuti migliaia di uomini, sarebbe uriva to il periodo della «ripresa » e soprattutto p erché u na fede non meno ferm a ci sorreggeva nelle v irtù della Nazion e che n on poteva Jinire in un episodio . [Cemll1'a].

La crisi non è certamente ancora risolta, ma il suo momerito culminante è sorpassato,

Dal punto di vista «morale », il contegno delle nostre truppe tema ad essere quale fu sempre in trenta mesi di guerra aspds~ sima e sang uinosa : ammirevole ; e - dal punto di vista militare - la situazione è migliorata, malgrado la minaccia dagli altipiani. Noi siamo ottimisti e crediamo che un eventuale sbocco dei nemici, nella pianura, offrirebbe - seco ndo taluni - molte possibilità favorevoli alla nostra riscossa.

Comunque, noi attendiamo g li eventi militari, senza impazie02e e senza trepidazioni ,

Ma c'è una crisi che non vediamo av viata a una soluzio ne. La. crisi della n ostra politica interna. I giorni passano e si rassomigliano nella loro oscura vuotaggine ; passano i t elegrammi e i discorsi ; si annu nciano ·dei p rovvedimenti saltua ri e parziali qua e là; ma la linea manca, ma l'energia non si rivela, ma l'indirizzo generale con· tinua ad essere « parlamentare )> nel senso più lato e peggiore della parola. [Cem-Nra].

L a situazione è questa : abbiamo oramai un fronte sul quale le truppe s i b atto no; un Paese che - quasi unanime - sta diCtro ~.ll'esercito ; un Paese «eccezionale)> che non domanda altro, se non di es sere inqu!).drato - con tutti i suoi u omini, con tutte le sue for2e - per la vittoria ; ma il Governo che dovrebbe essere l'eSaltatore, l ' animatore di questo Paese, è lo ntano . [Cenmra]. Il Governo ha lanciato una nuova formula · : « la concoI'dia nazionale ~. Sta b ene. Siamo s tati i primi ad accettarla. Con lealt à. Ma qu~do v cdi~o che con ques~ nuova formula si p erpetua la politica di ieri ; quando vediamo che la censura . - in nome della concordia nazionale - diventa id~otà. a ta1 punto da non permettere nemmeno di vigil.a.ce H disfattismo e i disfattisti, allora noi abbiamo il diritto di cominciare a sospettare.... a domandarci, cioè, se la « concordia nazionale » non sia un trucco (. ... ctnrNra].

Finché non vedremo i «fatti)>, noi rimarremo concordi soltanto con coloro che vollero_ la guerra e vogliono la vittoria.

Da Il Popolo d'llalia, N. 526, 24 novembre 1917, iv. Pubblicato anche sulJ'edizione di Roma, N. 326, 25 novembre 1917, IV.

Mine E Siluri

Inesattezze E Precisioni

Il nostro Direttore ha mandato la seguCflte letterina alla Ba1aille S yndirali!le di Parigi:

Mise Au Point

Chers amìs, Je lis dans la Batail/e du 2 0 novembre un arcide signé A. S. où l'on écrit que: « l'Italie a appelé sous les a.rmes 26 dasses comprenant Ics hommes nés en 1874 jusqu'à ceux nés en 1890 ».

L'auteur ajoute que « chez nous (c'est-à-dire en France) les hommes nés en 1897 portent l'unifÒrme »

Il faut de la precision.

Chez nous (c'est-à-dire en Italie) no n seulement les hommes nés cn 1897 portent l'uniforme, mais aussi ccux qui sont nés cn 1898 et ceux qui sont nés « en 1899 >~, agés d'à peine r8 ans, sont d éjà en ligò.e sur le PiaYe où ils se sont battus heroi'quement.

Faut pas avoir l'air dc faire croire que l'ltalie fasse la guene av ec le sang des autres Alliés.

Merci bien, si vous publierez.

Mussolini

Per i no-stri lettori che non conoscessero il france~ , crediamo opportuno tradurre la lettera:

Cose A Posto

Cari amici, leg go nella Balaillt del 10 novembre un articolo firmato A. S. nel quale s.i scrive: « L'Italia ha chiamato sotto le armi 16 classi comprendenti gli uomini nati nel 1874 sino a quelli nati nel 1890 »-

L'autoxe aggiunge che « da noi (cioè in Fr1ncia) gli ·uomini nati nel 1897 portano l'uniforme ».

Occorre precisare

Da noì (cioè in Italia) non solo gli uomini nati nel 1897 portano l'uniforme, ma anche quelli nati nd J 898 e quelli che sono "nati « nel I 899 », di appena i 8 anni, sono già in linea sul Piave ove si sono battuti eroicamente.

Non bisogna aver l'aria di far credere che l'Italia faccia la guerra col sangue degli altri Alleati. · Grazie, se pubblicherete.

Mussolini

D.a Il Popolo d'Italù,, N. 326, 24 novembre 1917, IV. Pubblic.ata .anche sull' edizione di Rom.a, N. 327, 26 novembre 1917, IV.

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