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UN GENERALISSIMO !
Il Popolo d'Italia ha continuato ainsistere, fino dal 25 maggio 19 1,:, sulla necessità che venisse stabilita subito la fronte unica. Noi m1livamo che solo cosi. saremmo riusciti a dare uniciti di indirizzo alla condotta della guerra, utilizzando sagacemente, n ella comunione dello sforzo e degli intenti, le energie .delle singole nazioni dell'Intesa.
Solo dopo trenta mesi e per effetto di un comune pericolo, quando cioè j genenli della Quadruplice si furon lasciati anche una volta sorprendere sull' Iso nzo dalla compattezza di piani e di masse deg li Imperi Centrali, l'unità del fronte - relativa, non assoluta - venne istituita.
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E i risultati benefici non tardarono a v erificarsi. O ggi, s ul Piav e, italiani, francesi e inglesi combattono di conserva e tengono mirabilmente, in attesa che arrivino i fratelli d'Amedea.
Ma n on si è fatto tutto quello che si doveva. In momenti d'estrema gravità, occorrono misure estreme. Noi reclamiamo un Generalissimo della Intesa.
« Soltanto un Generalissimo - ha dichiarato un antico minisl:J:o di Frtnci a, il signor Millerand .:._ può prendere la direzione delle operazioni. T ale~ stata sempre la legge della guerra.
« Un solo Orazio abbatt~ t re Curiazi. Annibale, tra l e Alpi e J'Etruria, sconfisse tre generali romani d ivisi. A Roma, due capi messi contemporaneamente alla testa d ell'esèrcito causarono la disfatta di Cannes l 'esperienza napoleonica oggi più che mai eloquente».
Domandiamo dunque un Generalissimo e un esercito di m anovra interalleato li Popolo d 'Italia insiste già sulla necessità assoluta del Generalissimo della Intesa da parecchi mesi. E vedrete che si finirà per arrivarcL Ma bisognerà battere, bisognerà gridare, bisognerà s;raziame degli orecchi sordi, scuoterne delle poltronerie, vincerne degli scetticismi I li Popalo d ' Italia - fedele al suo costume - non 1110/1,rà; ma confida nella solidarietà cordiale degli italiani compresi della urgenza dei più risoluti provvedimenti, per essere assistito nella. sua quotidiana battaglia : e la solidarietà dev'essei:e sostanziata, a nzitutto· nell'abbonamento.
Da Il Popolo d' I1rJia, N. ~52, 20 d icembre 1917, IV (/).
LA PIOVRA « BOCHE »
Con un discorso poderoso - anche per la sua analitica e impressionante documenta.2:ionc - l'on. Pirolini ha affrontato, nella seduta di ieri, un problema che inquieta e angoscia sempre più acutamenn:: la coscienza nazionale : il problema dei sudditi nemici che continuano a circolare ancora, perfettamente liberi e indisturbati fra noi, agenti o complici di quella terribile organizzazione di spionaggio e di disfattismo che minaccia cli paralizzare - alle spalle - le nazio ni della Quadruplice Intesa.
La documentazione dcll'on. Pirolini, malgrado qualche inesattezza trascurabile, impone al Governo l'obbligo di prendere, senza indugio, il· provvedimento che noi invochiamo non da ieri, ma dal 191, : l'arresto immediato e l'internamento di tutti i sudditi nemici, nessuno escluso, e di · tutti coloro che si sono naturalizzati neutri o italiani, poco prima della guerra o durante la guerra.
Noi possiamo completare - col [nostro] douitr voluminosola documentazione dell'on. Pirolini, e, permettendolo la censura, dimostra.re che non si può colpire il disfattismo, se non si comincia ad effettuare quest'opera salutare, necessaria, improrogabile di « nettezza nazionale ».
Ci sono, nel nostro douùr, dei casi ancora più brillanti cli quelli portati alla tribuna di Montecitorio dal deputato di Ravenna, e non rig uardano soltanto i nemici [ cehmra]. Ma noi siamo e restiamo profondamente convinti - sino a prova contraria I - che il Governo non oserà di vibra!e il colpo di scure alla piovra bo,ht. Delle due l'una. O il Governo non era informato, prima del discorso Pirolini, C allora noi non sappiamo che cosa pensare del Governo che non chiede dì essere informato e dei suoi agenti che trascuNOo d'informarlo. Ma questa prima ipotesi è assurda I Il Governo .rapet1a, era informa.to.
Noi, con piena coscienza, affermiamo che il Governo dell"on. Orlaado, ancora prima del discorso Pirolini, conosceva esattamente il numero dei sudditi nemici, quello dei falsi neutri ed era minuziosamente informato delle loro più o meno criminose gesta.
Ne consegue, per illazione logica, che se il Governo, informato, non ha. agito, gli è perché non ha voluto agire. E non diciamo « potuto», perché questo participio ci porterebbe in un campo di dubbi, nel quale non vogliamo, in questo momento, entrare. Ma al lora, perché il Governo non ha « volutC? » agire? Perché il Governo, e per esso la censura, ci ha soppresso totalmente un articolo dì Paolo Orano sulle « Mogli t edesche»? Salvo poi a permettere la pubblicazione di un articolo sullo stesso argomento neµ.a Gazzetta dti Tribunali di Torino?
P erché la censura ci ha soppresso, continuamente, sistematicamente, ogni documentazione - con nomi e fatti - in appoggio alla nostra campagna contro i sudditi nemici ? Contro g li amici italiani dei sudditi nemici ?
Ecco gli interrogativi che turbano l'opinione pubblica, la quale trova per lo meno strano, inconcepibile, questo .reg ime di tolleranza, di benevolen~a, di riguardo, di privilegio, quando in tutte le altre sedici nazioni del mondo che sono in guerra contro gli Imperi Centrali, le misure che noi reclam.iamo sono state adottate « contemporaneamente » all'annunciç dello << stato di guerra».
C'è, si dice, il Patto Bollati-Jagow. Ma questo famoso patto, anche quando non lo si voglia considerare alla stregua bollweghiana dei chijfons de papier, offre, col suo paragrafo 2., la facoltà di arrestare e internare tutti i sudditi nemici. Dice di fatti, quel paragrafo, che il diritto reciprocamente stabilito di libera circolazione e dimora dei rispettivi sudditi nemici, è subordinàto alle necessità politiche e m.ilitari. Dunque, oggi; coi tedeschi sul Piave, a 18 chilometri da Venezia, l'arresto e l'interna~cnto di tutti i sudditi nemici non v iola né nel testo, né nella lettera, il concordato Bollati-Jagow.
Che cosa bisogna pensare? Che non si «vuole» interpretare il « patto» nel senso « restri~tivo o negativo», ma che si vuole, viceversa, continuare a interpretarlo e ad applicarlo nel modo più largo, abbondante, generoso. , Ora, il problema dei sudditi nemici non ha solo un aspetto poliziesco, come_ sembrano credere i nostri reggitori, ma ne ha uno anche militare. E non solo dal punto di vista della necessaria sicurezza delle retrovie e del fronte. Ma anche dal punto di vista « morale ». [Cen.rura].
Ma la ragione fondamentale della nostra campagna è un' altra. La nostra guerra h a un senso, solo e in quanto sia u112. guerra antigermanica. L'Austria è l'incidente, la Germania è l'essenziale. Anche per le rivendicazioni di indole nazionale. Non sono soltanto le associazioni austriache e il Governo che ci negano il Trentino e l'Alto Adige, ma i pangermanisti Baviera. Il «veto» su Trieste non è soltanto pronunciato a Vienna, ma parte soprattutto da Berlino.