30 minute read
DAL VIAGGIO NEGLI
ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 253 preparazioni, rovina. li uomini hanno meno rispetto a offendere u n o che si faccia amare, che uno che si facci a temere, perché l'Amore è tenuto da. uno vincolo di obbligo, il quale per essere li u omini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto, ma il timore è tenuto da una paura di pena che non abbandona mai ».
Per quanto concerne gli egoismi umani, trovo fra le Carte varie, quanto segue :
Advertisement
« Gli uomini si dolgono più di un podere che sia loro to lto, che di uno fratello o padre che fosse loro morto, perché la morte si dimentica qualche volta, la roba mai. La ragione è pronta; perché ogn uno sa che per la mutazione di uno stato, uno f ratello non può risuscitare, ma e' può bene riavere il suo podere».
E al capitolo terzo dei Dùcor1i: le citazioni potrebbero ·continuare, ma non è necessario. I brani riportati sono suffi.centi per dimostrare che il giudizio negativo sugli uomini, non è incidentale, ma fondamentale nello spirito di Machiavelli. :e in tutte le sue opere. Rappresenta una merilata e sconsolata convin· zione. Di questo punto iniziale ed essenzia le bisogna tener conto, per seguire tutti i successivi sviluppi del pensiero di Machiavelli. anche evidente che il Machiavelli, giudicando come giudicava gli uomini, non si rife riva soltanto a quelli del suo tempo, ai fiorentini, toscani: ita liani che vissero a cavallo fra il XV e il XVI secolo, ma agli uominì senza limi· ta.zione di spazio e di tempo. Di tempo ne è passato, ma se mi fosse lecito giudicare i miei simili e contemp:>ranei, io non potrei in alcun modo attenuare il giudizio di Machiavelli. Dovrei, forse, aggravarlo. Machiavelli non si illude e non illude il Principe. L'antitesi fra Principe e popolo, fra StatO e individuo è nel concetto di Machiavelli fatale. Quello che fu chiamato utilitarismo, pragmatismo, cinismo machiavell ico scaturisce logicamente da questa posizione iniziale. La parola Principe deve intendersi come Stato. Nel concetto di Machiavelli il Principe è Io Stato. Mentre gli individui tendono, sospinti dai loro egoismi, all 'atonismo sociale, lo Stato rappresenta una organizzazione e una limi~azione. L'in dividuo tende a evadere continuamente. Tende a disubbidire alle leggi, a 110n pagare i tributi, a non fare la guerra. Pochi sono coloro - eroi o santi - che sacrificano il proprio io sull'altare dello Stato. Tutti gli altri sono in istato di rivolta pot enziale contro lo Stato. le
« Come dimostrano tutti coloro che ragionano del vivere civile e come ne è p ren ia di esempii ogni storia, è necessario a chi dispone una Repubblica ed ordina l eggi in quella, presupporre tutti gli uomini essere cattivi e che li abbiano sempre a usa.re la malig nità d ell'a nimo loro, qua lunque vo lta ne abbi n o l ibera occasione G li uomini non operano ma i nulla bene se non per necessità, ma dove la libertà abbOflda e che vi può essere licenzia si ri empie subito ogni cosa di confusione e dì disordine».
Opera Omnia Di Benito Mussolini
rivoluiioni dei secoli XVII e XVIII hanno tentato di risolvere questo dissidio che è alla base di ogni organizzazione sodale statale, facendo sorgere il potere come una emanazione della libera volontà -del popolo. C'è una finzione e una illusione di più. Prima di tutto il popolo non fu mai de6.nito. n una en_tità meramente· astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrane:> applicato al popolo è una tragica burla. Il J>Opolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale, Anche nei paesi dove questi meccanismi sono in più alto uso da secoli e secoli, giungono ore solenni in cui non si domanda più nulla al popolo, perché si sente che la risposta sarebbe fatale; gli si strappano le corone cartacee della sovra· nità - buone per i tempi normali - e gli si ordina senz'altro o di accettare una Rivoluzione o una pace o di marciare verso l'ignoto di una guerra. Al popolo n on resta che .un monos illabo per affermare e obbedire. Voi vedete che 1a sovranità elargita graziosamente a l popolo ·g li viene sottratta nei momenti in cui potrebbe sentirOe il bisogno. Gli viene lasciata solo quando è innocua o è reputata tale, cioè nei momenti di ordinaria amministrazione. Vi imaginate voi una guerra proclamata per referendum? II referendum va benissimo quando si tratta di scegliere il luogo più acconcio per collocare la fontana del villaggio, ma quando gl i interessi supremi di un popolo sono in giuoco, anche i Governi ultrademocratici si guardano bene dal rimetterli al g iudizio del popolo stesso. V'è dunque immanente, anche nei regimi qu;1.li ci sono st;1.ti confezionati dalla Enciclopedia - che peccava, attraverso Rousseau, di un eccesso incommensurabile di ottimismo - il diss.idio fra forza o rganizzata dello Stato e il frammentarismo dei singoli e dei g ruppi. Regimi esclusivamente consensuali non sono mai esi stiti, non esistono, non esisteranno · probabilmente mai. Ben prima del mio orama i famoso articolo Forza e comemo, Machiavelli scriveva nel Principe, pagina 32 :
« Di qui nacque che tutti i profeti armati vincono e li disarmati ru inarono )>.
Perché Ia natura dei popoli è varia ed è facile persuadere loro una cosa, ma è difficile fermarli in quella persuasione.
« E però conviene essere ordinato in modo, che quando non credono p iù si posu far credere loro per forza. Moise, Ciro, Teseo, Romolo non avrebbero po. tuto fare osservare lungamente le loro costitu.z:ioni, se fussi no stati disarmati ».
BENITO MUSSOLINI
D a Gtmtr(hù,, N. 4, aprile 1924, IJI.
89' RIUNIONE ·DEL CONSIGLIÒ DEI MINISTRI•
Al principio della seduta1 il President e ha rivolto, a nome d el Gabinetto, u,r saluto cordiale al nuovo miniJtro della Guerra, generale Di Giorgio.
Il Presidente del Consiglio, ministro degli EJteri1 in 111za denag!iaia relazione J; politica estera, accenna parJicolarmente al prossimu convegno di Milano coi ministri Theunis e Hymans del Belgio, nonché alla visittl del signor Bené1, ministro degli El/eri della Cecoslovac_chia. (.+ )
Le conversazioni che avranno luogo coi ministri belgi a Mibno e con BenB a Roma potranno rappresentare m.omenti di una certa import anza nello sviluppo della politica estera italiana. La situazione politica con la Turchia è tornata perfettamente ch iara. Il nostro ambasciatore Montagna, che si è recato a d Angora, ha potuto facilmente dimostrare a Ismet Pascià che l'Italia non ha ·assolutamente alcuna mira di espansionismo politico o territoriale nei confronti della nuova Turchia, con la quale l'Italia intende di mantenere upporti di sincera amicizia. Le conversazioni· non ancora ultimate con l'lnghilterra hanno condotto ad un primo, favorevole risultato:, cioè a considerare la questione del Giubaland come non legata alla quest~one del Dodecaneso.
Lo spirito di amichevole cordialità col quale il Governo di MacDonald conduce le conversazioni, induce a prevedere che la conclusione' non sarà lontana e che il giusto compenso coloniale nella regione del Giuba sarà attribuito definitivamente a ll'Italia.
L'on. Muuolini ha toccato anche questioni minori.
Passando all'interno1 il Presidente de! Comiglio ha dichiara/o che , finiti già da tempo g li incidenti p ost-elettorali, si è n otata una recrudescenza di isolate aggressioni sovversive, che è stata e sarà ene rgìcamente fronteggiata e repressa dagli organi del Governo. Quanto al l '° maggio, le- notizie documentano che essa è giornilta tranquilla e lavorativa in tutta Italia. A Torino, a Genova l'ordine pubblico è perfetto e si lavora in tutti i servizi e negli stabilimenti. A Milano, nei grandi stabilimenti, tutti gli operai si sono recati al lavoro e cosl negli stabilimenti delta provinda. Solo in alcuni stabilimenti della città vi è stata parziale astensione , che rion ha superato il sedici per cento. .A Bologna, Alessandria e Firenze l'ordine pubblico per~etto e tutti &li operai e gli addetti ai pubblici servizi si sono recati al lav oro. Cosi in genere nelle altre città. (11 Consiglio ha approvalo le dichiarazi oni del Pretide11te). ·
" Tenutasi il l'° maggio 1924 (ore 10.13,30). (Da Il P~polo d'Iralia, N . 10~, 2 maggio 1924, XI).
Su propo1ta del Pre1idente del Comiglio, di concerto col minìsh'o della P11bblica ùtr11zione1 on. Gentile, il Consiglio ha approvato un decreto legge per /'iJJituzione di un grande teatro lirico nazio nale in Roma, degn o- della capitale. E una delle provvidenze che il Governo nazionale· 11110/e attuare a favore di Roma, ma è anche ,ma fo ndazione che intende .1oddisfare uno dei maggiori biiogni de//'arle e del decoro nazionale. Una ·,ammissione comp_o-sta dei ministri GenJi/e, De St ef cmì, Oviglio e deWon. Acerbo concreterà al più presto il relativo piano fi nanziario, secondo i principi stabiliti dal Consiglio. (.+)
IJ f!residenle si è riurvato- di notificare la data della prOuima ad11nanza.
ALL'ASSEMBLEA DELL' ISTITUTO INTERNAZIONALE DI AGRICOLTURA*
Sire! Signori delegati!
Con intima, grande soddisfazione ·dò il benvenuto ag li · invitati dei settanta Stati aderenti all'Istituto internazionale di agricoltura qui convenuti per divisare i mezzi che meglio vi assicurino un:i vita feco nda e diretta a ~mpre maggiori benefici per l'agricoltura del mondo.
Il Governo italiano è interprete fedele dell'anima e della coscienza nazionale nell'esprimere il senso dell'alta importanza che esso attribu isce alJ'industria agricola, sopra tutte le occupazioni umane. L'anima della nostra razza, che ha storicamente vissuto iJ passaggio dalJa vita agreste a quella deJl'urbe e che ne h a tratto ·mirabili espress ioni di arte e di vita sociale e religiosa , ispirazioni ed istituzioni che formano uria parte eminente del patrimonio comune in ogni popolo, pensa che sull' agricoltura riposa l'intero edificio della prosperità sociale e che se altre attività produttive ~possono essere più impressionanti ncIIa grandiosità potente delie Joro manifestazioni, nessuna è altrettanto nobi le ed essenziale.
Poiché, infine, si potrebbe perfettamente immaginare l'uman ità p rivata delle sue superbe espressioni di forza e di conq.uista, _ma, o signori, fin
• A Roma, nella sede dell'Istituto internazionale <li agricoltura sita a villa Umberto, il 2 maggio 1924, alle IO, Mussolini presenzia, assieme a Sua M aestà Vittorio Emanut'le III, la cerimonia per l'inaugurazione dell a settima assemblea dell'Istituto. In tale occasione, dopo il sa luto rivolto ag li intervenuti da. luigi Dop, vicepresidente dell'Istituto, il P residente del Consig lio pronuncia il discorso guì riportato. (D.i. li Popolo d' l lalia, N . 106, 3 maggio 1924, Xl).
VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 257
quando la ·razza umana esisterà, essa sarà obbligata a trarre dalla terra madre quanto è necessario a sostenere la vita. Unire g li sforzi di tutt i i paesi del mond(! pe r la prosperità dell 'agricoltura, per una più completa e sollecita conoscenza delle su~ condizioni e dei suoi metodi più perfezionati, per lo studio delle leggi e degli istituti che mirano al suo mi· gliorarneoto .ed a quello di tutti coloro che vi consacrano il loro diuturno hYoro, è compito veramente nobile e g rande. 'E. questo il compito del· l'Istituto. Ed io ascrivo a grande ventura per l'Italia che l'Istituto abbia sede in essa; vent1;1ra meritata poiché sul nostro suolo la grande idea del· l'americano, la cui figura è qui sempre presente ed il cui posto è segnato, trovò accogl ienza presso la Maestà Vostra , che così acquistò nuovi d iritti' alia riconoscenza del nostro paese e del mondo intero.
. Ed ecco per quale ordine d i ragioni nazionali ed interna2io11ali ad un tempo il Governo italiano considera colla pili gcande simpatia questo Istituto e g li augura e ferniamente vuole la sua magg iore prosperità e il !:UO pcogrCssivo svi luppo.
Mi è grato affermare ciò: assicurare che noi tenderemo a tale scopo con volontà ed energia costanti, !mimati come siamo dalla bontà dei fini perseguiti ed incoraggiati dalla cooperazione di tutti gli Stati civili. Qui infatti non vi sono competizioni se non feconde, vastità di idee cd armonia rispon denti al ritmo ampio ed armonico del lavoro dei campi e del grande quadro in cui esso si svolge.
Questa assemblea generale, la sett ima dalle origini, Ja terza dopo 1a guerra, può in vista dell'importanza degl i argomenti iscritti all'ordine del giorno, segnare una data nella stocia dell'Jstih1to. L'assestamento delle sue basi finanziarie, la possibilità di una collaborazione colle associaz ioni libere e con i congressi, la preparazione di censimenti simultanei d ell a produz ione dei diversi paesi, il migliocamento dei servizi, sono questioni che risaltano nettamente dall'insieme del vostro ordine del g iorno grazie alla loro portata non relativa soltanto, ma anche assoluta. Esse costitui· scono un insieme tale da giustificare la importanza che si annette a questa nwnerosa riunione di personaggi eminenti inviati a Roma per trattare qµest ioni che interessano molto questa grande istituz ione.
Possa questa riunione raggiungere risultati positivi per gli interessi solidali dell'agricoltura del mond~ intero!
Sire! Signori!
_t:: questo il voto del Governo italiano, è questo il mio voto personale per la riuscita dei lavori della vostra assemblea. (Il diJrorso del PreJi· d ente del Comiglio è Jlttto Nlrttato da vi vissimi applauu).
AL SINDACO DI PALERMO*
L'on. AfoJJo lini ringrazia il sindaco e 1i dice /;eto e grata per le enfJ1siaJtich e accoglie nze cui è Jtato fatto ugna dalla tilladinanza. ' Varie cose - egli dice~ possono nascere da questa mia visita, che ha uno scopo. Io non sono venuto qui solo per visitare luoghi e città, ma soprattutto per rendermi conto personàlmente dei reali bisogni di quest'isola pat.i,:iottica.
Conclude al g rido- di« Viva la Sicilia!». (La f olla che g remiice l'a11/11 grida: « Viva /'ltt1/ia! Viva Mwsolini! ») 0 •
AL POPOLO DI PALERMO* '*
Nobile e fierissimo popolo di Palermo!
Non ti mer:l.vigliare se la mia voce ti giungerà rotta e spezzata. Non ti stupire se sul mio volto di rude tombattitore vedrai scendere lacrime di commozione. Lo spettacolo che tu mi hai offerto stamane e che mi
• Il 4 maggio 1924, alle 13, Mussolini era partito in treno alla volta di Formia. Alle 16, era g iunto a Formia, dove si era imbarcato sulla corazzata D t1nte Alighieri d iretto in Sicilia, Il 5 maggio, alle 9, la Danl~ .Alighieri appro da a Palermo. Mussolini sbarca a lle 10. Visitata la Capiianeria, verso le 11 «!- rice. vuto in municipio, Al saluto rivoltogli dal cavalier Di Sca lca, sindaco d i P ale rmo, il Presidente de l Consigli o rispo nde con le p arole qui riport ate in r iassunto. (Da L' Ora di Palermo, corriere politico quotidiano della Sici lia, N. 107, 6 maggio 1 1924, XXV)
** « li sindaco presen ta qui ndi al capo del Governo l e autorità ( + ) All a presentazione di G. A. Cesareo, l'onorevole Mussolini inte rrompe: "li poeta?' ', Il pro fessor Cesareo fa un seg no di sorpresa; poi dice pronto: "Sl, eccellenza. N on accade .sempre che gli uomini di governo conoscano i letterati e la letteratura". "1n altri tempi", ribatte il Presidente del Consiglio. •• io porrei ripetere " memo,ia i m ere Jlle poe1ie ". E cosl dicendo, stringe cordialmente la ma no al poeta, che si allo ntana. Quando viene presentato il rettore, professor Ercole, l'ono• revole Mussolini lo ferìna e g li dice: "SJo studi ando gli urini SII Ma,hiavelli çh~ lei h11 pubbti,atò nella Rivista Politica. Mi tono mo/Jo utili per la wi ,he sto • prepMand o PM la mia disu ,tazione ", JI professor Ercole ringrazia e si r itira con un sorriso di compiacimento». (Da L'Ora, N, 107, (i 1n3ggio 1924 , XXV).
• 0 A Palermo, il m aggio 1924, verso le 12, Mussolini visita il Pantheon di San D omenico, dove rende o maggio :i li!? tombe di Francesco Crispi e del genera le An tonino· Cascine e, g uidato da Vittorio Ema nuele Orlando, il M useo del Risorgimento p resso fa Società d i storia p a tria D opo aver ossequ iato il car-
DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 259
offri in questo momento supera ogni aspettativa e non vi è parola che possa tradurre i sentimenti che tumultuano nel mio spirito. Stamane all'alba si profilava app<:na dal Ma re nostro la l ìnea della tua Isola e già veniva verso di me l'effluvio dolcissimo dei tuoi mille g iard in i! Poi tu mi hai offerto su di un vassoio simbol ico non già le chiavi ed il sale della ospitalità ma tutto il tuo fervidissimo cuore italiano. Ti sia no rese grazie dal profondo del mio animo!
t un antico giuramento q uello che oggi assolvo, è u na promessa che oggi finalmente, dopo un'attesa che parve lunga non soltanto a voi, viene ad essere adempiuta. Fino dai primi mesi del mio Governo fu mio proposito di visitare la vostra terra, non già per cercarvi della popolarità; meno ancora per ·accettare dei voti ! M :i. oggi che la battag lia delle urne è passata e si è conclusa in un modo trionfale, oggi vengo a te, popolo palermitano, con la coscienza tranquilla perché non è soltanto da oggi · che tu sei l'oggetto della mia devozione e del mio profondo amore.
(Viviuimi, prolungati appla11u). · 1 •
Sceso a terra, uno dei primi sa lut i l'ni è stato porto da un uomo della vostra gente, che, dopo una giornata infausta per la Patria, seppe trovare una semplice ma a ltrettanto solenne parola: «Res istere! >>. Resistere sul Piave, resistere all'interno, resistere dovunque era la Patria; dovunque erano cuori di italiani, resistere per la vittoria del gìugno, resistere per la vittoria delr9ttobre, quando l' armata di un'impero potente, che aveva dominato l'Europa per secoli e secoli, volse in disordinata rotta, sospinta da quell'Esercito italiano io cui il fior e del si lenzioso eroismo era rappresentato dalle vostre mirabili fanterie. (Acèl.:tm,nioui entusi.:tsliche Gfida freneJiche di:« Viva l'Esercito.' Viv.:t la Sicilia!»).
Ho reso omaggio alla tomba di Francesco Crispi, non soltanto gloria palermitana e siciliana, ma g loria italiana. Non importa se eg li abbia subi1:o il destino durissimo di vivere in un'età oscura; q uesto, se mai , aumenta la sua gloria, aumenta la sua grandezza, aumenta la ve"rità del suo verbo di energia, di potenza, di dign ità, oggi accolto trionfalmente dalle generazioni di Vittorio Veneto uscite dalle sanguinose e indimen· ticabili trincee. (Vivis1imi appltum).
Ed ho reso omaggio ail'eroe degli eroi, al vostro (ascino. C'è forse pietra del Carso, pietra di quelle doline dove noi abbiamo sofferto e dove il popolo è diventato g rande, c'è forse zolla di tutto l'arco d i trincee din~e Lualdi, ispezi ona, n el parco della Favo rita , l'hangar dove sono i dirigibi li P.M . e 0.S. Nel pomeriggio, visita l'Istituto dei mutilati e quello per l' infanzia abbandonata. Verso le 18, dalla terrazza del palazzo reale, p ronuncia. il disco rso qui riportato (Da VOM, Nn. 107, 108, 6, 7 maggio 19 24, XXV; dal Gi ornale di Sid /it, di Palermo, Nn. 105 , 106, 5-6, 6-7 maggio 1924, LXIII; da Il PQp()/o d' Italia, N. 108, 6 maggio 1924, Xl).
OPERA OMNlA DI BENITO MUSSOLINI
che andava dallo Stelvio al mare che non sia stata bagnata ·da stiUe di purissimo sangue siciliano? (Applatni fragoro!1).
Molto vi deve Ja Patria, molto vi deve l'Italia nell'epoca del Risorgimento, molto vi deve l'Italia durante le guèrre coloniali che voi particolarmente. sentivate, molto vi deve l'Italia per il vostro ammirevole contegno durante la guerra di redenzione e molto ancora vi .deve per il vostro contegno d i equilibrio e di saggezza che avete serbato negli ann i incerti del dopoguerra. Qui, ove gli spiriti sono abituati alla luce solare e ai dettami della saggezza antica e moderna, qui non vi furono oscuramenti di civiltà, qui non vi fu imbestialimento collettivo; qui era la riserva, qui era la valanga che sarebbe fatalmente salita se l'Italia avesse veramente raggiunto l'orlo estremo dell'ab isso ! (Acclamazioni en/11sù1 .11iche).
Quello che io compio, o palermitan i, è in pr imo luogo un pellegrinagg io di amore.
In secondo luogo è una ricognizione, Oh! io conosco i vostri antichi e per molto tempo inappagati bisogni. So quello che v i occorre. Potrei numerare i paesi ed i comuni che non hanno strade, che non hanno acqua; non ignoro la desolazione de l latifondo, né mi è sconosciuta la tragedia oscura della zolfara. Ma un conto è leggere, sia pure attraverso i rapporti, un conto è vedere, constatare, scendere in mezzo al popolo, al popolo che è buono, sobrio, tenace, laborioso. Un cont o è ascoltare le voci a Roma ed un altro conto è ascoltare le voci che salgono dalla profondi tà di un popolo. (A alamazioni ent11siastìche).
Direi cosa assurda se affermassi che tutti i ·problemi che a ngu stiano l a vostra Isola bellissima sono stati affrontati e risolti; ma quello che con sicura coscienza v i posso dire è ch e la. sintesi di tlltti i vostri probleròi è presente nella mia coscienza. E un'altra cosa voglio aggiungere, questa:ho la volontà di risolverli e Ii risolverò. (Il popolo pr.orompe in rma entmìaitfra, prolrmgàta ovazione).
Qualche cosa si è fatto, ma molto ancora resta da fare. Per fortuna, a quella c he io vorrei chiamare la coscienza del dovere e della responsabilità d i Governo, si aggiunge oggi l'ausilio delle nuove forze e delle nuove generazioni, Siete voi, e soprattuttò voi, che dovete porre con tenacia instancabile, con diligenza inflessibile i problemi della vostra Isola, in modo che da problemi rCg ionali appaiano in un dato momento nella loro vera essenza di problemi nazionali. (Ent11JiaJJùhe approvaziom).
Ed ora, o popolo palermitano, voglio scendere a colloquio con te. n questo un vecchio costume antico da quando i tribuni parlavano dall'arengo e moderno perché fu ripreso a Fiume. (Grida di:« Evviva D'A nn11nzio! »).
Ebbene, popolo palermitano, se l'Italia ti ch iede cd esige da te la
DAL VIAGGIO NEGLI ABRU Z21 AL DELITTO MATTEOTTI 261 disciplina necessaria, il lavoro concorde, la devozione assoluta alla Patria, che cosa rispon di tu, o popolo palermitano ? (T11tt o il popolo prorom pe in 1m formidabile « 11/ »).
E se domani è necessario che Ia valanga dei tuoi petti salga ancora, se è necessario ripulire tutto quanto non ha più ragione di esistere , sei tu pronto a marciare? (LA folla prorompe in 1111 n11ovo, podero10 «sì! >>), Popolo palermitano!
Sei veramente degno della tua storia e della tua gloria. Sei veramente un popolo garibaldino! Poiché non ancora furono impegnate tutte le battaglie, non ancora può dirsi .finita l'opera d i redenzione e di ricostruzione, Tu sai che. quando fa libertà non è tutelata dall'ordine diventa l icen za e raos. Tu sai che non si posson o governare le nazioni senza avere polsi di ferro e volontà d'acciaio. (A alamaz;oni frag orose). ·Ma questo sti le di g overno, che è il mio stile e del quale rivendico orgogliosamente tutt a la responsabi lità, non impedisce di and are al popolo, di a nda re verso il popolo che lavora e che soffre e che non turba l'ordine: pubblico, ve rso il popolo che è la base granitica sulla quale si costruisce la grandezza delle nazioni, di andare verso questo popolo non vendendogli del fumo, ma dicendogli la verità aperta con cuore fraterno.
Questo, o palermitani, è il fascism o. Questo vuole il Partito Fascista! Noi abbiamo Roma per diritto di rivoluzione! Soltanto da un'altra forza, e solo dopo un combattimento che non potrebbe non essere asperrimo, ci potrebbe essere tolta! (Applausi interminabili, frenetiche acrlamaziom).
Non so se la mia parola sia giunta a tutti voi. Ma il mio cuore sl !
In quest'ora solenne, mentre il mio dire si avvia alla fine, voglio elevare il p ensiero reverente alla Maestà del re (deliranti acclamazioni,· il pubblico acrlama' entusiàsJica mmle al Sovrano); al re, nel cui nome la Patria simbolegg ia e la stirpe consacra le sue fortun e. V ogliamo fare e faremo ogni sforzo p erché il popolo della Sicilia possa rapidamente m et• tersi all 'avanguardia di tutto il popolo ita liano.
Conto anche su voi, o palermitani! Siamo un grande esercito in marcia, siamo una nazione che riprende a vivere dopo secoli di divisione e di tirannia. Abbiamo frantumato tutti g li ostacoli all'interno Affronteremo con la disciplinata tenacia dei forti CJUelli che ci venissero dall'estero. Ed il.nostro sogno diventerà vita e storia! (Una interminabile ovaz;o11e, che si prolrmga per parecchi minflti, sal!lta le_ parole di S. E. M11u0Nni, Si svei11olano gagliarde/li Ira ripelule acdamazioni al re, a S. E. il Presidente del Consiglio, aJl'[Jalia ed al fa scismo. L'on. M P I · .ro/ini è manifestamente commos;o per la spellacolo grmzdioso della f o/Ja.
RilirtJJosi_ il Pre;id ente d e_/ Comiglio, la manifntazione rontin11a sempre pitì caloro1a "ed ;/ Pres;denle è costreJto a riaffacciarsi ed a ringraziare nuovamente la f olla).
AL POPOLO DI MARSALA•
MuSJolini ;i dice lieto di aSSistere, da quello che potrebbe chiamarsi il limite estremo della: patria siciliana, ad una cerimonia che assomma tutto il popolo combattente uscito vittorioso· dalJa grande guerra.
Il Pre1idente ricorda q11indi come sessant'anni fa, e proprio in questi giorni, spuntavano sull'o ri zzonte di Marsala i navigli dei garibaldini recanti un grande carico di speranze e di gloria. Erario pochi, eppure furono suffice nti per la trionfale marcia fino alla capitale d el regno delle due Sicilie.
li Presidenle rileva poi come 1ia ormai irrimediabil m ente iepolto quel periodo di vergogna in cui era considerai-O delitJo persino innalzare i 1imboli della patria.
Oggi per tutta J'Italia passa un fremito invincibile di passione e di fede ed ovWlque si. disperdono le vestigia di un passato nefasto ·
Il Presìdente ha concluso dicendo di avere assistito, con lieto animo, all'odierna cerimonia, .eminentemente simbolica, nella quale non vi è stato soltanto uno scambio di vessilli, ma uno scambio di ruori, di promesse, di speranze e di fede religiosa, Datemi - h a esclamato - questi vessilli gloriosii che io voglio baciare relig iosamente.
• A Palermo, a l te atro «Massimo », la scr:1. de l 1 maggio 1924, Mussolini aveva assistito ad uno spettacolo di g3fa in suo onore, Il 6 magsio, aveva compiuto un giro di ispezione nella provincia di Palermo. Alla sera, n el ridotto del teatro « M,m imo », aveva p3rtcdp:ito ad un banchetto in suo ono re; poi, a l teatro «Biondo», :1.veva as:.istito ad Ùna rappresentazione data da _Emma Gramm atica.· Il 7 maggio, alle 6.30, aveva visitato il Duomo ed il Chiostro; indi il bacino mon· tano di Piana dei Greci, il santuario di Monte P ell egrino, l'ospizio marino annesso ed il cantiere navale. Nel pomeriggio, a veva visitato il ricreatorio M anfrtd; ùtnza di Trabia, il sanatorio per bambini tisici a Passo di Rigano e il s:i.natorio per ti§ici Vincenzo Cervello ai Pietrazzi, l'Università (dove aveva sèritto su una pergamena: « Le u11iversità glo,-iose devom; essere le J11cin e della Po· te11z" delltZ patritZ ~), la sede della Federazi~ne provinciale fascista e quella dei sindacati fascisti , la Casa del Fascio. Alle 19,30, si era imbarcato sulla corazzata Da11te Alighie,-i diretto a Marsala. L'S maggio, alle 7 30, sbarca a Marsala. RccAtosi a l palazzo comunale, riceve il saluto del commissario r egio. Poi, nella pi;'IZU. del comune, da un palco cretto presso la cattednle, presenzia la cerimonia per Jo scnmbio delle bandiere fra i presiden ti dell e Associazioni nazionali dei combattenti e dei mutilati di g u erra. In tale oc· clsione, il P residente del Co ns iglio pronuncia il discorso gui ripoitato in riassunto, (Da L'Ol"a, N. 108, 7 maggio 1924, XXV; dal Giorn11/e di Sici/;11, Nn 10 5, 107, 108, 109, 6-7, 7·8, 8 -9, 9-10 magg io 1924, LXIII; da I/ Popolo 4'1talia, Nn. 110, 111, 8, 9 nuggio 1924, XI).
Con questo gesto voglio recare il mio omaggio commosso a tutti i reduci dalle trincee, a tutto il popolo che lavora, a questa Marsala nobilissima e garibaldina.
Viva jl re!
Viva l'Italia! (li diJcorJo di Munolini provoca un'enttniailica dimostrazione, che si prolunga vari mi1111ll).
AL POPOLO DI TRAPANI•
S. E. MuJJ olini, dopo ave r sJreJlo la mano al minùJro Gentile, Jra tm religioso silenzio, prommcia 11n discorso rilevando l'alto significalo della cerimonia de/l'inaugurazione del monumento ai caduti, il cui rn/Jo è Ja<rO. Egli ricorda poi i grandi meriti del popolo siciliano e la Jf(a valida, diJintereisata coopernione nella guerra liberttJrice. (Applausi). E poscia così conclude:
Sul monumento che abbiamo inaugurato vi è la statua di un caduto, di u no di quegli innumerevoli fanti che abbiamo lasciato nelle trincee o al di fuori di esse nella corsa disperata all'assalto. E sono seicentomila! Vedo anche una donna in veste d'angelo che distende le sue ali e china la sua bocca a cercare le labbta del soldato che muore. QueJla donna è la. madre italiana: quella don na raccoglie tutti i dolori e le lacrime delle madri italian e. Ma quella donna è anche la patria, che eleva in alto come un ostensorio il sangue di tutti i suoi caduti per la gloria di ieri e quella di domani. (Una irrefrenabile ovazione saluta le ultim e parole di S. "E. Mfluolini . Vivissima è la commo,zione della folla. Molti piangono).
"' A Marsala, l'S maggio 192~, :ille 10, Mussolini visita lo stabi limento dei fr:itelli Florio. Poi s'imb:irca sul cacci atorpediniere Ribo1y diretto a Trap ani . Alle 11.30, sbarca a Trap;1ni. Recatosi al palazzo comunale, riceve il saluto del sindaco; poi, nella piazza d ella prefettura, inaugura il monumento ai caduti. Alle 12.30, dal balcon.:! del palazzo, dopo il saluto ri voltogli dal ministro Gfovanni Gentile a nome della provincia, pronuncia il discorso qui riportato in riass unto. (Da J/ Popolo d' Italia, N. 111, 9 maggio 1924, XI; e dal Giorn(f/e di Si°c-i lia, N. 109, 9-10 maggio 1924, LXIII).
AL POPOLO DI GIRGENTI "
Il PreJidenle del Consiglio Jalula e ringrazia il popolo di Girgenli per le accoglienze tributate .ed inneggia alla Sicilia, di cui ricorda i meriti, ed e1prime la _riconoscenza della nazione verso questo paese che sa lavorare, soffrire e morire come occorre, in silenzio, senza presentare il conto della gratitudine che gli è dovuta.
S. E. JH11J10/i11i h4 poi così continuato:
Voi avete dei bisogni di ordine materiale che conosco. Mi si è parlato di strade, di acque e di bonifiche; mi si è anche detto che bisogna garantire la incolumità e la proprietà dei cittadini che lavorano. Ebbene, vi dichiaro che prenderò tutte l e ·misure necessarie per tutelare i galantuomin i dai delitti dei delinquenti ; non deve essete più oltre t ollerato che poch e centinaia d i malviventi sovvertano, immiseriscano, taglieggino una popolazione magnifica come la vostra. (Applami fragoro11).
5. E. Mrusolini ha concimo dicendosi 1imro che la gra11dio1a manifestazio11e tribl(/aJagli doveva esure comiderah1 come non direi/a alla s11a persona, ma come ,ma fervida e1altazione ed ade1ione al Govern o nazionale, che compie tenacemente, quotidianamente ed indefessamente il proprio d overe per rendere sempre pùì potente l'IttJlia. (Una ovtJzione delirante accoglie Id fine del discor10 di 5. E. Mussolini).
DISCORSO DI CAMPOilELLO **
I/ Pre sidente pronunzia ad alta v oce 1111 breve diJcorso, per ringra· zùire gli operai d ella calorosa 1ponfrmea accoglienza. Si dice /ielo di aver potuto constatare coi propri occhi le condizioni in mi si 1volge il lavoro u A Girgenti , il pomeriggio del 9 maggio 192-1, Mussolini aveva poSto la prima pietra ddla n uov.1 stazione ed aveva visitato i templi dorici. Il 10 maggio, :i.Ile 6, lascia Girgenti in treno, diretto a Unicattl. Alle 8, arriva a Canicattì, dove inaugura il monwncnto ai caduti, Alle 9, prosegue in treno
* Il pomeriggio dell'R maggio 1924, Mussolini aveva visitato il paese di Monte San Giuliano. Rientrato a Trapani, aveva visita to la sede dd Fascio, l'ospizio marino, le sa line. Alla sera, si era imbarcato sulla corazzata D11nte Alighieri diretto a Po rto Empedocle. li 9 maggio, alle 9.30, . sbarca a Porto Em~ocle. Alle 10, prosegue in auto alla volta Ji G trgmti. Alle 11, arriva a Girgenti. Alle 11.30, dal balcone del palano municipale, pronuncia il discorso qui ri portato io riassunto. (Da Il Popolo d'Italia, Nn, itl, 112, 9, IO maggio 1924, Xl).
Dal
VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 265
nelle miniere e soggi111Jge che il Governo ha fa tto tutto il proprio dovere per la soluzione del problema dell'industria zolfifera siciliana. A ggitmge ch e se altri problemi sorgerann o che interessino t ali indu strie e le condi· zioni d i lavoro, il Governo li esaminerà con la massima s impatia. (Applaus,).
Co,ulude dicendo che si augura che l' industria zolfifera possa riprendere in pieno il suo sviluppo, progredendo tecnicamente ed aumentando le espoctazioni col beneficio anche delle condizioni deg li operai. (Ovaziom).
AL POPOLO DI CALTANISSETTA•
Popolo nisseno e concittadini!
Dico concittad ini perché propr ìo stamane la ra ppresentanza di questa nobilissima città mi ha reso l' onore di concedermi la. vostra cittad inanza. E. un altro v incolo, questo, che si aggiu nge a tutti g li altri di s impatia, di devoz.ione, di italianiss ima fraternità.
Questo mio v iagg io attraverso la vostra Isola dà la documentazione di q uanto ho sempre supposto e c reduto : cioè che qui, in tutte le città della Sicilia, in tutti i comuni, in tutti i casolari, splen de l'altissima fiamma <lcll'amore della Patria; tanto più meritor io quest'amore in quanto i precedenti Governi lo avevano trascurato e d imenticato.
Ora se una parola d'ordi ne può essere Janciata a sign ificare la direzion e che l'attività governativa deve aver e d'ora inna nzi, essa non può esse re che questa: guardare al M ezzogiorno d'Italia e a questa Isola neg letta e dimenticata. Le a ltre regioni ha n no avuto tutto ciò ch e hanno chiesto e meritato, onde oggi iJ Governo di Roma deve esaud ire i vostri bisogn i e venire incontro a lle vostre impelle nti ed urgenti n ecessità di ordine materiale e morale. Qùelle mate ria li richiedono mezzi e tempo; nia l'essenziale è comi ncia re e continuare con inflessibi le t enacia . Q~elk di ord ine morale sono di lasciare libero campo aIIe forze nuove d elle g enerazion i, cimentate dal travaglio deUe trincee : cioè di dare libero passo a lla volta di ùmpobello. Verso le IO, arri va a ùmpobeUo Visitate le mi niere d i zolfo , circa le 12, d al bakone dell:1 sede de ll a direzione delle miniere, pr onuncia il discorso qui ri portato in ri:1ssun10 (D:1 il Popolo d'Italio1, N. 11 3, 11 maggio 1924, Xl). • alla giovinezza italiana che trae il s uo titolo di gloria dalle stesse trincee. Perché ci sono UOfr:1ini Che devono scomparire, classi che hanno esaurito il loro comf'ito, mentre il popolo sicilian o ha scritto una pagina nobilissima della storia. ·
• Il IO maggio 1924, verso le 13, Mussolini lascia Campobello in treno diretto a Ca ltanissetta. Alle 14 30,· arriva a Ca ltanissetta. Alle 1 5, dal ba lcone del palazzo municipale, pron uncia il discorso qui riportato. (D-.i.l Giornale di Sicilir1, N. 112, 12-13 maggio 1924, LXIII).
E mi è lieto di potere in questa piazza elevare un inno al suo civismo meraviglioso. ·Sono sessanta anni d a quando l'Eroe dei due Mondi con mille uomini appena intraprendeva la sua marcia su Palermo e su Napoli. Orbene: ci sono problemi fondamenta li che attendono soluzione da quell'epoca, T;Ii quelli de11e strade, delle acque, della Pubblica Sicurezza, della incolumità delle cose e delle persone, rimasti per lungo tempo allo stato di desiderio e di programma. Programmi in verità moltissimi ce ne sono·stat i; oserei dire troppi. Ora bisogna invece cambiare metodo: p arlare pochissimo e agire moltissimo e non promettere se non quando. sicuramen te si può mantenere, poiché non voglio che il mio Governo, , come quelli precedenti, abbondi in vane parole, che lasciano· delusioni profonde nello spirito delle moltitudini.
Poco, nia sia fatto. Quando una promessa è lanciata, specialmente dal capo del GoVerno, deve essere sacra come il Vangelo di Cristo. Ebbene, _concittadini, io prometto di porgere e di tendere Ja mia volontà alla risoluzione dei vasti problemi. I n primo luogo nell'interesse vostro e poi nell' interesse della nazione, di cui s iete nobilissima parte, dandovi i benefici -della civiltà materiali e m orali, onde rendervi partecipi della grande famiglia italiana.
Sa rà compito del Governo fascista e degli uomini devoti alla P atria e vi prometto che, d'ora innanzi, quanto si attiene ':illa sistemazione dei vostri bisogni, sarà accelerato.
Voi •Sapete che .ormai la buroc razia romana marcia con passo p iù sve:lto e, quando mi accorgo èhe sosta, sono io ad usare il pungolo perché deve marciare sollecitamente.
Quando un popolo come quello sicilia110 manifesta con queste su· perbe, imponenti adunate 1a piena fiducia nel Governo, il Governo deve fare di tutto perché tale fiducia non venga meno e corrisponda alle legi ttime aspethtive di questo popolo.
Fra due giorni tornerò a Roma quas i ebbro di sole, di fiori, di grida , & gloria e di vittoria, con nello spirito la sintesi meravigliosa di questa sobria, laboriosa, forte e patriottica popolazione siciliana. Prendo solenne impegno di fare tutto il possibile perché essa p0ssa raggiungere ,i suoi alti destini. (li diuor10, interroJlo speuo da appla11si1 è sia/o coronato alla fine da rma ovazfone, rhe si è p rol11ngata per qualrhe minuto. L'on . M11uoli11i è stato rostretto ad affaaùm i ancora ,ma t!(dta per ringrazùtre).
AL POPOLO DI CATANIA*
Generos~ popol~ dì Catania! Concittadini!
Non mi ha sorpreso il YOstro tumulto, il vostro entusiasmo, la vostra , oserei dire, travolgente passione di patr ia . Voi vedete che il sole della vostra Isola mi ha abbronzato la faccia, perché ho voluto non solt anto passare. nelle città, ma inoltrarmi anche nelle zone dell'interno per vedere come vivono e come soffrono molti sicil iani, per vedere quale fosse lo stato dei paesi, delle strade, delle ca mpag ne; ho voluto, ed era la prima volta che ciò succedeva a un capo d i Governo italiano, scendere in una miniera di zolfo, a duecentocinquanta met ri di profondità, per constata re coi miei occhi le condizioni, non certo l iete, di quei lavoratori.
H o nello spirito u na moltitudine di impressioni incancellabili. Veramente posso dire che se io ho dato il cuore alla Sicilia, la Sicilia, a sua volta, ha conquistato il mio cuore! (Ap pla11Ji fragorost). Nelle giornate di Palermo, vibranti di entusiasmo, e d i Marsala, ricca di memorie garibaldine, a Trapani, a Girgcnti, solenne nei suoi templi storici, a Ca lta· nissetta, in tutte le altre città e nelle p iccole borgate, ho sentito saJire .in me l'impeto e il fremito delle moltitudini siciliane.
Niente di più commovente di vedere nelle piccole stazioni quasi un accampamento di cavalli e di muli! Erano deg li autentici contadin i, dell'autentico popolo lavoratore, non sospinto da lla forza, che mi veni\•a a d are il suo con senso. ( N uovi, f ragorosi appltum). , E non vi è dubbio, io penso, che se qualcuno dei pa lJidi politicant i di Roma che non si muovono dai Joro salotti, do,•e fanno le piccole, insulse cospirazioni d i dettaglio, avesse il coraggio di scendere in mezzo al popolo, constaterebbe che mai v i fu Governo in Ita lia che raccogliesse più vasta massa di consensi, di 'quanti non ne raccolga il Governo fa. scista ! ( « Beniuimo! », urla formidabili di conunso).
• A Caltanissetta, il pomeriggio dd 10 maggio 1924, Mussolini aveva visitato la sede del Fascio e dell'Associazione nazionale combattenti e reso omaggio at'monumento ai caduti. Alle 17, aveva lasciato Caltanissetta in treno, diretto a Catania , Durante il viaggio gli erano state tributate accoglienze entusiastiche in tutte le stazioni. In serata, era arrivato a Cat:inia L ' ll maggio, alle 8, inaug ura il campo d'aviazione di Fontanarossa. Alle 9, n ei g iardini Bellini, passa in rivista gli ex-combattenti, j mutilati, g li invalidi di gueita, le famiglie dei caduti, g li orfani di guerra, reparti d el Fascio e della M V S.N., le associazioni p atriottiche, gli studenti universitari. Alle 11, clal balcone J el palazzo municipale, « d opo un fervido saluto rivoltogli dal regio commi ssario pel comune, che, interpretando la concorde vo lontà dei catanesi, gli ha annunciato d i averg li confer ito con del iberazione odierna la citt3dinanza onora ria », il Presidente del Consig lio pronuncia il discorso qui riportato. (Da li Po/10/o d'ltalin, Nn. 11 3, 114, 11 , n maggio 1924, Xl).
Credo di interpretare il vostro pensiero, e soprattutto il pensiero delle camicie nere, di q uanti militano audacementç sotto i gagliardetti del littorio, gridando ancora una volta, davanti a questa adunata di popolo, che la marcia su Roma è un fatto compiuto e irrevocabile e che la vecchia Ita lia è veramente sepolta per sempre! E del resto, vorresti tu , o popolo di Catan ia, r itornare a quei tempi? (Un sol grido formidabile rùponde : «No!»).
Vorresti forse ricominciare lo sti le della bassa politica di tufti i g iorni («No!»), senza luce di ideale? («No!»).
Ebbene, vorrei che l'urlo possente di questa moltitudine g iungesse a coloro che sono sordi perché non vogliono sentire, che sono ciechi perché non vogliono vedere, e che vivono di gramissime illusioni, delle quali fa rà giustizia la nostra volontà e la stori a italiana. (Entusiastiche acclamazioni al Duce e alt' Italia).
Popolo di Catania!
Tu senti che l'atmosfera è cambiata, tu senti che i giorni delle umiliazioni sono passati, tu senti, perché sei un popolo di lunga e gloriosa civiltà, senti che oggi lo stile è nuovo; tu senti ancora che è di gran lunga mig liorata la posizione dell'Italia! Non ci vergogniamo più di essere italiani: ne abbiamo l'orgoglio! (lnt erminabil~ appta,ai. Grida di : « Viva Mussolini!»). Abbiamo l'orgoglio, o concittadini, d i essere italiani e di appartenere a questo popolo, che ha trenta secoli d i civiltà, che era grande « qua ndo Jà non eran ancor nat i »; questo popolo che ha dato per ben tre volte al mondo attonito il sigi llo de lla s ua potente civiltà, questo popolo che oggi vive composto, disciplinato , ordinato, ha una esper ienza storica di incalcolab ile valo re, poiché si t ratta di sceg liere, o concittadini, o popolo di Catania, si tratta di scegliere fra le teorie brumose, antivitali, antistoriche, e il nostro quadrato, romano spi rito, che affronta la vita come un combattimento, e che è disposto a mo rire quando l'idea chiama e batte la grande campana della storia. ( Una dimostrazione indicibile di consenso copre le parole del Duce).
Popolo di Catania!
Io ti ri ngrazio dal p rofondo del cuore, ma se l'ora non fosse tarda e se io non temessi di insistere su argomenti che sono gi~ vivi nella nostra coscienza, vorrei tessere un elog io della Sicilia, un elogio del popolo sici liano, un elogio del popolo italiano, che, d opo essersi redento all'interno, sta per r iprendere le sue g loriose vie del mondo: Je strade del mare.