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LE PIETRUZZE E IL MOSAICO

Andrea Cbéradame ha già risposto nel modo più persuasivo, più convincente, più radicale alla chitarronata austriaca. del signor Bainvillc, E soprattutto, c'è un <<fatto», la cui significazione, od confronti delle discussioni che si sono svolte in questi giorni nella stampa italiana, non ha bisogno di essere sottolineata. Alludiamo al colloquio Orlando-Trumbit. Un primo contatto fra l'Italia ufficiale e una delle <<pietruzze» del mosaico austro-ungarico c'è stato. Quei signori che ghignano la loro stupida ironia di neutralisti saturi di rancori, contro la nuova orientazione dell'opinione pubblica italiana e chiamano cervellotici i nostri piani, sono enfoncés.

Ah,· sl. Sono e< pietruzze» i popoli oppressi dell'Austria-Ungheria I Ma la pictruzn « czeca », per esempio, è più grande del Belgio e tutte le« pietruzze» messe irisieme danno il ragguardevole totale di 26-1.8 milioni d'abitanti ; contro venti milioni nemmeno di tedeschi e di magiari. E poi, appunto perché siamo dinanzi a un mosaico, basta togliere o spexz.ace una « pietruzza » per deturpare o rovinare il mosaico intero. La Francia, per esempio, ha inteso di staccare dal mosaico absburgico la più grande delle « pietruzze » quando ha costituito .la legione czcco-slovacca; ora potrebbe essere la volta dell'Italia.. Noi non diciamo che l'accordo fra tutte le « pietrll2Ze » del mosaico, sul qua.le martella l'Italia e dovrebbe martelfa.tC" tutta la Quadtuplicc Intesa, possa condurre ipso facto alla catastrofe dello Stato austriaco ; diciamo soltanto che il non voler giocare questa carta, oltre ad essere in antitesi cOlle innumeri dichiarazioni di democrazia e di libertà, fatte dagli Alleati, può anche voler dire, rinunciare a un non trascurabile fattore di successo militare. Le vittorie della Russia zarista ·si spiegano così. Né l'Austria può fare a meno dei soldati d'origine slava, per il semplice fatto che gli sbvi del nord e dd su~ sono circa 19 milioni.

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Abbiamo dimostrato l'altro giorno, sulla scorta di documenti. come _gli ·c:zechi agissero su di un terreno nettamente anti-austriaco,

E gli slaVi del sud? Prima della guerra, il « lealismo » croato era, certamente, molto più diffuso e profondo che non si.a oggi. .Il Pltttito Prank.ista - decicale austriacante - non ha oggi il seguito che aveva ieri . Le persecuiioni atroci inflitte soprattutto · dai magiari agli slavi del sud, hanno cambiato radicalmente la situazione. Recenti manovre tentate dal Governo austriaco, pc! dividere gli slavi del· sud o quanto meno per indebolirli nella loro azione unitaria, sono fallite. Cosl il progetto di un cetto dott. Pìlar, agente di Vienna, per la creazione di uno Stato jugo-slavo autonomo sotto gli Abshurgo (senza Fiume, che rimarrebbe ai magia.:ri), ha suscitato l'opposizione unanime di tutta la stampa jugo-slava. Un giornale ha detto che « il progetto del dott, Pilar no n trova un solo croato pronto ad accettarlo e che le circostanze attuali ·esigono che si reclami la soluzione completa del nostro problema intero. Tutto o nulla». Notevole l'atteggiamento dei socialisti, i quali, nel lc;,ro giornale. dichiarano (Edinost, 9 novembre 1917):

.: Noi non vogliamo più essere una s ua:W"Sale della organfa:zaz.ione socialista vitnnese; noi vogliamo essere dei socialisti democratici jugo-slavi. Noi dobbiamo raccogliere sotto la nostra bruldiera tutto il proletariato jugo-slavo e in conseguenza di questo pensiero, noi modifichiamo la. nostra tattica e se sari necessario il nostro programma. Come scopo nazionale supremo, noi vogliamo uno Stato jugo-slavo indipendente, anche se noi dovessimo continuare la lotta per uo secolo intero•

Un altro tentativo ha. fatto l'Austria-Ungheria sempre in omaggio al famoso diJJide et impera, per spezzare il blocco jugo-slavo e questa volta attraverso l'arcivescovo di Scrajevo . Ma contro di lui insorto il vescovo cattolico di Lubiana, Del resto, l'atteggiamento degli slo~cno-croati di religione cattolica è fissato uffici::ilmente nelle dichiarazioni fatte il j dicembre al Rcicbsrat di Vienna dal deputato cattolico Spincic, il quale ha ciOncluso un discorso con queste parole :

« Noi domandiamo una patria serbo-croata-slovena libera e indipendente come Stato da un !'1tro popolo, straniero».

L'accordo fra jugo-slavi e czeco-slovacchl è completo, tanto che i ·due clubs parlamentari hanno deciso di àgirc continuamenre di conserva, Anche gli jugo-slavi hanno dato dei volontari all'esercito russo e all'esercito serbo.

È dunque pacifico che gli slavi del sud sono nell'ordine di idee che si riassume nel delenda Amtria, ·La possibilità che chiameremo «fondamentale» cli un'intesa fra noi e loro è possibile. L'opinione pubblica italiana è già preparata a questo evento e agli eventuali sacrifici che può richiedere. Ora sarebbe interessante di conoscere il pensiero degli ceco-slovacchi sulle nostre rivendicazioni adriatiche. B . anche il pensiero de"gli jugo-slavi. ·Se dobbiamo giudicue dal loro ultimo «bollettino», g li jugo-slavi sono ancora intransigenti. Basta dire che nel loro bollettino di dicembre si parla di un'Italia che odia i dalmati 11 1 Atteodiamo - per ·erudirci - U bollettino che uscirà dopo l'intervista Orlando-Trumbic, È tempo che aeco-slovacchi e jugoa slavi entrino nella cliscussione, altrimenti invece di un dialogo che può essere utile, non ci sarà che il nostro monologo senza risultati: Attendiamo. J.ft1SSOLINI

Da Il Popolo d'Italia, N. 32, 1 febbraio 1918, V. Pubblicato anche sull'edi• zione di Roma, N. 34, 3 febbraio 1918, V.

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