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I MOTIVI DEI PACIFONDAI AD OGNI COSTO*
. Benito Mmsolini comincia il suo dire, dirhiarando1i lit io di p ar/art a Parma, p erché egli ha sempre avuto ptr q11esta dl!à 1111a .tptdale prtdilez.iont. Se Garibaldi poteva dire di non avere fra i suoi volontari dei contadini, Parma ouò invece dire di avere dato molti volontari co ntadini. E questo raPPresenta socialmente un fatto nuovo e di importanza non t!ascurabile. Gli umili che combattono nelle trincee fan gose sono consci di partecipare ad un'opera grandiosa che darà principio ad una nuova era nella Storia. I cont adini sanno di essere gli att ori di una grande tragedia che rinnoverà il mo ndo. E sono fi eri dei sacrifici che compiono talché anche jl più umile montanato, che abita sul più scosceso declive dove non arrivano gli occhi delle petulanze cittadine, tornando ferito al suo paese, non dimentica mai di frrgiarsi del distintivo della campagna e di quello della ferita, Questo ha un significato.
I lavoratori che con slancio affrontano oggi la morte, ben a diritto andranno domani fieri dell'opera compiuta ed esigeranno dalla società borghese altri riconoscimenti verso il trionfo della g iu stizia sociale e della vera civiltà. Ma chi per gretto egoismo , per ignavia, per malvagio sentire, si apparta dalla vita difficile di cui vive la Patria, o chi, p eggio ancora, approtitta indegnamente a solo v antaggfo personale, queJlo sarà dichiarato domani fu ori della legge comune e ritenuto indegno di vivere con gli uomfoi.
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Il soldato che sta nelle trincee sa tutto questo perché non è un automa come qualcuno ha. voluto far credere. La vita di trincea se può talvolta infiacchire le energie fisiche, rafforza certamente lo spirito del cittadino. Quando in trincea non si combatte, si medita.
Chi vuole la pace oggi ? Tutti -e governanti e popoli dell'Intesa nel senso che nessuno pensa di prolungare la guerra un solo minuto di più <lei tempo necessario per rendere innocua la follia ~di P angermania. Ma chi vuole la pace a qualunque costo, la pace di dedizione, la p ace dell'infamia, la pace « umilia nt e » come abbiamo letto nel radio che Trotzky ha inviato a Berlino ? Mettiamo in prima linea, fra questi p acifondai, nuclei scarsi di umanitari in buona e in mala fede Si tratta di gente che - o per educazione o per temperamentoaborre dalla violenza, dall'effusione del sangue. Ma questi umanitari illusi dimenticano che con una pace p rematura si risparmia un p o ' di sang ue oggi, ma si corre il pericolo di farne versare molto di più domani ; si abbrevia la guerra oggi, ma c'è il rischio di vederla riclivampare più violenta e micidiale domani. Accanto a questi umanitari che colorano di teo rie più o meno i ridescenti e captivanti il lo ro stato d'animo , ci sono i v ig liacchi di tutte le specie ; quelli che h anno la p aura fi sica o fisiologica della guerra in quanto può toccare le loro persone, turbare le loro abitudini di cinico parassitismo, metterli allo sbaraglio, a uno sbaraglio. Questa categoria d'individui ·cli venta molesta e detestabile, ,1uando muove alla ricerca di motivi ideali o dottrinali, per spiegare o giustifie2re la propria pusillanimìt3. Molte v o lte, levando il velo di tante professioni di fede neutralistica, urna• nitaria, cristiana, voi scoprite un'anima conigliesca, che respinge la guerra, ma per gli stessi m otivi rifugge da qualsiasi sforzo o sacrificio per q ualsiasi altra i dea La te rza categoria della gente che v u o le 1a pace ad ogni costo, che ha fretta, una fretta spasmodica di veder conclusa la pace, è costituit a dai « nuovi ricchi ». Costoro, in modi più o meno loschi, hanno d empito di carta monetaria i forzieri. Hanno inau g urato - nei limiti imposti dalle circostanze - un regime fas to so d i vita. La g uerra, prolungandosi e complicandosi e assumendo sempre più nettamente gli aspetti di un cat.aclisma delle societ à uma ne, assilla di punti inter rogati vi inq uietanti l'anima dei nuovi ricchi Essi vorrebbero avere una certezza, la « loro» certezza : la certezza del «pacifico» godimento delle ricchezze accumulate in un tempo favolosamente rapido e invece il mondo è ancora pieno d 'incertezze e a ncora tutto è in g ioco cosi p e r le nazioni come per gli individui che le compongono.
• Riassunto del discorso pronunciato a Parma, la mattina del 3 marzo 1918, durante una manifestazione indetta dal comitato di resistenza interna in accordo con l'assoduione dei mutilati invalidi e vedove di guerra. (Da li Po p olo d' ltalia, N. 63, 66, 4, 7 marzo 1918, V).
Quarta categoria di pacifondai : gli imboscati. Cotesti signori che n on sono mai stati in guerra, che hanno escogitato tutt i i m ezzi più ig nobili per non andare in guerra, son o te rribilmente stufi deUa medesima. Il motivo delle loro impazienze pacifondaic è chiaro Se la guerra continua, la Nazione dovrà rastrellare sino al limite del possibile le sue riserve u mane, d ovrà dare colpi di scure sempre più numerosi alla. selv a e allora sarà fu1ita la cuccagna deg li imboscati, i q uali, in n ome della loro « i nco lumità persona!~» salvata sino ad oggi, vorrebbero la pace immediata, che li salverebbe per sempre. Finalmente, i più tenaci zelatori della pace irr.mediata sono g li agenti dei bo,hes, i complici della Germania, i neri, i rossi, i grigi, i kultu rizzati , gli spioni, i contrabbandieri, i quali sanno che la pace, oggi, è inevi. tabilmente, fa talmente la pace del Kaiser ch'essi riverfacono nel segreto del loro cuore, ripromettendosi di prosternarg lisi schiavi dinnanzi, a gueua finita.
Contro q uesta vasta mandra di disfattisti stanno gli altri, che n on . vo gliono e non possono volere 1a pace ad ogni costo.
Sono i soldati, i nostri soldati, che n on vogliono una pace d ' igno~ minia e di schiavitù. Questo spiega perché, dopo Caporetto, si sono fermati per resistere fra Brenta e Piave. Sono i nostri mutilati, i nostri feriti, ai qu ali ripugna una pace impost a dal grande predone e assassino di Po tsdam, perché sarebbe una pace di iniquità e di ingiustizia. Sono le madri dei caduti che avrebbero amaregg iato e avvelenato il loro dolo re p uro, per tutta la v ita, se una pace vergognosa suggellasse l'inutilità del sacrificio dei loro fig li . Contro la pace ad o gni costo stanno, infine, tutti g li uomini liberi e ragionanti, che si re-odono conto non solo dell'assurdità, ma anche della impossibilità di una pace mendicata in ginocchio.
E allora, sentimento, raziocinio, interessi, ci ind icano una direzione, ci dico no una sola parola : Resistere ! Resistere, oggi, è già vincere I
Dato Di Fatto
Che la censura torni a roteare le sue forbici castratrici, p oco importa oramai. Il pubblico, la coscienza popolare è investita dell'affare, Questi signori sono già stati con dannati. Il processo non è che una. superfluità giuridica, atto rno alla q uale lavoreranno inutilmente gli avvocati che - sciame gaietto di gente dal fiuto delicato - si sono precipitati - è la parola - su questa fav olosa a.uittte au beNrrt di milionL Ma il p rimo «comunicato» è già esauriente, oseremmo dire definitivo. Comprendiamo· perfettamente il contegno della stampa clericale, che è un po' seccata di tanto clamore e insorge contro i giornali piaz.zaioli, fra ì quali il primo posto è certamente occupato da questo, e p arla di « strombazzature di certa stampa )>.
Strombazzature non ce ne sono. O sono soltanto quelle del (< comunicato » che riferendo l'esito di perquisizioni minu:i:iosissime dice:
« Sono stati rinvenuti e sequestrati atti contabili e corrispondenza dai q uali emerge come la Società Filatura Cascami, per continuare agevolmente il commercio per ingenti partite di merci con ditte a ustriac he e germaniche, aveva istituito -a Zurigo una. ditta che avrebbe dovuto avere un'apparenza di casa commerciale autonoma, ma era in realti un fedele org;ino di esecu~ione della Società Filatura Cascami. Questa Ditta creata in Zurigo dalla Società Filatura Cascami, con a tto 10 maggio 19 15, per continuate il proprio commercio con l'Austria e la Germania, va sotto la ragione sociale di A. S. fiir Garnhandel »,
Questa è una sentenza di condanna. Manca soltanto la p ena . In questo documento ufficiale si parla di « ingenti partite» di mccci Non era- soltanto un -piccolo traffico, ma un contrabbando a treni completi. In questo documento si parla di ditte austriache e germaniche. Il contrabbando è stato perpetrato anche a favore dell'Austria, malgrado il divieto formale, a favore della Germania, nonostante il divieto delrottobre t 9 i6, divieto che giun geva ben due mesi dopo la nostra rottuta decisiva colla Germania, Questo comunicato parla d i « commercio con ditte austriache e germaniche». La fig ura del reato è chiara : n on contrab bando sem• plice - e sarebbe già g rave reato lo stesso - ma vero e proprio co,n. lfltrdo ,o/ n emico, che d,v',uere consideralo tradimento.
C'è qualche giornale, che con uha disinvoltura stupenda, vuol butwe sull'Autorità Milita.re una parte della responsabilità. Si dice che se i militari avessero informato il ministero delle Finanze sull' ifflpiego a scopi bellici dei cascami di seta, il divieto sarebbe stato anticipato. Il mondo non è popolato d•imbccilli. Tanta seta non doveva certo servire per le camiciole delle setolose damigelle di Germania, Ci voleva poco a capire che i cascami di seta erano u t ilizzati in altro modo : per le cartucce e per gli aeroplani.
Dopo il comunicato ufficioso, si può stabilire :
J. che la Società Filatura Cascami ha violato subdolamente un decreto deUo Stato italiano ;
2. che questa violazione è avvenuta per commerciare con ditte austri2che e germaniche;
3. che questo commercio ha aumentato l'efficenza bellica militare dei nemici, a danno nostro.
Q uesta triplice constatazione di fatto è g ià « realizzata )> dalla coscienza ('<>polare. Da ogni parte ci giungono voci che i nvocano giustizia. Sono madri di caduti in guerra, madri e spose di combattenti ; soldati e ufficiali dalle trincee, mutilati e invalidi, feriti dagli ospedali, che reclamano l'applicazione inflessibile d elle leggi che devono tutelare l'Italia e i suoi destini. Non dev'essere possibile di dire domani che ancora una volta i pesci grossi sono riusciti a rompere la rete ; non si deve poter dire domani che sono sempre gli stracci che vanno all'aria, Guai se ciò avvenisse I
La Magistratura, pure procedendo meticolosa nelle sue indagini, deve rendersi conto del desiderio spasmodico che es3.Ita la coscienza nazionale: quello che si faccia presto. Non lung2ggini. Non processi eterni e g ià il numero imponente degli avvocati c i rivela l'esi stenza di questo pericolo, Siamo in tempo di gu erra e v ogli amo dei processi di g uerra. Non troppe chiacchiere. C'è della gente che guarda e che atte nde : è la gente delle t rincee, sono i nost ri fratelli delle trincee ; sono i nostri fratelli schierati fra Brenta e Piave. Essi conoscono una dura giust izia, un codice spietato, e qualche volta per reati involontari. La vita dell'ultimo soldato d'Italia vale infinitamente più di quella di un J\onacossa contrabbandiere, Davanti a certi reati e a certi delinquenti, la Giustizia alza la sua spada e ignora la pietà. Il senso, il mito, la religiçme della Giustizia è ancora un vfocolo possente che tiene legati insieme gli uomini. Se voi spezzat e questo vincolo, se voi fat e entrare nella coscienza delle moltitudini anonime la co nvinzione disperata che invece di una giustizia due sono le giustizie e che mentre l'una è troppo implacabile cogli umili, l'altra è troppo condisccn- dente coi ricchi, non meravigliatevi poi se le moltitudini si rivoltano e t entano di fondare regimi nuo vi. Una tradizio ne malefica b a pesato dal 18 70 al 1914 sulla nostra piccola storia nazionale. Nei drammi g iudiziari più complicati, i p rotagonisti erano sempre com·mendato d e quasi semp re trovavano dei g iudici benevoli. La giustizia aveva perduto mo lto del suo d ecoro, molto della sua riputazione. Oggi, un nuovo episodio si aggiunge alla lunga serie dei precedenti e -naturalmente - i protagonisti sono « commendatori ».
Noi pretendiamo che la. giustizia non solo non perda ciò che le resta dell'antica fama, ma riacquisti ciò che ha perduto.
Migliaia cli voci si aggiungono alla nostra. E. un coro immenso, nel qua1e tutti i sentimenti dell'indignazione, della collera, della tris tezza, dell'umiliazione, hanno una espressione viva e profonda.
Porteremo un giorno questi docu menti a chi di ragione. Perché si veda che cosa pensa il popolo , che cosa vuole il popolo, che cosa impo ne il popolo. Il Popol o che sente , che lavora, che combatte.
Evitategli la più acerba delle delusioni I Non to g lietegli l'ulti mo brandello di fede I N on convertite alla più feroce delle iconoclastie quelli che vogliono ancora credere nella giustizia !
M USSOLINI
Da 1/ Popolo d' llalia, N. 64, 5 marzo 1918, V. Pubblicato anche sull'edizione di Roma, N. 66, 7 marzo 19 18, V.