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DALLA IPOCRISIA ALLA REALTA
Dopo un mese appena dalla proclamazione a Montecitorio della unione, cosl detta sacra, dopo cinque lunghe giornate di Comitato cosl detto _segreto, un centinaio di deputati ha già sentito il b isogno di o rganizzarsi in « Fascio di difesa nazionale».
Il titolo è bene scelto e deve rispondere ad una situazione di fatto preesistente, in verità, al Comitato segreto, ma che il Comitato segreto ha precipitato a maturazione, con rapidità inattesa.
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L'annuncio che ci viene da Montecitorio è l'atto di decesso con relativo funerale di infima classe di quel tale feto ch e tutti i bottiglioni di spirito del patriottismo retorico non sono riusciti a conservare. Il feto della concordia nazionale. Seppelliamolo una buona volta e non se ne parli più.
Era un nome, non una cosa; una larva, non una realtà ; una menzogna) non una verità.
Se la concordia nazionale fosse sta.ta veramente la concordia nazionale, i deputati che si ricordano ancora di essere italiani non avrebbero costituito un « Fascio di difesa nazionale» : un segno, dunque, chiaro ed evidente, che bisogna dife ndere 1a Nazione ; che bisogna opporre una concordia di animi e cli opere all'altra concordia; che bisogna fronteggiare con la concordia nazionale di tutti quelli che vogliono la vittoria, l'altra concordia, semi-nazionale, o a-nazionale, o anti-nazionale, di tutti quelli che vagheggiano o p~eparano una pace di tradimento e di vergogna.
Il dissidio è finalmente esplicito, dichiarato. È stato latente per tre anni, ha gravato, questo dissidio, dal 14 maggio ad oggi, sulla vita politica Parlamentare e nazionale.
Si è voluto, con artificio, far vedere una unanimità che ·esisteva soltanto nella finzione stomachevole dei voti pletorici di maggionnza ai Ministeri che si sono succeduti. Méntre la (.amera era ed è profondamente divisa non già a seconda dei settori o de.i pa.rtiti traclizionali, ma a seconda degli atteggiamenti presi durante la oeutnli.tà e durante la guerra.
Evidentemente quei signori dell'Unione parlamentare debbo no avere scoperto totalmeflte le loro batterie mascherate sino a ieri con le frasche della salvaguardia del prestigio delle prerogative parlamentati; certamente i seguaci di Cocco Ortu e di Bruno di Belmonte, con i relativi Bovetti, Taverna e Grosso-Campana, debbono aver precisato i loro obiettivi e il loro bersaglio, i loro uomini o il loro uomo per la successione, s,e gli elementi patriottici e interventisti della Camera, i quali non sono mai stati esuberanti di attività, si sono affrettati a correre alle difese della Nazione minacciata nei suoi interessi · materiali e mo~li, attraverso manovre parlamentari oscure come la disfatta dcll' Alto Isonzo. Insomma, c'è un fatto nuovo. Che determina una nuova situazione. « Unione parlamentare» da una parte, « Fascio di difesa nazionale» dall'altra. Gli «unionisti » superano, secondo i dati statistici dell'ineffabile. Cocco, il centinaio ; ma i « fascisti)> che sonq già. 100 possono diventare agevolmente· zoo.
Di più ancora. Se i «fascisti» - introduciamo questa termioologia a scopo abbreviativo - daranno prova di "energia .ed alfronteranno con impeto e con vigore i loro avversari ·« unionisti», molti elef:llenti incerti della Carne~ i timidi e gli indecisi, quelli che hanno bisogno per scegliere una strada, di ricevere preventivamente un rude spintone, ingrosseranno di molte altre diccine il « Fascio di difesa nazionale», che verrà, -cosi, a costituire la maggiottanza del Parlamento.·
Il Governo avrà, naturalincntc, il suo problema da risolvere : o con gli uni o con: gli altri.
Dovrà scegliere fra le due concor~e : quella dei patrioti e quella dei disfattisti.
Il Ministero nazionale che accontentava tutti e non accontentava nessuno è destinato a cedere H posto a un Ministero di colore, ma non nel senso partigiano, cromatico, della paròla ; a un Minist ero, cioè, che potcebbe essere composto degli clementi originariamente i più disparati cd antitetici, purché siano uniti nel v olere il raggiungimento dello stesso obiettivo e nell'adeguarvi i mezzi e gli uomini necessari.
Si presenta ancora una volta - ma potrebbe essere l'ultimaall'on. Orlando l'occasione di fare una politica, di governare e non soltanto di amministrare. ·
Se tutto ciò che l'on. Orlando ha detto e scritto in questi ultimi tempi ba ·un senso, egli non può andare coi disfattisti, ma non può nemmeno assidersì arbitro e neutra.le in ·mez20 alle due frÙioni che dividono nettamente la Camera. ·
Egli deve appoggiarsi ai « fascisti» e soprattutto cercare l'ausilio e l'aiuto della Nazione, Gli «unionisti» non sono, nella. loro grande maggioranza, che dei leoni truca.ti. Hanno fatto i baldanzosi, gli spavaldi, gli insolenti perché hanno tro vato libero il campo. [Censwa].
Un p o' di energia da parte dei «fascisti » ; .un pq ' di energia da parte del Governo, e il disfattismo ptdue sarà ridotto al silenzio e alla i nnocuità. È necessario. ·
E abbiamo i tedesdù sul Piav e....
Da Il Po polo d' l lalia, N 3.SO, 18 dicembre 1917, IV, Pubblica to anche sull'edizione d i Roma, N . 349, 18 dicembre I 9 I7, IV.
Il Patio Della Schiavit
ll tradiment o russo è consumato. Almeno nella sua prima fase. Veramente, la defezione russa non è cominciata ieri, se non in fo rma ufficiosà. Ma durava da un anno. Da un anno il fronte orientale non esisteva più come fronte di guerra.
Da un anno i comunicati del Grande Stato Maggiore di Pietrogrado non segnalavano stereotipatamente che un fuoco di fucileria ad intermittenze
Da un . anno i tedeschi prelevavano le loro truppè migliori dal fronte russo. Tutto ciò accadeva ancora prima che lo zar fosse destituito. La verità è che l'agonia della guerra procedeva insieme con l'agonia dello zarismo, Ecco perché l'opinione pubblica occidentale salutò con gioia la rivoluzione russa. Bisogna ricordarlo a coloro che oggi col troppo facile senno del poi rimproverano come un gesto di leggerezza. o di incoscienza il g iubilo manifestato dovunque alla n otizia che lo zar era stato detronizzato. Lo zar nel febbraio 191 7 significava la pace s~parata. La rivoluzione che ebbe nel primo tempo carattere liberale, ch e ebbe nel suo primo tempo come personaggio d ominante Miljukov, significava la prosecuzione della g uerra e l'adempimento agli obblighi dell'alleanza. Non bisogna dimenticare Stiirmer, Protopopoff e Rasputin. La Russia zarista andava verso la Germania La fine della Russia zarista apparve come l'eliminazione di un pericolo ormai accertato e imminente : quello della pace separata. Le reminiscenz.e e i ricordi della ferocia zarista contro i rivoluzionari russi, entravan o ben poco nella gioia colla quale gli occidentali esaltarono la fine della dinastia dei Ro~off. Il fatto della prosecuzione della guerra era l'esse02iale, non già lo stabilirsi di un nuovo regime. E sino al giorno in cui questo nuovo regime non ebbe chiaramente mOstrato le sue ten~ denze germanofile, fu perfettamente giustificato l'entusiasmo d egli occidentali. Siamo, oggi, alla finC delle illusi9tµ.
Di ·tradime nto russo bisog na parlare, non solamente di t radimento leninista. Gli ultimi disperati tentativi degli anti-massimalisti dimostrano con il loro insuccesso che la Russia non ha p iù forze capaci per opporre una diga alla travolgente marea dei bolscevichi. Se costoro firmano l'armistizio ,e iniziano trattative di pace, è segno che si ritengono e sono i padroni della situazione.
L a defezione russa ci p one dinanzi a questi interrogativi : la Q uadruplice Intesa e in particolar modo la Francia, l'Inghilterra e il Giappone, ha fatto tuttq quello che si poteva e doveva fare per cercare di evitare il tradimento russo?
A questa domanda si può rispondere negativamente. Tutti gli atteggiamenti pubblici delle Potenze occidentali hanno risentito - specialmente nei confronti della Russia - del male profondo ché mina la Quadruplice Intesa : la condotta democratica della guerra. Ci sono state delle -note di un grottesco squisito , come quella r ecentissima in cui si ricordava alla Russia che l' Ing hilterra aVeva mandato delle munizioni perché fossero impiegate n el miglior modo possibile ; o dei discorsi sconcertanti, come quello tenuto da Buchanan ad una commissione di giornalisti russi. Ma ricordiamo u n episodio. Nel luglio, K c rensky si decide a reprimere il movimento bolscevico. L'insurrezione di Lenin e compagni v iene soffocata nel sangue. Lenin stesso fugge. Per al~uni mesi n On si sa dove sia. Ma. poi ritorna tra nquillamente a Pietrogrado. La Q uadruplice Intesa ha aiutato Kerensky?
Ha contribuito, come avrebbe dovuto, ad aiutare le fotte fedeli alla Russia e agli Alleati ? Ab biamo motivo di dubitarne.
Da tutto quello che si è visto e inteso, si ha l'impressione che la Quadruplice Intesa abbia assistito «passivamente >> allo svolgersi dd dramma russo. Un'azione non c'è stata.
Oh I g li scrupoli falsamente democratici, stupidamente umaniuri che conducono a risparmiare la vita di qualche d ozzina di u omini e a sacrificare quella di milioni e mili oni I
Non si osa commettere un piccolo delitto , che sarebbe totalmente giustificato e santificato dal fi ne, e si lascia che gli altri, liberi e vivi, ne commettano uno infinitamente più grave.
Oggi si amo all'armisti2io. E i tedeschi non lo avrebbero annunciato -a- tutto il mondo, se non fossero sicuri della conclusione della pace.
Bisog~ava averlo fatto molto tempo Prima. E non lo si è fa tto perché le illusioni più ,rosee a proposito della Russia dominavano an~ cora alla fine di ottobre gli ambienti anche diplo~atid. -
Ma si ancora in tempo : bisogna avere il coraggio di non contare più sulla Russia. Il che significa - se non vogliamo diventare entro un quinquennio schiavi p oliticamente, moralmente ed econoinicamcntc dei tedeschl - che con le n ostre forze. dobbiamo riparare alla defezione russa.
Noi dobbiamo trovare i n noi st essi quel di più che è necessario, pena la disfatta. Alla aumentata disponibilità umana degli Imperi nomici, dobbiamo far fronte con una migliore utilizzazione del nostr6 materiale umano.
Revocare gli esoneri di nove classi e poi salvarne la metà almeno con il sistema delle cccc:zioni nelle quali ogni poltrone vede contemplato il suo proprio caso personale, è una farsa di pessimo gusto I
Non è questo il mezzo per trovare fra gli Alleati quei due milioni di nuovi soldati che secondo i competenti occorrono, nell'attesa del!'Amedea, per reggere allo sforzo degli Imperi nemici.
Per quello che riguarda l'Italia bisogna arrivare alla mobilitazione civile di uomini e donne, dai 16 ai j o anni,. e anche ai J , anni, Questa mobilitazione permetterà di aumentare le nostre riserve.
Ma non bisogna indugiare. Non fermarsi a meno. Non avete paura delle misure troppo radicali. Non saranno mai radicali abbastanza. Bisogna creare nuovi eserciti. Lloyd Ge0tge ba. parlato chiaro. E il suo monito deve essere raccolto anche e soprattutto da noi che abbiamo i tedeschi sul Pia.ve.
M.
Da Il Popolo d'Italia, N. 351, 19 dicembre 1917, IV. -Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. 350, 19 dicembre 1917, IV.
MIGLIORAMENTO DELLA RAZIONE VIVERI AI SOLDATI Roma, 17
(Ritardat o). - Il Governo e il Comando Supremo, in considerazione delle mutate esigenze di vita del nostro esercito, le quali richiedon o una intensa attività Opt!ratìva anche durante l'inverno ed un maggior consumo d i energie, hanno r iconosciuta la neceuità di una più abbondante ali mentazione dei soldati. Si è pt'rtanto stabilito che la razione giornaliera di viveri di guerra si componga come segue: pane grammi 700 ( come primat carne fresca grammi 350 (in luogo di 2'0) o carne congelata grammi 33.5; pasta o riso gr:tm.mi 1'0; formaggio grammi ,o; patate grammi 1 50 (oppure grammi 80 di legumi secchi); grammi 200 di verdu ra; caifè tostato grammi 20 invece di 15; zucchero grammi 30 invece di 10; vino sette distribuzioni settimanali invece di tre (centilitri 25), più i condimenti. Inoltre è stabilito L'aumento di centesimi tre d ella quota individuale per mi. g lioramento del rancio alle truppe di trincea o immediatamente a tergo. Po. tranno es~re distribuite anche d ue razioni giornaliere di vino, di cui una di vino caldo con l'aggiunta di dieci grammi di z ucchero. Le due razioni si intendono concesse all'infuori di quelle date come genere di conforto. Compresi questi generi di conforto la razione giornaliera di ciascun soldato in vino, cognac, «c., può raggiungere un massimo di un litro al giorno In due giorni della settimana, dato il desiderio di variet.l dei nostri soldati, la r:i.zìone di carn e sarà sost ituita con una di baccalà (grammi 200) o di salame ( g rammi 266). Si provvederà inoltre, per le truppe in zona di operazioni, a somministrazioni speciali di pasta (grammi ,o in più della razione), di farina d i granturco, di arance, di frutta sm:he (tre giorni per settimana), di the, ecc.
L'aumento reale della razione di carne sarà per ora di soli cinquanta grammi perché la razio ne attuale è effettivamente di 3,0 grammi, ·essendo stati aggiunti 50 grammi in sostituzione del formaggio. I.a razione territoriale è pure essa no,. tevolmente a umeotata. Cosl si sono introdotti nelle razioni di guerra g eneri che aumentano, variano e migliorano assai l'alimentazione d el soldato, l a razione attuale supera per qualità e quantità quella stabilita all'inizio della guerra.
Il Paese apprenderà con legittima soddisfazione che, pure nelle difficoltà at· tuali degli approvvigionamenti, il Governo ed il Comando hanno rivolto le prov• vide e doverose cure ai combattenti.
Bene perdio I Finalmente si comincia a capire che cosa occorre, insieme con la propaganda, per t enere elevato il morale dei soldati. Gli ordini del giorno, i vuoti disc9rsi, la p oesia, sono una bella cosa. Ma i cento grammi di pane di più al giorno per i soldati che ci di- fendono sono una cosa bellissima e utilissima insieme. Era assurdo - e adoperiamo questa parnla per non impiegarne un'altra - era assurdo diminuire, sia pure di solo cento grammi, la pagnotta, la pagnotta « sacra» dei soldati, mentre la po polazione civile poteva ancora mangiare il pane a volontà. Era assurdo costringere al digiuno della carne i soldati, m entre all'interno se ne mangiava a volontà.
E il vino?
Le statistiche enologiche ci dicono che quest'anno i vigneti italiani hanno dato un raccolto superiore a quello del I916 di ben J, milioni di ettolitri. Non era assurdo dare il vino ai soldati al fronte solo tre volte alla settimana ?
D'ora innanzi sarà dato tutti i giorni.
Noi, che siamo stati in trincea sedici mesi, siamo certi di non ingannarci quando diciamo che questo pcovvedimento del Governo av rà un effetto notevolissimo sul morale dei soldati. I nostri v alorosi grigio-verdi diranno : (< Finalmente la Nazione si rico rda di n oi, dei nostri bisogni e si sforza di lenire i nostri disagi, rendendoci tollerabile fin o al possibile la vita sotto il fuoco e nel fango )>.
Ma occorre - e qui facciamo appello vlvhsimo a coloro che presiedono agli organi di esecuzione (intendiamo dire l'Intendenza generale dell'esercito) - occorre che la razione del soldato vada veramente al soldato, e non sia falcidiata, come qualche volta è avvenuto, ungo le tappe intermedie. '
Insomma, se qualche cosa deve mancare, manchi piuttosto alla Nazione e non mai all'esercito combattente, manchi nella zona dell'interno e delle retrovie, ma non mai nella zona delle operazioni. Se qualche cosa deve mancare nella zona delle operazioni, manchi alle truppe · che sono a riposo e a quelle delle armi speciali, ma non mai alle truppe che stanno in prima linea nell'immediato contatto con il nem.ico Diciamo all'umile gloriosa e decisiva fanteria nelle sue specialità -di fanti, bersaglieri · ed alpini
Se questi criteri guidano i fattori responsabili, se accanto a questo miglìoramento delle condizioni materiali della vita del soldato sarà continuata ed intensificata la propaganda morale, è certo che l'efficenza del nostro . esercito ridiv enterà in breve tempo formidabile. .
Al Ministero della Guerra e al Comando Suprcino, che hanno provocato dal Governo l' odierno provvedimento, giunga il plauso sincero· di questo giornale difensOre dei trinceristi d'Italia.