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DOPO IL DISCORSO DI CZERNIN

IL « NO » AUSTRO-TEDESCO

Le risposte degli Imperi Centrali ai di scorsi di Lloyd Gcorgc e di Wilson sono venute. E saminiamo questi discorsi e sarà palese che Germania e Austria sono ancora ben lo ntane dall'accettare quel famoso « minimo indispensabile» al quale sono stati ridotti i « fini di guerra dell' Jn tcsa ».

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Siamo dinanzi a un fin de non rerevofr La forma può apparire un po' meno b rutale e insolente delle altre volte,· quando, ad esempio, Bcthmann-Hollweg r o teava e faceva balenare la pesante sciabola hindenburghiana, ma la sostanza è identica. Rilev iamo anzi tutto che la solidarietà fra i due alleati è pie na. Anzi, c'è nel discorso di .Czernin una specie di ostentazione cli questa solidarietà. Avviso a coloro che vanno ancora sognando di una possibile separazione fra Austria e Germania. Lasciamo da parte, nei due disco rsi, tutta la decora2ione avveniristica, tutta l'ideologia che conosciamo. Prendiamo i discorsi st essi nei punti do ve questa ideologia tenta di tradursi in dati concreti e sarà facile smascherare ancora una v olta l'insidia che si cela, sotto l'accettaiione della massima « né annessioni, né indennità». Lo Czernin ha ammesso che i negoziati d i Brest-Litovsk sono da qualche giorno arenati. La Germania., egli ci assicura, non ha intenzione di p rocedere a violenti acquisti territ oriali in Russia, ma il dissidio d'idee è d uplice. La Germania si attiene al giustificato punto di vista che le numerose manifestazioni verificatesi della v olontà di indipendenza e di autonomia, da parte dei corpi legislativi o comunali, « debbono valere quale indice provvisorio dell'opinione popolare da riesaminarsi poi con voto su base più ampia ».

Insomma, la Germania ·non vuole an nettere manu mi/iJJJri, violentemente, Preferisce giungere allo stesso scopo, per altra via, facendo agire le sue « rappresentanze», cioè quelle poche migliaia di baroni e feudatari che rappresentano il z per cento sul toule della popolazione delle provincie baltiche : baro ni e feudatari che non sono andati alla guerra, ma sono rimasti in quelle regioni a lavorare per il trionfo del DtNlrchland iJb,r 4/J,r Ora, prendere come indice sia pure provvi-

DAL MHSSAGGIO DI WILSON AL CONVBGNO DI ROMA 271 sorio, le manifestazioni di volontà di questa infunissinu. minoranza.1 è creare un fatto compiuto. Posta questa prima base, tutti i mezzi per ottenere che il suffragio più ampio dia lo stesso risultato, saranno escogitati e applicati. Il ladrone annessionista tedesco tiene in questi termini il suo discorso : (< Alcuni ceti delle popolazioni baltiche hanno votato per l'annessione all'Impero tedesco. Questo intanto mi autorizza ad insedanni in quelle regioni. Una volta insediato, vedremo dù sarà capace di mandarmi via. Se si dovci. venire ai suffragi stabilirò che il voto q11alitativo dei miei cavalieri, baroni e feudatari, abbia lo stesso peso del voto fJNanlilalivo delle masse popolari e in ogni caso approfitterò dell'intervallo fra il primo voto e l'ultimo, per radicarmi sempre più profondamente nel suolo conquistato>>. Questo annessionismo palese, malgrado la forma velau dei suffragi, questa violentazione della volontà e delle aspiraUoru della enornie maggioranu. delle popolazio ni di Curlandia, Estonia, Livonia, viene gabellato da Czernin come procedimento pienamente (< giustificato».

Ma ciò che ha detto Czemin, circa il dissidio numero due, fra russi e tedeschi, cioè il dissidio circa lo sgombro o no dei territori occupati da parte delle truppe imperiali, ci dimostra che la Germania ha già «annesso,> nel «fatto» le regioni baltiche. Un improvviso sgombro col ritiro degli orgaru amministrativi, degli organi che dirigono il traffico e l'industria che si trovano nelle mani dei tedeschi, provocherebbe una immancabile completa anarchia, ha detto Czcrnin, Dunque : tutta la vita economica, politica, amministrativa, t utti gli organi di questa vita - dai porti alle ferrovie, dalle scuole ai commerci - sono già nelle maru dei tedeschi. Dunque : la Germania ha già realizzato ad oriente il piano pangermanista, perché le provincie baltiche sono già annesse all'Impero tedesco.

Per quanto concerne l'Italia, c'è un primo periodo che rinunciamo a decifrare. Sono gli scher:d delle traduzioni della S l tjani:

« Rifiuto - dice il ministro - di rendermi garante per le avvmlure guerre $che nemiche, ri6uto di fa~ concessioni unilaterali ai nostri nemid, che ostinatamente rimangono ne l punto di vista della guerra Dno alla vittoria finale, concessioni che pregiudichino in modo duraturo la Monarchia e che diano aJ l'avversario l'incommensurabile vanla88iO di J>Oler trascinare la guerra all'infinito relativa. mente senza rischio ».

Che cosa voglia significare questa garanzia « per le avventure guerresche nemiche » non si capisce. Ed poco chiaro anche in tutto il resto. Ma lo Czernin diventa assai esplicito quando esemplifica coll'Italia che « ha perduto per sempre il vantaggio che una volta poteva ave re». N on vogliamo in questo ·momento ricordare quale carattere ebbero le trattative biilowiane pcl famoso « parecchio >> : carattere di perditempo; l'essenziale è di prendere atto che l'Ausuja-Unghcria rifiuta categoricamente di riconoscere e soddisfare le rivendicazioni italiane. Nessuna illusion·c è più possibile. Siamo diw.nzi al« giammai I » di absburgica memoria. ·

Anche Hertling si è affrettato ad accettare nei postulati wilsoniani quelli che riguardano H futuro e che non impegnano per il presente. Su tutto il resto il « no » tedesco è preciso, brutale.

Alsazia-Lorena alla Francia? No. Sgombro dei territori russi occupati ? No, E il Cancelliere giusti6c.a la condotta della Germania col pretesto della mancata adesione delle Potenze della Quadruplice Intesa ai « negOziaù » di Brcst-Lltovsk.

Il Belgio ? Niente annessione « violenta >1, Il problema belga deve essere esaminato al congresso della pace. L'Hcrtling fa capire che il Belgio non sarà annesso «violentemente» solo nel caso che l'integrità dell'Impero tedesco sia rispettata, che non si parli cioè di una restituzione dell'Alsazia-Lorena alla Francia. La Germania assicura che non vuole annettersi violentemente il Belgio, ma, come per le provincie baltiche, anche nel Belgio e precisamente nelle Fiandre spuntano certe manifestazioni elettorali che non possono lasciar dubbio sulla reale intenzione della Gernu.nia, di mettere - almeno sotto il controllo dell'Impero - la pane fiamminga del Belgio.

La Turchia ? Deve rimanere intatta. « È - ha detto Hertlinguna questione vitale per l'Impero tedesco». Si a.pisce. Pcrch~ la Turchia il ponte della grande linea Bcrlioo-Bagdad.

La Polonfa ? Mano libera, per la sistemazione, agli austro-tedeschi.

Aµa fine del suo discorso l'Hertling ha rigettato sull'Intesa la non volontà di pace dinanzi alle questioni concrete 111, ha messo in risalto la « situazione militare che nòn fu mai cosl favorevole» e ha invitato l'Intesa a « presentare nuove proposte ».

È interesse evidente della Germania cli prolungare all'infinito questa specie di accademia paci6sta, per illudere i popoli, mentre la coppia Hindenburg-Ludendorff sta raccogliendo le forze per l'imminente offensiva,

I Governi alleati faranno bene a parlarci di guerra. MUS$0LtNI

Da li Popolo ll' ltttlia, N. 26, 26 Bennaio 1918, V. Pubblicato anch~ sull'f!dj. Uooe di Roma, N . 28, 28 8fflll&io 191~, V.

IL PIANO DEI « BOCHES »

Le formule della ideologia democatica - da quella temperata che emana da Washington a qudla esasperata che si diffonde da Pietroburgo - ci porteranno dunque a non vedere più - nei suoi aspetti immediati, concreti, plastici - la realtà terribile del presente?

Il pericolo che minaccia l'Intesa è appunto questa ecciti volontaria o involontaria, questo volontario o involonwio immergersi e naufragare nell'universalismo che è democratico oltre oceano e demagogico nella Russia dei leninisti.

Mentre le pa.rolc magiche rimbalzano nei cervelli e oei cuori - le parole magiche dell'arbitrato internaz.ioii.ale, dd disarmo, della Società delle Nazioni, della pace eterna - si vuole o non si vuole vedere, si vuole o non si vuole comprendere che la Gcrmimia ha già militarmente realizzato il piano pangermanista e lo sta realizzando anche politicamente ?

Il piano pangermanista comprendeva l'annessione delle regioni baltiche : Lituania, Curlandia, Estonia e questa annessione è già un fatto compiuto.

Il ministro degli Esteri tedesco è stato cosl cinico che ha ricordato il precedente dello Schleswig-Holstein.

« Riteniamo - ha detto Kiihlmann - che sia doppiamente insensato quanto esigono gli avversari: cancellare ci<>! e spazzare via quello che esiste e poi costruire qualche rosa sul vuoto. La politica del governo consistette e consisterà nell'ampliare ciò che esiste storicamente in modo da poter dire di avere r espmsione della volontà della stragrande maggioranza della popolu:ione ».

Il senso di queste ·frasi- è chiaro : ciò che storicamente esiste è il feudalismo dei cavalieri e dei baroni tedeschi impcr2nti e imperversanti nelle provincie baltiche ; ciò che storicamente esiste è 1•avvcnuu « presa di possesso » di tutto il Baltico da parte della Germania ; ciò che dovrà essere ampliato è la volontà .delle minoranze che rappresentano la J(,Jhlf',

Le tendenze e i propositi degli annessionisti tedeschi sono stati rivelati da un oratore liberale, il quale ricordando che nelle provincie baltiche c'è 1'80 per cento di analfabeti, ha negato a queste masse di

«primitivi>> il diritto cli auto-decisione. Il destino delle regioni baltiche segnato. •

La Russia dei bolscevichi non può contenderne il possesso alla Germania e i tentativi di rivolta delle popolazioni sarebbero repressi ferocemente, com'è sempre avvenuto - da parte dei tedeschianche durante il regime dei Romanoff.

E ad occidente? La Germania procede inflessibilmente all'attuazione del suo piano. La tentata separazione dei fiamminghi dai valloni con la creazione del Consiglio delle Fiandre, deve dare - in una forma più o meno larvata - alla Germania il possesso di Anversa. Non ricordate la famosa frase pangermanista che « voleva ulais e Anversa per tener la pistola tedesca puntata sulle tempie dell'Inghiltcrn » ?

Il 13 novembre del 1917 Wilson diceva:

« Ho visto una carta dove il nero (vedi in terza pagina) si estendeva da An,. burso a Bagdad. la Germania può conservare tutto ciò, la sua potenza potrà turbare il mondo fintanto ch'essa lo conserverà ,,,

E difatti, ecco lo sviluppo preso dal 1914 ad oggi dal milit2rismo prussiano. Nel 1914 si era esteso su 540 mila kq. con 68 milioni d'abitanti. Nel 1917 si è esteso su 3.6oo.ooo kq. contenenti 180 milioni di abit2nti. Bisogna considerare la Mitteleuropa, per comprendere che il piano pangermanista stato Rhora realizzato, Andrea Chéradamc, in un pamphlet di cui iniziamo la pubblicazione in questo stesso numero, dimostra tutta l'insidia che cela la formula « né annessioni, né indennità» accettata dagli Imperi Centrali Lo Chéradamc dimostra - con una documcntaz.ionc impressiortantc - come l'accettazione di detta formula da parte degli Alleati sarebbe il rico noscimento esplicito e clamoroso del trionfo militare e politico della Germania, poiché la Germania ha già annesso quello che voleva annettere e non cederà, se non vi sarà costretta dalla forza ddle umi, un metro solo quadrato dei territori rapinati in altri tempi.

E passabilmente buffo, Czem.in, quando angeliamente proclama che non chiede né un soldo né un pahno di terra alla Russia, mentre - rievocando il precedente dello Schleswig-Holstein - la Germania ha già inghiottito il vastissimo territorio del liton.le baltico e si prepara ad inghiottire le Fiandre ; e non rinuncia nemmeno - se gli eventi militari le saranno ancora propizi - a qualche nuova mutiluione della Francia.

Davanti ·a questa realtà, continuare a trastullarsi colle « idee generali » è segno di grande incoscienzL Oggi il militarismo pN5Siano

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