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I PLEBISCITI....
L' Humaniti di Parigi, o ccupandosi del discorso di Wilson, ha avuto l'idea di r iportare la risposta che la Commissione del Partito Socialista Unificato di Francia diede al questio nario diramato da quella famosa Commissione o landese-scandinava che doveva imbastire la famigerata Conferenza di Stoccolma. Per ciò che co ncerne le nostre rive ndicazioni, i socialisù francesi, .o la loro maggioranza, lO cotal guisa si esprimono:
« Doivent itre également consu ltées !es populations des tenitoi res jtaliens d' Autriche, laissées jusqu'ici en deho rs de l'Unité italicnne. Elles seront unies à l'Etat q ue cette coruultation aura désigné ».
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D al che si deduce :
1. Che i socialisti francesi n o n a mmettono - nel caso dell'Italia - quel principio di nazionalità che vale o deve o dovrebbe valere per tutte le altre nazioni
2. Se si tratta di « territori italiani d'Austri2'>> perché non devono tornare, puramente e semplicemente all'Italia?
I socialisti francesi non lo escludo no. Ma prima vogliono il plebiscito ; qu~l plebiscito che la maggio ranza di essi non accetta per l'Alsazia-Lorena e la minoranza accetta, ma a aru1essione compiuta No. N oi non vogliamo p lebisciti. Noi abbiamo dei « p lebisciti » che valgono p iù di qualunque altra cosa al mondo : sono .i plebisciti consacrati dal martirio.· ·
Il nostro plebiscito per il Trentino si chiama Cesare Battisti; per Trieste, si chiama Guglielmo Oberdan ; per l'Istria, si dùama Nazario Sauro; pe; la Dalmazia si chiama Rismondo e non contiamo i minori di fama, ma non meno eguali agli altri per fortezza d'animo e e per intrepido sentimento d'italianità .
Le forche valgono più delle schede dei plebisciti. Il sangue vale più della carta dei plebisciti. ·
Da li Popolo d'lldlùi, N. U, 13 genoafo 19 18, V, Pubblicato anche sull"edi· zione di Roma, N . 16, 16 gennaio 1918, V ,
Dopo I Discorsi
« PONTI D' ORO !... »
È la frase che ha definito l'atteggiamento di Lloyd George e in particolare modo quello di Wilson di fronte all'Austria-Ungheria :
« Ai popoli dell'Austria-Ungheria, il cui posto desideriamo ,·edere tutelato e garantito fra le nazioni, si dov rà dare più lasgamente occasione per uno svil uppo autonomo» . ·
I padroni del b oia Lang devono avere accolto l'attestazione di tanta simpatia con un risolino di soddisfazione.
Noi non vogliamo discutere in questo momento il d esiderio del Presidente Wilson di Veder tutelato e guantito, fra le nazioni civili, il p osto d ell'Aus tria-Ungheria, il che significa - lo ripeteremo sino alla noia - garantire la dinastia degli Absburgo e la grande expl oitatiçn tedesco -mag iara su le altre più piccole nazionalità. Ma noi ci permettiamo di d omandare - cosi, come può essere lecito a « uomini della strada», - che cosa vuol dire, nel concreto, « dare più largamente occasione per uno sviluppo autonomo ai popoli dell' Austria-Ungheria»? Chi deve dare questa occasione ? Lo Stato austro-ungarico. Ma chi regge il timone di questo Stato? In Austria, i tedeschi, In Ungh eria, i magiari. La storia dì ieri e di oggi toglie ogni illusione sulla capacità di queste razze dominatrici a concedere un regime di autonomia, quindi di uguaglianza agli altri popoli dell' Impero.
Abbiamo sotto gli occhi, tradotto dallo NovosJi e riportato in un giornale che ha fatto un·1ungo giro, il discorso tenuto dal deputato Dott. Tresit -Pavisit al Parlamento di Vienna nella seduta del 19 ottobre 1917 sul regno del terrore e delle perseeu2ioni in Dalmazia e in Bosnia-Erzegovina durante la. guerra. L'oratore non ha parlato delle persecuzioni inflitte all'elemento italiano, e si è limitato soltanto ai serbo-croati, e quindi la sua d ocumentazione non è completa, ma basta per dare un'idea del regime austro-ungarico, applicato « ai popoli».
« Non appena scoppiata la guerra - ha detto Tresié-Pavisiè - infuriò pure la burrasca che invc-stl tutti i patriotti jugo.slavi. In tutta l a regione è sorto tanto lamffltO e clamore, tanto spavento come se fosse scoppiata la peste Nella sola Ragusa sono state arrestate in un sol giorno 75 persone Si levò tale un clamore che le mura di quella nobile città non ebbero, dal" grande terremoto in poi, a sentirne l'uguale.
« La vecchia Atene aveva c retto nell'Acropoli un altare al dio della pietà. Gli odierni superuomini invece la divelsero perfino dal loro cuore, quale debolezza perniciosa, col proposito di perseguitare tutti coloro che non vogliono inchinarsi dinanzi a loro.
« A q uesto scopo avevano preparato già da lungo tempo la pro5crizione per arrestare in un dato momento tutti i capi del popolo e servirsene quali ostaggi, per decimare il popolo e trasformarlo in ilota.
« Quando dopo Ire mesi di carcere a Marburgo sono stato per la prima volta interrogalo da un a uditore, questi mi disse: "Non so di che cosa siete imputato, ma certo lo comprenderete di leggeri, se considerate che solamente in Dalmazia, Istria e Carniola abbiamo arresta.to oltre 5000 persone". Pensate ora quante ne fu rono arrestate in Bosnia, in Erzegovina, in Slavonia e nell'Ungheria meridionale. ·
« Allorché a ·Spalato d imbarcarono a centinaia a bordo d'un piroscafo e ci frammischiarono con delinquenti della pE"ggior specie; .allorché a Fiume, sotto una pioggia d irotta che non lasciò asciutto il minimo pez«-ttino delle nostr e vesti, ci condus~ro alla stazione; allorché pE"r tre giorni e quattro notti dovrmmo viaggiare per Zagabria e Budapest fino a Marburgo in carrozzoni sudici, senza pane, senza acqua e senza poter dormire; allorché fummo esposti, come prigionieri serbi, alle bestemmie della canaglia magiara: molti sono al lora impazziti e io stesso ho veduto coi miei propri occhi u n in felice buttarsi, mentre il treno corr~a con tutta velocità, fuori dal finestrino nel buio de lla notte e della morte.
« Molto più terribile era la sorte degli arrestati a Mostar, Doboy ed Arad . Di Mostar m'informarono due testimoni, i guaii '1anno soggiornato coJi e che più tardi hanno diviso mero la sorte di Marburgo, e precisamente il deputato Ivo Lupis ed il pubblicista Srecko DomiC A Mostar quegli infelici dormivano in un ambiente sotterraneo su l suolo nudo, in cumulo con ladri, malfattori e zingari.
« Ma il p iù terribile i n questa pestilenza era il custode, il famigerato capo secondino Gasparo Scholier. Questo tomo, armato d'un bastone di ferro ad unc.ino., bastone ch'egli chiamava "Kronprinz " , visitava i' disgra:iiati p ìù spesso di q uanto essi lo desideiasscro, pe r batterli alla cieca col suo ·· Kronp rinz " per le spalle e per la testa. Zampilli di sangue scorrevano· agli sventurati lungo la faccia. .8 superfluo ricordare le sue bestiali bestemmie e ingiurie, le sue grida e le sue fu rie da satanasso. Unicamente col denaro si poteva turare le fauci e , quietare per.un momento l'ira di questo cerbero. Fra questi disgraziati erano anche Rinda Radulovil, redattore del Narod, ed il pope ortodosso Tichy, che più tardi , ad Arad, soccombette in seguito alle sevizie di questa bestia. Il Tichy, pieno di pietà, offriva agli affamati parte del proprio cibo; se ne irritò lo Scholier, il qua le lo colpl col suo "Kronprinz" tanto spietatamente da farlo stramazzare a terra privo di sensi. In seguito a.i colpi gli scorreva il sangue lungo le spalle e lungo il petto, dal quale il gancio del "Kronprinz" gli strappò un puzo di pelle Egli è perito da vero martire.
4 Gli ostaggi veniVano scelti di nottetempo. L'orribile faccia del capo secondino Scholier, accompagnata da baionette come da torce mortuarie, s'introduceva in silenzio per scegliere col suo occhìo di tigre le vittime. Nemmeno i compagni di Ulisse nella grotta di Polifemo, quando venivano tocnti dalle dita di quei mostri, che nella ricerca dei più ben nutrili li palpeggiavano, non hanno provato tanto terrore, quanto questi disgru:iati per gli occhi infocati di quel boia
« D alla paura molti incanutirono in Wla sola notte; ieri giovani fiorenti ed oggi vecchi decrepiti. Oii voleva prolungare di alcuni giorni questa triste vita. doveva indica.re colla mano quanta moneta era di •. Essere scelto come ostag· gio voleva dire essere condannato alla pena di morte. Cosl Ile' perirono a. centi• naia. Per essere breve ricorderò dueo soli casi, Alla stazione di Rastelice fucilarono senza alcun processo un certo Damié, quale ostaggio. Sulla linea Doboj-Tuz.la uccisero cld pari senza processo il pope Georgje Petrovié.
« l rimanenti disgrariati li trasportarono da Mostar ad Aràd," dove ne erano già a migliaia e migliaia sepolti vivi dalla Bosnia, dall'Er:zegovina e dal Sinnie. lungo il viaggio la plebaglia magiara li malediva, li copriva di sputi, li minacciava e li prendeva a sassate. Affamati, nudi e cadenti per il sonno, li trasdna.rono, al pari di gregge muto, a forza di calci e stoccate di baionetta, nelle casematte di questa fortezza, dove pidocchi e cimici brulicavano in gruppi di milioni. Appena riuscivano a pigliar sonno, venivano tosto des tati dagli attacchi dei nominati insetti, che ricoprivano loro le vesti e la cule.
« Il vitto era tan to ribut1ante che molti, non potendo il loro stomaco sopportare cibi cosi nauseanti, pativano per più giorni la fame. Acqua in complesso non ce n'era, ma però alcool in abbondanz~ perché il capo secondino Rosner (aceva collo stesso ottimi affari. Questi sciagurati bevevano per istordirsi , per dimenticare la vita, per passare quanto prima, da quell'aria pestifera e da quella paglia infetta coo bacilli di tifo petecchiale, alla fredda tCfra.
« Si calcolano da tre a quattromila i casi di morie ad Arad. Molti anche sono decessi dopo rilasdàti da Arad, pure in conseguenza delle tribolazioni sof ferte, come il negoziante Kondié da Gradisca, che a· stento raccolse la forza necessaria per arrivare a casa e morire nel p roprio letto
« Cito a testimoni di tutte queste crudeltà il vice pod~tà di Gradisca, Gjorgje Gjurié, ed i medici clott. Vladimir Kujundzié e dott. Jovo Malié, che erano rinchiusi ad Arad.
« lo stato di cose a Doboj era ancor più spaventevol~; il suo circondario è la maggior necropoli d i queste· vittime innocenti dei terribili tempi che attra• versiamo. Il 27 diCt"mbre 1915 giunse colà un trasporto di prigionieri serbi e man• tenegrini .assieme a molti abitanti della Bosnia e dell 'Erzegovina, che avevano do. vuto ·abbandonare la loro patria. Tutti, donne, vecchi e fanciulli furono cost retti a viaggiare in carrozzoni aperti, adibiti al trasporto del bestiame, esposti a.1 freddo; alla pioggia, al vento, alla fame, alla sete, obbligati a veglia forzata.
« J bambini gridavano e chiedevano alla mamma pane, e la mamma offriva loro solamente Jagrime. Si è verificato spesso che fa madre fosse già m~rta, e che il figliuolo la scuotesse e piangendo le chiedesse del pane. Da principio ne morivano da quindici a vent i al giorno; il 1:5 aprile 19 16 ne morirono 92. I cadaveri venivano trasportati a mucchi di pieno giorno su carri lungo le vie di Doboj , fra la costernazione degli abitanti. Secondo i calcoli di penane degne di fede, hanno lasciato colà la vita oltre 8000 vittime fonocenti.
« Degli orrori di Doboj ,potrei addurre molti testimoni; per brnità nominerò unicamente il sacerdote Slavko Trninié.
« Nomino solamente le persone più colte ·perché coi nomi dei contadini non finirci più. Non c è fantasia umana che possa descrivere come questi. venivano uccisi. Li fucilavano con mitragliatrici,· Ji annegavano nella SI.va, li legavano su mucchi di fieno, che poi incendiavano. Molti giacevano insepolti per settimane intere fino a che i corvi strappavano loro gli occhi.
• Lacuna del testo.
« A Semlino uccisero nella sua p ropria abitazione il prof. Dusan Savif, Jo derubarono di ~O.ODO corone ed il suo corpo lo gettarono n el Dmubio.
« Nd circondario di Zubac sono stati impiccati al principio della. guerra, senza qualsiasi processo, 82 uomini; a Trebinje in tutto 103, dei quali 39 per il fondato morivo che si trattava di persone ragguardevoli. Per la stessa ragionc ne impiccarono a Foca 71. Non posso i ndicare il numero delle persone impiccate a Sarajevo, Bjelìna, Srebinica, Zvomik, Avt avac, Visegrad, Bilek, ecc., perché non ne presi nota: mi consta però di certo che anche coli non si ebbe a far economia di capestri.
« Gli evacuati dall'Istria, concentrati a Leibnitz, Gmunden, Mollersdorf, «c., morivano come l t'! mosche, di fame, di freddo, di tifo petecchiale e di altre ma; lattie. Il sacerdote istriano Ljubimir Nikolié ha pubblicato nei giornali croati una dichiarazione, nel la qua le afferma d'a ver eg li solo a Gmunden e Mollérsdorf benedetto le salme di oltre 2000 croati evacuati dall' Istria. Un testimonio mi racconlava d'aver visto egli stesso in un solo g iorno ed i n una sola baracca 11. Leibnitz 41 morti. Baica Martinié, studentt'! in med icina, montenegrino, racconta d ' aver veduto morire in Stiria oltre 8000 croati evacuati dall'Istria »
Abbiamo voluto riportare ampiamente questo discorso, per meglio documentare le benemerenze verso. la civiltà di quell'Austria-Ungheria che il presidente \Vilson desidera vedere « tutelata e garantita fra le nazioni)). Ora questo regime cli barbarie e di infamie è stato inflitto non solo agli slavi del sud, ma in misura infinitamente più orribile agli italiani e agli slavi (czeco-slovacchi) del nord. Altrettanto dicasi dei r omeni. I tedeschi e i mag iari hanno condannato al più atroce calva.rio le nazionalità più deboli d ' Austria.Ungheria.
Cor:i quale coraggio, con quale animo si parla di riconsegnare queste popolazioni a.i carnefici di Vienna? Anche nella più benigna delle ipotesi non continuerebbero Vienna e Budapest la l oro opera insidiosa· e tenace di denazionalizzazione degli a.Itri popoli ? Ah sap· piamo: l'Austria-Ungheria - a mezzo di suoi diplomatici più o meno accreditati - fa di quando in quando proposte di pace all'Intesa. Ma questo avviene dietro autorizzazione dd la Germania stessa che ha solidamente afferrato per la gola l'Austria-Ungheria. In un opuscolo che ci rip!omettia.mo cli far conoscere prestissimo ai nostri lettori (l..ts benefices de guerre de l' AJ/emagne) di Andrea Chéradame, è chiaramente dimostrato il vassallaggio completo dei minori alleati della Germania al Governo di Berlino. I rapporti finanziari fra Germania e Austria-Ungheria sono tali che « solo nell'ipotesi di una Germania totalmente vinta», l'Austria-Ung heria può sperare di liberarsene. Dice Otéradame, a pagina 11 : t: Questa servitù finanziaria. degli alleati di Berlino permette anche di "realizzare" perch! i Governi turco, bulgaro, austro-ungarico non potrebbero firmare