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[L'ITALIA E IMMORTALE!]*

Cè forse, fra di voi, qualcuno che ricorda un comizio interventista che tenemmo tre anni fa in una delle piazze di Roma ? Fummo dispersi dalla poluia, ma avevamo ragione. Noi passammo, e ]a storia passò, con noi I

Tre città fecero la storia. Non importa. Sono le città che fanno la storia; i villaggi sì contentano di subirla.

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Noi, dopo tre anni di guerra, nonostante Caporetto, rivendichiamo altamente e solennemente tutto ciò che cli profond o, di puro, di immortale si ebbe n ell e giornate di maggio.

Ricordate I Fu appunto nel maggio 19r, ch e l'Italia non ebbe paura di saper vivere, perché non ebbe paura di saper morire I

Ma allora noi commettemmo un g rande errore, che abbiamo p~i du ramente espiato. Noi, che avevamo voluto la guerra, noi dovevamo impadronirci d el potere I (Applausi scrosdanli da tutta l'asse;?1blto).

Il popolo italiano - il quale n on è la plebe che si ubriaca n elle cantine; perché non per nulla siamo stati politi e raffià.ati da venti secoli di storia. - il popolo italiano ebbe allora l'oscura intuizione dei pericoli che minacciavano la sua missione [.... rensura].

Nel mag gio 1911 la Nazione t u tta offerse un matcdale umano meraviglioso Noi, gente dcll' 84, quando varcammo la gola dell'A1to Isonzo, pensammo che essa non doveva mai, mai più, essere oltrepassata dai tedeschi. Noi, quando g iungemmo oltre, ad una voce gridammo: « Viva l'Italia I ». (Applausi formidabili da tutta l'autmblea In piedi, il pubblico fa una IHJ1ga ovazione, ripetendo: « Viua l'Italia! »).

Era un ma teriale umano meraviglioso quello che noi allora consegnammo a gente che faceva la guerra come si fa una corvée penosa, più tediante delle altre.

• D.iscorso pronunciato a Roma, al l'Augusteo, la mattina del 24 febbraio 1918, durante una manifestazione patriottica indetta dal comitato nazionale dei mutilati di gunra per invitare la nazione alla resistenza. Prima di Mussolini avevano parlato i mutilati, tenenti Fulcieri Paulucd di Calboli e Ciprfano Facchinetti, il sen. Prospero Colonna, sindaco di Roma, ed il sen. Aotoruno Di Prampero, (Da // Popolo d'Italia, N. ,s, 27 febbraio 19IB, V).

Noi consegnammo questo materiale per una guerra che dopo venti secoli era la prima guerra del popolo italiano, a gente cbe non pot eva comprenderla. A gente che rappresentava il passato, a burocratici che hanno versato molto, troppo inchiostro sulle piaghe vermiglie del popolo. Abbiamo consegnata questa nostra guerra a dei superficiali, a dei leggeri, a persone che oggi si adagiano nel « fatto nuovo>).

Ma noi siamo qui a dirvi : « Signori, i tedeschi sono sul Piave I Signori, i tedeschi hanno abbattuto una porta del Veneto e stanno stringendo l'altra porta ! È tempo cli vedere se i nostri cuori sono di acciaio I » (Applausi entu1iastin).

Io li ho visti, questi soldati, perché ho ·vissuto tra loro, soldato semplice, la vita del soldato semplice. Li ho visti in tutte le più diverse contingenze della vita militare. Li ho visti nelle caserme, nelle tradotte mentre si andava alla fronte, nelle trincee, nelle caverne sotto il bo mbardamento , quando tutti si chiedono se il rimbombo finirà una buona volta, quando le granate piovono, piovono a morte. Li ho visti quando t utti i cuori sono sospesi, perché si attende che l'ufficiale dica : <e Fuori dalla trincea I ». Io li ho visti questi figli d'Italia, e vi dico che non sono stati dei soldati, ma dei santi e dei marti ri l (S,oppia un appla1110 getJerale, fragoroso. Il pubbli.o, d.1t aveva ugui lo itl un silenzio commouo l'oratore, 1i ÙPa 0 in piedi acclamando).

Come dunque è avvenuto Caporetto ?

Guardiamo nella nostra coscienza, facciamo il n ostro esame, il nostro coraggioso esame di coscienza, di grande popolò.

Ah I si. Ci può essere stato, in un primo tempo, il fatto militare; ma in un secondo tempo, no I Nel seco ndo tempo siamo dinanzi ad una allucinazione gigantesca. (ApplauJi).

Erano passate delle g randi parole attraverso g li orizzonti. Erano giunte dalla Russia le formule salvatrici e da Roma era partito un giudizio negativo e feroce, quando si disse che la guerra era una << inutile strage I» (Applau1i. Grida: [. ... muura]) .

Voi non lo immaginate il turbamento profondo che questo g iudizio deve aver provocato ne11a coscienza della moltitudine. E, come 11.on bastasse, ecco giungere dal Parlamento, senza che in quel momento nessuno avesse avuto il coraggio di fare g iustizie sommarie, un'altra parola sacrilega: 1( ll prossimo inverno non più in trincea». (App lausi. Grida formidabili contro Trerm).

Ed ora, infatti, non siamo più in trincea oltre l'Isonzo, ma al di qua del Piave I (Applausi. Grida: [.... mu.11ra]).

Tutto ciò fu il prodotto di una menzogna che era alla base della nostra vita nazionale.

Si era detto : « Libertà politica J >> Ah I libertà di tradire, di assas - sinare la Patria, cli far versar(' più sangue, come ha detto un uomo che oggi in Francia esercita le funzio ni di grande chirurgo. (Appla,ui gd!urali, fragoro1i. Si grida: « Viva Clemettcea« I») .

Questa libertà politica è paradossale. :E: criminoso p ensare che si requisiscano , si vestano, si armino, si mandino a farsi u ccidere d egli uomini, ed a questi uomini si neghi o g ni libertà di parola o di protesta e si puniscano t erribilmente i soldati ad ogni minimo atto o parola non consona all'ordine avuto ; e contemporaneamente, indietr o , ncUc conventicole segrete, nei circoli degli alcoli1.2ati abbrutiti, nelle sagrestie, si pe rmetta di preparare Jc azioni e di pronunciare le fra si che assass inano la g uerra ! (Grandi 11pplausi. Approvaz_ioni generali. Il pubblico ; tutto in p ùdi)

Si sono fatti sul corpo d ella P a tria dei calcoli demagogici ed ele tt o rali! (Grandi applausi).

Ma, dopo il 2.4 Ottobre, non avete sentito voi stessi che c'e ra qualche ~osa di mutato in noi, come collettività e come individui? Non avete sentit o che l'avvoltoio vi aveva strappato le carni e conficcato gli artigli nelle ferite vermiglie? ( Applausi) . Non avete com p reso ch e si ritornava indietro, al ' 66? Non vi rendete conto del pericolo che il ' 66 militare sia accompagnato da quella manovra diplomatica che non abbiamo ancora espiat o? ' (Applt:um).

La Patria r.o n si nega. Si conq,,;.ista I (Ovazione gtneralt, fa/oro.sa).

Prendete esempio da q uello che succede in Russia. Dicev ano i saggi latini che la natura non fa salti. lo non prendo alla lettera questo detto~ Credo, anzi, ch e talvolta la natura faccia qualche salto. Ma in Russia ne hanno voluti fare t roppi. Hanno abbattuto lo c zarism o, per costitui re la Repubbl ica democratica d i R odzianco e di Mi ljukoff. Era già un g ran passo ; e trascuriamo l'i nt ermezzo del g rand uca Michele. Ma insoddisfatti di questa Repubblica, h anno voluto renderla ancora più sociale, ed hanno chia mato Kere nsky, Ke rensky se ne è andato, perch é era un dittato re di cartone (si ride) ; ed ecco nuova gente che v u o l fare il salto più di fficile, sempre più diffici le. Ah I Ma adesso i tedeschi sotto la maschera d el futuro pseudo -democratico hiinno rivelato i loro ceffi brutali e barbarici di annessionisti. A Piecrogrado si dice : « Tutti i cittadini d ebbono co struire trin~ee, e Coloro che sara nno trovati in attegg iamenti sospetti di vagabondaggio e di spio naggio, s aranno fuc ilati senz'altro>>.

Ma intanto i tedeschi ava nzano e credo che obbediscano ad un triplice o rdi°nc di motivi : il m otivo militare ; il mo tivo politico ; il motivo dinastico.

Credo che l'Hohcm:ollem si proponga di riporre sul trono il RomanofF.

Ebbene, io me ne infischio I (Gra11de 011azione). Dopo che il popolo russo no n ha saputo vivere in libertà, viva pure da schiavo I (Applmni. Si grida; « Bene I») Ma intanto la defezione .russa acc.resce il nostro compito.

Non è tempo di piange.re, di fare la politica dolce. Non è i l tempo degli angeli in cj_uesta guerra d emonica.

Io chiedo uomini feroci. Chiedo un uomo femce che abbia della energia, l'ene rgia di spezzare, la inflessibilità di punire, di colpire senza esitazione, e tanto meglio, quanto più il colpev ole è in alto . (Grande ovazione Tullo il p11bb/ico, comprendendo le allmioni, 1i alza in piedi, acclnHJando).

Voi mandate al Tribunale di guerra il soldato semplice, carico di famiglia, pieno di preoccupazioni, ed al quale n on avete mai insegna to che cosa fosse la P atria (applausi), perché ha trasgredito qualche o rdine. Se voi conducete al muro questo soldato, io approvo, perché son o partigiano di una inflessibile disciplina. Ma voi non dovete fare due pesi e due misure, Se c'è un generale che contravviene al d ecreto Sacchi, colpitelo I (Applausi). Se c'è un deputato che dopo l'esperienza di Caporetto torna a dire anco ra ch e la guerra è un inutile macello, io vi dico che quello lo potete, l o dovete arrestare, punire, colpire I (Ovazione).

Chi è stato al fronte, chi ha vi:;suco nelle trincee, sa che cosa v u ol dire sull'animo dei soldati la let tura di certi d iscorsi e di certi resoconti, Il po vero soldato d ella trincea si domanda : « Perché io d ebbo soffrire e debbo madre, se a Ro ma si discu~e a ncora se la g uerra si doveva o non si doveva fare? se a Roma, colo ro che devono dirigere le cose J'Italia n on sanno ancora se si·fa bene o male a combattere?». Accademia deplorevole e criminosa è quella, o signod I·

Ed o ra, anche dopo Caporetto, anche dopo la disfatta, si permette ancora a della g en te, a degli irrespo~ sabili.... (gli applallli roprono la 1/(J(t d,1/'oratore).

Dopo Caporetto sono ri spuntati degli uomini che noi credevamo di avere spazzati via per.sempre I ·

· D opo Caporetto è rispuntato da Dronero (t1rla generalt) l'apportatore di sciagure, e con lui molti altri sono usciti alla luce di questo nostro crepuscolo, Ma noi li abbiamo ricacciati ancora una volta nella terra, perché siamo ancora in piedi.

Sl. Molti d ei n ostri compagni sono rimasti sul Carso e s ulle Alpi. Ma noi ne portiamo la memoria sacra nel cuore.

Io penso allo strazio ineffabile d i quei soldati della terza Aìmata quando dovevano abbandonarè il Carso, Penso che essi abbiano pianto, che abbiano do mandato : « Per quale motivo, per q uale· mostruosa forza, quale inopinata ca tastrofe ci costringe ad abbandonare questa pietraia?)). Perché si finisce per amare il solco, la pieua, il fosso, la caverna dove si vive e si muore. Si ama il Carso, questa pietraia punteggiata di piccole croci che segnano le tombe di coloro che sono caduti per la libertà della Pa tria nostra. (Applausi ripetuti) . Si ama i l Carso da cui si godeva la v ista della riviera agognata, della riviera di Trieste nostra. (Ovaziot1e). Noi portiamo ancora la fiaccola <lei morti ben viva e splendent e, la fi accola di coloro che· sono caduti i n faccia al nemico. E noi non siamo m ossi da idee di lucro. Vogliamo .il riconoscimento esplicito, chiaro, che abb iamo fatto il nostro d overe I Ed oggi siamo ancora sulla b reccia per dire a questo popolo, caso mai lo avesse scordato : « Non si torna indietro ! ».

Non c'è possibilità d i scelta J A rro vellatevi il cervello fin ch é volete. Non c'è altro da fare I Non si può peOsare ad altro I

Il g iuoco è tale che dobbiamo continuare, perché non è possib ile v i sia altra soluzione che questa : o vinti o vine.iteri I E la posta è la vita o la morte della Nazione. A nche coloro che erano andaLi al pote re col proposito di fare diversamente, di accomodare, hanno d ov uto ricredersi,

Non si torna indietro. Bisogna vincere I

L'esempio è venuto dalla Russia. ·J governanti russi hanno creduto appunto di tornare indietro, di fare la pace. Hanno discusso dei g iorni, delle sett imane, dei mesi, e non hann o concluso nulla, perché se il massimalismo aveva mandato degli avvocati più o meno eleganti, la Prussia aveva mandato un generale, con l'elmo a chiodo e ]o spadone lucente, che di tanto i n tanto faceva battere sul tappeto, perché m eglio si comprendesse qu.1.li erano le ragioni della G er mania.

Poi hanno accettata la pace, Ma la Prussia assetata di territorio, la Prussia dell'Hohenzollern insaziabile e implacabile, marcia nell'i nterno della Russia ed occupa territori I

Dunque, se c'è qualcuno che oggi no n vuole la pace, che impedisce di parlare di pace, che vuole continuare la guerra, questo qualcuno non dovete ricercarlo fra i popoli , ma a Berlino, nella cricca di Hindenburg e di Ludendorff. Là sono i nemici del genere umano e contro questi nemici non si sta in g inocch.io ! Noi, stirpe latina, siamo in piedi I (G'rande ouaz.ione) . Noi che volemmo la g uerra e ci vantiamo di averla voluta, noi clic non andiamo mendicando collegi eletto rali, noi non seguiremo la v iltà demagogica di chi vuole ing raziarsi la plebe. Dem ocrazia no n sig nifica scendere al basso. Democra:zia signifi.01 salire I Significa elevare quelli del basso, in alto I E. allora p er tutto il san g ue che è stato versato e che noi non abbiamo dimenticato, sangue puro, giovane, sacro, puro come quello col quale gli antichi cristiani nelle catacombe facevano la comunione dei cuori, quando si incidevano sotto le ascell e e bevevano il sangue comune in. un solo vassoio; per tutto il sangue italiano versato, per tutto quello che dovrà v ersarsi ancora, rinnoviamo H patto solenne della nostra fede, della certezza della vittoria.

No I L'Italia non muore, perché l'Italia è immortale I ( Salve di applau.ti calorosi accolgono la chiusa del discorso. T uJ/o il pubblico f a a Mrasolini t1na co,nmoua dÙ!lostrazione di stima e di affetto Molti si affollano intorno a lui e lo ftbbracdano).

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