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IL CONVEGNO Di UD!Nff

Le rivelazioni dell'on. Cirfani, deputato di Spilimbergo nel Friuli invaso, sul convegno clericale d i Udine, non sono soltanto « impressionanti» perché inedite, ma sono di una gravità eccezionale, estrema, che investe in pieno la condotta del rappresentante la massima organizza:done del « laicato cattolico » italiano.

li conveg no d iocesano udinese fu tenuto H 30 lug lio, alla vigilia di quella nota papale, che l'on. Sonnino , nel suo ultimo disco rso, q ualifica co me appartenente al genere delle manovre ted esche Il convegn o passò allora inosservato o quas i. L'Italia g uardava a Udine come alla sua capitale di g uerra, n on già co me a luogo di ritrovo e di adunata di organizzazioni politiche. Ma di U a poco, si ebbe un avvenimento clamoroso. Il Corriere del F riuli usciva, qualche giorno dopo alla pubblicazione della nota papale, con un articolo di acre sapore socialista, intitolato : La parola alle trincee I Il Comando Supremo ordi"nò la sospensione del giornale. L'Autorità pontificia ratificò la decisione della nostra suprema autorità militare. Contro il direttore del g io rnale, don Pagani, e il suo collega che firmava Max, fu intentato u n procedimento giudiziario , che terminò coll'assoluzione deg li imputati.

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L'o n. Pirolini, avendo nel suo discorso alla Ci.mera dei deputati posto in relazione l'articolo Qisfattista : LA parola ali, trincee I col convegno diocesano tenutosi in precedenza a U dine, e presenziato dal conte G iuseppe D alla Torre, questi h a ma ndato una lettera ai giornali nella quale dice :

A me preme però smentire nel modo più assoluto e ne invoco se mai la testi• moniaru-a di tutti gli intervenuti che sia o possa essere intercorso rappo rto a lcuno fra i fatti che decisero Ja soppressione del Corriere del Friuli e l'opera mia. e la mia parola in quella adunanza. Ad Udine come ovunque in simili assemblee rispettai con scrupolosa coscienza quei p rincipi e quelle direttive dei cattolici italiani a cui ispiriamo il nostro cristiano e patriottico dovere durante la guerra per il maggior bene dèl Paese Mi creda cordialmente

Dunque : il signor conte Giuseppe Dalla T orre smentisce nel modo più assoluto un rapporto qualsiasi tra l'opera sua nella famosa adu nanza e l'articolo : La parola alle Jrintee ! Ma il 5ignor conte Giu- seppe Dalla Torre dovrà smentire, in forma altrettanto assoluta, anche H deputato «cattolico» di Spillmbergo, on. Ciriani, il quale, in base al memoriale presentatogli da don Pagani e ad altre testimonianze raccolte, affe rma, nella sua lettera al Giornale d'Italia e da noi riprodotta:

1. Che il conte Dalla Torre nella sua qualità di presidente dell'Unione Popolare Cattolica espose ai sacerdoti e ai la.id clericali radunati a convegno il 30 lug lio ad Udine i disagi ed il malcontento d ella popolazione, la stanchezza nel sopportare (subire) la guerra più ohre, i l morale depresso delle truppe.

2. Che la propaganda dei socialisti ufficiali faceva proseliti fra le masse cattoliche, le quali avrebbero finito per fuggire in gran parte le file della organizzazione, se i cattolici non si fossero subito posti sullo stesso campo, e nelle medesime linee praticate dai socialisti ufficiali

3. Che bisognava quindi fare macchina indietro; quindi mutare immediatafTlente l'intonazione interventista che don Pagani aveva dato e conservato nel g iorna le cattolico.

4. Che bisognava quindi far comprendere la ne<essità di concludere la pace, e il dovere d ei cattolici di seguire le direttive del Papa.

D opo queste rivelazioni, il pubblico, che era rimasto alquanto sorpreso per l'assoluzione di don Pagani, si renderà facilmente conto della ragione e del nesso degli eventi. Se qualcuno doveva andare in galera, non era già il don Pagani, ma il suo diretto inspiratore, il suo massimo superiore spfriruale ; quello che gli aveva ordinato di fare « macchina indietro » perché altrimenti la propaganda dei (< socialisti ufficiali>> avrebbe attratto alla nuova il gregge stanco e deluso della vecchia chiesa. Questione di concorre_nza i nsomma I Noi domandiamo: era proprio necessario di tenere un convegno a Udine, zona di guerra e d'operazioni ? Era proprio necessario d'invitarvi il successore ·.di Gentiloni? E perché concedere il permesso per quella riunione «politica» quando tutte le riunioni di partito erano tass ativamente. proibire ? Non attendiamo una risposta a queste domande. L'episodio, in se stesso, ci interessa mediocremente. La sua importanza g li proviene da un altro o rdine di ragioni.

D'ora innanzi, sarà assai difficile e temerario negare l'esistenza di un « disfattismo» nerO) in concorrenza con quello « rosso n. La piccola·cronaca giudiziaria alimentata abbondantemente dai preti, denunciav a già il fenomeno. Oggi, le rivelazioni dcll'on. Ciriani non consentono più dubbi. Noi ci spieghiamo, del resto, abbastanza chiaramente il fe~omcno stesso. Il cattolico italiano, in quanto cristiano, de ve seguire ie direttive spirituali del successore di Pietro e le d irettive di Benedetto XV si riassumono in una neutralità assoluta, trascendentale, che agghiaccia l'animo. Anche ieri, il Papa, nella sua allocuzione natalizia, ha parlato di una « truce strage », con una piccola modificazione d'aggettivi. Nell'agosto la strage era «inutile ».

Vero che la storia si è allegramente cd ereticamente vendicata. L'<< foutile » strage ha giovato almeno a riscattare dopo secoli e secoli j luoghi sacri che videro la passione umana e divina del fondatore del cristianesimo. Dunque la strage non è stata <i inutile» e senza la strage - sem:a la gucxra - Gerusalemme sarebbe ancora turca e la croce sopraffatta dalla mezzaluna di Maometto, Se Pier l'Eremita che andò ramingando attraverso l'Europa a suscitare i crociati, col grido di « Dio lo vuolè >>, risorgesse dalla sua polvere, è certo che non sottoscriverebbe al giudizio del Papa sull'inutilità di una guerra che riconsacra al cristianesimo e alla civiltà la terra che fu un giorno bagnata dalle lacrime e dal sangue del Redentore. In omaggio alle direttive del Vicario di Dio, il cristiano italiano dovrebbe essere neutrale, è neutrale Ma questo rispetto alle direttive del Papa deve conciliarsi coi doveri del « cittadino » nei confro(l.ti dell'Autorità profana. Il cattolico italiano, come cattolico, deve obbedire al Papa; come cittadino, allo Stato. Deve servire, per usa re una frase degli evangeli, Dio e Mammone. E deve servirli, nd momento di uoa grande guerra, non mai vista nei secoli. Q u esti sono gli elementi della tragedia ioterìore, intima, che trav ag lia il cattolicismo fo generale e quello italiano in particolare.

Noi ci fochineremmo davanti a questa tragedia e agli sforzi compiuti dai cattolici sinceri per trovare una linea di conciliazl one e di equilibrio, se un terzo elemento che non è né d ivino, né profano, ma sempliceme~te volgare e materiale, non venisse a tur bare, abbassandolo, il rappotto che abbiamo esaminato. Questo terzo elemento è il clericalismo; cioè Ja deformazione .politica d ella (<mist ica >> cristi ana (adoperiamo le parole- di un credente, che è morto - in stato di eroica santità - per la sua Francia: Charles Péguy); definizione che trova la sua espressione tipica nel discorso tenuto dal Dalla Torre a Udi nè. Quel discorso non poteva non tradu"rsi nell'a r ticolo di d on Pagani : La parola alle t rincee ! Il cattolicismo che va in cerca del « favor popolare», che scimmiotta il socialismo, anche nei suoi atteggiamenti pratici, che si preoccupa delle elezioni, che offre lo spettacolo di un Miglioli, conduce naturalmente al disfattismo. Noi n o n vog_liamo generalizzare, ma il disfattismo nero - come quello ad esempio dell'Unità Cattolica, ché trova soltanto« vivace» il discorso dell'on, Morgari - non può, non deve essere dimenticato, quando si voglia intrapre ndere l'esame di quello « straordin~rio concorso di circostanze)> ehe h anrio portato i tedeschi sul Piave....

Da Il Popolo d'Italia, N. 3:.i8, 27 dicembre 1917, IV. Pubblicato anche sull'edizione di :Roma, N. 3:.i8, 28 dicembre 1917, IV.

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