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IL PRESTITO DELLA RISCOSSA
MILANO SUPERERA IL MILIAROO ?
ORAMAI n CERTO
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Il to~le delle sottoscrizioni raccolte agli Istituti. cons·orziali di Milano, a mezzogiorno del 4 conente, raggiungeva i ,:40 milioni. A questi bisogna aggiungere i 100 milioni sottoscri tti dalla Cassa di Risparmio. Non conosciamo ancora il totale della sottoscrizio ne g lobale promossa dagli industriali, m a ci viene assicurato da persone in g rado di saperlo, che non sarà inferiore ai 300 milioni, il che signi6ca che Milano ha dato a tutt'oggi 940 milioni. al Prestito della Riscossa. Dato che il giorno di chiusura delle sottoscrizioni è stato dilazionato al 24 corrente, è o ramai certo che Milano supererà il miliardo. Non è da escludersi che arrivi al miliardo e mezzo, e se alla sottoscrizione milanese si aggiunge quella delle altre città lombarde, si toccano i due miliardi. Se il prestito da.rà i sci miliardi che l'on, Nitti reclama. sarà titolo di vanto per Milano e la Lombardia l'aver sottoscritto un terzo del totale.
Il successo del prestito per ciò che riguarda Mi1ano, è già deli~ neato, è già sicuro. Milano ha magnificamente risposto. Ci sia permesso di sperare e di credere che Milano supererà quella cifra-limite che noi avevatÌlo chiesto E la supererà, se gli enti cui spetta, faranno quello che devono fare.
Non è soltanto nostra, ma è impressione generale, che questo prestito nen sia sufficentemente «popolare». Si fanno le grosse cifre, perché l'alta borghesia vuota i suoi portafogli e perché le classi medie, come in altre occasioni, sanno compiere il loro dovere ; ma quella im.ggiore partecipazione al prestito nazionale da parte dei ceti popolari che noi vorremmo, manca o non c'è in misura adeguata. Si sarebbe quasi indotti a dire che questo è il prestito delle città e delle grandi città. ; anzi, di tre grandi città.
Ma tre città. - si chiamino pure Milano, Genova, Torino - non bastano a imprimere la caratteristica cli nazionale a un prestito. n il numero dei sottoscrittori, più ancora che l'entità delle somme sotto- scritte, ciò che dà un maggiore o minore carattere popolare a un'operazione finanzi aria d(questo genere. Vo rremmo -a fine prestitoche oltre alla somma raccolta si dicesse quanti sono stati i sottoscrittori, percht quest o ci, darebbe oltre al valore pecuniario, il valore' « morale» del prestito, la misura esatta della fiducia che la Nazione ripone nello Stato. L'importanza di questo «indice», non ha bisogno di essere illustrata.
Domandiamoci piuttosto : si fa tutto quello che si dovrebbe fare, per popolarizzare il prestito, per far comprare il maggior numero di cartelle al maggior numero di cittadini ? Abbiamo motivi di dubitare.
Non è per le città, che noi parliamo. Qui c'è una « sensibilità civka » che può - fino a un certo segno - riparare la mancanza di propaganda. Ma anche qui, non siamo andati oltre i manifesti murali e alle conferenze. La periferia, i sobborghi, sono trascurati. L'Inghilterra, ad esempio, h a pos to in moto, attraverso le strade di Londra, le sue tank! gigantesche, e ogni tank! è una tribuna p er la propaganda del presti to. Anche nei giomali la rlcla,ne è fatta in modo più vistoso, più pittoresco, mentre in Italia è grigia, scialba. E non sOno precisamente gli inglesi, fra tutti i popoli, quelli che hanno più bisogno di essere so~ecitati, a compiere il loro dovere, cogli scampanii della rldame.
Il Timer, occupandosi l'altro giorno della s ituazione alimentare in Svizzera - aggravata dalla presenza di 2.0- 30 mila disertòri di t u t ti gli eserciti - poteva affermare che nes·suno di questi disertori era inglese. Non un disertore I Quale titolo di sommo orgoglio per un popolo I Eppure,. anche in Inghilterra, si fa la più diffusa e << americana>) rlda111e ai prestiti nazionali.
Non spetta a noi specificare nel dettaglio, quali procedimenti debbano essere adottati, per giungere alle masse popolari e soprattutto a quelle rurali. Noi diciamo che è necessario, indispensabile che i sottoscrittori siano numerosissimi, anch e nel ceto a gricolo.
Il direttore della Banca d'Italia di una piccola Città, fra le risaie, non molto lung i da Milano, ci diceva che, col concorso delle campagne, dove i denarosi non · mancano, si sarebbe potuto superare anche i sci miliardi domandati dal ministro del Tesoro. Dunque : · propaganda nei sobborghi, nelle piccole città e nelle campagne. Bisogna che la città mobilizzi le sue volontà, le sue intelligenze, le sue capacità per·conquistare l a campagna, Bisogna organfazare delle spedizioni. I Comitati dd mutilati in accordo colle altre Associa:zioni possono fare m olto in questo sen so.
Ma non e'è tempo da perdere, Le città, poche città, hanno dato oramai tre miliardi; gli altri tre devono essere dati dalle picco)e città e dalle campagne. L'ideale sarebbe di avere sci milioni di sottoscdttori per sei miliardi di prestito; ma se questo «assoluto» n on è raggiungibile, ciò non dispensa dal mirarvi con tutte le energie.
Milano, in questi quindici giorni, deve compiere un altro dei suoi sbalzi prodigiosi. E con Milano tutta l'Italia.
Noi vorremmo che ogni cittadino foss e ben cosciente ddl'cnorme p ortata «politica», della grande significazione morale di questo prestito. La ,cifra dei sottoscrittori e della sottoscrizione deve dire al mondo che noi siamo degni e capaci della riscossa.
Mussolini
Da Il Popolo d'Italia, N. 38, 7 febbraio 1918, V. Pubblicato anche sull'.edi. 2:ionc di Roma, N. 40, 9 febbraio 1918, V.
Roberto Sarfatii
Non aveva ancora diciotto anni. Volontario. È caduto sulla riconquistata cima cli Col d'Eched e. La sua vita potrebbe essere riassunta - laconicamente - cosl.
Ho di questo giovinetto, immolatosi serenamente ed e roicamente per la salute di questa nostra adorabile Italia - adorabile, malgrado tutto - un ricordo lontano e un ricordo vicino, immediato. Lo conobbi tre anni fa, nell'ora della nostra febbre, della nostra passione. Era un bambino, a1to, ricciuto, dai lineamenti armoniosi : germoglio bellissimo. Parlava poco. Ma già, allora, ardeva, anch'egli, del n ostro fuoco e voleva partire. I «regolamenti» infransero il suO sog no. Non era soltanto un sogno, era qualcosa di più : una volontà ferma, un proposito irrevocabile
Alcuni mesi fa, mi scrissero : « Roberto parte volontario. Va negli alpini ». Lo rividi, nel mio studio, una d.iecina di giorni or so no, accompagnato dalla madre. Tornava dal Grappa, in breve licenza di premio. Già caporale per merito di guerra. Non era più il bambino di tre anni fa . Molto più alto, molto più forte, con nella facci a l'impronta, già visibile, della guerra ; con nell'occhio lo sguardo limpido degli adolescenti che n on hanno ancora subito le inevitabili e necessarie contaminazioni della vita. La sua laconicità, che mi aveva già sorpreso, era rimasta la stessa.
Gli chiesi qualche notiz~ del fr onte, dei suoi compagni, delle battaglie, Ma si schermL Egli non aveva fatto nulla di straordinario.... Gli sembrava « naturale» quello che av eva fatto e che g li aveva procurato l'a.mbito premio della ptomozione per merito di guerra.... Né io v olli violare quell'abito di pudore. D oveva partire.. Tornare lassù. Al suo posto. E al suo posto è caduto. La sua offerta alla Patria è stata piena, la sua dedizione totale.
Io penso : per alcuni, la guerra può essere una politica; per altri una speculazione; per altri ancora un dovere penoso o una cor11ie sanguinosa o una maledizione oscura ; per qualcuno può essere un'avventuni : ma per g li ado lescenti, la guerra è religione e poesia insieme C'è - in verità - qualche cosa di religioso, di poetico, di profondo nel sacrificio di questi giovani ; Deve cantare nelle loro anime la voce della Patria, con accenti e ritmi che ci sono ignoti. Un uomo che cade a trent'anni, dà alla Patria un « di meno>>, perché ha già vissuto ; un fanciullo, invece, che deve ancora vivere, che si è appena :ufacciato alla vita, che flon ·ha (<preso» ancora niente d ella vita, dà tutto: il suo presente e il suo futuro ; ciò che è e ciò che avrebbe potuto diventare. C'è, ci dev'essere in lui quella volontà di rinuncia, che è il segreto e il privilegio di un grande amore.
La P atria, per gli adolescenti come Roberto Sarfatti, per questa creatuta d'eccezione, è un amore, E dell'amore ha tutti "i trasporti, le impazienze, le esaltazioni.
L'amore che non <( ragiona», che non calcola, che non si misura. L'amore che dice : (< Non una goccia, ma tutto il sangue; non un po' di vita, ma tutta la vita, purché l'Italia si salvi I » E l'Italia si salverà.
L'olocausto di questi giovani è il vaticinio più certo. Quando, a di~ ciotto anni, si combatte, come ha combattuto Roberto Sarfatti, quando si accetta la morte, si va incontro alla morte, cosl, senza esitazioni e senza rimpianti, nessun dubbio è possibile: questo sangue col quale ci comunichiamo .come fratelli italiani, è garanzia sicura ch·e la pace di domani non sarà la pace della nostra vergogna,
Q11e/J'anno perdé la J11a primavera
disse il poeta, celebrando la gioventù caduta a Curtatone e Montanara. Anche il 15l18 ha perduto la sua primavera. Ma dopo la primavera devastata dalla morte, verrà il meriggio dolce e solatio. Ci sono delle madri che piangono oggi, perché altre madri possano sorridere, domani, ai figli non più minacciati ; cadono, oggi, i quercioli robusti della nostra razza, perché i v irgulti, pur mo' nati, possano crescere, domani, nella più grande libertà, Oh, non consolazioni v ane. Marg herit a e Cesare Sarfatti non ne hanno bisogno . Essi sapevano che cosa è la guerra, e non impedirono al figlio di correre .incontro al suo destino di sacrificio e di gloria. In nome dell'amicizia e per la memoria di Roberto, io m'inchino al loro orgoglio angosciato e chiedo di soffrire un po' del loro dolore sacro.
MUSSOLINI
Da Il Popolo d'Italia, N. 38, 7 febbraio 1918, V. Pubblicato anche sull'edj. zione di Roma, N. 41, 10 febbraio 1918, V .