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IL PRESTITO DELLA RISCOSSA
MILANO DARA UN MILIARDO ?
Un'agenzia -n on ufficiosa - di Roma e un confntello milanese assicurano che solamente nella prima giornata del nuovo pu:stito le sottoscrizioni a Milano raggi unsero complessivamente un quarto di miliardo, cioè 2.50 milioni. A questa cifra cospicua sarebbe da aggiun• gcre la sottoscrizione di Bo milioni fatta dalla Cassa di Risparmio. A quest'ora dovremmo dunque, se le cifre che abbiamo riferito sono esatte, essere vicini ai 4 00 milioni. Non ricordiamo i totali precisi dei prestiti precedenti. Il primo non superò i duecento milioni, il secondo toccò i duecentocinquanta; il terzo iliede trecento milioni ; il quarto ne diede quattrocentosessanta circa. Può, dunque, d irsi che Milano ha dato complessivamente nei prestiti precedenti oltre un miliardo. Ora, noi crediamo che quest~ Cifra sarà raggiunta con l'attuale prestito della riscossa. Non voglimo, in questo momento, esaminare se l'accentramento chè è stato effettuato a Roma nel Consorzio presieduto da Bonaldo Stringher, sia stato efficace o dannoso ai fini della propaganda per il prestito. Forse, valeva meglio lasciare un pò di libertà ai singoli iStìtuti, per la necessaria rlcla111t che deve variare a seconda delle regioni e delle città. A Milano, per fare un esempio, erano stati « obliati » per le inserzioni del p restito tre giornali come la Perrtveranza, La Stra, L'Italia. L'erro re C stato riparato, ma q uesto dimostra che da Roma non si può saper tutto, pesar tutto, conoscere tutto. Solo ieri è stato affis~o per le mura della città un manifesto murale a colori;: molto indovinato e suggestivo, Speriamo che tutta la necessaria réclame sia fatta, perché non sono pochi quelli che hanno bisogno di essere solleciçati a compiere il loro dovere d'italiani, specialmente in materia fina.miarfa. Una delle manifestazioni più imponenti e sint o matiche della classe industriale milanese ha avuto luogo sabato, a proposito appunto del prestito della riscossa. Tutto il grande mondo dell'industria milanese e lombarda era rappresentato. Fu deciso, come abbiamo già riferito nella nostra cronaca di ieri, una sottoscrizione globale al prestito della riscossa per cifra che dovrà essere tale da affermare la potenza economica della industria lombarda.
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Questa cifra globale no~ è stata 6ssata. È stato invece stabilito che giovedl 24, si inizierà la sottoscrizione collettiva. Certo che questa cifoi globale non potrà essere esigua o , pci: cscmpfo, inferiore a quella votata. dalla Cassa di Risparmio. Perché, in tal caso, sarebbe stato inutile di aver votato un cosi fiero ordine del giorno, nel quale si parla di « potenza economica dell'industria lombarda, di fede inconcussa nella vittoria e negli alti destini della Patria~. Ma l'ordine del giorno è importante anche perché in esso la classe industriale lombarda dichiara « il suo fermo proposito di esercitare l'i nfluenza che le compete nella economia e nella vita della Nazione ». Siamo lietissimi di questo proposito. Siamo lieti che la classe i ndustriale:, cioè la classe dei padroni - produttori (e non soltanto «sfruttato ri)> , come: si diceva nel vecchio gergo del socialismo) - prenda co scienza della sua forza, della sua importanza, del suo compito sto rico. Di ciò appro6ttcrà - .venuta l'o ra, se quell'ora fatale dov rà venireanche la classe operaia. E il mezzo migliore per dimostrare ch e la classe industriale lombarda ha diritto di esercitare un'influ enza sulla vita economica e politica della Nazione, è quello di dare al prestit o una cifra « global.e » che sia veramente potente. Gli industriali intelligenti e i cittadini in genere sanno ch6 (hi dà il dmaro alla N azione lo dà a 1e !lesso. Noi attendiamo, con una certa impazienza, la g iornata di giovedl 24, che deve darci il « polso» della classe industriale lombarda, Abbiamo motivi di credere che la nostra 6ducia non sarà delusa.
Non è qui il caso di ripetere le ragioni Urgenti; supteme ch e impongono di dare, dare. dare sino al limite del possibile e o ltre. Ci sono delle ragioni d'ordine mondiale: co me il n ostro prest igio morale, il nostro credito politico-economico di fronte alle nazio ni amiche, neutre e nemiche ; ci sono delle rag io ni d ' indo le: nazionale come la necessità di rimettere al più presto p ossibile il nostro esercito nella sua piena c:ffi.cenza di mezzi materiali e di mig lio rare ancora le condizioni dei combattenti: c'è infine una ragione che chiameremo « milanese » in quanto interessa Milano, com e Milano e nessun'altra città, Milano non deve soltanto fare onore alla sua quali6c.a di «capitale . morale » d'Italia, ma deve mostrare al nemico la sua tenace, superba, secolare anima anti-tedesca. Oggi specialmente che il nemico rivela tutto il suo odio contro Milano.
Coloro fra noi che sono incerti, esitanti o spilorci, riflet tano su queste parole pronunciate dall'on. Crespi, Commissario generale dei Consumi, nel suo discorso tenuto recentemente al Teatro dei Filodrammatici: o: La meta dd nemico ! questa nostra Milano che comanda strategicamente Genova e Torino. Occupata Milano, il nemico avrebbe in mano il 50 per cento delle nostre industrie di guerra, e distruggertbbe il resto, distruggendo con facili bombardamenti aerei le officine di 'forino e di Genova.
Nessuno più s'illuda nl itali&no né alleato, I.a conquista di Milano darebbe a lla causa dell'umanità il più t erribile crollo. Guardi a noi il mondo civile se vuol salvare se stesso! E bisogna d'altronde che il nostro popolo sappia che noi stiamo avvicinandoci alla czisi acuta in ogni campo: militare, economico, civile». È
chiaro?
Ma chi difende Milano, e con Milano la causa, l'esistenza stessa dell'Italia e l'avvenire della civiltà ? Chi ci protegge dalla strage e dalla rapina dei ba.rbari? I soldati che sono in linea fra Brenta e Piave. Bisogna armarli, nutrirli, equipaggiarli ; bisogna aiutare sempre più generosamente le loro famiglie ; ma per nutrire e armare il popolo delle trincee che difende l'altro popolo che lavora, all'inte rno, occorrono dei miliardi. Chi ha dei denari, li dia I Che nessun cittadino debba amaramente pentirsi o sentirsi lacerato dal più tragico dei rimorsi, domani I
Da J/ P.opolo d'}talùl, N. 21, 21 gennaio 1918, V