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I PROBLEMI DELL'ORA

L'INTESA DEI POPOLI

CONTRO L'AUSTRIA-UNGHERIA

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Da Roma ci giunge un mònito : adagio colle crociate. Piano col prog ramma massimalista anti-absburgico che si riassume, latinamente, nel delenda nt A111lria I nostri coUcghi romani sono, come dichiarano essi stessi, « i primi a riconoscere quanto vi di nobilmente ideale, quanto anche vi può essere di utile ai fini della nostra futura p olitica, creandoci campioni e militi delle cause dei piccoli popoli abbandonati al loro destino>). Ma i nòstri avversari che chlameremo minirl'la-listi - tanto per rimanere sul terreno della stessa terminologiapensano: o) che il programma massimo anti-austriaco sia troppo gravoso per le nostre spaJle ; b) che le nazioni più potenti della coalizione anti-germanica, l'Inghilterra cio~ e gli Stati Uniti, hanno definitivamente rinunciatocoi discorsi di Lloyd Gcorge e di Wilson - alla distruzione dello

4< Stato » austriaco ; r) che dal punto di v ista italiano rimane dubbio se sia opportuno o no bandire « il programma di una completa disgregazione della monarchia danubiana» : d) che non è lusingante il pensiero di aver ·addosso, o prima o poi, una Germania aumentata delle provincie tedesche dell'Austria (ma, aggiungiamo subito noi, diminuita di una massa di ben 41 milioni di abitanti, ci~ di tutta la popolo.ione « non » tedesca che oggi abita i tenitori dell'Austria-Ungheria).

In una seconda nota sullo stesso argomento « non si esclude che noi si possa e si debba, in via subordinata, - dopo aver ci!X garantiti e assicurati i nostri diretti interessi - assumerci anche il patrocinio degli interessi ddle nazionalità dell'Impero nemico nei limiti dd programma enunciato dai nostri maggiori alleati ». E i programmi più recenti sono due : sincere autonomie per tutti i po poli (Lloyd Gcorge), linea di uno sviluppo autonomo (Wilson).

Questi progrnnmi sono di um. imprecisione sconcertante. Ad ogni modo si può domandate : la Triplice Intesa (Francia, Inghilterra, lta· lia) ha dunque defuùtivamentc scartato il programma massimo antiaustriaco, che fu lanciato nella nota collettiva in risposta a Wilson ?

Non è possibile dirlo. Sappiamo che tutti i mtn11gemenls accordati dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti all'Austria-Ungheria lo furono in vista di una immediata, pronta. completa accettazione da parte dell'Austria-Ungheria . delle « condizioni d'oro» proposte dagli Alleati; e siccome questa accettazione non è venuta, è da ritenete che Inghilterra e Stati Uniti abbandoneranno il programma minimo, Ma poi perché l'Italia non potrebbe, acanto ai programmi minimi degli anglosassoni, sostenere un suo programma massimo ? Sostenerlo in nome suo e in nome di tutti i popoli oppressi dalla Monarchia danubiana ? Noi non comprendiamo che si debba accettare un punto di vista solu.nto perch~ è quello degli Stati p iù grandi della coalizione antig ermanica.

Il criterio da cui si deve partire è quello di valutare al concreto l'uno o l'altro punto di vista, per accettare quello che si presenta .il più utile ai fini della vittoria, anche se sia bandito dal più microscopico degli Stati che sono in lotta contro Pangermania. Noi insorgiamo contro l'eterno « minoratico » che si vuole infliggere all'Italia. Noi ci rifiutiamo di credere che l'azione politico-diplomatica degli inglesi, per esempio, sia stata, sino ad oggi, più acuta o antiveggente di quella italiana. Glirsofll, per non appoggiar troppo....

Il programma massimo anti-austriaco deve essere esaminato da parte degli Alleati nel suo valore intrinseco, indipendentemente dal fatto che sia sostenuto o no dall'Italia.

Noi, a questo punto, diciamo che l'Italia deve farsi banditrice in nome suo e degli altri popoli danubiani del programma estremista nei confronti ddlo Stato austro-ungarico, e deve quindi cercare di intendersi cogli slavi del nord e del sud.

Il problema va posto in questi termini : o) è da escludere che l'Austria-Ungheria accetti di soddisfare le rivendicazioni italiane. I discorsi dei ministri responsabili non permettono speranze o sofisticazioni. L'Austria-Ungheria non _ consentirà mai alla cessione di Gori%ia, cli Trieste, di Fiume, di Pola, di Zara, Nemmeno nel caso - prospettato, ci sembra, da Hervédi un « compenso» a spese della Polonia russa. L'Austria e soprattutto la Germania non può rinunciare ali'Adriatico e quindi al Mediterraneo ; b) anche ammesso - per assurdo - che l'Austria-Ungheria si acconciasse a questa mutiluionc periferica sulle Alpi e sull'Adtiati~ è da vedere se il nostro acquisto sarebbe sicuro, con un'Austria-Ungheria ingrandita della Polonia. russa, mentre il nostro p ossesso sarebbe fodistwbato, se al posto dello Stato austro-ungarico sorgessero piccoli Stati nazionali, nessuno dei quali avrebbe più di quindici milioni di abitanti, mcntte l'Italia ne conterà, fra un ventennio, cinqu:uita ;

,) la tesi dell'Austria-Ungheria, antemurale contro la discesa del panslavismo, verso i « mari caldi»; ha fatto il suo tempo e quindi questa funzioQe storica che fu affibbiata all'Austria, è finita. È scompario anche il pericolo - ventilato nelle polemiche durante il periodo della nostra: neutralità - che la Serbia, ingrandita a Jug1>,slavia, possa diventare l'avanguardia del panslavismo, per il semplice fatto che il « panslavismo » è ormai un puro ricordo politico, o meglio, letterario, di altri tempi ; d) lo smembramento dell'Impero austro-ungarico non può più avvenire dopo la defezione russa per effetto di urti semplicemente militari e questo spiega perfettamente le riserve dei recenti discorsi di Lloyd George e di Wilson; e) ma se al fattore militate si aggiungono altri fattori, se insomma si mettono nel gioco altre carte - ci& l'intesa coi popoli anti-austriaci per un'azione solidale - non è da escludersi a pri{)rf che si provochi · lo smembramento dell'Austria-Ungheria. In ogni caso questa intesa coi popoli dell'Austria-Ungheria avrà ripercussioni sulla sua compagine interna, il che può facilitare enormemente l'azione militare italiana e quella della Quadruplice Intesa. Si è già visto quale profonda impressione abbia suscitato in Austria-Ungheria la Cl"ea:zione in Francia di una legione czeco-slovacca. Non minor sensazione provocherebbe in Austria-Ungheria la notizia che quale:he cosa dì simile si è fatto anche in Italia ;

/) noi abbiamo motivo di ritenere che H programma del nonsmembramento dell'AustrÌìl sia italiano e non degli Alleati e siamo convinti che gli Alleati - q ualora l'Italia lo richiedesse - accetterebbero il programm~ massimo anti-austriaco ; g) dato che l'Italia si faccia d'ora innanzi banditrice del dtlenda

A.miria, è possibile un'intesa cogli slavi del nord e del sud sullo stesso programma? 1n altri termini : czcco-slovacchi e jugo-slavi sono fautori altrettanto convinti del dtlenda A111tria ? E riferendoci a questi ultimi, è possibile l'intesa cogli italiani? ; b) che gli clementi czeco-slov acchi agiscano su un terreno nettamente nazionale e anti.austriaco è positivo. Le manifestazioni p arlamentari e popolari recentissime all'interno della Monarchia, non lasciano alcun dubbio in proposito. All'estero i czeco•slovacchi sono già considerati dall'Intesa come sudditi cli uno Stato che M un pro- prio cs«cico e una propria bandiera. Il decreto di costituzione d.ell'ar. mata czeco-slova.cca. in Francia. dice al para.grafo I : che « gli czcchi combatteranno sotto la loro propria bandiera contro gli Imperi Centrali». E al para.grafo II : « questa armata nazionale» ccc. La creazione in Francia di un'arma.ta na.2:ionalc e2cco-slovacca, non significa, forse, l'accettazione del programma di smembramento dell'Austria.Ungheria? È possibile dopo tutto ciò di riconsegnare gli ciechi ali,Austria e gli slovacchi all'Ungheria?

Dimostreremo ampiamente, in un prossimo articolo~ come gli slavi del nord e del sud si muovano su un terreno di rivendicazione antiaustriaca, qufr~di sullo stesso terreno degli irredenti di stirpc ·iuliana, quindi sullo stesso nostro terreno, Riconosciuta questa identità fondamentale, è possibile conciliare il dissidio fta italiani e jugo-slavi?

Certo finché gli sl2.vi del sud si tengono fermi al loro programma imperialista, ogni intesa è assurd.a. Sappiamo che fra gli jugo-slavi non sono pochi qudli che la pensano come Agostino Uljevich, autore della lettera che pubblica.mmc l'altro giorno; ma, purtroppo, nei circoli dirigenti - a Parigi e a Londra - [circa] la politica jugoslava si è ancora intransigentissimi. Infatti, il The Southern Slavs Btdktin, che ci è giunto, reca anc.ç>ra in prima pagina la famosa cartina che assegna Dalmazia, Fiume, Trieste, Godzfa e ·perfino Cividale alla Jugo-slavia futura I I I Se questi signori non modificano la lo r!=) carta e non riconoscono il n ostro sacro, sacrosanto diritto sulle città italianiuime di Gorizia, di Trieste, di Fiume, di Zara, è pregiudizialmente inutile qualsiasi discussione.

Riassumendo, noi crediamo che la politica italiana debba bandire .il de/uu/a Amtria perché solo in questo modo noi siamo sicuri del com· pimento delle nostre rivendicazio ni nazi.anali e della nostra sicurezza :avvenire e, qu:anto alle intese da cercare e da realizzare cogli elementi anti-austriaci che possono agire - ed agisco no effettivamente - all'interno della Monarchia bicefala per accelerarne il disgregamento, l'Italia, pur larg heggiando in garanzie agli d ementi sloveno-croati, non può né deve fare rinunzie .che tocchino Gorizìa, Trieste, Fi ume, . Zara, città che furono, sono e saranno italiane. MUSSOLINI

Da li Popolo d'Ita/i,z, N. 28, 28 gennaio 1918, V.

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