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DOPO IL DISCORSO INTERPRETATE, SIGNORI!

L'on, Orlando ha parlato bene, ma poteva parlar meglio . La mia attesa è stata delusa. È un buon discorso quello pronunciato dal Presidente del Consiglio, ma io non ci trovo quelle «precisazioni» che tutti attendevano dopo le famose discussioni provocate dai discorsi di Lloyd George e di Wilson. Durante Ja conferenza di Versailles, corse suì g iornali _:. ma che cosa non corre sui giornali I I I - la notizia che in un «comunicato» della conferenza si sarebbe chiaramente specificatò l'ol;:,iettivo territoriale e nazionale dell'Italia e che i nomi di Trento e Trieste sarebbero stati scritti in tutte lettere « a suggel ch'ogni uomo sgannì >). Non sono ancora sgannato. Credevo che l'on. Orlando avrebbe pronunciato lui, ministro italiano, i due e più nomi di città, attorno ai quali si costellano le nostre rivendicazioni nazionali, ma l'on, Orlando si è t eÒuto ancora una voltà sul terreno della perifrasi.

« Per quanto riguarda l'Italia - ha dctto J'on. Orlando - quelle . supreme ragioni di assoluta legittimità e nec:essità che si affermarono nei nostri scopi di g uerra, permangono ora, qua li si rivelarono nell'ateo in c:ui, c:on deliberata volenti, affrontammo il gigantesco cimento. Ora, c:ome allora, l'llalia non può volere di più, ma non può volere di meno: il c:ompimenlo della sua unità nazionale e la sicurezza d~ suoi c:onfini verso terra e verso mare ».

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Va benissimo, ma queste parole abbisognano di un codicillo interpretativo. È strano. ma è un fatto, che, mentre i ministri francesi parlano sempre e in termini ben precisi di Alsazia-Lorena, i nostri ministri - quasi avessero il ~ue sulla lingua - non hanllo mai. parlato di Trento, Trieste, Fiume, Zara. Mai I Cosl stando le cose, io penso che l'on. Orlando abbia tatto di « addolorarsi perché da qualcuno si sospetta sui fini della nostra "guerra )>. Il sospetto esisterà, finché non usciremo dall' ambiguità delle frasi, finché ci manterremo sul terteno vago delle affermazioni di principio, senza scendere mai ·alla concretezza della nomenclatura geografica. ·

Se si dice che l'It2.lia deve « compiere la sua urùtà ~azionale», se sì dice che questa guerra deve portarle << la sicurezza dei suoi confini verso terra e verso mare)>, allom si dica - non fosse altro allo scopo di « variare », dopo tre anni di ripetizi.oni, il discorsoche p er completamento della unità nazionale deve intend ersi che le città e i territori italiani di Trento, Gorizia, Trieste, Fiume, Zara, devono entrare a far parte . - politicamente - dell'Italia e che per sicurezza dei confini terrestri e marittimi, devesi intendere, perché non si può intendere altro, che il nostro confine di domani toccherà il Brennero, le Alpi Giulie, il litorale dalmata da Zara a Traù e le iso le antistanti.

O sotto la voluta latitudine d elle frasi devesi intendere qualche cosa di diverso? '

Un altro punto del discorso Orlando, che non mi soddisfa, è quello che riguarda l' Italia e i popoli oppressi dall'Austria.Ungheria. Nei giorni scorsi l'opinione pubblica italiana ha manifestato alla quasi unanimità le sue tendenze che si riassumono in questi capisaldi : 1° accordo con tutti i popoli oppressi d all'Austria-Ungheria ; 2° impiego dì tutti j mezzi perché quest'accordo conduca allo smembramento deUo Stato austro-ungarico, çondilio sint qua non per la liberazione dei popoli oppressi; 30 creazione di uri esercito czeco-slovacco e aiuti ai movimenti interni anti-austriaci.

Di tutto ciò io non trovo t raccia nel discorso Orlando. Vi s i legge che « le aspirazioni delle varie n azionalità che gemono sotto l'oppressione di razze dominatrici» sono considerate con g rande simpatia dall'Italia. Ma l'o n. Orlando si guàrda bene dal no minare gli czeco. slovacchi, gli jugo-slavi, i romeni, gli stessi ·polacchi - il cui atteggiamento deve essere seguito colla più grande attenzionee, dopo aver taciuto i nomi delle razze che gemono, l'on. Orlando non menziona le razze che fan n o gemere, cioè i tedeschi e i magiari, cioè l'Impero d'Austria-Ungheria.

Simpatia I Simpatia I È venuta l'ora di tradurre nel fatto questa simpatia. O voi credete che sia possibile ottenere dall'Austria-Ungheria, n o n smembrata (e fin o ra nemmeno vinta), « il complemento dell'unità n3.zionale italiana e la sicurezza delle frontiere», e allora non offrite - perché sarebbe ironia atroce - la vostra sòlidarietà platonica agli altri popoli oppressi ; o voi credete che solo colla decomposizione nei suoi clementi naturali dello Stato austro-ungarico, sia possibile che l'Italia abbia Trento, Trieste, Gorizia, Fiume, Zara, e allora associatcvi ai popoli che, agendo sul terreno anti·austriaco, possono contribuire - dall'interno colla agitazione · politica, dall'esterno con l'azione militare - al raggiungimento dei nostri obiettivi .

Ma è v enuta l'ora di scegliere. Non si può fare il doppio gioco.

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