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CIO CHE ABBIAMO OTTENUTO

All'indomani del rovescio « oscuro » di Caporetto, noi scrivemmo che « le dilncoltà dell'ora più crttica della nostra storia nazionale non si sarebbero vinte se non ricorrendo a misure eccezionali)), Dopo due mesi, rfreniamo opportuno di mettere a confronto quello che chiedevamo e quello .che abbiamo ottenuto.

11 primo dei nostri postulati diceva : occorre un appello alla Nazio ne per illustrare 1a fase della lotta, le sue conseguenze, e per richiamare tu1:f:i all'adempimento dei doveri di cittadini. Un appello fu lanciato dai deputati, ma poiché redattore del medesimo fu l'on. Luigi Luzzatti, non poteva essere che una cosa floscia, scialba, senza nervi, senza anima. Non p iacque.- Non poteva piacere. Assai meglio, nella forma e nel contenuto, fu l'appello lanciato dal re, e firmato dai ministri, in data 11 novembre. In esso si parlava, per spiegare la triste avventura di Caporetto, di uno « straordinario concorso d i circostapze eccezionali». Frase troppo lata ed incerta. Noi chiedemmo allora, collle secondo nostro postulato, ur:ia comunicazione del Governo che fosse la cronistoria della settimana che va dal 24 ottobre al 1 ° novembre. Questa comunicazione u fficiale no n v'è stata. Ma non può tardare. Ad ogni modo, da quanto è emerso dalle recenti discussioni padamentari, la disfatta dell'alto Isonzo ebbe in un primo tempo cause e carattere quasi esclusivamente militari e in un secondo tempo le manifestazioni che accompagnarono la ritirata furono d'ordine «morale>;, con seg uenza ·e prodotto della propaganda « russa» fatta per troppo tempo e troppo impunemente in ltalia.

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Quanto al piano di « rnobilitàzione civile», la necessità ·di u na misura in- tal senso è stata riconosciuta dall'on, Nitti. Si parla di una « mobilitazione agricola». Ma noi pensiamo che occorre affrontare e r isolvere il problema, partendo da questa formula : <( tutti gli uomini e tutte le donne debbono essere utilizzati nel miglior modo possibile per la vittoria».

Chiedemmo « l'invio presso le truppe combattenti d i uffici~ e soldati mutilati» e la legione dei mutilaci è un fatto compiuto. I primi nuclei sono:partici da Milano e da Roma. La lo ro propa~ndà, fatta t ra le truppe di prima linea s ug li Altipiani e lungo il Piave, è stata efficacissima. Noi pensiamo che ogni grande unità operante deve avere la sua legione di mutilati, e per la propaganda al fronte, e per il collegamento n ecessario colle iniziative all'interno del Paese. .

Non abbiamo ottenuto che il Governo lanciasse alla Nazione un appello per la costituzione di un'armata di volontari (e le ragioni del suo atteggiamento ci sfuggono), né abbiamo ottenuto la chiusura dei locali di divertimento. Nei primi giorni, quando la nùnaccia urgeva, alcuni provvCdimenti furono presi, ma, oggi - ed è deplorevolesi ritotna all'indulgenza.

Non abbiamo ott enuto l'arresto e l'internamento di tutti i sudditi nemici. Questa misura è invocata a gran voce dalla coscienza nazionale. Non si può oltre tardare. È uno dei «fatti » che deve immediatamente seguire le parole, se si vuole veramente sventare, come ha d etto l'on. Orlando, le multiformi e formidabili insidie del n emico interno. Intanto noi non abbandoneremo questo postulato, come continueremo ad inshte re su1l'altro che lo completa: .« la confisca dei beni mobili ed immobili dei sudditi nemici ».

Abbiamo ottenuto che tutta la valle del Po fosse ·dichiarata in <{ stato di- guerra )>.

Un. postulato che la censura ci soppresse regolarmente è stato accolto dal Governo. Il rancio del soldato nostro è stato migliorato. Non solo, ma l'on. Baslini ha presentato una interrogazione per <( aumentare il soldo ai sofdatì e il sussìdio alle famiglie dei richiamati >> , Malgrado gli oneri finanziari che non devono contare quando ,si tratti della vittoria o della sconfitta, crediamo che un provvedimento in materia non tarderà molto ad essere preso,

« Disboscamento radicale in alto e in basso, negli uffici e ·nelle officine )) era il nostro decimo postulato. Qualche cosa qui si è fatto. Gli esoneti co'a.cessi agli uomini delle classi più giovani, dal '92 al '991 saranno riesaminati e revocati. Avremmo preferito che il d ecreto provvidenziale noo avesse l'eterno codicillo delle eccezioni Comunque, una «volontà» del Governo di disboscare sul serio Si è rivelata e la N azione ne prende atto con grandissima soddisfazione. Anche questo è un « tasto» che rimane sul nostro pianoforte.... .

Propagànda disfattista. Siamo alle buone intenzioni. Do(>o l'auf aut dell'on. Orlando al Partito Socialista Ufficiale, l'opinio ne pubblica - qudla p roletaria compresa - non saprebbe piò spiegarsi u n regime di blanda t o llera nza verso la « gande associazione a d di nquere )) dei leninisti nostrani Quelli che rivendicano a se stessi le responsabilità e l'orgoglio della disfatta di Caporetto, non sono stranieri : sono nemici, e nem.ici iruinitamente pèggiori di quelli che segnano il passo da oltre un mese fra Brenta e Piave. I nemici devono essere combat- tuti e vinti:· Il no stro esercito, che ha ritrovato - per virtù della razza che non vuole su.icidarsi - la sua anima guerriera, d eve essere tutelato alle spalle dai colpi obliqui e criminosi dei Lenin italiani. Caporetto non deve avere un bir.

Tutta la Nazione no n deve avere che un'anima oggi: l'ani11111 della rivincita. La parola «resistere» non basta. Bisogna dire : ruistere per vincere I

E poiché i disfattisti, uscendo dalle ambiguità intellettualoidi e sentimentali, si sono finalmente rivelati, ·coi discorsi Modigliani. e Morgari e cogli articoli citati dall'on. Orlando, in tutta la loro laida figura di mercenari della Germania, ~ne ha fatto l'on. Orlando a bollarll' col marchio dcli'« associazione a delinquere», e meglio farà se ridurrà questi delinquenti allo stato cli assoluta innocuità.

Avremo, dunque, la « politica di guena »? Cominciamo a crederlo, G iunge tardi, ma, ·per fort ~na, ancon in t empo.

Da li P()pole, d'Italia, N. 3:57, 25 dicembre 19 17, IV Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. 356, 25 dicembre 1917, IV.

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