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DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO . MATTEOTTI 321

. su Roma, al famoso sciopero legalitario, proclamato, e fu nostra fortuna, dalla AJleanu del Lavoro.

Ritengo però che l'occupazione delle fabbriche rappresenti il massimo sforzo compiuto dai partiti socialisti nel dopog uerra. Ma l'occupazione delle fabbriche non poteva essere fine a se stessa L'occupazion e delle fabbriche in tanto avveniva in quanto si fosse in un dato momento usciti dalle fabbriche per impadronirsi dello Stato.

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I socialisti non osarono, i socialisti ebbero paura. E non dico paura nel senso fisico, banale, offensivo della parola.

1 socialisti responsabili, dì fronte alla realtà ·dei fatti, dissero: «E poi ?» .

Eravamo nel 1920. Vi era una situazione interna difficile; avevamo ·qui~dici o venti miliardi di defùiJ; tutta J'Europ~ era percorsa da quella che fu chiamata la vague d e pareue , l'ondata della pig rizia, del non lavoro. Io chiamo questa la t ragedia della paura. N o n osaste : il po i vi spaventò!

Voi sapevate che ad un dato momento non avreste saputo frenare queste masse, molti elementi delle quali credevano che la r ivoluzione socialista consistesse nel prendere, nell'assidersi più comodamente a l banch etto della vita , mentre la rivoluzione socialista: nòn poteva essere che una nuova organizzazione economico-sociale di un adatto aggregato nazionale.

Ma se voi avete avuto la tragedia della paura, noi ne abbiamo avuta un'altra: la nostra è la tragedia dell'ardimento n Partito sente p iù o meno oscurament e t utto il travaglio di questa sua form idabile anticipazione. Chiamo con me al potere , pure essendo vittorioso su tutta la li~ea, pure avendo 52.000 uom ini armati in Roma, che avrebbero fatto tutto quello che io volevo si facesse, chiamo uom ini di tutti i Partiti, e dico: « Venite con me a collaborare, perché noi s iamo giovani, inesperti, e perché il comp ito che cì attende è immenso, e fa tremare Je .vene e i polsi». In questa Camera vi sono degli exministri: c'è un ministro liberale, l'onorevole De Capitani, un ministro popolare, l'ono re vole Cavazzoni, un ministro democratico-sociale, l'onorevole Di Cesarò. Io li chiamo a testimoni se nei mesi in cui hanno lavorato con me c'è stato mai uno screzio qualsiasi, se Ja collaboraziol1e non è stata fratèma, ispirata a cameratismo, ad obiettività concrete, nonostante le nostre diverse idealità e dottrine.

Questo primo colpo ave~'a danneggiato lo Stato libera1e; ma dopo ne abbiamo degli altri. Alla occupaz io ne delle fabbrich e corrisponde nel triennio success ivo l'occupazion e delle città. N o i occupiamo le città. Da questo momento lo Stato no n esiste più. ! allo ra che io dico : così non può andare : d i due fare uno; non si p uò esse re Costantinopoli cd Ang ora, non si può essere Roma e M ilano.

Bisogna usc ire da questa situazione p aradossale. Siamo a lla marcia su Roma. Questa è la tragedia del nostro ard imento. B infatti ardimento straordinario quello di un Partito che non aveva nemmeno cinque anni di vita, che aveva soltanto tre ann i d i effi.cen2a, che non aveva ancora potuto procedete ad unà selezione dei suoi elementi e nel quale, in vista del successo, confluivano molti individui qualche volta non rispettabili, e che pure assumeva il potere! All'indomani stesso della sua vittoria cominci ava ad avere qualche preoccupazione. Ciò era chiaro al mio spirito, perché se ho fatto un colpo di Stato, non ho fatto un colpo d i testa. (A pplatm).

Ora siamo di fronte al domani; ma prima è necessario vedere con occhio che vorrei. chiamare clinico · quale è la situazi~ne dell' Italia odierna. ~essuno può negar.e, a parte coloro che sono come gli emigrati di Coblen2a, che vedono sempre n ero per necess ità dl_ cose e per motivi di polemica, che non ci sia un ritmo aumentato di vita. Ness\.U"lo può negare che i gangli d el sistema nervoso dèlla nazione sia no restaurati. Certamente non voglio dipingere un quadro roseo. Nutro sfiducia (si ride) ; ci sono punti nerissimi e penombre: questa è la vita. M a se calcolate quello· che era l'Italia nei primi mesi ddl'agosto 19 22, quando i fascis ti si accampavano a Bologna, quando scendevano a Trento e patteggiavano col_ governatore della città, dovete ammettere che un gran cammino è stato percorso e che il merito di ciò va dato_ al Partito Fascista, Sono così obiettivo e sincero, che vi dico che 1a pressione c'è stat:i. e c'è anwra; ma che. è mio proposito di alleviarb. Abbiamo g ià cominciato, del resto: abbiamo diminuito la tassa di ricchezza mobìle ai f e rro-tranvieri, abbiamo ridotto l'imposti sul vino, abbiamo att uate altre agevolazioni. Tuttavia il caroviveri, i cambi, mi preoccupano. Se un finanziere eccelso mi dicesse còme qualmente si ·possono togliere queste penombre dal quadro, gl i sarei grato della sua collabo razione (Approvazioni).

La situazione interna è molto migliorata e vigilo a che questo miglioramento· continui ..

Non credo necessario soffermarmi sulla politica. estera, che non è stata oggetto di grandi critiche. Anche non ne voglio sopravalutare il successo, poiché non è conveniente, non è eICgante; c'erano tante p iccole e grandi questioni che avevano diviso gli italiani, che avevano prodotto uno squilibrio morale profondissimo e sono state risolte in maniera che ritengo soddisfacente per gli jnteressi italiani. ·

N on v'è d ubbio che vi siano ancora grandi questioni d a risolvere; mass ima quella delle riparazioni, age\'olata ora dal fatto che Stresemann ha dichiarato di accettare il piano Dawes; ma credo che la situazione dell'Italia sia grandemente migliorata di fronte a quella degli altri Stati. Bisogna vigilare, perché vi sono trattat i che furono · fatti con uno spirito che non può essere il nostro ; petché i trattati si fanno con la spada in pugno o secondo giustizia, e non si è fa tta né l'una cosa, né l'altra. Perciò il territorio ewopeo è pieno, qua e là, di punti di dolore, di pllnti di protesta, di . squilibri potenziali, che domani possono provocare, Don dirò la catastrofe, perché io non è:i credo, ma Ja crisi; non dico la catastrofe, ·perché i popoli hanno ancora le ossa ammaccate per quella che si chiuse nel 1918.

Ma bisogna vigilare. Ecco perché accanto alla politica estera di pace - perché la sola pace ci può permettere di ritornare in piedibisog na tenere pronte ed effi.centi tutte le nostre forze di terra, di mare e di cielo.

Si è detto : « Che cosa pensate della Società deJle nazioni?>). E ciò , pecché nel discorso della Corona non si è fatto un accenno all ' Istituto ginevrino. Rispondo : nella Società delle nazioni bisogna restarci.

Bisogna restarci non fosse all'ro perché ci sono gli altri, i quali, se ce ne andassimo, sarebbero contentissimi; farebbero i loro affari, t utelerebbero i loro interessi senza dl noi, e magari contro ·noi.

Che cosa possa diventare la Società delle naziòni, se essa sia una cosa seria o un tentativo puramente embrionale destinato a fallire, se la Società delle nazioni possa diventare un super-Stato - ciò che io escludo - che annulli l'autorità. degli altri Stati, cd abbia un superescrcito, il che è imposs ibile, tutto ciò può essere oggetto di discussione in separat a sede. Ma nella Soc ietà delle nazioni si trattano problemi e si prendono decisioni che ci interessano e l'Italia non può rimanere assente.

Ritornando alla politica interna, io mi propongo di far funz ionare il Parlamento. Ciò non deve stupi re. Il fascismo è stato sempre elcz ionista, anche tcoppo: ora sarebbe ridicolo che, essendo elezion ist i, non acct.'ttassimo anche le conseguenze di questo elezionismo, cioè il Parlame nto, cioè l'attività legislativa.

Vi ho g ià detto che di decreti legge non se ·ne faran no. Bisogna discutere i bilanci; abituare la gente a leggere nelle cifri:: quello è il vero controllo.

Il Governo presenterà i progctti di legge alla Camera, che .Ji di scuterà, li migliorerà, li approverà . Così intendo l'att ività legislati va del Parlamento di domani. Jnfine, rinvigorire tutte le forze dello Stato e cercare di inserire nell a vita della nazione t utte l e forze che alla nazione vogliono venire.

Oggi, a venti mesi .di di stanza, io, che non mi sento infallibile affatto, che sono uomo come voi, con tutti i difetti ·e le q ualità che la natura umana comporta, io stesso dico, oggi, come venti mesi fa, che io non cerco n essuno, ma non respingo nessuno , .perché l'opera di ricost ruzione della Patria è ancora difficile, è: ancora lunga, e tutte le com~tenze, e , tutti i va lori ,- e tutte le buone volontà devono essere utilizzate. t;; un quesito che pongo alla vostra coscienza; voi lo risolverete; non tocca a me risolverlo. lo dico: sl. Ebbene, noi, che ci sentiamo di rap present are il popolo italian o, dichiariamo che abbiamo il diritto e il 'dovere di combattere ancora, di demolire i monumenti sterili delle vostre ideologie, abbiamo il diritto e il dovere di disperdere le ceneri dei vostri e anche dei

Infine, poniamo il problema nei suoi termini concreti: che cosa pensate di lare? Come pensate di uscire (non parlo dei comunisti che son o fuori di questione), come pensate di us cire da questa vostra pregiu diziale che vi immobil izza? Con un tentativo insurr~ionale? Ma non c-'è da pensarci nemmeno; voi ·non ci pensate nemmeno, non vi passa nemmeno per 1a controcassa dell'anticamera del cervello, perché voi sapete che in ventiquattro ore, anzi ventiquattro minuti, tutto sarebbe finito. (T11pini: «LA re1pingiam() per principio, 1J()if»).

Voi siete fuori di questione.

Se voi escludete dalle vostre poss ibilità di domani il conato insurrez ionale, e non avete avuto ma i l'animo di blanquisti - ve ne ho dato io un po' di blanquismo nel 1912 e nel 1913 ( commenti prol11nga11)voi dovete certamente fare l'esame di coscienza e dire : « Che cosa sue.· cede di noi?». Perché non si può essere assenti, i:i,on si può rimanere sempre estranei; qualche cosa, bene o male, bisogna dire o fare, una col· laborazione positiva o negativa deve esserci, nel vostro stesso interesse; perché il giorno in cui restate assentì, indifferenti, come gli stiliti che stanno su lle colonne ad aspettare il miràcolo, voi vi sarete condannati all'esilio perpetuo dalla storia.

Mi accadeva giorni fa di leggere nella Hi.Jtorie de la 1cience po. Jitique di Janet tutto un 'lungo studio che questo autore ded ica al modo assai p rudente con cui le Assemblee d i Ame rica e di Francia procedettero a lla dichiarazione degli immortali p rincipi. I vostri predecessori erano assai timoros i, dubbiosi, e d icevano: « Badate che è verissimo che il Governo senza la legge può condurre al dispotismo, ma il popolo senza la legge va all'anarchia, va al caos, va alla disintegrazione nazionale».

E Turgot;·uno degli ottantanovardi più intelligenti e p iù fini e meticolosi, poneva un limite netto al diritto e alla libertà. Se tutti gli uomini che sono vissuti fin qui fossero stati sepolti in· un avello, tutta quanta fa superficie della terra oggi sarebbe ricoperta di pietre, e non avremmo noi forse il diritto di demolire questi monumenti sterili e di disperdere queste fredde ceneri per nutrire i vivi ?

· nostri rancori per nutrjre colla linfa potente, nel corso degli anni e dei s.ecoli, il corpo augusto e intaQgibile della P atria. (ViviJSimi e pro/11n~ gaJi appla,u i che si rinnovano a più riprese. Grida reiterate di: « Viva Mussolini». Voci: « Affiuione.' affiuiqne l »). Mi oppongo*

PER LA « DANTE ALIGHIERI » **

Eccellenza! Signori!

n per un vario ordine di rag iolli che questa adunanza ha per me una solennità speciale.

la cerimonia tocca profondamente il mio spi ri to; e, prima di tutto, perché mi ricorda l'evento dell'annessione di Fiume

• Alla ripresa della d iscussione sull'indirizzo di risposta al discorso della Corona, Mussolini dice:

«"Non accello l'ordine del giorno rhe rera per prima la firma del d eputalo B entini. Egli ha acre1mato ad un caso tipe, cioè ad un condannato innocente. lo non escl,tdo di poter rivedere il JIIO c,uo, perché neuun ciuadino, malgrado il co· 1iddel!o regime d el Je"ore, deve rimanere 11clle carceri, Je realmente i nnocenle.

«"Non aue/fo gli ordini del giornu dei deputati Gonza/e,, Àmendola e Gennari, né qud/o che reca per prima la /irrna dell'onorevole Maffi.

«" Prendo atto dell'ordine del giorno del d eputato lf/ìlfa,; e prendo allo a11che dell'ordine del gior11<> del d eputalo Boggiano-Piro, che non i né approfJabile, né diiapprovabHe.

« " Prego i deputati Sarroahi, Sandrin i, Cele1ia e M arescalchi di rilirare il 1-aru ordine del giorna e di aderire a quello rhe rera per pdma la firm11 del deputato Delrroix : Respingo ·· l'ordine del giornu d el depJ1JaJo Luuu, e prego poi i dep111a1i Barbaro, Mamma/e/la, Madia e Romano di ritirare il lor<> ordine d el giorno e di ripreuntarlo i11 sede di eiercizio provvùoriu •·. (Presidente: " t già staio ritirato").

«

·• Dichirtro, infine, che il Governo accma l' ordin e del giorn o del deputalo Delcroix " »

JI deputato Genunzio Bentini mantìenc il suo ordine del giorno; i deputati Giovanni Amendola, Antonio Boggiano-Pico, Enrico Gonzales, Emilio Lussu, Gino Sarrocchi, G iuseppe Wilfan lo ritirano; i deputati Egidio G ennari e Fabrizio Malli sono assenti, L'ordine del giorno d el deputato G enunzio Bentini, messo in votazione è r espinto; su quello del deputato Carlo D elcroix viene chiesta la. votazione nominale. Sull·ordine della votazione, parla il deputato Filippo Turati; per una dichiarazione di voto, parlano i deputati. Cesare Forni ( interrotto da Mussolini per quauro volte-) e Se.velli. Quindi l'ordine del giorno del deputato Carlo D elcroix ( « La Camera, esprimendo la sua piena fiducia nel Governo, nell'opera d a esso compiuta e nel programma per l'avvenire, approva l'indirizzo di ri5posta al discorso della Corona») ! .approvat o con voti % 1 contro 101. {Dagli Atti del P11r/4mento it.Jia,ro. Camera ·Jei Jepu1a1i. Se.uio,re· dt. L tgi1la111ra cit. Dit,uuioni Val11mt I , pau. 246- 251).

•• A Roma, nella sede central e delta Società Dante Alighi,ri, il 10 giugno 1924, il deputato Paolo Boselli, p.rcsidente della Società, offre a Mu55olioi la

Opera Omnia Di Benito Mus Solini

Molti credono che la cosa s ia stata facilissima. Non è così. C'era il t ra ttato di Ra pallo firmato e che doveva essere rispettato e c'erano , documenti segreti, non pubblicat i, ma che esi.stevano, che mutilavano la città. Questo rendeva difficilissimo, dal punto di vista politico, l'annessione della . città. Ma pure siamo riusciti: dico . « siamo », perché anche il popolo contribuì, coUa sua ritrovata disciplina, a rendere possibile di annettere Fiume all'Italia.

In secondo luogo questa cerimonia mi commuové perché si svolg e nella sede <l.ella D ante A lighieri: l'Associazione della quale voi, onorevole Presidente, avete tracciato i compiti attuali e fut uri con parola mirabile e ardente di amor ·patrio e così vibrante . di passione ita liana.

Veramente s i può dire che jn voi, fascista ad. honorem, s i ricongiunge tutta la più nobile t radizione italiana del Ri sorg imento, dai nostri mag· giori a questo impetuoso rigogl io della giovinezza odierna

Vi ringrazio, onorevole Presidente, e con voi ringrazio il sodal izio del quale siete il più fervido animatore.

L'offerta della medaglia che s'intitola dal vostro nome, può consistere in un premio per il passato, ma io voglio considerarla· anche come uno sprone per un migliore avvenire. (Vivi11imi applau1i coronano Je parule di S. E. Mu1solinr).

Per La Scomparsa

C redo d1e la Camera sia ansiosa d i ave re notizie sulla sorte d ell'onorevole Matteotti, scomparso improvvisamente nel pomeriggio d i martedì scorso in circostanze di tempo e di luogo non a~cora ben precisate, ma comunque tali da legit timare l'ipotesi di un delitto, che, se compiuto, non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del Governo e del Parlamento.

Comunico" alla Camera che, appena gli organi di Polìzìa furono informati della prolungata assenza del deputato Matteotti, io stesso imprima medaglia d'oro per i benemeriti dell'jt alianità . In tale occasione, il Presidente d el Con5ig lio pronuncia le parole qui riportate. (Da Il Po-polo d'/ Jalid, N . 139, 11 giugno 1924, XI).

• L'll giugno 1924, vérso le 18, si era appresa la notizia della scomparsa del deputato socialista. Gi acomo Matteotti In merito, alla Camiera dei deputati, n ella tornata. del 12 giugno ( ore 16- 19.4)), Mussolini fa le dichiarazioni q ui riportate. (Dagli A JJi del Parldmrnto italiano, Camera dei dep111a1i. SeuioM rii . Legis/11111,a ciJ. DiJr11ssioni. VolNme I, pag 322)

DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 327 partii ordini tassativi per intensificare le ricerche a Rornà e fuori Roma, in altre città e ai passi di frontiera.

La Polizia, nelle sue rapide indagini, _ si è già messa sulle tracce di elementi sospetti e nulla trascurerà per fare luce sull'avvenimento, arrestare i colpevoli ed assicurarli alla g iustizia.- (Approvazioni).

41" RIUNIONE

DEL GRAN. CONSIGLIO DEL FASCISMO*

Erana presenti S. E. Mussolini, S. E. Federzoni, S. E. Camazza, S E. Ciana, S. E. Acerbo, S. E. Finzi, S. E. De Bono, /' on Bal bo , /'on. Rossoni1 /'on. Po1tiglio11e, / ' on. Maravig!ia, /'on. Bailianini, l'an. Caprin o, il comm. Marin e/li, il commendato, Roui, il doti. Forges D ai1ttuzati, il comm. Aleuandro 1W.elchiori, nonché il segretario on. Giunta. Avevano sam~.ta l'aJJenza S. E. Ovigli o, S. E. De Stefani,S. E. Gentile.

LA 1ed11ta è 1tala completamente a.uorbita dalla relazione di S, E. M1usolini sopra la situazione g~nerale · poliJica. ,

Apertasi la discm1io11e, vi hanno partecipato quasi lutti i membri de/ Gran Comiglio.

Per La Scomparsa

DEL DEPUTATO GIACOMO MATTEOTTI**

Voi avete udito le mie dichiarazioni di ieri sera: non c'era e non ci poteva essere una p.1rola di meno né ulla parola di più. In quel momento ero il rappresentante della legge e del potere esecutivo; dovevo d ire1 e lo ripeto, che i colpevoli saranno rintracciati e affidati alla giu• . stizia.

Le prime notizie della scomparsa sono di mercoledì alle o re 18; nelle ventiquatt ro ore successive la Polizia ha identificato con nome e cognome tutti coloro che hanno partecipato al fatto e, quantunque ap·

• Tenutasi a palnzo Venezia ( ?) 11 12 giugno 1924 (ore . 22-24 (?)). (Da Il Popolo d'Italia, 1:-7. 141, 13 giugno 1924, Xl).

• • li 13 giugno 1924, viene confermato che il deputato Giacomo Matteotti è stato assassinato. In merito, alla Camera dei deputati, nella tornata dello sttsso giorno (ore 16-17 .50), Mussolini fa le dichiarazioni qui riportate. (Dagli Atti del Parlamento italiano, Camera d ei d eputali. Se;sionr dt. LegiJlaiura ,ù. DiJCU! • !ioni Volum e I, pagg 328-329), profittando del ritardo fossero partiti per diverse località, wio di essi è stato arrestato ieri sera a Roma, cd è il Dnmini; un altro è stato arrestato a Milano, ed è certo Putato. Gli altri tre o quattro· sono accerchiati, e se· si fosse fatto un po'. meno di clamore, molto probabilmente a quest'ora sarebbero g ià re,egati ndle carceri. fo non ho bisogno di dire che cond ivido pienamente tutto quello che il Presidente ha detto, che l'ono!evole Grandi, l'onorevole Soleri, e l'onorevole Delcroix hanno detto. ll paese, la nazione nei suoi strati profondi e v itali aveva accolto le mie parole con un senso di sodisfazione vivissima. Si era determinata, attraverso le parole ardenti di Dekroix e le mie, una specie di détenle dcll'Assemblea, e si era determinata una situazione di concordia e di pacificazione nel paese. Io potevo dire, senza fa lse modest ie, di essere g iunto qua si al termine della mfa. fa tica, al compimento della mia opera, ed ecco che il destino, la bestialità, il delitto t urbano, non credo in maniera irreparabile, questo processo di ricostruzione morale.

Di ora in ora si segue Ja situazione: io credo che la Polizia entro oggi, o al più tardi nella serata, avrà ·preso possesso di tutti quelli che hanno partecipato al misfatto.

Se c'è qualcuno in quest'Aula che abbia diritto più di tutti di essere addolorato e, aggiungerei, esasperato, sono io. (Vive approvazioni. V oci: « Ve riuimo! V eriJJimo! »).

Solo u n mjo nem ico, che da lung he notti avesse pensato a qualche cosa di diabol!co, poteva effettuare questo delitto che oggi ci percuote di orrore e ci strappa grida di indignazione.

Voi sapete che col mio discorso di sabato io avevo in un certo senso superato le posizioni dell'Assemblea, ero andato al di là delle stesse nominolog ie di maggioranza e di minoranza, mi ero messo in diretto contatto con l'anima del paese. ( « B eniJJùno / »).

La situazio"ne, o signori, è estremamente delicata. Quello che è accaduto ier sera in quest' AuJa è un sintomo che non può essere trascurato dal Governo. Se si tratta di deplorare, se si t ratta di condannare, se si tratta di compiangere la vittima, se si tratta di procedere innan1:i ,alla ricerca di tutti i colpevoli e di tutti i responsabili, siamo qui a ripetere che ciò sarà fatto tranquillamente e inesorabilmente;

Ma se da quèsto episodio tristissimo si volesse trarre argomento non per una più vasta riconciliazione degli animi sulla base dì un accettato e riconosciuto bisogno di concordia nazionale, ma si cercasse di inscenare una speculazione di ordine politico che dovrebbe investire il Governo, si sappia chiaramente che H Governo punta i piedi, che il Governo si difenderebbe a qualsiasi costo, che il Governo, avendo la coscienza enori:n,emente tranquilla ( vivi applauu), ed essendo sicuro di aver già fatto il suo dovere e di farlo in seguito1 adotterebbe i mezzi necessari per sventare questo gioco, che, invece di condurre alla concordia gli animi degli italiani, H agiterebbe con divisioni ancor più profonde. Questo andava detto, poiché i sintomi non mancano.

La legge avrà il suo corso, la Polizia consegnerà i colpevoli all'autorità g iudiziaria, che s'impadronirà della questione e spiccherà i mandati di cattura necessari. Di più non si può chiedere al Governo.

Se voi mi date l'autorizzazione di un giudizio sommario, il giudizio sommario sarà compiuto (impressione) ; ma sino a quando questo non si può chiedere e non si deve chiedere, bisogna mantenere i nervi a posto e rifiutarsi di allargare un episodio n_efando e idiota in una que• · stionc di politica generale e di politica dì Governo. (Approvaziom).

Ora la nazione dimostra per mille segni la sua fiducia nell 'opera del Governo per quello che gli spetta come potere esecutivo; e dico a voi, rappresentanti della nazione, che questa fiducia non sarà delusa. Git1;5tizia sarà fatta, deve esser fatta, perché, come qualcuno dì voi ha detto, il delitto è un delitto dì antifascismo è di antinazione. Prima di essere orribile, è di una umiliante b~tialità. Non si può esitare, davanti a casi siffatti, a distinguere nettamente quello che è la politica da quello che è crimine. (Approvaziom).

In altre località d'Italia ho dimostrato che questa distinzipne deve essere sempre più profonda, più netta, più inequivocabile.

Poiché noi siamo aff~zionati alle nostre idee, e tali idee, tale passione e tale martirio difenderemo anche con la vita, vogliamo che i buoni cittadini italiani non si . confondano e non confondano, che sappiamo distinguere la zona de!Ia delinquenza dalla zona del sacrificio e dell'ideale. Questo è il mio dovere, questo dovere sarà compiuto. (Viviuimi, prol,11goti opplo,11). ·

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