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MOLTA VERITA N EL PARADOSSO

EHI DEL LOGGIONE, UN PO' DI SILENZIO !

Siete a t eatro. Il dramma lirico o prosastico è giunto alla scena culminante. Sta per sciogliersi l'intreccio degli amori, degli odt,.. delle passioni, in un addio, in un colpo di revolver o in qualche cosa di simile. Il vostro animo è sospeso. Può essere che, alle prime scene, vi siate interessato dell'aspetto del teatro, dei vostri v icini di platea, della recitazione degli interpreti, ma giunge un momento in cui il mondo esterno non esiste più per voi, p erché quello che sta per accadere vi prende, vi assorbe, vi annulla fino allo spasimo. Ebbene, supponete che in quel momento, che si potrebbe chiamare di « comunio ne dionisiaca », scoppi un alterco in piccionaia o anche un chiacchiericcio molesto. Ne avrete una irritazione immediata, frrefrenabile. Non vi è capitato mai di vedere delle platee intere, in piedi, furibonde, gridare <( fuori I fu ori I >> contro un imbecille q_ualunque che turbav a e disturbava lo spettacolo ?

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C'è nel mondo un teatro grande come il mondo, nel quale si svolge un dramma che sta per arrivare alle scene decisive del lo be or noi to be, Tanta è l' ansia, che vi mozza il respiro. Sfamo in uno di quei minuti d'attesa, che accelerano il battito del cuore, come nei febbricitanti in delirio. Fra poco, i protagonisti di questo dramma che sono milioni e milionì, dalle quinte delle loro trincee, verranno al proscenio per urtarsi in questo « supremo g iudizio» di tutta la storia e di tutta l'umanità. Migliaia e migliaia di questi p rotagonisti n on vedranno il sole d ella primavera, perché il dramma ri gioca al nalnrale.

Ora il chiacchiericcio - leggero, fatuo ·- di molti, di troppi giornali, non vi urta, come l'incidente che interrompe, nel piccolo teatro, nel piccolo dramma, la scena risolutiva? Vien voglia di gridare ! Ehi signori del loggione giornalistico, un po' di silenzio I Non mescolate la vostra voce fessa al concerto profondo dei canno ni, risparmiated le vostre superficialità inconcludenti, mentre la Morte arrota le sue falci p er la mietitura imminente....

Ma ll chiacchiericdo non cessa· e allora io dico : basta di giornali. Sospendeteli tutti. Dateci il « giornale Unico ». I giornalisti stessi dovrebbero associarsi entusiasticamente alla mia proposta, In nome della loro « dignità professionale f), Mi spiego. Una volta - nella pluralità dei casi - erano i gi ornalisti che facevano i giornali. Oggi non più. Oggi il giornale lo fa il Govc.rno. È il Governo che ci fornisce una cronaca quotidiana delle operazioni militari (cioè dell'avvenimento più importante della nostra vita) sotto la forma di.un « bollettino>>. Spesso, o ltre al bolletti no, c'è una nota esplicativa. Un giorriale che fosse così ricco da permettersi il lusso di avere cinquanta corrispondenti. alla fronte, potrebbe, in base ai loro t elegrammi quotidiani, presentare ai suoi lettorj un « bollettino» di guerra? No. Delle note? Nemmeno. Il giornale può pubblicare delle corrispondenze di guerra, ma anche queste preventivamente censurate, o dei commenti alla situazione; i quali co mmenti non sono - i n cealtà - che parafrasi più o meno balzane delle comunicazioni ufficiali . _Dunque: ciò che oggi c'è di «essenziale » nei giornali, ci viene bell'e fatto dal Governo.

Oltre ai boUettin.i di guerra, il Governo ci dà - in certo sensotutti i telegram mi Stefanì; tutte le comunicazioni ufficiose, et c. etc, Il giornalista può scrivere un articolo di fondo, ma anche questo glielo sa:ive v irtualmente il Governo in quanto accorda o vieta certe pubblicazioni per det'erminati argomenti. Ci sono dei giornalisti che hanno qualche volta la lucida visione degli avvenime nti.... Ma non g iova a nulla. Io ricordo, per esempio, gli articoli di Hcrvé su l' Épint Bulgare. Risultato ? Zero. La spina bulgara c he potevamo - con una promessa di revisione del trattato di Bucarest - piantare nd fianco tedesco, l'abbiamo nel nostro.

A che cosa sono ridotti i giornalisti? A registrare g li avvenimenti, a registrare soltanto tali e tali avvenimenti, a registrarli con·t ali e t ali parole, ma allora io dico che per questa <i registrazione notarile» un solo giornale basta e che tutti gli altri sono necessariamente superflui.

Come ? I Volete da1e allo Stato un altro incarico, un altro compito ? Niente paura. Abbiamo affidato allo Stato dei compiti ben più delicaù, ben più pond ecosi, di quello che non sia la pubblicuiooe d el giornale unico, Lo Stato fa la g uerra per noi, ci procura i viveri, provvede molte cose per noì. Come dà i cannoni all'esercito e la farina ai fornai, può benissimo dare un giornale unico ai cittadini. In questa sua nuova mansione, lo Stato non farebbe né più brutta, né più bella figura, di quanto non gli succeda in altre faccende.

Dateci dunque il « giornale unko ))' il « giornale di guerra)> 1 Tanto i giornali del bene non ne p ossono far più ,e non fanno che del male I

Io dico : 11 giornalismo non ha cambiato i suoi metodi del tempo di p ace. Crede ancora di avere il pubblico di una volta. Tratta H pubblico ancora coi· sistemi di una volta. Non vede che un pubblico, quello dell'in~erno, al quale sono serviti ancora i v ecchi rago1111, e ignora il g rande pubblico delle trincee. Il giornale dovrebbe essere fatto per i soldati. Prima di dare una notizia, prima di scrivere una nota, il g iornalista dovrebbe domandars i : quale impressione susciterà questa n otizia - data in questa o quest'altra forma - sul pubblico delle trincee ?

P rendo un caso recente. La notizia della pace fra Ucraina e Imperi Centrali. Un solo giornale ha dato l'annuncio [e] in modo che nello s tesso titolo era svalutato l'avvenime nto: Il tr11uo tklla prima pace separata. Tutti gli altri, no Potrei citare decine di casi analoghi.

La conclusione di tutto ciò è questa : o i giornali si unifo rmano alle necessità della guerra - sotto tutti i suoi aspetti, dai politici ai psicologici - o diamo al Governo l'incarico di tenerci informati, con un foglio quotidiano di carta stampata.

Lo fa già. Non si tratta che di definire la situazione. MUSSOLIN!

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