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DAL VIAGGIO NEG LI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 99
verno ted esco una nUova e più larga proroga dei suoi impegni e la revisione. radicale d egli impeg ni stess i in guisa da notevolmente ridurli.
La Francia si opponeva alla concessione di u na nuova mo ratoria in modo deciso. Metteva in evide nza gli innumerevoli t entativi fatti dal Governo d i -Berlino per sottrarsi agli impegni contratti,. dando ragione ad una certa corrente, secondo l a quale la Germania era assolutamente decisa di trovar modo di non pagare.
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Affermava ancora fa Francia fa. necessiti·d i mez:zi coercitivi ed insisteva per Ja p resa di pegni e pC'r,l'occupazione di alcuni centri industriali della Germania.
L' Inghi lterra invece, preoccupata dal deprezzamento crescente e f'an. tastico del marco e dalle conseguenze per fa. concorrenza al commercio ing lese, assumeva un'attitudine favorèvole nei riguardi della moratoria, e, anche per le riparazioni in natu ra, sosteneva la riduzione del debito te· dcsco e si d ichiarava contra ria alla prcs1 d i pegn i.
La situazione e ra difficil e. Incombeva sull'Europa la preoccupaz ione di ciò che sarebbe accaduto allo scadere della moratoria col 31 dicembre. Si prospettavano le g ravi complicazioni a cui avrebbe potuto condurre l'occupa:zione della Ruhr, alla q~ale la Francia, innanzi ai mancati paga· menti tedeschi, sembrava ormai sempre più decisa.
Per trovare una via di uscita fu indetta la riunione della con ferenza d i Londra nel dicembre del 19 22. Parve allora al Governo n.1zionale che no n avrebbe valso e ri~ondurre la quiete e la normalità in Europa, né l'impiego delle nuove misure temporanee e parziali a cu i si era fatto fin o allora rico rso, né la continuazione della discussione sulle ragioni pro e contro la occupazione della Ruhr, o dei torti tedeschi e dei diritti francesi e alleati, né tanto me no l'ocrnpaz ione delta Ruhr Soltanto u n piano di sistemazione generale in cui l e va rie q uestio ni con· traverse potessero trovare una trattazione e possibilmente una soluzione organica e adeguat:1, dava affidamento di risultati favorevoli.
A questi inte ndimenti si ispirò il Governo italiano, presentando alla conferen za di Londra il proprio piano per Je riparazioni. Sono note le sue caratteristiche; connessione deUe riparaz ioni con i debiti interalleati, riduzione_ del d ebito tedesco, presa di pegni economici a garanzia, ed esclusione di ogni occupazione militare, concessione di una moratoria e continuazione delle prestazioni in natura , Questo progetto era ,il risultato di lunghi stud i e di una vasta espen enza fatta dai nostri rappresentanti in seno alla commissione delle riparazion i. Esso concil iava i punti di v ista opposti; mentre dava delle garanz ie a lla Francia, accordava con la moratoria un sufficente respi ro alla Germania, un periodo di tempo durante il quale essa avrebbe potuto dimostrare la buona volontà di fa r fronte ai propri impegni; con
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Opera Omnia Di Benito Mussolini
la presa di pegni economici intendeva combattere le ragioni per cui la Francia tentava di. giustificare i suo.i prog ctti di occupazione politicomilitare ì mìa convinzione semp re più ferma che le linee fondam entali del progetto italiano restano ancora le solè suilc q~ali si può trovare· la soluzione del problema delle riparazioni. ( « BeniJsimo »).
Al cOnvegno di Londra furono esposti i punti di vista ital ia no, francese ed inglese. Come risulta dai resoconti stenografici, il ·signor Theunis constatava che il progetto italiano aveva il merito di poi;re direttamente la questione della esistenza di uno stretto nesso t ra i d ebiti interalleati e le riparazioni. Quanto al ·signor Poincaré, egli ebbe a dichiarare che il memorandum italiano forniva le basi per la soluzione del problema deJle riparazioni.
In questa conferenza si venne ad un risultato di capitale importanza : si riuscì, cioè, a far riconosce re il punto d ell'interdipendenza dei de biti e delle riparazioni posto dall'Italia a base dei suoi progetti e tenacemente sostenuto nella discussione,
Fu così, per usare le parole del signor Theunis, che Poincaré dichiarava che accettava in pagamento i buoni deJla serie C.
E il signor Bonar Law accettò che l'Inghilterra corresse il rischio di pagare all'America più di quanto essa potesse ricevere dag li Alleati e dalla Germania.
Per il rimanente la discussione fu dominata d;:i.ll:1 esposiz ione delle colpe della Germania e dei diritti degli Alieati, nonostante miei energici richiami a volersi accordare sopra un piano, che solo _pote va salvare l'Europa dal pericolo di una grave iattura.
Ma i due Governi frances e ed ing lese rimasero formi nelle loro pos izioni. Aumentava la preoccupaz ione per quel che sarebb e avve nuto dopo ìl 31 dicemb re, cioè d opo la scadenza della moratoria.
Per facilitare l'opera dei Governi, 1a commiss ione delle riparazioni, in seguito a special e insistenza italia na, consentì u na ulteriore p roroga della moratoria di quindici giorrìi. Non fu possibile fare ammettere un periodo più lungo; ma essendo intanto la Germania inadempiente, anche per le limitate consegne ,in natura del 1922, la Francia chiese alJa commissione delle riparazioni la constatazione deJJa inadempienza tedesca per il legname; e la in;1.dempienza fu dovuta constatare d alla commissione delle riparazioni con l'assenso di tutti i delegati. t! vero che il delegato inglese si astenne dal voto, ma egli dichiarò di dconoscere u gualmente l'inadempienza della Germania.
Analoga dichiuazione fu fatta d al rappresentante americano la delegazione italiana tenne a chiarire le conseguenze delle legit· time :itipulazioni ricordando che con l'accordci d el 21 marzo 19 22 tra la commiss ione delle riparazion i e il Governo t edesco e ra stato stabi lito
DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATIEOTTI IO( che, qualora la. Germania non eseguisse Je consegne in riatura, essa avrebbe dov~to soltanto pagare in denaro il valore d ella parte mancante, e poiché a norma del trattato, la commissione delle riparazioni ha facoltà di indicare ai Governi le sanzioni da applicare in ·caso di inademp ime nto, , 1a delegazione italiana chiese che la commissione ricordasse ai Governi stessi che le sa_nzioni dovevano essere in questo caso esclusivamente .finanziarie e consistere, cioè, ·nell'invito a lla Germania di pagare in denaro, come si è detto sopra, il valore del leg name da consegnare e non consegnato.
La comm issione delle riparazioni accolse la proposta della delegazione italiana e notificò ai Governì l'inadempienza della Germania insieme col disposto dell'accordo 21 marzo 1·922 concernente le sanzioni.
Pochi g iorni dopo, H 3 ge nnaio, si convocava una nuova conferenza interaIJeata a Parigi allo scopo di rinnovare il tentat ivo fatto a Londra nel dicembre preceden te p er la ricerca di una v ia di uscita alfa. situazione. , I propositi della Franci a di assicurarsi ad ogni costo le riparaz ioni te· desche, ricorrendo all'impiego di mezzi cocrcitivi, era ormai più che manifesto, e il dissidio franco-tedesco, a segu.ito del persistente mancato adempimento da parte della ~ermania, pesava più ·che mai su tutti e rendeva la situazione sempre più difficile. A Parigi, l'Inghilterra p resentò improvvisamente un proprio progetto di riparazioni non comunicato in precedenza.
Questo progetto, insieme con la moratoria, stabiliva notevoli riduzioni del deb ito tedesco e quindi della quota proporzionale spettante ag li All eat i, pur amme tte ndo facilitazioni n el pagamento d ei loro debiti \'Crso la Gran Bretagna. Occorre chiari re un punto fondamentale che non sembra sia stato suffi ccntemente valuta to in ·taluni ambienti, e cioè che le co ndizioni prosp ettate nel progetto Bonar Law potevano trovare applicazio ne pratica nel so lo caso ch e si g iungesse ad una sistemazione generale , di gu isa che, anche nell'ipotesi che l'Jt al ia avesse accettato da sola quel progetto, esso · sarebbe rimasto allo stato di progetto, perché la sua esecuzione pratica era subordinata al regolamento generale e quindi all'accettazione anche d a parte del Belgio e della Francia, Bisogna inoltre, giunti a questo p untò, specificare esattamente che· · cosa avrebbe importato per l'Ita lia l'accettazio ne pura e semplice e immediata del p rog etto Bonar La·w: la cess ione all' Ing hil~erra di un miliardo e, mezzo dei quattro assegnati all'Italia a titolo di riparazioni, più la cessione in ·proprietà inglese dei seicentocinquanta milioni di lire oro depositati durante la gue rra alla Ban ca d'Ing h ilterra (articolo 13) (com· mentt) ; rinunz-ia alla più gran parte d elle consegne in natura durante Ja mo ratoria; rinunzia, inoltre, al principio . della solidarietà tedesca per le riparaz ion i -degli Stati mino ri ex ne m ici e assunzione in suo luog o del- l'impegno di accettare per tali riparazioni le proposte inglesi (articolo 14); Ja quasi certez.za che i crediti francesi e ing lesi verso la Germania sarebbero stati soddisfatti prima di quelli italiani.
Un articolo del progetto inglese ( articolo 12) stabiliva in fatti che i p restiti internazionali, su cui esso si fondava, dovessero servire a riscattare le riparazioni assegnate ai paesi nei quali i prestiti ste;si venivano emessi. L'Italia, paese non ricco di capitali, si sarebbe potuta trovare cosi i n un dete rminato momento a essere la sola potenza creditrice verso la Germania tra tutte le g.r~andi nazioni, e sono evidenti le conseg uenze di un tale fatto nei riguardi del valore reale attribuito alla quota italiana di riparazioni. ·
In tutta la costru.zione del progetto inglese era inoltre presunto il pieno rispetto, da parte della G ermania, dei propri impegni ed esclusa q ua lsiasi forma di garanzia quale, ad esempio, q~ella dei pegni eco nomici che lo stesso Governo tedesco avrebbe poi success ivamente offerto.
Alla non accettazione del progetto ing lese, contribul la circostanza già accennata che esso non Ju fatto conoscere preventivamente, ma presentato alla fine della prima seduta, e che la -conferenza si sciolse improvvisamente, dopo due sole· riunioni, per l"acuirsi del dissidio fra ncoinglese.
Il 4 genna io finl la conferenza di Parigi; il 7 l'incaricato d'affari di Francia comunicò al Governo ital iano che la Francia inviava ad Essen una missione compost~ di ingegneri per il controllo delle operaz ion i di ripartizione del carbone della Ruhr, per curare la stretta applicazione dei prog rammi fissat i dalla commiss ione delle riparazioni, e chiedeva se il Governo italiano fosse disposto a partecip,ue a questa missione con qualche ingegnere.
Non poteva esservi esit az ione. Senza quei pochi ingegneri che il Governo decise di inviare, saremmo rimasti assenti e tagliati fuori da tutto. Non vi è bisogno di lunga d imostrazione per chiarire come tale decisione sia stata utilissima dopo l'esperienza fatta e di quale grande efficacia sii stata per la tutel a degli interessi dell"economia nazionale la presenza nella Ruhr dei nostri ingegneri.
-yu pertanto risposto con l'adesione in linea di principio, d ichi arandosi che doveva trattarsi in ogni caso di operazione con carattere assolutam ente civile.
Qualche giorno dopo (10 gennaio), l'Ambasciata di Francia notificò a l Governo italia no che, stante· la necess ità di proteggere g li ingegneri della missione di controllo, il Governo fr ancese era costretto d'inviare alcune sue truppe nella Ruhr e che una notifica in tal senso era contemporaneamente, nello stesso giorno, fatta al Governo germanico.
La comunicazione aggiungeva che il Governo belga si associava al- l'invio di truppe in· quella zona. la çomunicazionc venne fatta contemporaneamente all'arrivo de lle truppe. ll Governo italiano·, che si e ra sempr e manifestato contrario ad ogni forma di occupazione, scons ig liò in modo esplicito, nell'interesse stesso de lla Fra ncia , il provvedime nto che assumeva ca ratte re militare e dichiarò formal mente che i suoi tecn ici avrebbero preso parte soltanto ad az ioni di carattere civile ed economico e sì sarebbero scrupolosamente astenuti da ogni operazione di carattere politico.
Il Governo francese aveva. la cura di dichiarare che non era nelle sue intenziOt1i di procedere sul momento ad operazioni di carattere militare, né ad 'una occupazione di ordine politico.
Inviava semplicemente nella Ruhr una missione di ingegneri e di funzionari, il cui oggetto era chiaramente de~nito: 1a missione doveva assicurare il rispetto, da parte della· German ia, delle obbligazioni di riparazione contenute nel trattato di Versai!Jes e le truppe francesi entravano nella Ruhr per salvaguardare la m iss ione. N essun mutamento sarebbe stato portato alla vita normale delle popolazioni, le quali avrebbero potuto lavorare in ordine e con calma.
Poco dopo, essendo risultato che_il Governo francese ce~cava di porre b. missione di con~rollo, per ragioni d i sicurezza, in certa guisa alle dipendenze del comandante militare, il Governo italiano fece presente che tale dipendenza poteva mutare il carattere ci,,ile della missione, e che l'Italia, non potendo consentirvi, sarebbe stata costretta a riti rare g li ingegneri.
Il Governo insistette in t:1lc occasione sulla convenienza che le misure coercitive fosse ro evitate, ·Ebbe assicurazioni che gli ingegneri della missione dipendevano d1i Governi rispettivi e che sarebbero state tenute nel massimo conto Je ossernzioni p er cui la missione di co ntrollo doveva essere un organo indipendente e civile, Fissati questi p recedenti, non infliggerò al Senato la lunga cronistoria dell'occupazione delJa Ruhr, né rievocherò il faticoso nonché inutile travaglio diplomatico di questi ultimi mesi ; rrii limito a dichiarare, con coscienza perfettamente tranquilla, ch e l ' Jt alia non poteva seguire una diversa Jinea di condotta,
A miglior dimostrazione della mia tesi, prospettiamo l'ipotesi contraria, cioè del non inte rvento e del disinteressamento dcll'Jtalia nella Ruhr. Il non intervento dell'Italia non av r"ebbe impedito l'occup.:iz ione dcUa Ruhr, che la Francia ha attuato ma lg rado l'opposi zione, del resto più che altro forma le, della stessa Ing h ilterra; avrebbe maggiorme nte lacerato la già fragil e compagine de ll' Intesa, e favorito la r.esistenza passiva tedesca; ci avrebbe tenuto lo nta ni dalla possibilità di accordi a due (franco-tedeschi) ch e si sarebbero fatti in nostra assenza.
Dtbbo aggiungere che a nche per cautelarmi di fronte a questa u ltima even ienza, ottenni, in data 16 gennaio, formale dichiarazione dalla Francia che nessun accordo tra la Francia e la Germania limitatamente alle industrie, si sarebbe fatto senza darne notizia e senza accordaée l'eventuale partecipazione dell'Italia. ll disinteressamento dell'Italia avrebbe reso aleatorio il nostro rifornimento di carbone. Nessuno· può credere quante difficoltà si siano dovute superare, nonostante la cordi~lc volontà deJla Francia e della Germania. Tutte le volte che l'occupazione francese procedeva verso un centro ferroviario, verso una città, verso una parte del bacino, si ponevano per noi problemi delicatissimi e complicati, che ~bbiamo superato mercé l'abnegazione, 1a diligenza e Io scrupolo tanto dei nostri rappresentanti in seno alla commissione delle riparazioni, quanto per opl::ra dei nostri ingegneri e tecnici che si trovavano nella Ruhr.
A termini del trattato, l'Italia avrebbe potuto avere otto milioni di tonnellate di carbone. :n questa una cifra dei primi tempi.
11 quantitativo fu ridotto dalla commissione delle riparazioni a 3.600.000 tonnellate. L'Italia, nel periodo che va dal gennaio all'ottobre 192 3, ha rkevuto 1.370.000 tonnellate di carbone. Si noti che, salvo a rifornirci sul mercato inglese, non c'era possibilità grande di rifornimento in altre parti di Europa. Abbiamo cCrcato di rifornirci nell'Alta Slesia prendendo accordi col Governo polacco, ma la cosa, quando si è stati all'attò praticò, non ha avuto seguito.
Il carbone polacco costava molto più dell'altro carbone importato da Cardiff. Da allora, malgrado tutte le vicende diplomatiche e la cessazione della resistenza passiva, la s ituazione d ella Ruhr non è sostanzialmente cambiata. Che cosa poteva fare, che cosa può fare l'Italia?
I culto ri d i certa letteratura europeizza nte ricostruzionistica sono pregati di precisare e di rispondere. Escluse· le manifestazioni verbali e propagand istiche, che non sono assolutamente nello stile della mia politica estera, e che la stessa Russia non fa perché delega a farle il partito dominante della nazione, si vuole forse c,-ie l'Ital ia ritiri ,i suoi tecnici dalla Ruhr? Ebbene·ciò" ·non modificherebbe di un ette la politica della Fran· eia. Si ponga ben mente che l'Inghilterra non ha minimamente pen• sato a ritirare le sue truppe dal suolo germanico.
Si vuOle forse che l' Italia rompa con la Francia e si stacchi deliberatamente e definitivamente dai suoi Alleati di guerra e prenda in un certo senso la iniziativa e la responsabilità di annullare il trattato di Vecsaglia?
Basta porsi la domanda per comprendere l'estrema gravità della cosa, che potrebbe condurre ad una conflag razione europea. Siffatta .politici. provocherebbe un terribile isolamento dell'Italia nella situazione presente;
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basta osser\'are con quanta cautela l'Inghilterra ha evitato ·fino ad oggi ed eviterà finché le sia possibile la rottura con la Francia, per comprendere çhe l'Italia deve essere per lo meno altrettanto guardinga quanto l'Ingh ilterra. (Approvttziom). ·
Si pretendevano o si p retendo no deJle med iazioni? Ma, o signori, si dimentica che le mediazioni sono e~caci in quanto siano cercate ed accettate e si dimentica che l'Italia è parte in causa.
Si vuole che l'Italia compia gesti di francescana rinunzia in favore dei popol i vinti per sal va rli daH' abisso? L' Italia ne ha già fatti in confronto d ell'Austria, m.i. ciononOstantc mi accade spesso di leggere sui giornali viennesi articoli enormemente sconvenienti nel confronto del nostro pae~e
La stessa cosa si è fatta nei co nfron ti dell'Ungheria e nei confronti della Bulgaria; ci s i è dichiarati pronti a farla, ma propcrzionalmente con g l i altri , nei rig uardi della Germania. D el resto tutte le volte che è stato possibile intervenire in certe sil:uazion i in con fronto della Germania, l'Jtal ia è intervenuta ; ma può forse l'ftalia fare il bel gesto ed in pura perdita ri mettere i suoi crediti, se i suoi alleati non rinunciano fino ad oggi ad una li ra del loro credito? La cosa rasenterebbe i lim iti della pura follia. (Approriaziom).
Si vuole un accordo più intimo italo-inglese sul terreno delle r iparazioni? Questo è stato il proposito del Governo nazionale anche sulla base del progetto Bonar Law. Verrà il giorno i n cui sarà possibile dare esaurienti documentazioni su questo argomento e metter in luce chiara l'azi one dell'Italia anche dopo la conferenza d i Parigi.
D 'altra parte ecco un episodio recente d i questa collaborazio ne italo· inglese. Quando si è t rattato di . invìtare gl i Stat i Uniti a iiprenderc parte ad una conferenza internazionale, l"Jtalia ha aderito al punto di vista inglese. O ggi, ad esempio, siamo di nuovo innanzi ad un punto drammatico d i questa storia. Ieri ed oggi una q uestione occupa la confe renza d egli ambasciatori a Parigi: il controllo militare ed il ritorno del Kronprinz. Ebbene, anche su questo argomento di palpitante attualità, mi si permetta la fra se giornalistica", l'Italia e l'Inghilterra sono d 'accordo.
Bisogna d ire chiaramente che la rich iesta di estrad izione del KrOnprinz è un errore: significa cacciarsi ancora una volta in un vicolo cieco (approvazioni), dal quale non si pot rà uscire se non complicando di nuo\'O la situazione. E soprattutto mi preme d ichiarare, in questo momento, che il Governo italiano non potrebbe approvare un'ulteriore occupazione d i territori tedeschi. (Appr ovazioni vi'Vissime).
Jnsomma bisogna aver il coraggio d i dire che il popolo tedesco · es iste ; sono sessantun milioni di abitanti nel territorio del_la Germania, sono altri dieci o dodici milioni t ra l'Austria e gÌi altri paesi; non si può p ensare, e non si deve nemmeno pensare, di distruggere questo popolo. (Ap p rovazioni, applausi). ·
:n un p opolo che ha avuto una sua civiltà e che domani può essere ancora parte integrante della civiltà e uropea.
Quali sono oggi le direttive del Gove-rno italiano? Sono le seguenti e mi sembrano assai chiare:
1. - Ridu_zione ad una cifra ragionevole del debito teJesco e conseguente proporzionale riduzione dei debiti interalleati.
2. - N umero sufficcnte di an ni d i moratoria alla Germania, salvo per le riparazioni in n atura.
3. - Presa di pegni e gara nz ie (il Governo tedesco è disposto a darle).
4. - Evacuazione della Ruhr a p egn i e ga ranz ie otten ute .
5. - Nessun jntcrvcnto nelle faccende in terne della Ger mania, ma appcggio morale e politico a que l Governo ch e ristabi lisca nel Reich l'ord ine ed avvii la Germania verso il risanamento finanziario.
6. - Nessuno spostamento d'ordine territoriale.
Come un anno fa, così oggi l"Jtalia è p ronta a camminare in questa direzione ed aderire a tutti i tentativi che fossero fatti in tal senso. Aggiungo; senza voler peccare di orgoglio: che al di fuori di questo cammin o si segnerà il passo, si renderà cronica la situazione con conseguente disordine e miseria.
La soluzione, che chiamerò ita1iana, del problema delle ripuazioni, si trova sulla li nea di equilibrio degli i nteressi opposti, ed essa risponde an che al superiore interesse della g iustizi:t. (Applami vh,is1im1).
Vengo ora al scconcfo argomento della mia esposizione: Co rfù, lega delle nazioni.
Sulla fine di agosto f\l commesso nel ter ritorio di Janina l'orribile delìtto che t utto il . mondo civi le ha d eplorato.
Bene· ha fatto l'aJtro giorno il Senato a rivo lgere un pensiero devoto e riverente verso quei soldati d'Italia che sono caduti nell' ademp imento dì un dovere che si potrebbe ritenere più sacro di tutti gli altri !
Per uno stra no ritardo nelle comunicazioni, che sarebbe facile spiegare, ebbi notizia dell'assassinio la sera del 28 agosto. Consultai i cap i ' militari e decisi dì inviare l'intimazio n e che conoscete. · la Grecia, molto abilmente, fece ricorso alla Società delle nazioni dicendo che il caso cadeva sotto g li articoli 12, 13 e 15 del patto della Lega· stessa. , la battaglia alla Società delle nazioni a Ginevra fu assai asprà e difficile, anche perché si Complicava di due elementi: c'era molta g ente in buona fede, più o meno fanatica; ce n'era altra inquieta di questo gesto di autonomia dell'Italia dal puntO di v ista nazionale. Tutto l'equivoco mondo della delnocrazia socialistoide e plutocratica era furibondo perché J'Jtalia è oggi diretta dal Governo fascista.
Diedi ventiquattro ore di tempo; nel fra ttempo gli ordini per il raccoglimento delle truppe e della marina venivano diramat i ed effettuati ; tanto che, con- una rapid ità che ha . sorpreso tutta l' Europa, scaduto il termine, in appena trentasei-quara nta ore, seimi la soldati di fanteria erano sulle nostre navi, e molte u nità si dirigevano a Corfù, dove ancoravano alle ore 16 del 31 agosto.
Nelfa comunicazione che ·io inviai alle potenze era specificato il carattere dell'occupazione di Corfù: era u na presa di pegno, necessariamente temporanea.
Se la Grecia avesse fatto fronte alle richieste dell'Italia, la durata di questa presa di pegno sarebbe stata breve, brevissima.
Signori, non dovete credere che l'occupazione di Corfù ·sia stata fatta soltanto per prendere un ·pegno; essa è stata fatta anche per rialzare il prestigio dell'Italia. (Approvaziom).
Io non so se abbiate l'abihidine di leggere i giornali bikanici e specialmente quelli di Atene. Ebbene in quegli Stati, fra quelle popolazioni, dopo l'infausto sgombro di Valona, il prestigio dell'Italia era ormai a terra. (Ccmm1en1i1 app,·ovaziom).
La Lega delle nazio ni si p recipitò su questo episod io con vera frenesia; e perché era un episodio drammatico, e perché accadeva mentre l'assemblea sedeva a Ginevra, e perché finalmente era un caso che avrebbe dato la possibilità a questo areopago "di emettere un verdetto storico.
Io invitai la commissione italiana a Gine,•ra a sostenere fa tesi dell'incompetenza. Prima di tutto io trovavo strano questo zelo della Lega nel giudicare dell'Italia, quando, pochi mesi prima, essendosi ventilata l'idea di un'inchiesta amministrativa nel bacino della Slrre, bastò il malumore della Francia per far cadere questa iniziativa (dppro vaziom); e poi io non posso ammettere che il prestigio dell'Italia, che gli interessi morali, quindi imponderabili, dell'Italia, siano alla mercé dl Stati igna ri e lontani. (Vive approvaziom).
La batta&lia a Ginevra si concluse vittor iosamente; questo è un giudizio universale. La questione venne portata a Parigi alla conferenza degli ambasciatori. Sarebbe stato, a mio avviso, gravissimo errore, essendo sfuggiti alle secche di Ginevra, a nda re a perire negli scogli di Parjgi, anche perché gli ambasciatori avevano una competenza giuridica che non si poteva negare. La missione T ellini era una missione di italiani, ma era là mandatavi dalla conferenza degli ambasciatori. (Approvazi om). Gli amb~sciatori avevano n on solo il diritto, ma il dov~re di considerarsi parte in cauSa; del restò, la conferenza degli ambasciatori accettò sostanzialme nte le richieste italiane, che non erano affatto ecce~sive, data la gravità enorme del delitto e i precedenti di cui vi ho p arlato. Nel 19161 quando ci fu l'eccidio d ei marinai fran cesi ad Atene, le richieste della Francia furono infinitamente più severe.
Dichiaro anche che, senza l'occupazione di Corfù, l'Italia non avrebbe avuto Soddisfazioni di sorta. (Voti: « Veriuimo1l »).
Fino all'ultimo momento, quando avevo g ià dato l'ordine alla flotta italiana di sgombrare Corfù, di ritornare in Italia, la Grecia cercava ancora le vie tortlÌose per rimettere al g iud izio del Tribunale deiI' Aja il pagamento più o meno immediato d ei cinquanta milioni. E solo quando diedi l'ordine aila flotta di torna re nuovamente a Corfù, ed essa si presentò all'una ddlo ~tesso g iorno coJà, la Grecia finalmente si decise a pagare. (Approvazionr).
M a intanto l'episodio di Codù, ch e a m io avviso è d 'importanza capitale nella. storia d'Italia, p rima dì tutto perché ha ch iarito pìù che con molti volumi la situazione a gran parte degli italiani, .poneva il problema d ella Società delle nazioni davanti alla coscienza nazionale italiana. Il pubblico italiano non si era mai eccessivamente interessato della Società delle nazioni; si credeva che fosse una cosa morta, acca demica, senza importanza alcuna.
In realtà questa Società deUe nazioni, limitandosi. al continent~ europeo, non ha la Germania e non ha Ja Russia. Singolare il caso degli Stati Uniti, che, pur avendO -dato il profeta di questo organismo (ii ride), no_n ne fanno in a lcun modo parte.
AJlo stato degli atti la Società delle nazioni è un duetto francoing lese (« beniuim o.' »); ognuna di queste potenze ha i suoi satelliti e i suoi clienti, e __ la posizione c!ell'Italia f1Òo a ieri , nella Lega d elle nazion i, è stata di assoluta inferiorità.
Vi do d ell e cifre: l'Ing hilterra ha 23 6 impiegati nella Società delle nazioni; 1a Francia 180; 1a Svizzera 1 7 8; l'ltalia 25. (Im pressione). Più importanti ancora sono le cifre che riguardano gli assegni, dalle quali rìsuJta, per esempio, che l'Inghilterra prende per i suoi impiegati più di quanto essa paga. Totale degli assegni dell' Inghilterra: 3,265.000 lire; contributo: 2,583.000 lire; Francia, assegni: 2.499.000 lire; con- · tributo: 2 .120.000 lire; Italia, assegn i: 480.000 lire; contributo: 1.600.000. ( lmpreSiione). Su sei commissioni cinque sono monopolizzate d aJla Francia, una dall'Inghilterra, nessuna dall'Italia. Questa è la situazione, come vi dicevo, di n etta infer iorità ,
Il problema si· pone in quest i termini : uscire daIIa Lega delle nazon i? 1n tesi gen erale preferisco entrare p iuttosto che uscire. (Si ride).
Poi c'è da considerare ch e, una volta che si è uSciti, non bisog na subito ribattere alla porta per rientrare. Gli italiani non hanno dimenticato l'episodio ingratissimo di Parigi q uando i nostri rappresentanti se ne andarono, e poi dovettero, come tut tì ricordano, pregare per rientrare. (ApprovtTZioni vivissime).
Propd o nei giorni di Ginevra altri due Stati chiedevano di entrare nella Lega delle nazioni. C'è ancora da considerare un altro elemento : che Ja fuo ruscita non è immediata, va a due anni data, e durante questi due anni, n iente può impedire che a ltri agiscano all'infuori di noi od anche contro di noi.
Non solo, ma vi . sarebbe violazione del trattato di Versailles e di tutti gli altri trattati, perché il patto della Lega delle nazioni è parte integrante di tutti i trattati d i pace. N on s i può dunque allo stato degl i atti uscire dalla .Lega delle n az ioni; ma, a· mio avviso, non si può rimanere nelle condizioni quasi avvilenti d i inferior ità nelle quali oggi ci troviamo. lo ho avuto a questo rigua rdo dei colloqui con Drummond ed ho chi arito ch e le cose non possono cont inuare in questi te rm ini, che bisogna stabilire un diritto assoluto dì uguaglianza fra le tre nazioni che risultano fondatrici della Lega stessa delle nazioni.
Vengo a Fiume, Questa è una delle eredità più p enose della nostra politica estera . Per non aver Fiu me, o signori, noi abbiamo rinunciato alla Dalmazia, abbiamo rinunciato a Sebenico, che poteva esserci cara, non solo perch é vi è nato Niccolò T ommasco, ma perché è una base formidabile dal punto di vista navale.
Abbiamo fatto di Zara una povera città perd uta, che v ivrà soltanto dei nostri soccorsi, tanto che, all'ultimo momento, si è dovuto crea re una zona grigia attorno a Zara, per da re a questa cittl la possibil it à materiale di vivere. E non abbiamo avuto Fiume ! Voi sapete che ho portatò g li accordi di Santa Ma rgherita all 'approvazione d el Senato e della Camera. N on h o po rtato la lettera Sforza, che esiste e n on vale negare, malgrado Sia stata per lungo tempo pertinacemente smentita.
La commissione paritetica si è riunita, ha discusso, non ha co ncluso, pe rché il problema di Fiume appartiene alla .categoria dei problemi quasi insolubili. Io ho proposto alla Jugoslavia u na soluzione sempliCC, equa, ed oserei dire umana, che tiene conto delle necessità dei due popoli, che può essere vera mente l'anello di congiunzione tra l'Italia e la Jugoslavia. Su questa proposta sì discute in questi giorfl i col desiderio di giungere ad un accordo.
Ad ogni modo ho il piace re di dirvi che il Governo italiano non s i ipnotizza in queJI'angolo dell'Adria t ico. Fiume, più che un problema, è una spina n el nostro fi anco. La politica di una grande potenza deve avere orizzonti pi ù vasti. Ma intanto mentre queste trat tative si svolgevano , io ho mandato un governatore a Fiume: il generale G iard ino .
Perché:? Dispersa Ja costituente Zane Ila~ il Governo di Fiume era caduto nelle mani del dottor D epoli, n on perché egli l'avesse cercato, che · a nzi avrebbe fatto il possibile per evita re questo peso; e da tredici o quat· tordici mesi il Depoli trascinava faticosamente il suo fardello. La si· tuazione dell a città e ra gravissima. Miseria materiale e miseria mor:i le.
Ho mandato il generale Giardino a Fiwne anche per un'altra ragione: per avere la certezza matematica ch e q ualsiasi soluzione sarà eseguita. Io ammetto sotto b. specie giornalistica e polemica, che uomini e gruppi abbiano una politica estera; ma la politica estera armata, la po1ìtica estera che impegna l'avvenire e la vita della nnione, quella appartiene soltanto ed esclusivamente al Governo r esponsabile in possesso di tutti gli elementi d ella situazione, (Vive appro vazio,ii~ 11ppla1w),
Qual i sono jn sintesi le direttive della pol itica estera del Governo nazionale?
Non è, secondo _mc, pensabile. una politica estera. di assoluta autonomia, ma è altresì inamm issibile u na politica estera di supina collaborazione. ( « Be11h1imo ! »).
Glì isolamenti di cu i tanto si parla sono pi ù ·o me no momentanei e non ci devono spaventare. Essi sono il risultato della nostra tendenza ad una politica il più possibile autonoma.
Gli isolamenti avvengono t utte le volte che i nostri interessi contrastano con quelli altrui; quindi politica di autonOmia e politica di pace · Ma questa politica di pace non deve essere cieca, non deve essere ott imista o panglossiana; deve essere intelligente e p reparata. (Appro vazio111).
QueJlo che accade, per esempio, nei paesi del Danubio deve attrarre molto la nostra attenzione 13. d i ieri, ad esempio, il discorso del sindaco di Vienna in cu i si auspicav;i ad una p rossima riunione d ell'Austria co n · la German ia
Ad un ce do momento la G ermania tornerà efficepte nel gioco della pol it ica europea.
La Russia sta già rimettendosi da tutte le sue ferite, da tutti ì su oi eccess i. Non farà più domani un imperial ismo di marca sociale, ma ri• prenderà forse k strade del suo vecchio imperialismo di marca pan slava. (A pprovaziom).
Essen do così inquieta tutt:1 la vita europe:i, cosl incerto il destino, bisogna essere vigilanti e preparati. («B enissimo.' >)).
Per fo(tuna non siamo più al t empi del 1920, quando si sgombrò Valona, p e rché il ministro dclia Guerra di a llora dovette mandare, in d1ta 6 luglio, un dispaccio al ge nerale Piacentini che cominciava con queste parole, sulle quali bisogna meditare : « Condizioni i nterne d el paese 11011 consentono prelevammli truppe "per Albania. Tentativi invi o rinforzi pro11ocherebbero JCioperi g enerali, dimostrazioni popolari, con grave nocumento d ella stessa compagi ne· che occorre 11011 mette re a dura prova». ( Commenti animatiJsi mt).
Fortunatam ente questi tempi sono passati . Quand o io seppi . dello sgombero d ì Va lo na, pia nsi. E non dico cos] per usare una frase retorica.
Ogg i, grazie a.I fascismo, il popolo ita liano. che ha ritrovato il suo profo!ldo senso di di sciplina unitaria, e l"Esercito e la Marina, che oggi sono in cfficem.a spirituale semplicemente formidabile (« benis.rimo! >>), possono essere sottoposti a tutte le prove q uando siano in gioco gli interessi, la dig nità, l'avvenire della patria ! (A pplausi tmanimi, vivis.rimi e prohmgat1). *
Ufficiali!
Dirde ai vostri legionari tutto _il mio phuso pe r il loro portamcntp magnifico. Ho pen sato di dare un nome a lla vostra leg ione. Mi piaceva chiamarla leg ione del Giglio. La chiamerete, invece, legione Ferrucci. C'è in questa parola il metallo di cui sono forg iate le vostre anime di fedelissimi del fas cismo e c'è il nome d ell'eroe di Gavinana. La legione Permcci deve esser e sempre tra le prime d ' Italia!
TerminnJo il rttpporJ01 /'on. Muuolini bacìò ed abbracciò parecchi legionari della prùn-a ora e molti volontari d i guerrd, muJi/ati e comb111le11Ji, mentre il p11bblico n111nerosi11imo manifesJava con grida il .r110 e111miasmo.
• L'interpellanza si esaurisce con l'approvazione per acclamazione del seguente o rd ine del g iorno presentato dal sena1o re N kolò Melodia e da altri senatori: « Il Sc:-n:110, udite le dichiarazioni dc-I Prc:-sidente del Consiglio, app rova pienamente l'indirizzo di politica estera seg uito dal G overno J>. (Dagli Atti pa,, . Jamenlari della Caml!rtl dei u!nt1Jori. DitcuJiù:mi. Legillah1 ra cii. SeJiione dt. Volume V , pag H.55).
0 A Roma, sul viale prospiciente Porta Pia. il 18 novembre 1923, alle 16, M ussolini passa in ri vista la legione fio ren tini\ della M .V.S.N. che si trova nella capita le pèr p restare servizfo d"ordi ne e d i pa ra ta i n occasi one Jella venuta Jei sovrani di Spagna, Terminata la rivista, i l P residente d el Cons iglio chiama a rapporto g li ufficiali e r ivolgt" loro le:- parole qui riportate. (Da Il Popolo d' I htlùt, N . 277, 20 novembre 1923, X).
RISPOSTA A PRIMO DE RIVERA•
Signor Pres idente !
Il saluto che mi porgete in nome vostro e in nome del popolo s(>ag nolo, che si è li.bcrato di classi politiche insufficenti ai loro compiti, ha una rispondenza profonda f?:el mio cu ore ed avd un'eco non meno profonda nel cuore di tutti i ciltadif_li italiani che, ·in un modo o nel-
• A Roma, a palazzo Venezia, il 21 novembre 1923 , alle 12, Mussolini offre una colazione in onore del generale Miguel Primo D e Rivera, Presidente del Direttorio militare spagnolo Allo spumante, il generale D e Rivera pronunci:i le seguenti par.aie : t< Signor Presidente! t< Quando a bordo dell a corrazzata Jaimt I ricevetti il radiogramma col quale V E mi fac eva l'onore di questo invito, io, poco avvezzo a lle f."Onsuetudini diplomatiche, mi proposi di esprimere nella vostrn bella lingua ciò che il mio cuore d i soldato e di capo dì un G overno runico dell'Italia, oggi e sempre, sentiva in occasione di questo viaggio. Eccellenza, fa vostra figura non onnaì solamente italiana, ma mondiale, Voi siete l'apostolo della campagna contro la dissol uzione e l'anarchia, che si stava iniziando in Europa . Voi ,wete sap1,1to parlare al cuore del popolo, di quel popolo che si voleva forndo lentemente attrarre al male e, con la vostra eloquenza incalzante, lo avete guadagnato upidamentc alla causa dell'ordine, del lavoro e della giustizia. In ciò consiste la vostra opera di maestro, in ciò sta 1a vostra vera forza. Il vostr o nome è pronunciato d a tutti i co~cientì con profondo ri spetto e del mussolinismo si formò un credo, una dottrina di r edenzione, che trovò subito nel mondo intero ammir:uione e proseliti. Gran pa rte delr Esercito e del popolo spagnolo, direi ogsi quasi Ja totalità, compresero che, ad esempio del popolo fratello di costumi e di razza, potevano essi pure compier e la medesima open di salvezza Ciò fu la p reparazione d i ambiente, la elctt~ificazione dell'atmosfera che guida oggi la Spagna attraverso la via della r icostruzione, del progt('SSO e dell'ordin(', Ed io reputo somma fortuna il poteflo proclamare oggi, in questo storico palazw, d :1vanti al capo del Governo italiano, che anche il capo Jel fa scismo. Noi pu re, Eccellenza, avevamo, in una ricca regione della patria, una ist ituzione secolare di civi lismo e di ordine, che oggi si cstMde i n tutto il paese. Permettetemi che se, come Pres idente del Direttori o, io porgo a voi ed alritalia il mio sal uto in nome del popolo spagnolo, in q ualità di capo dei SomdtencJCJ, io inneggi al fa . scismo in nome di essi. V. E., dopo di a vere l ottato g lori osamente per rltalia, ha fatto ritorno alla pace pc"r consolida re ed aumentare la grandezza del raese. Esempio altissimo, che d obbiamo tutti seguire pd bene dcJl·umanità ne-I nobile intento d i d are al!a pace il forte sostegno della giustizia, dcll"ordine e del lavoro. Conscio della forza di questo nuovo "Y incolo tra i due grandi popoli me· diterranei, io, capo del Governo spagnolo, unisco in un solo rispC"ttoso sa luto g li augusti sovr:ini dei d ue paes i e brindo alle loro armate di terra e d i mare )),
A l genenle, il Presidente del Consiglio. risponde con il discorso qui ri por· tato. (Da Il Popolo d'Ita!id, N 279, 22 novembre 1923, X)