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PIAVE E MONTECITORIO
Dal 2.4 ottobre ad oggi - salvo per la seduta <<storica>> del 14 novembre - noi non ci siamo affatto occupati di Montecitorio e dei suoi u omini. Cerano e ci sono, a nostro modesto avviso, argomenti più inte ressanti da agitare davanti all'opinione pubblica. Cosi non abbiamo interloquito nella noioSa e inconcludente polemica svoltasi sui g iornali [Omanì a proposito delle Commissioni Parlamentari di Contro llo. Questo m ovimento, il cui carattere « frondisu >> e di opposizione è a mala pena dissimulato, da chi è partito ? Dalla famosa Unione Padamentarc e per essa dall'on. Coc~Ortu.
Noi siamo contrari all'istituzione di queste Commissioni sino al g iorno in cui ci v errà dimostrata la loro pratica utilità. Controllare che cosa? La condotta · politica, militare, diplomatica, economica della guerra ? E in che modo ?
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O questo «controllo» è quotidiano, e allora è assai difficile determinare l'estensio ne e le relazioni coi ministri che dovrebbero essere controllati; o questo «controllo» deve avvenire cli quando in quando, a intervalli più o meno lunghi, e allora non si capisce perché il Parlamento tutto intero debba essere privato di questa facoltà. Il con t rollo, da quanto si arriva a comprendere, sarebbe una specie di « sorveglian- · za » che ùcuni deputati eserciterebbero sulle applicazioni pratiche delle direttiv e generali della n ostra guerra. O il controllo vuole avere il significato più benigno di «collaborazione)> coi ministri responsabili?
Avevamo un Ministero pletorico. L'abbiamo sfrondato, sveltito. Mettete a fianco di ogni ministro dicci deputati e avrete una specie di Ministero composto di ben 140 membri. Credevamo di andare verso il Comitato di guerra, cioè yerso il potere di deliberazione e <:li esecuzione limitato a p o chissimi, verso una deiermina2ione esatta di re·sponsabilità e invece ci propongono da Montecitorio una specie di Spvi~I parlamentare. Grazie I Ché, se poi le Commissioni si proponessero solnnto di <<collaborare», allora non si comprende perché dov rebbero essere composte di soli deputaci e non anche di cittadini. Quando pensiamo che i capi di questo movimento son o, n el Senato, il senatore Tittoni e al.la Camera l'on. Cocco-Ortu, abbiamo diritto di manifestare la nostra diffidenza.
Mentre i deputati e. i senatori manovrano in vista dell'obiettivo . delle Commissioni di Controllo, si riparla d i Comitato segreto. Protestiamo e subito . Non vogliamo Comitato segreto . Dare un Comitato segreto a un Paese che è affamato, assetato di verità, è un'at roce irrisione. Noi siamo contrari, decisamente, al Comitato seg reto: z. [Cenmra....] la Nazione italiana, nOn si può negare a questa il diritto di conoscere la verità; anzi, la Nazione ha la priorità di questo diritto, nel confronto dei signori deputati, in 1 quanto è essa ch e li investe di un mandato P erché a qualche centinaio di personaggi, più o meno autorevoli, più o meno intellig enti, deve essere concesso - in tempi di guerra <i democratica» - l'inaudito privilegio di poter tranquillamente conoscere ciò che rimarrà i gnorato a quei milioni e milioni di cittadini che fanno la g uerra, col sangue e col denaro ?
1. Perché non è segreto. Non è stato segreto in Francia e meno ancora lo è stato in Italia. Anche i barbieri dei nostri onorev oli sanno che cosa si è detto nel Comitato segreto del giugno. Non continuiamo col sistema delle finzioni stupide. E allora, se il Comitato segreto no n è più segreto, manca del requisitò fondamentale che potrebbe renderlo tollerabile.
3. La N azione n o n comprende il « Comitato segreto)>, Non lo vuole. Vuole il Comita(o p ubblico. Il più «pubblico)> possibile. Non si diran no cose che non s ieno g ià a conoscenza dei nemici e quelle che si diranno non ·potranno pregiudicarci per l'avvenire in quanto riguardano il passato. Il Governo deve, dfiU:tando la eventuale proposta del Comitato segret o, da re il primo attestato di fiducia al p opolo ·itàlia no. Il CÒmita to segr e to non farebbe che rendere più pesante l'atmosfera di chiacchiere, di voci, di v er sioni che circolano da u oppo tempo La verità, nuda e cruda, d et ta senza eufemismi, a un popolo che ha dimostrato di essere forte nd mome nto in cui il colpo nemico p ote va fatlo vacillare, è l'unico mezzo per dispe rdere q uell'atmosfera per dare al pubblico la nozione reale delle cose e degli avvenimenti e dei doveri che l'ora critica impone a tutti, deputati compresi.
Noi speriamo che i deputati interventisti [ censura.••. ] - si opporranno alla richiesta di., Comitato segret o e chiederanno invece che Ja discu ssione sia pubblica, davanti n on solo all'as semblea d i. M o ntecitorio, ma all'altra g rande ass emblea del popolo italiano.
Mentre siamo costretti ad occuparci di queste cineserie parlamentari, la lotta infuria nuovamente sul n ostro . fronte. Conrad sferra i Suoi attacchi e tenta il grande colpo, che, riuscendo, ci costringerebbe ad a bbando nare la linea del .Piave. Noi continuiamo ad essere ottimisti. Le n o tizie che ci giungono d al fronte, attestano tutte, con una
DAL PIAVE AL MESSAGGIO DI WILSON 119 unanimità confortevolissima, che il morale delle nostre truppe. è tornato quello dei primi giorni.
È sul morale che noi precipuamente contiamo, non solo suj cannoni e sulle mitr2gliatrici.
La nuova battaglia potrà avere varie vicende, ma noi sentiamo che gli austro-·tedeschi non riusciranno a raggiungere la pianura vicentina.
La nostra ansia è dominata dalla nostra ferma fiducia.
M.
Da Il Popolo d' ltali4, N, 338, 6 dicembre 1917, IV, Pubbl ioto anche sull'edhione di Roma, N. 339, 8 dicembre 1917, IV.