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DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZ;l AL DELITIO MATTEOTII 71
E comincio da te, generale Emilio De Bono (appld11Si vi11is,im1), guerrjero intrepido di molti anni e di molte battaglie, col petto onusto dei segni del valore, giovane malgrado la lieve neve che i ncornicia il tuo volto maschio e fiero. (Le camicie n ere gridano ahi « afalà/ »). Chiamo te, Cesare De Vecchi, combattente decoratissimo, mutilato delJa grande guerra e mutilato anche della nostr1 guerra, solido e fedele come le montagne del Ìuo vecchio Piemonte. Parlo a te, ltalo Balbo, uomo de11a mia terra, vorrei quasi dire della mia razza se io non mi sentissi intimamente, vorrei dire ferocemente, uomo di una sola razza: la razza italiana. (Applt111si vitiissimr). Tu, giovane, hai combattuto brillante." mente nella nostra santa guerra di redenzione e sei stato insieme coi tuoi compagni uno di coloro che ha più pot~temente contribuite;> a trasfor· mare il movimento di squa.dre in un movimento di riscossa impetuòsa e invincibile. Né ultimo tu sei, o Michele Bianchi, uomo della Junga e tempestosa vigilia, uomo che vidi con me il 23 marzo 1919·a Milano, quando in numero esattamente di cinquantadue, dico cinquantadue1 cì riunimmo a giurare che la lotta che noi avevamo intrapresa non poteva finire se non con una trionfale vittoria,
E dopo i capi del Quadrumvirato io voglio anche ricorda.re quelli che condussero le colonne verso Roma. Erano fra di loro dei generali come Ceccherini, come Fara, come Zambon i, uomini e nomi ben noti a tutto l'Esercito italiano. E vi erano anche i comandanti delle no:stre squadre. Voglio ricordare anche. tutti i gregari, i morti e i superstiti e fra i primi quel vostro perugino che morl sulla soglia di Roma. Voglio ricordare tutti quelli che ad un dato momento dimenticarono famiglia, interessi, amori, e non ascoltarono che il grido che prorompeva dal mio e dai loro animi: il grido di « Roma o morte!». (Ovazione e11/u1iasli<a ddla folla. Si grida ripetutamente: « R O'-ma! Roma /»).
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Chi poteva resistere alla nostra marcia? Noi preparammo tutti gli eventi, con tutte le sagge .regole della strategia ~ilitare e politica. La nostra lotta non era diretta contro l'Esercito, al quale non cessammo mai di tributare l'attestato della nostra più profonda e incommensurabile devozione. (Applmui vivissimi. Grù/d di:« Viva l'B1ercito.' »). Non era diretta contro la monarchia, la quale ha la tradizione dellà nostrà razza e della nostra· nazione. (App lau1i e grida d i:« Vivd il re!»). Non era diretta contro le forze armate della Polizia, soprattutto non era diretta contro i fedeli della Benemerita, coi quali noi avevamo in molte località combattuto assieme la buona battag lia contro gli sciagurati dell'aotinazione. (Appla111r). Non era nemmeno la nostra battaglia diretta contro il popolo lavoratore; questo popolo che per qualche tempo è stato ingannato da una demagogia stupida e suicida, questo popolo lavOfatore in quei giorni non interruppe il ritmo solerte e quotidiano della sua fatica, Assisteva s impatizzando al nostro movimento , perché sentiva osrura,mente, istintivamente che sbarazzava il terreno d a una classe di politicanti imbelli. N oi facevamo anche l'interesse deJ pop<>lo che lavora. (Applausi).
Contro chi dunque abbiamo n oi diretto la nostra impetuosa battaglia? Da venti anni, forse da trenta anni, la classe politica italiana andava sempre più corrompendosi e degenerando. Simbolo deUa nostra vit:i e marchio della nostra vergogna era diventato il parlamentarismo con tutto ciò che di stupido e demoralizzante questo nome s ignifica. Non c'era un Governo ; c'erano degl i uomini sottoposti continuamente ai capricci della cosiddetta maggioranza ministeriale. Chi dominava erano i capi della burocrazia anonima, i quali rappresentavano l'un ica conti• nuità della nostra vita nazionale. Il p opolo, quando poteva leggere i cosiddetti resoconti parlamentar i e d assistere al cosiddetto incrocio delle ingiurie più pla teal i f ra i cosiddetti rappresenta nti della nazione, sentiva lo schifo che g li saliv~ alla gola. (ApplauJ1)
Era diretta la nostra battaglia soprattutto contro una mentalità di rinuncia, uno spiri to sempre p iù pronto a sfuggire che ad accettare tutte. le r esponsabi lità. Era diretta contro il mal costume politico-parlamen· tare, contro la licenza che profanava il sacro nome della libertà.
E chi ci poteva resistere? Forse i pallidi uomini ch e in quel mom ento rappresentavano il Governo? Roma in quei giorni mi dava l'idea di Bisanzio: discutevano se dovevano o nOn applicare il loèo ridicolo d ecreto di stato d'assedio, mentre le nostre colonne formidabili ed in:1rrestabili aveva no g ià circondato la capitale. Non costoro potevano co i loro ret icolati, con le loro Ìnitragliatrici, che al momento opportuno non avrebbero sparato (applma,), non costoro potevano impedire a noi di toccare la mèta. E meno ancora i vecchi pa rtiti. Non certa mente i partiti della democrazia, f r'amme~tari, segmentati all'infinito; non certamente i partiti del cosi ddetto sovve rsivismo che noi abbiamo inesorabilmente spazzato vja ~alla scena politica italiana e nemmeno il partito del dopogue_ua, il cosiddetto Partito Popolare Italiano, che ha rivaleggiato col socialismo quando s i trattava di fare della demagogia pe r mercato elettorale. (Appl(ttJJt).
Ora tutti questi partiti dispersi e mortificati vivono della nostra longanimità. N é noi, o cittadini, o camicie nere, intendiamo di saàificarli. La nostra è una. rivo luzione originale e g randiosa, che non ha fatto i tribuna li straordinari e non ha fucilato nessuno. N on è necessario del resto fare una r ivoluzione secondo gli stampi antichi. Ci de,.•e essere una orig ìnalità nostra, fascista e lat ina Del resto il consenso del popolo è immenso. La forza delle nostre leg ioni è intatta (a pplausi), per cu ì se quaJch e uomo o qualche partito p retendesse di ritornare ai tempi che furono, quell'uomo e quel partito saranno i nesorabilmente puniti.
Camicie nere! Cittadini!
Noi non possiamo, non vogliamo più tornare al tempo in cui sì elargiva una triplice amnìstia ai disertori, mentre i mutilati nori P?tevano circolare per Je strade d 'Italia. (Applatm). Né si deve più torriare al tempo in cui i partiti e la cosiddetta democrazia affogavano il popolo nel mare Je1Je loro interminabili ciarle. Meno ancora si può torriare al tempo in cui era possibile mistificare Je masse lavoratrici mettendole contro la-patria o fuori della patria. Ebbene, sia detto qui, in questa piaz'za meravigliosa e in quest'ora solenne: le sorti del po· polo lavoratore sono intimamente legate alle sorti della nazione, per· ché il popolo lavoratore è parte di questa nazione. Se la naz ione gran• deggia, anche il popolo 'diventa g rande e ricco; se la nazione pe risce, anche il popolo muore. (Appld111i vivissimi).
Non è senza un profondo disgusto che noi rievochiamo i tempi del dopoguerra. L'Esercito che tornava dalla battaglia di Vittorio Veneto non ebbe la g rande, la meritata soddisfazione di occupare Vienna o Bu· dapest. Non già per esercitarvi atti di prepotenza, perché i nostri soldati dovunque sono stati hanno lasciato un buon ricordo incancellabile, ma perché e ra g iusto che i nostri battaglion i vittoriosi sfilassero nelle città che erano state capitali del nemico battuto. (Appla,m).
Giacché questo non si osò di fare perché il profeta di oltre oceano andava inseguendo le utopie dei suoi quattord ici punti, almeno fosse stato coflcesso ai nostri reggimenti vittoriosi di sfilare per le strade di Roma imperiale perché avessero avuto nel tripudio di tutto il popolo e di tutta la nazione il senso augusto d ella nostra vittoria! (Appla111i vivi11im1). Nemmeno questo si voll e ! Ora questi tempi sono passati. Talunì politicanti che non si rriuovo no da Roma, che di questa ciltà fanno centro della loro vita e pretenderebbero fare centro dell'Italia il palazzo dì Montecitorio girano poco. Non sì rimovono da Roma. Se avessero l'abitudine di circolare in mezzo alle moltitudini italiane, si convincerebbero che è ora di deporre le loro speranze, si convincerebbero che non c'è più niente da fare, si convincerebbero di una realtà che pareva fino a ieri la più stupenda cd irraggiungibile delle utopie. Questa realtà, o cittadini, è: il capo del Governo gira tranquillamente in lllezzo alle moltitudini ita liane ed ha da loro attestazioni di consenso sempre più grande. (Appla11Ii, ovazioni enlu1ia1tùhe).
Chi oserà dire,· sia pure l'avversa rio in malafede dichiarata, chi oserà dire che il Governo di Mussolini poggia soltanto sopra la forza di un Partito? E non era assurdo che si pretendesse da taluni di dare alla celebrazione" della marcia su Roma il c.1 ratte re esclusivo di una mani-
OPER'°'; OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
festazione di Partito?" Non è una m anif estazione di Partito, non è solo · il fascismo che celebra la marcia su Roma. Sono accanto a noi mut i lati e combattenti che rapp resentano, lo ripeto, l'aristocrazia della nazione. (Appla1m). :E accanto a noi la massa imponente dei nostri opc· rai dei campi, d ell'industria, dei sindacati, delle nostre corporazion i. E soprattutto è con noi la moltitudine del popolo italiano, senza distinzione di età, di cla.ssi, di categorie: lutto il popolo italiano nd signi.ficàto divino e potente di questa parola; il popolo ~taliano che da un anno a questa parte dà uno spettacolo superbo di disciplina e dimostra che la ciurma era sana. Solo i piloti erano deficenti e rn,ancanti. (Applausi). E, o cittadini, non·si poteva pensare di assumere la somma delle responsabilità senza prendere Roma. Roma è veramente il segnO fatale della nostra stirpe, Roma non può essere senza l'ltalia , ma l"Jtalia non può essere senza Roma. (Applmm).
li nostro destino di popolo ci ii:-achioda alla storia di Roma. Noi pren • demmo Roma per purifica re, redime re ed innalzare l'Italia; noi terremo Roma solidamente fino a che il nostro tompito non sarà totalmente compiuto. E state tranquilli, o cittadini, state tranquilli, o voi legionari delle camicie nere, che l'opera sarà continuata. Sarà continuata co~ una: tenacia fredda, oserei dire matem;itic.a e scientifica. Noi marceremo con passo sicuro e romano verso le mète infallibili. Nessuna forza ci potrà arrestare, perché noi non rappresent iamo un partito o una dottrina o un semplice p rogramma: noi rappresentiamo ben più di tutto ciò. Port iamo nello spirito il sogno che fermen ta ancora nel nostro animo: noi vogliamo forgiare la grande, b superba, la maestosa Italia del nost ro sog no, dei nostri poeti, dei nostri guerrie ri, dei nostri marti ri.
Qualche volta io vedo questa Italia nella sua singolare, divina esprcs• sione geografica: la vedo costellata delle sue città meravigliose, Ja vedo recinta dal suo quadruplice m'are, la vedo popolata di un popolo sempre più numeroso, laborioso e gagliardo, che cerca le strade della sua espansione nel mondo,
Salutate questa Italia, questa divina nostra terra protetta da tutti gli lddii. Salutatela voi, o uomini dalla p iena virilità; salutatela voi, vecchi che avete vissuto e avete bene spesa 1a vostra vita; salutatela voi, o donne che portate nel grembo il mistero delle generazioni che furon o e di quelle che saranno; salutatela voi, o adolescenti che vi affacciate alla vita con occhi e con animo puro; salutiamola insieme e gridiamo: Viva, Viva, Viva l'Italia! (LA chiuJd del meraviglùJ'Jo diJcor10, che è slalo 1111 i,mo di passio-ne e di f ede, into11ato in modo mirabile a/t'anima mhtica ed appa.ssionffta del popofo 11mbro che gretniv~ la .storica pinza del Mf.lnidpio, oggi balJez:MJa « IV Novembre», è· sla/d ac.colta da un 11rag11110· di np"plausi, di grida e di acclamazioni i nterminabi/1).
AL POPOLO DI TERNI*
Cittadini di Terni!
Non so se la mia voce giungerà a voi tutti, perché da Torino a questa città non si contano più i miei discorsi ; ma io sento il bisogno di porgervi il mio saluto, prima di tutto perché il saluto vostro fu entusiastico, commovente; poi, per un'altra ragione: Temi mi offre l'aspetto di quella te rra umbra che è nel cuore della patria italiana.
Altrove i prodigi dell'arte e della religione, qui invece fervore di industrie e un pulsare di officine. Voi sapete, o ternani, che io amo le città che lavorano, le..città dinamiche ·,he non vivono solo ·del passato, ma costruiscono, giorno per giorno, il loro più grandioso avvenire ! Terni è una di quelie che negli ultimi anni ha progredito col ritmo più veloce: Ciò si deve al vostro temperamento, al senso dd dovere che vi anima, al pen~iero che vi sospinge a render prosperosa, ricca e sempre più popolata Ia vostra città, alla quale indubbiamente è riservato un ricco destino. Jn nome di questo destino vi invito a gridare: Viva l'Ita~ lia ! (LA mo/ti111dÌ11e ripeJe il grido ,011 entusùumo).
PER LA NAVIGAZIONE AEREA**
Eccellenza! Onorevoli! Sig nori!
'E, per me un alto onore chiude re questo vostro congresso, che ·se non ha a vuto il contorno clamoroso dei congressi politici, è però stato fertile di fecondi risultati Sono qui nella mia qualità di capo del Governo e sono qu i anche nella mi:i. qualità di aviatore e come aviatore permettetemi di f el icitarm i con voi che da aviato~i avete raggiunto il cielo di Roma attraverso le li nee che sono norma li per gli aviatori : le linee del cielo. Come non si concepisce un ammiraglio che stia con. tinuamente in terra ferma, così non si concepisce l'aviatore che voli stando al tavolino.
• Il 30 ottobre 1923, alle 17.30, Mussolini lascia Perugia in treno diretto a foligno. Alle 19, arriva a Foligno. Qui, sul piazzale esterno della stazione, inau.r;ura una lapide in memoria di tre ferrovieri fascisti. Verso le 20, parte alla volta di Roma. Alle 21, sosta nella stazione di Temi, dove, dal finestrino del va~one presidenziale, pronuncia il discorso qui riport:ilo. (Da Il Popolo d'l!rtlia, N. 26 1, 1c novembre 192;, X).
•• Il 30 ottobre 19H, alle 22.30, Mussol ini era rientrato a Roma, ·11 31 ottobre, alle 17, in Campidoglio, nella sa la dd Consiglio, presenzia la seduta Ji chiusura della quinta se» ione dell:i. commissione internazionale per la n avigazione aerea In tale occasione, dopo il discorso d el deputato Flandin, ex-sottosegreta rio di Stato francese per l'Aeronautica, il Presidente d el Consig lio pronuncia le parole qui riportate (Da 11 Popol o d'I1.ilia, N. 261, 1 novembre 1923, X).
Chi fa dell'aviazione deve dimostrare la sua passione e la sua abil ità sopra1111tto volando, Mi compiaccio, poi, per ·i risultati a cui siete pervenuti e anche per il fatto che vi sitte pervenuti alfa unanimità. Ciò s ignifica che c'è già un'intesa fra tutti gli aviatori e che le possibilità di accordo sul terreno della legislazione aerea internaz ionale sono fondatissime.
Signor - FJandin, io vi ho ascoltato con molta soddisfazfonc e co n altrettanta goia quando avete parlato di un certo scetticismo che ancora circonda la navigazione aerea. Voi sapete che l'umanità Si può dividere in d ue categorie: in misoneisti ed in fi loneisti; quelli che hanno la paura del nuovo e quelli che del nuovo hanno la nostalgia, Ora in questi tempi il nuovo è il volo. N ella leggenda, nella storia, si vede chiaramente che "l'uomo ha sempre cercato di liberàrsi dalla terra dura, e qualche volta ingrata, per salire nelle regioni aeree deJla luce e del si lenzio Alla navigaz ione aerea spetta l'avvenire Su questo non c'è dubbio, né io saprei meglio concludere questo congresso, questa vostra riunione se ·non modificando un motto latino che dava lo spicito e il coraggio ai piloti del mare e dell'Oceano: Navigare t1eceJJe1 vivere non neceue. Ora io dico: Vo!dre neceue! (li discor10 de/!'011, M11uolini è slrtlo viwtmente applaudito).
Termindte le fresenh1zioni, il Presidente ha chiesi& cortesemente componenti r autorevole rappresentanza:
- Signo!i, io sono a vostra disposizione. Ditemi, vi prego, le vo· stre impression i d i questi g iorni.
Molti presenti hanno replicaf(J.'
- Noi de1ideriamo le sue.
E i'on. Muuolini, di rimando:
• A Roma, a palazzo Chigi, il 1° novembre 1923, a lle 12.30, Mussoli ni ri• ceve i quaranta giorna listi esteri che avevano assistito alle varie manifestaiioni per il primo anniversario della marcia su Roma . Con essi, il Presidente del Consigli o ha la éonversazione qui riportata. (Da li Popolo d'llalia, N. 262, 2 novembre 192;, X).
VIAGGIO NEGLI ABRUZZl AI: DELIITO MATTEOTTI 77
- Impressioni di questo genere io ne conosco quasi tutti i giorni perché quotidianamen te mi· tengo a contatto con fa nazione. Sono le vostre impressioni che io bramo conoscere. Voi venite per la maggior' parte da fuori d'ltalia, e potete farmi osservaz ioni ch e possono essere sempre udite con molto interesse.
Ed allora il signor Bernard dei/a « ·Nalion Beige» ha dello:
- Dopo aver assistita alle grandiose ,nanifntazirmi di popolo in l11lle le città visitate, dopo aver interrogato persone di ogni ceto, di ogni condizione, d i ogni classe, noi oggi iii diciamo che abbiamo la precisa convinzione che voi, 011. Mussolini, avete restituito la vita ali' ~talia richìamandola alle glOf'iose memorie della grandezza romana.
L'on Muuolini ha riJposJa :
- Noi non dobbia mo vivere di rendita sulla nostra grandezza passata, non possiamo vivere di sole memorie, noi dobbiamo lavora re e Ja' 'oreremo. ,
1J collega Beaumont del « Daily Telegraph >>, quindi, ha dichiaralo di essere profondamente raJtristaJo di comtaJaYe come in Inghilterra non si sù, ancora (ompreso che il fascismo non è 11n fenomeno superficiale, transitorio, ma un fallo profondamente radicato nell'anima del popolo, ed ha aggiunto:
- Noi inglesi, che viviamo in Italia abbiamo sentito- profondamente il cambiamento di spirito che il fascismo ha operato, specialmente nella gioventù. Le manifestazionì avven11/e nelle citlà, nelle stazioni ferroviarie, per le campagne, ne' sono la prov a più chiara, sicur~ ed eloquente,
L'on. M11uolini ha risposJo:
- Nella vita è necessario durare. Fra qualche tempo ci compren· dercmo megl io. ·
Dopo di che, l'<>n. De No/va, corrispondente della « lnformation » di Parigi, presidente della A ssociazio ne della Jtampa eJtera, ha dichiaralo :
- lo ritengo di euere sicmo di interpretare il sentimento dei miei colleghi, ~ei qnaran-td giornalisti qui riuniti, dicendo che lutti abbiamo compreso che il fa.sçismo è una forza realmente nazionale, e non una semplice. forza di partùo.
Tutte le classi sono con voi, on. Muu olini, e noi abbiamo potuto comtatare durante il viaggio nostro, contra,imnente a qut:tnlo si era dett o nei giorni scorsi, che non esistono differenziazìoni tra fascisti e fascisti, tra fasrisli e voi, on. Muuolini. E1iste il grande, superbo movimento che voi guidale con manO' sicura e il m agni fi co- spirito che hd penetrnto profond1ttnenle ormai tutti i cittadini italiani.
L'impressione che abbiamo riportato a Cremona, a· Milano, a B ologna, A. Perugia ed infine a Roma è veramen te f ormidabile Vi è oggi
Opera Omnia Di Benito Mussolini
in Italia una forza nazionale ./a ;11i compattezza diviene sempre più salda sottq la vostra guida.
A q11e1te parole, lutti i giomaliiti. esteri hanno npress<> I" lo-ro ra/r:>rosa approvazione, rfrordando epi1odi delle manifestazioni e rilevando Come ad eJSe, ovunque, abbi.mo p_artecipato tittadini di ogni cfas.re e specialmente uperai e popolani.
Il co//èga Aud iiia del« Journal » di Parigi ha jatJo in seguito- a!ciine domande 111/la politica .Jor:iale del Governo· e /'on. MuJJolini ha d e/ J{J:
- Il Governo del quale ho l'onore di essere a capo, ha dato evidenti prove della linea polidca sociale _ che intende seguire, sia con i provvedimenti legislativi già adottati, sia colla ratifica di fatto delle convenzioni di, Washington. Il decreto sui contratti collettivi è di .importanza grande. Credetemi: il Governo fascista non ha fatto e non farà mai una politica antioperaia. Se degli impieg ati, dei dipendenti dello Stato sono stati licenziati, ciò è avvenuto perché questo provvedimento era assolutamente indisprosabile per sveltire le pubbliche amministrazioni.
Quando deJle misure severe sono prese nell'interesse della collettività, non si fa della reazione, ma soltanto della vera e sana democrazia.
11 sindacalismo fascista - ha continuato- a dire il Presidente del Comigiiu - mira alla collaborazione .sociale allo - scopo di evitare gli scioperi, che sono stati sempre rovinosi,
Il fascismo considera Io sciopero come ultima rali.o alla quale si deve ricorrere soltanto nei casi estremi. I contratti collettivi che i fascisti stipulano neJle v.irie regioni sono ottimi, e in molte reg ioni agricole i sindacati fascisti hanno ottenuto migliori condizioni di prima. per gli operai. Noi siamo accusiiti scioccamente di tenere un milione e trecen , tornila operai prigionieri nei nostri sindacati. Inveco, basta enuncìare questa frase per comprend ere ·quanto essa sia ass'olutamente ridicola S.trebbe molto difficile sorveg liare una prig ione così vasta.
Il fatto che gli operai non si ribellino, che sono contenti di entrare nei sindacati fascisti è la prova più evidente che il sindacalismo fascista non è una ·prisione.
Gli operai sono contenti perché sanno che i. sindacati fascisti curano realmente i loro interessi facendo loro buoni contratti di lavoro e pensando alla - loro elevazione morale.
Il libero consenso della massa operaia è stato in questi giorni manifesto, specialmente a. Cremona e a Bologna, dove imponen ti masse hanno siilato inneggiando alla patria. Voi lo avete veduto. Pensate che in passato, per la provin cia di Bologna, il Governo dov~a inventare og ni anno nuovi lavori pubblici per fronteggia re la disoccupazione, ma non è facile poter inVentare sempre lavori pubblici. Cosi avven iva che per la p rovincia di Bologni la d isoccupazione era sempre la Prèoccupazione dei Governi. Oggi, g raz ie ai . sindacati fascisti, la situazione è completamente mutata. N o n vi è più disoccupazione. f ean Carrè rt- d el « Temps >l ha interrotJq : li ( o./lega De May della' « Politique » d i Bruxelles ha chiesto, poi in quale m odo funzionino i. sindacati e l'on. M u ssolini ha spiegalo-:
Q11aJomo d omand a perché i nostrì sindacali li abbiamo chiamali corporrriioni con 11na P.arola medievale.
- Ciò non è stato fatto per voler tornare.... a l Medio Evo - ha risposto J'on. M unolini - ma perché le corporazioni sono state una forma di associazione perfettamente italiana e noi dobbiamo alle nostre vecchie corporazioni molti dei magnifici tesori che sono oggi gloria e splendore d ' ftalia.
L'abate Vallée della « Revue Catholi q11e » di Bruxelles htJ chiesJo a questo p 1111/(J all'on. Mrusolini q 11al e importanza egli anneJla alla ff.>fzd etica spirituale del farciimo e /'011. M11ssolini ha dichi(lf·at o ,he non si p11<> ammettere ( be untintU" fii miglàt ia di giovani volonktri pCJssa,w accettare u"a severa disciplina ~e no,, Jian o spin1i da urr p,o. f ondo spìrit11(1/ism().
- E 1111 vero misticismo!
- ~ . un misticismo - ha soggiunto il President e del Consiglio.
-I sindacati fascisti non sono affatto dei sindacati misti: ogni corporazione di operai è distinta dalla corrispettiva corporazione padronale. Tra Je due corporazioni sta il Partito Fascista e, dopo il Partito, sta il Governo. Qu indi, negli eventuali conflitt i t ra datori di lavo ro ed operai, il Partito interviene per risoh'ere le vertenze nell'interesse superiore della nazione, Se l'azio ne del Partito non fos se sufficien te, interver· n:bbe. il Governo, qualora fosse rich iesto dalle due parti. G li o rgani con i qualì il Partito interverrebbe, sono il G ran Consiglio per le vertenze maggiori, i Direttori locali per le vertenze minori .
Richiest o da 1111 alt ra dei gio rnalisti esteri del suo -pensiero sulla dittal11r", /'(»1, Muuolini hc, deJtc,:
- Non esiste una dottrina sulla d ittatura Quando la dittatura è necessaria, bisog na attuarla. I democratici hanno commesso l'errore di credete che il popolo ,ami.... chi è maJ vestito. Sta ·iJ fatto, invece, che _il popolo ama le gerarchie. Quando·ciascuno occupa il suo posto, nessuno è sco ntento e si lavora tutti con piacere. Il Parlamento è là - ha ( Ontittuato a dire il Pt'eJidente del ConsigliO' - esiste1 è tranquillo,Javora. Credete, pe.rò, voi, che ciò che è stato bene per il passato1 sarà un bene a nche per l'avvenire ? Il P ad amento, cosl come è o ra costituito, ha fa ~to molto ben'e p e1' il passato. oggi, C':)SÌ com'è, non ·rispond~ p iù ai bisogni dei tempi. E necesSario ri(!lettere il Pàrla.mento sulla strada per cui dève camminare·secondo le esigenze _dei nuovi·tempi e non far fare ad esso cose che non può fa.ce V edete : sui g iornali si discutono quotidianamente tutte _ le questioni ed esse sono quasi sempre trattate da ·veri competenti.. I giornali io li leggo sempre ed utilizzo i giusti rilievi che in essi trovo. Che bisogno c'è, dunque, che un deputato mi venga a ripete_r_e in Parlamento quello che ho gìà letto sui giornali, che mi d ica quello che potrebbe scrivere su un g iornale ? Q uando il Padamento fu costituito, non esistevano né le Camere di commercio, né le Camere del lavoro, né i sindacati. Ogni secolo ha la sua storia, le sue istituzioni. Una dittatura intelligente_ può durare a lungo. L'essenziale è, d 'altra parte, di ~reare· una macchina. Quando essa è creata; il macchi nista si trova sempre.
All'on Mmsolini -sotto siate poi rivolte dai presenti dom11nd e su questfoni di politict, ùrternazionale Sulla q11e~tione d i T angeri, il Presidente ha di d , iarato di n on p dU re dire nulld assolutamente. S ulla questione t « fopea, ha .dichiarato che egli ha la 1icura, piena convinz ione che /! Europa n on cadrà t1el caos.
Richiesto, poi, di cosa pemi 1ullo sviluppo del fascismq nelle altre nazioni, /'on. M u u olini ha d ello:
- Ogni paese ha i suoi problemi ed ha i suoi metodi per -risoÌverli.
Infine 11n giorna/ista ha domandd!o come mai la vir,, in Italia co sti di pitì che i n altri 'paesi, anche a valuta q11asi egual_men/e quatala. Ed il Prnidenle del Consiglio ha risposto:
- Ciò avviene~ poiché gli italiani pagano tasse in misura molto maggiore di quanto pagano gli abitanti d'altri Stati, perché essi vogliono, fermamente vogliono, giungere al più presto all'equilibrio d el bilancio.
Dopr> dì ·ch e i gior,rt:rliJtì esteri Ji J<mo c.ongedati dal Presidente, esprimendo 11uovamen1e a lui il rompùuimen/ o per le magnifiche, 1"d im enticabilì m anìf eslfrZÌoni mi hanna wistito e per il m odo come è stato organizZdto il 'g rande viaggio.
ALLE MEDAGLIE D'ORO •
Non ho bisogno di dire che queste parole mi hanno commosso pro· fondamente, perché tutt_i i cittadini cominciano :id apprezzare che cosa significa p o rtare sul petto il più alto segno del valore in guerra. Tutta
• A Roma, a palazzo Chigi, il 2 no vembre 1923, alle 11, Mussolini riceve Ùna rappresentanza delle medaglie d'oro. Al saluto rivoltogli dal generale Oreste Dt' Gasparì e dal maggiore Achi ll e Martelli, il Presidente del Consiglio risponde con le parole qui riportate (Da li f'.a J10/o d'Italia, N 263, 3 novembre 192,, X).
Orig in ale del pezzo Incidenti e Jp1,:J1/azio 11i (1 ~ marzo 1924).