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NEL TERZO TEMPO
VORREI PARLARE CON TURATI....
Io non so se Filippo Turati sfa ancora « qualcuno» nel Partito Socialista Ufficiale. Non so se il suo cervello di letterato perdutosi nella politica, abbia ancora la elasticità necessaria. per afferrare e valutare le «novità» che si presentano nella situazione. Non so soprattutto, se, concessagli questa eJascicità, il Direttore della Critka Sodale abbia il corag gio degli o ri entamenti eretici. Io voglio ammettere, per un momento, che Turati sia ancora « qualcuno » e che non gli m anchlno penetrazione e ardimento. Gli vorrei dire : Egregio Turati, vi siete o non vi siete accorto che la guerra, con e .dopo Brest-Litovsk, è entrata in un terzo tempo, che impone, dico « impone», ai socialisti neutralisti in buona fede di rivedere il loro atteggiamento? Ascoltatemi. Nel primo tempo, Ja guerra ebbe carattere nazionale. Apparve ed era infatti, un altro, l'ultimo episodio, nel calvario delle nazioni europee, verso la loro integrazione politica. La coscienza mondiale, fefita dall.'11/timafllm brutale dell'Austria alla Serbia e dall'invasione del Belgio, fu portata a vedere la guerra sotto la specie di valori nazio nali minacciati, d'unità nazionali mutilate e tutto il problema della libettà e dell'indipendenza dei popoli, che era stato il travaglio oscuro e sanguinoso del secolo XIX, tornò a dominare gli spiriti. In quel primo tempo, la guerra era eu ropea. A malgrado della sua colorazione nazionale, la guerra - anche per l'atteggiamento di perfetto lealismo germanico osservato da f1llfi i socialisti tedeschi, compreso Liebknecht - determinò una crisi mortale nel socialismo europeo. E voi, Turati, non ne foste immune. A un dato momento, voi sentiste che anche nel suo aspetto limitatamente nazionale, di libertà e di rivendicazione nazionale, la guerra delle nazioni occidentali era guerra di difesa e guerra di giustizia. L'enorme pericolo del militarismo tedesco - pericolo che oggi sì delinea nella sua paurosa immensità e immediatezza - non vi lasciava indifferente, È vostro il grido: « Guai agli assenti I» Ma rimaneste assente. AveVate torto. E il torto vostro divenne ancora più grave nel secondo tempo della g uerra, quando coll'intervento di WHson - il pacifista guerriero - la guerra da e uropea diventò mondiale, Si operò allora una trasposizione di valori, e le soluzio ni dei problemi nazionali nella lo ro forma p o litico-territoriale passarono in seconda linea per cedere il post o alla soluzione di altri pro blemi più vasti che si riferiscono alla sistemazione periodica delle società umane. Se nel primo tempo la guerra vi era apparsa come una rissa di nazioni o un conflitto di imperialismi economici - talché il famoso determinismo storico v i serviva per giustificare il vostrÒ atteggiamento rollandiano, atteggiamento odioso e assurdo perché co me italiani non si può rimanere estranei al destino dell' Italia - nel secondo tempo· la guerra assumeva - nei suoi fini - una colorazione, direi quasi, metafisica o t rascendentale. I p roblemi parziali - Alsazia-Lorena, Trento-Tries te, ecc. - erano assor biti, annullati n el problema generale che dalla Casa Bianca di Washington veniva prospetta to in questi termini : come garanJirt la pace dtl monda. Questo nuovo contenuto, qu est'anima n uova della g u erra, fu più volte esami nata - nei suoi sviluf)pi, nelle s ue conseguenze - su queste colo nne. Sta d i fatto - e q ui i o lo v o glio soltanto constatare - che coll'intervento dell'America in guerra, ciò che nel primo tempo, e cioè per tutt o il I9I5·'16, era essenziale, diventò incidentale; .che gli interessi immediati p olitici e territoriali delle singole nazioni passarono in seconda linea d i front e all'interesse « mediato » d ell'umanità. lo - ripeto - non discuto il valore di queste ideologie. Mi limito .a constatare la loro esistenza e la loro influenza sul cor so della g uerra. Dopo l'intetvento di Wilson, voi, Turati, sentiste che c'era qualche cosa d i nuovo. Che la guerra non era 'più Ja stessa. Che il s ocialismo, i nvece di tenersi ancora in atteggia· mento di opposizione ring hiosa, sterile, sabotatrice, poteva prendere contatto colla realtà e agire in modo che l e ismu della guerra, fossero realmente n el1'interesse s upremo della classe operafa quali Wilson andava vaticinando. Era, quella, la vostra seco nda crisi d i coscienza, e per la seconda volta rimaneste assente.
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Oggi, do po Brest-Litovsk, la guerra mo ndiale è entrata nel suo terzo tempo. C'è un'alt_ra novità. L'annessionismo pangermanista. in atto e ai danni della Russia massimalista. La Quadruplice Intesa ha minimizzato i suoi obiettivi, ma come leggo sull'o rgano uffici.aie dd VO· stro Partito, il militarismo tedesco s ta per diventa.re padrone d'Europa, Può un bécero qualunqué come Caroti, fare dell'agnosticismo circa le responsabilità della Germania nell' origine della guerra, ma un deputato socialista tedesco a smentire il su o collega italiano proclama al Reichstag che la guerra è stata voluta, or ganizzata, premeditata d alla Germania e solamente dalla Germania. Nel I9t h erano in gioco le nazioni ; nel 1917, le democrazie ; oggi, la Germania. minaccia di morte quel regime ch e voi Turati avete esaltato. Un socialist~ si~cer o, dovreb be, oggi, diventare fe rocissi mo g uerraiolo . La Germania mutila la Russia socialista, fucila i ·russi massimalisti, fa l a g uerra all'unico reg ime socialista esiste nte n el mond o. Ma come ? I Voi non ave te un palpito di so lidar ietà per questi vostri compagni di Pietro · g rado ? Assenti siete stati, ·quando la guerra della Germania minacciava le n azioni e simbolo della guerra poteva essere Vandervelde ; assenti av ete voluto restare q ua ndo Wilson vi chiamava all'azion e, in nome dello sviluppo democratico e d ella pace futura del mo ndo ; siete assenti oggi, quantu nque siano in gioco il vostro SoviU, la vostra R ussia, il vostro so cialismo .
Non guerra, dunque, nemmeno quando si tratta di salvare v oi stessi ?
Ma quand'è che risponderete « p rese nte>) ? Q uando vi chiamerà per nome e cog nome Guglielmo II di Hohenzollcrn, re di P russia....
MUSSOLI NI
D a li Popolo d' Italia, N . 7 1, 12 marzo 191 8, V. Pubblicato anche suiredizione di Roma, N. 73, 14 marzo 1918, V