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« IL POPOLO D' 1TALIA» NEL 1918
Col 191 8, il Popolo d'Italia, entra nel suo quinto anno cli v ita. Dico vita, intenzio nalmente. Vita nel senso buono, sano, profondo della parola. Quali saranno gli aspetti di questa vita non lo so. La mèta rimane sempre la stessa : contribuire alla vittoria. La rotta è n ecessariamente determinata dalla mèta. Non è il caso di tracciare programmi o scio rinare promesse. Roba d'altri tempi, meno eccezionali di quelli che attraversiamo. Vivremo co me siamo viss uti. Senza vincoli all'infuori di quelli che spontaneamente accettiamo e che l'ora impone, Quello che il Popolo ha fatto è la migliore garanzia p er quello che farà nd 1918.
Il prezzo degli abbonamenti annui è aumentato di dodici lire. Un numero del giornale costerà dieci centesimi. Non è questo aumento un capriccio degli editori. È imposto dalla crisi del mercato cartario. Un quintale di carta per rotativa costava ~o-H lire quintale nel 191,; costa oggi 140 lire e non è un prezzo d efinitivo. Tutto i l resto è aumentato in proporzione. La Francia ha già adottato da t empo i due soldi. Conviene abbonarsi. L'abbonamento è una prova di amicizia. È solidarietà in atto. :è. quello che il P opolo chiede ai suoi lett ori, che lo hanno seguito fino ad oggi con costante crescente affettuosa simpatia. M .
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Da Il Po polo d'Italia, N . :)43, 11 dicembre 1917, IV. Pubblicato anche sull'edizione di Roma., N . 346, 1'.5 dicembre" 1917, IV.
M. CAILLAUX
La Quinta Arma
La notizia appartiene veramente al genere delle <( sensazionali ». Giuseppe Caillaux, l'onnipotente Caillaux, il capo del Partito RadicoSocialista francese; Caillaux, l'ex Presidente del Consiglio Caillaux; il m ultimilionario Caillaux ; il sostenitore del Bonnt l Rouge disfattista scarlatto, e il creatore del P ays disfattista grigio ; Caillaux, il marito di sua moglie; Caillaux, l'uomo, infine, che dall'inizio della guerra ad o ggi costituiva il centro m orale e m ateriale di tutta quella vasta, obliqua, Sotterranea, terribile organizzazione tedescofila che ha sabotato, in mille guise, lo sforzo militare delle nazioni occidentali ; Caillaux andrà davanti al Consiglio di guetra, come Malvy andrà all'Alta Corte di Giustizia.
Se il generale Dubail, governatore d i Parigi, domanda a1la ea..: mera di sospendere l'immunità parlamentare nei riguardi di Caillaux e di un altro deputato, segno è che le accuse mosse da tempo a1l'on. CaiUaux hanno assunto, in questi ultimi tempi, la figura concreta, g iu ridicamente perseg ui bile, di veri e propri reati di tradimento.
Alcune settimane fa, in seg uito ad alcuni articoli di Gustavo H er vé, l'on. Caillaux annunciò che avrebbe querelata il direttore della Vùtoire, citandolo, non già alle Assis e di Parigi, ma a quelle della Sarthe e Moselle, capoluogo del suo collegio.
Il s ig nor CaiJJaux, con questa trovata « diversiv a », ~ostrava di non sentir si più sicuro, come una volta.
Cleme~ceau, nel suo Hommt En,hafni, aveva polemizzato con Caillaux accusandolo di disfattismo. Ma il Ministero Painlevé - debole nei suoi componenti e nella sua s tessa costituzione organica - non osava attaccare il grande Caillaux.
L'avvento al P!?tere di Clcmcnceau pone termine brutalmente al periodo delle tolleranze, delle indecisioni, delle complicità cogli amici e cogli alleati della Germania.
Oemenceau tiene sinceramente fede al motto d'ordine col quale è salito al Governo : « Presto e tutto I Tutta la luce I Tutta la giustizia I».
Oemenceau si è accinto, con quella fredda implacabilità che è la nota dominante del suo t emperamento, a liq uidare il disfattismo in alto e in basso.
Ex ministri, deputati, senato ri, gio rnalisti, uo mini politici, avventurieri, dovranno far e i conti colla giustizia civile e militare. La Francia fa il bucato , il grande bucato, di tutti i suoi panni sporchi, e per molti degli amici della Germania è a ssai. probabile che questo bucato sarà compiuto nei fossati delle fortezze, con la potente lisciva dei plotoni' di esecuzione.
Finalmente ! Finalmente si adotta - in Francia - la politica interna d ella g uerra . Finalmente si « perseguita » q ualcuno I
.Finalmente si osa essere « reazionari)> contro qualcuno I
Finalmente c'~ qualcuno che abbandona le maniere« dolci » [. ... censura ] per far valere il codice, nell'at tesa di « far cantare · i fucili ».
Se questa politica di guerra fosse stata fatta fin d al principio o fin da quando Ja Germania cominciò j) suo dumping pacifondaio, for se gli eventi avrebbero avuto u n o svolgimento diverso I
Oggi, a distanza, ci appare in tutta la sua grandiosità la manovra del pacifismo tedesco.
Un bel giorno - sono passati moltissimi mesi - furono diffuse in tutto il mondo notizie di un movimento pacifista all'interno della Ge.rmania. Il gruppo socialista del Reichstag si era diviso, appunto perché in ogni commedia bisogna dividersi le parti, in maggiorita.ri e minoritari.
I primi per uso interno, gli ultimi per uso esterno. Sudekum e Haase ; Scheidemann e Ledebourg.
Incidentucoli di p rimo maggio furono sino all'iperbole gonfiati dallà stampa cretina, desiosa di vedere e d( far vedere quello che n on esisteva : una crepa profonda nel blocco tedesco. Unico risult ato : eccitare, incoraggiare il mimetismo dei latini.
Si parlò di una dichiarazione d ei sindacati che al principio aveva raccolto n firme di funzio nari. Poi si afinunciò che i firmat ari erano arrivati a 200. Po i non si seppe più nulla.
Un atto della commedia fu recitato in pieno Reichsta g colla famosa mozio ne per la pace. Altri episodi di questa gigantesca m anovra pacifista potremmo citare, ma è inutile : sono recenti e non possono essere dimenticati. .Va da sé che alJ'esterno un'oida di diplomatici, giornalisti, spioni, contrabbandieri, principi, principesse e donnine, in relazione con altrettanti diplomatici, giornalisti, spioni, contrab· bandieri, ecc., lavorava freneticamente a indebolire Ja resistenza morale delle Nazioni occidentali : Francia e Italia. E da mesi e m~i abbiamo avut o la quotidiana cronaca degli scandali.
Gli effetti politici e milita ri del dumping pacifondaio, li conosciamo tutti.
O ggi che lo scopo è silurato, t rovate un cane di tedesco che vi faccia la se ren ata al chiaro dì luna m assimalista : Né annessioni, né ìndennità. Trovate, se potete, un can e di t edesco, che voglia, in omaggio al santo verbo deg li Swiedrig ailoff e simili ubriaconi di Pietrogrado , rinuncfa.re, per esempio, al possesso di Riga o a quello di Strasburgo e di Trieste.
Con von Below sul Piave e con Lenin commissario del popo lo, il vangelo pacifista è.diventato 1innl oI internazionale? Ah no! Prima 1 in ogni caso H Deutsthland iiber alle.r in dcr We!t. E noi, noi per modo di dire, siamo stati dupn di q uesta prodigiosa mistificazione . P er tre anni, anzi p er cinquanta lunghissimi anni. È umiliante. Spezzeremo finalmente la quin ta arma ,ne lle m ani d ella Ger m an ia ?
Tendiamo l'orecchio Vecso Parigi. 11 giorno in cui ci giungerà l'eco di un a nutcita scari ca d i fucili, si comincerà a credere che la politica della guerra, la p o litica della vi tt o ria, è cominciat a, e che la p olitica d el tradimento e del semi•tradimento è finita. M.
Da Il Popolo d'Italia, N. 34S, 13 dicembre 1917, IV. Pubblicato anche sull'ediziooe d i. Roma, N. 344, 13 dicembre 19 17, IV.
Fra Il Segreto E Il Pubblico
Noi Ìlon ci siamo mai illusi sui possibili risultati della nostra campagna contro il Comitato segreto. Il nostro grido : Non umHiate la Nazione ! non è stato accolto ; non poteva esserlo
Fra noi e la gente medagliettata· c'è una specie di incompatibilità di car a ttere, dichiarata e i nsanabile.
La Camera si riunisce, dunque, a porte chiuse. Come ogni processo samdaloso. Ma siamo lieti di constatare che non tutti i deputati hanno accettato {.... censura]. L'on. .federzoni ha ri vendicato con parole, ncHe quali abbiamo ritrovato una forte ·eco deUa n ostra passione, la necessità di una discussione aperta.
L'on. Colonna Di Cesarò ha ripreso il nostro punto di vista che la Camera non ba diritto alcuno di sostituirsi al Paese e di conoscere essa sola le ragioni e le cause della sconfitta. E molto opportunameqte ed energicamente ha ricordato che le prerogative parlamentari non possono soffocare le libertà popolari.
L'on. Marchesano con bell'impeto ha dimostrato l'assurdità del Comitato segreto, e facendo l'elogio del buon senso del popolo italiano, ha dichiarato di non scorgere i pericoli di um. discussione pubblica sulle cause e gli agenti della nostra disfatta.
Questi deputati, che hanno parlato contro il Comitato segreto, devono essere additati alla gratitudine del Paese, .che non vuole più essere sottoposto ad un regime tutelativo ed ol traggioso.
Si capisce che l'on. Alessio - il tremebond o on. Alessio - si è dichiarato di parere contrario. In ogni modo, una discussione c'è stata. Un contrasto si è delineato. Non c'è stata l'unanimità.
L'on Torre, d' altra parte, presentatore della proposta di Comitato segreto, ne ha limitato la portata dicendo che i n Comitato·segreto non si deve discutere tutta la politica nùlitare, ma soltanto quella parte di essa che non si potrebbe denunciare al pubblico, senza arrecare danno al Paese .
Sono frasi queste. Prima di tutto temiamo forte che il Comitato non sarà segreto. Abbiamo il precedente del lug lio. Ben lungi da noi il pensiero di supporre che fra i nostri deputati ci sia qualcuno capace di trasmettere il resoconto della seduta ai Governi nemici.
In Francia, però, ciò è acci!,duto. U n bel giorno Michaclis ha le tto al Reichstag il resoconto stenografico delle sedute segret e del Parlamento fran cese. Di 11 a poco è scopp iat o Yaffare Turmel. Non sappiamo se questo onorevole, alcoolizzato al p unto di mettere i granì di pepe nel P ernod p er· rende rlo più drogato e piccante, abbia v eramente t rad ito. L o ·sapremo.
In Italia non ci sarà un T u rmel ; ma il segreto d el Coinìt ato sarà un a burletta, Bisognerebbe inchiav ardare le lingue dei deputati, mettere s ulle loro bocche il cinto del silenzio ; e forse trovereb bet0 mo d o d i p arlare, come le veneziane t rov avano il mezzo, secondo le cronach~ cli allentare o infrangere il lo ro cinto di castità.
Conosciamo dei deputati più chiacc hierini delle lavandaie.
Ammettiamo , per danna ta ipotesi, che si mantenga il seg reto.
Pe r q u anto tempo? N o n può essere certo il segret o dell'eternità Nessuno fissa i li miti di tempo nei quali la prop alazio ne delle notizie av ute in Comitato seg reto p uò nuo cere alla Nazione.
Ciò lasciat o all'arbitr io e - p ar dfJn - alla coscienza dei deputati.
C'è c hi si terrà legato a l seg reto tin o al tormento. C'è chi, g iu di-: cando la situazione mutata, ceno propalerà il famoso segreto fra u n paio di g io rni. Di più ancora. D o po il Comitato segreto, ci sarà il Comitato pubblico. Ma è perfettamente inutile. La discussione in p ubblico, se sarà seria, rivelerà quello che si è detto in segreto.
P o tremmo continuare in questa specie di esercitazione i ncesa a d imostrare q uanto siano per niciosi gli effetti d el cretinismo p arlament are ; ma n on vogliamo annoiare o ltre il lecit o il n ost ro p ub b lico
La Camera va al Co mitato segret o . Dopo un discorso d ell'on. O rlando che ha lasciato nella penom b ra molte delle p iù urgenti questioni di p o litica i nterna e un discorso leninista dell'on Modig liani, con ap o logia d i T ra:tzky e simili canag lie vendute alla Germania. _
Naturalmen te il deputato di Budrio si è appropriato la rappresent anza monop olistica del proletariato. È buffo I
Prop ri,_o questa mattina è ve nuta nei n ostri uffici una rappresentann di autentici operai, dell'au tentico proletariato ligure, ad informarci di un passo che sarà co mpiuto p resso il Governo e co n intendimenti radicalmente opposti a quelli che l'on. Modigliani rit iene.
N o , egregi padri eterni I Il proleta~iaÌÒ n on è con voi, p erché no n è disfattista, non è leninista. Non accetta la disfa~a, no n accetta Capore tto e n emmeno la p o litica che ci ha portat o a Capo retto.
Intend a chi deve.
N o i siamo g iovani e n on vogliamo essere tutelati dai vecchL Siamo vivi e non vogliamo essere so tterrati dai morti. A b biamo brac· eia valide e garretti elastici ; non portiamo al piede la pantofola del liberalismo che tenta di rimettere a nuovo, colle vernjci fradice delli. letteratura, la «bacheca » delle sue ideologie cadaveriche. Noi' sappiamo dove vogliamo andare.
C'è dì meg lio. Noi sappiamÒ ~he arriveremo. {Cen.rura].
Il proletariato che ·non nega più la Patria, intende di conquistarsela e la v uole libera, grande, sicura.
I vigliacchi di tutte le spede indietro : al rigagnolo o al muro I M
Da I l Popolo d'Italia, N 346, 14 dicembre 1917, IV. Pubblicalo anche sull' edizione ài Roma, N H5, 14 dicembre 1917, IV.
Trincerocrazia
L a parola è brutta. Non importa. Ce ne sono di più brutte che h anno g ià da tempo diritto di cittadinanza nella lingua italiana. Ce ne infischiamo dei «puristi» che ringhiano davanti ai « neologismi » Eterno conflitto fra la sensibilità v ecchia e quella nuova I La trincecocra zia è l'aristocrazia della trincea. È l'a ristocrazia di dOmani. È l'aristocrazia in funzione. Viene dal p r ofondo. I suoi « quarti di nobiltà )> hanno un bel colore di sangue. Nel suo blasone ci può essere dipinto un « cavallo di Frisia», una fossa di trincea, una bomba a mano.
L_anciare una bomba è un esercizio brillantissimo, a nche quando vi scoppia fra le mani e vi costringe a pensare che forse è stata fabbricata da un imboscato negligente.
Ci sori.o tante qualità di bombe. Le Sype, le Besozzi, le B. P. D , le T threnil ecc. Sono eleganti. Molto chic.
Ce n'è una che ha una camiciola. Noi nel nostro gergo di trincea la chiamavamo la « signorina ». Si portavano le bombe -nel tascapane, insieme alle scatolette di carne e al pane. Si gettavano o si gettano sul grugno degli austriaci. Bellissimo J, Non si capisce perché n essuno, in Italia, abbia mai preso l'inizia . tiva di fondare una scuola per addestrare i futuri soldati nd lancio delle bombe. Nelle quarte pagine dei giornali c'è molta pubblicità di imboscamento, a base di scuol e per tornitori; mo to ciclisti, chaHjj t Nrs; pubbUcità che d ovrebbe essere vietata. M a vedrete che fra poco so rg erà anche una scuola per lanciare delle bombe.
Tut ta questa divagazione sj spiega. È la nostalgia del mestiere. Inoltre, la_ bomba, è un argomento. Passiamo.
Cè una nuova aristocrazia in vista. I miopi e gli idioti non la vedono. Eppure, questa aristocrazia muove ·già i primi passi. Rivendica g ià la sua parte di mondo. Delinea già con sufficiente precisione i suoi tentativi di « presa di possesso» delle posizioni soci:..li. È un travaglio oscuro, intenso, di elab<;>razione, che rico rda quello della. borghesia francese di prima dell'89.
Cè un volume di Giovanni J aurès, dedicato al sorgere, suU'oriz· zonte di avanti ' 89. della borg hesia francese . È una lettura proficua. L'Italia va verso due g randi partiti: quelli che ci sono stati e quelli che non ci sono stati ; quelli che hanno combattuto e quelli che n on ha.nno combattuto ; quelli che hanno lavo rato e i parassiti. I segni annunciatori di questo evento abbondano.
A .Milano tutto il movimento di propaganda e di resis.tenza interna è nelle mani del Comitato di Azione fra i mutilati e gli invalidi di guerra, A Torino si è costituito un vero e proprio partito fra i « reduci dal fronte» con esclusione assoluta degli imboscat i. A Bologna si annuncia la prossima pubblicazione di un giornale che avrà questo titolo : La 11oce dei reduci, Se c'è qualche anima livida che si proponeva la grave ed infame speculazione sui mutilati ed invalidi, deve sentirsi, oggi, totalmente delusa. I mutilati e gli invali4i della g rande guerra non si mettono ai cantoni pe r impietosire il cuore e la borsa dei passanti colla esibizio ne della loro infermità. Non si prestano agli «imbonimenti » di tutti quelli che piangono sugli «orrori » della guerra, senza conosce rli.
Quale immensa forza morale c'è in C{uesto atteggiamento patriottiro dei reduci dal fronte.
Pensate al contrario. Fate il caso contrario, il caso « negativo » e ve ne convincerete.
Oggi, questi mu tilaci, questi invalidi, sono le avanguardie del grande esercito che rfrornerà domani. Sono le migliaia che aspettano i milioni di reduci. Questa enorme massa - cosciente di ciò che ha fatto - produrrà inevitab ilmente deg li spostamenti di equilibrio.
Il rude e sanguinoso tirocinio delle trincee significherà qualche cosa. Vorrà dite più coraggio, più fede, più tenacia.
I partiti vecchi, gli u omini v ecchi che si accingo no , co me se niente fosse, all'exploilation dell'Italia p o litica di .domani, saranno travolti. La musica di domani avrà un altro tempo. Sarà un anda11tinÒ !(!SUnuto e non sarà esclusò un fòrtiuimo con calo re. Ci saranno anche mo lti diesù in chiave. È questa previsione che ci conduce a guardare con un certo dispreglO t utto ciò che si dice e si fa dagli otri vecchi, ripieni di presunzione, di sacre formule e di imbecillità senile Sono amnùrevoli nel loro candore quelli che si tengono ancora disperatamente aggrappati ai vecchi schemi mentali. È gente che perde il treno. Il treno passa e quelli rimangono sul trotioir della stazione, co n la faccia smorfiata fra l'ebetismo e il dispetto. Le parole repubblica, democrazia, radicalismo, liberalismo ; la stessa parola «socialismo » non hanno più senso : ne avranno uno d omani, ma sarà quello che da ranno loro i milioni cli « ritornati ». E p otrà essere tutt'altra cosa.
Potrà essere un socialismo anti-marxista, ad esempio, e n azionale. I milio ni di lavoratori che to rne ranno al solco deì campi, dopo essere
142 OPERA OMNIA Dl BENlTO MUSSOLINI stati nei solchi delle trincee, realizzeranno la sintesi dell'antitesi : classe e nazione.
Anche qui g ià i segni rivelato ri si scorgono, e non più tardi di ieri ne parlavamo a proposito dell'ambasceria vera ·e propria degli operai g enovesi.
Ora, quelli che non combattono, quelli che - p er motivi più o m eno giustificati - non sono lassù, hanno l'obbligo - se veramente amano e di un amore disinteressato l'Italia - di non mai astrarre nei loro disco rsi, nei loro p ropositi, nelle loro azioni dagli « altri » che soffrono e muoiono perché l' Italia viva.
Colo ro che-in undici battaglie avevano ricacciato l'Aust ria o ltre l'I so nzo ; coloro che hanno fermato Austria e Germania, Bulgaria e Turchia sul Piave, guardano, ascoltano, intendorlo.
· L'Italia d'oggi è là. L'Italia d i domani, anche.
Noi raccogliamo la passio ne dei combattenti e saremo con loro domani per il compi men to delle s upreme .g iustizie.
Da Il Popolo d' l 1alia, N. 347, 1:i dicembre 19 17, IV. Pubblicato anche sul· l'edizione di Roma, N. 346, 15 dicembre 1917, IV,
Malessere
Hanno sprangate le porte di Montecitorio. Hanno citcondato il palazzo con for ti contingenti di armigeri. Ma è inutile. Potrebbero inserire nelle fessure delle porte dei batuffoli di ovatta, come fanno talvolta quelli che intendono di 'suicidarsi sul serio, al carbone. E sarebbe ancora inutile. È attributo dei miasmi quello di filtrare attraverso gli interstizi più microscopici, j pori più impercettibili, le screpolature' più sottili.
Voi non sapete precisamente da dove viene, ma sentit e cosi, olfattivamente, le emannioni che trapelano da Montecito rio. ( Una riga di censura). Non è precisamente odore dì violetta (Tre righe) .
Che la Camera sia aperta, che la Camera si chiuda, nella sua aula miserevole dal punto di vista semplicemente architettonico, si capisce, è sempre lo stesso. Con una differen~a sola. Una sfumatura. Quando le porte sono spalancate, i cattivi odori escono a folate e il vento li spazza velocemente via. A porte chiuse, questo processo di purificazione è più lento. (Due righe).
Come le bestie cicche che g irano attorno alla macina, m olti in ltalia, come i somari dei mugnai, ricominciano sempre allo stesso punto.
I predicato ri sermoneggiano. Uno d{ questi sermoni noi lo abbiamo letto anche stamane. Bisogna - si dice - Che la Camera sia all'altezza della situazione. Che il Parlamento prenda una buona volta coscienza di quella enorme e orribile cosa che è l'avvenuta mutilazione della Patria. Che i deputati abbiano, se non la nozione storica e morale, almeno la nozione geografica di .ciò che significa per l' Italia difendersi sul Piave, per non ritornare totalmente al pre '66, con le relative pagine di umiliazione.
Bisogna.... già. Ma sono parole al vento. La Camera, peccatrice incorreggibile, ascolta e continua a fare il suo mestiere. È come predicare la redenzione m.orale a certe donne. L'astinenza agli alcoolizzatL La .laco nicità ad un chiacchierone. È ridico lo. C è del vino dentro q uella botte e voi vorreste spillarne dello ,hampagne. Noi, per conto nostro, siamo usciti da questo circolo vllìoso. N on ci divertiamo più a questo giuoco puerile che consiste nel pretendere l'impossibile. Noi siamo degli anti-parlamentari
Una delle condi2ioni per vincere la guerra è questa : chiudere il Parlamento. Mandare i deputati a spasso. Wilson, fler esempio, esercita la dittatura. II Congresso ratifica ciò che Wilson ha deciso. La più giovane democrazia, come la più antica, ql.lella di Roma, sente che la condotta democratica della guerra è la più sublime delle stu-. pidità umane.
Un parlamento non vi può dare che la condotta democratica della guerra. E la condotta democratica d ella guerra non vi può dare che la disfatta. Il Paese - e intend iamo con questa parola dì sintetizzare tutto quel complesso di forze che in alto e in basso si rendono conto della situazione e avvertono con maggiore o minore sincerità ch e la vittoria militare della Germania sar ebbe la fine della libertà europeail Paese, al di fuori del Parlamento, e, se occorre, sopra o contro il Parlamento, risolverà questo problema.
Il passo degli operai del Genovesato, )n rappresentanza di almeno zoo mila compagni, è l'avvenimento più importante di q u est'ora d ella n ostra vita nazionale.
Questi operai, guidati da un mutilato, senza l'ausilio degli onorevoli, sì sono presentati dall'on. Orlando e gli hanno (mezza riga) parlato un linguaggio assai preciso, Quello (due righe) che - pure sentendone nel segreto l'imperiosa necessità - non osano d o mandare i patrioti invischiati nella formula del liberalismo e della deffiocrazia, l o hanno domandato qriesti prole tari autentici e coscienti, anche senza la tessera della chiesuola socialista. Hanno domandato questi operaiap rite l aprite ! dunque le o recchie, o. b igotti scimuniti d ella libertà, che uccide la libertà perché ci conduce al servaggio nazionale Ibanno domandato la revisio ne degli · esoneri e la mobilitazione civile. Hanno domandato l'internamento di tutti i sudditi nemici, anche se naturalizzati con altre nazionalità, prima e durante la gu erra. Han no domandato la confisca dei beni n emici. Non basta. C'è ancora qualche cosa.
Oh I noi vediamo 1a smorfia della più idiota stupefazione che si delinea ~ulle vostre faccìe. Gli operai liguri, gli operai che lavorano, gli operai che hanno aumentat o la p roduzione del materiale bellico dell' 8o per cento - il che servirà presto a limitare quel disquilibrio tre mendo fra noi ed i nemici in fatto di cannoni - gli operai hanno domandato all'on. Orlando, presidente del Consiglio dei Ministri dell' Italia mutilata, la soppressio ne di tutti gli organi disfattisti.
E narra la cronaca che l'invalido di guerra Vitgilio Galbiati e l'operaio Alberto Bartolomai, con serrata argomentazione e dati ·di fatto circostanziati, con logica rettilinea che non ammetteva discu ssione, prospettarono sinteticamente q ua.le fosse veramente il disagio spirituale della Nazione per il tentennamento costante della politica governativa. E dissero anche qualche cosa di meglio l'invalido di guerra Virgilio Galbiati e l'operaio Alberto Bartolo ma.i, ma la censura non permette di riferirlo, ·
Insomma le maestranze operaie di Liguria hanno domandato una politica cli guerra. Scriviamo a caratteri di scatola : Hna poiitù a di guerra. Onorevole Orlando, non esitate più. Chiudete Montecitorio. Sino a sessanta giorni almeno dopo la conclusione della pace. Andate a.I popolo, al popolo italiano, generoso e profondo. Uscite da questa atmosfera che soffoca. Ve lo diciamo ancora una volta. [Sei rig,he,ensllf'ale].
M,
Da Il Po polo d'l1alù1, N. 348, 16 dicembre 1917, IV. Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. 347, 16 dicembre 19 17, IV.