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PREFAZIONE A « I BOLLETTINI DELLA GUERRA»•
ll 15 novembre 1914, ai giov.J, ni d'Italia, giovani delle officine e degli atenei, ai giovani d'anni e di spirito, ai giovani ·che avevano la fortuna di aj>partenere alla generazione cui il destino commetteva di « fare » 1a storia, senza infingimenti e con sicura fede, lancia\:'O, col primo nwnero del Popolo d'llali~ il g rido pauroso e fascinatore: «Guerra!» .
Quattro anni dopo, il 4 novembre 19 18, in un'ora di a11egrezza di· vina, a nnunziando col cuore traboccante di gioia c he il t ricolore sventolava sulJa torre di San Giusto e sul Castello del Buon CoÒsig lio, un altro grido io lanciavo allà nazione inebriata di vittoria: Viva, Viva, Viva l'Italia!
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E il giorno seguente. scrivevo : .
« Stormo di campane, clangore di fanfare, sventolar di bandiere, cori di popolo: ecco ciò che è adeguato agli eventi ineffabili di questi giorni. Ieri, nelle città, nei borghi, nelle campagne d'Italia, bronzi sacri, trombe guerriere, voci umane delle moltitudini hanno levato ·altissimo nei cieli l'inno della vittoria. Le altre date · famose della nostra storia plurimillenaria, impallidiscorio a confronto della ultima d ecade dell'ottobre 1918, La guerra è vinta, dice Diaz. Si può aggiungere: la guerra è finita. La guerra è finita, perché abbiamo vinto. N~ poteva accadere altrimenti malgrado la miserabile p ropaga nda di coloro, sui quali non vogliamo incrudelire, in quest'ora, ma contro ai quali ci teniamo .prontissimi. In uno st.ile lapidario, so~erine, tacitiano, il nostro g~e· raliss imo ritraccia la storia di questi quarantun mesi di guerra. Qua: rantun mes i! Cont ro noi stava in campo uno " dei più potenti eserciti del mondo". Costituiva 1a cora.zza ferrea dell'impero danubiano. L'abbiamo infranta. La superba ~n~atura è in polvere. Tutto saltato. Intorno a noi non ci sono che macerie e rovine Il martello italiano ha picchiato sodo per quarantun mesi! L'incudine è in pezzi. Le parole di Diaz. sono l'epigrafe. Stanno· sulla pietra tombale del cadavere awtriaco. Questo cadavere non ammorberà più l'atmosfera. r· pcpoli liberi stanno puri· fi.candola. :I! l a vita, la più grande vita che sorge dalla morte. Cosl, come n oi avevamo sognato, sperato, creduto sempre.
« Non mai come in questo m omento, abbiamo sentito in t1._1tte le nostre fibre l'orgoglio intimo di essere e di sentirci ita~ianl.
« Ripetiamolo ancora. La nostra è stata guerra di popolo! t stato un cozzo spaventevole fra le forze del p assato e quelle deJJ 'avvenire. L'Italia, la nazione dell'avvenire, ha spiantato l e forze del passato e d ivelto le sbarre della vecch ia p rig ione absburgica: ha liberato j popoli.
• l bo/lm;ni della g"erra - Edizioni « Alpe-s », Milano, 1923.
« Maggio 1915.
« Ottobre 19 18.
« L' inizio e la fine.
« La costanza. Il sacrificio. la g loria! »
Quattro anni ancora, e nel novembre 1922, dopo la marcia su Roma, un'altra vittoria poteva cantare l'Italia; un altro cadavere e ra seppellito per sempre : il bolscevismo italiano, su cui l'Italia fascista poneva l' invulnerabile pietra del sepolcro.
Fu, questa seconda, la salvaz ione d ella vittoria di Vittorio Veneto. E la vittoria che giorno per giorno l' I talia fascista concreta, edificando opere di romana saldezza.
Rileggano gli italiani questa raccolta dei Bollettini detla guerra, diario imponentè di un sacr ificio divino, d i un gigantesco eroismo. Rileggano per ricordare che da quel sacrificio e da quell'eroismo . è nato_ e fiorito i l dest ino dell'Italia fasc ista: quel dest in o che non sì può negare senza tradire l' attesa dei v ivi e la santa memoria dei nostri ~eiceo-· tornila morti.
Mussolini
PRESENTAZIONE A « IL PORTO SEPOLTO » *
Io non sapre i prop rio dire in questo momento come Giuseppe Ungaretti sia entrato .nel cerchio della mia vita. D eve essere stato du. rante la guerra o imminentemente dopo. R icordo che fu per quakhe tempo corrispondente del Popolo d'Italia da Pa rig i. Non era un corrispondente politico e nemmeno un m inuto raccoglitore delle cronache francesi: di quando in qw.ndo i suoi a rticoli affrontavano dei problemi che sembravano trascurati. Si trattava di anticipazioni o di iridagini fatte di un nuovo p unto di vista. Poi, a rivoluzione fascista compiuta, seppi per caso che egli era all'Ufficio stampa del ministero degli Esteri. Confesso che la cosa mi parve paradossale. Su lle prime, perché, poi, pensandoci, mi accors i che non sempre burocrazia e poesia, burocrazia ed arte sono termini inconciliabili. .
Mi pare ch e Guy de Maupassant fosse u n impi~gato dell'amministrazione fra ncese ed uno dei poeti più interessanti della Francia con- temporanea e·· ~ella carriera diplomatica. Ma dopo tanto tempo1 il bu: roccate non ha ucciso il poeta; e lo d imostra questo libro di poesia. Il m io compito non è d i recensirlo. Coloro che leggeranno queste pagine si troveranno d i fronte ad una .testimonianza ·profonda della poesia fatta di sensibilità, di tormento, di ricerca, di passione e di mistero.
Colleghi!
Prima di tutto, il mio vivo ringraziamento per le parole così vibranti or ora pronunciate dal mio amico Oviglio e un ringraziamento non meno cord iale a tutti voi che mi siete stati in questa lunga fatica preziosi e devoti coIIaboratori. Se noi rifacciamo il cammi no percorso e stabiliamo quello che si potrebbe dire, in li nguaggio con tabile, il bilancio d ella nostra attiva politica, non vi è dubbio che esso si chiude con un grande attivo. -
Ve lo dico io che sono piuttosto pessimista per natura e non incline al facile ottimismo. Non abbiamo compiuto tutta l'opera. Ci vorrà ancora molto tempo, ma abbiamo preparato tutte le condizioni necessarie e sufficenti perché quest'opera sia compiuta.
Già dissi altra volta che la politica non è un'arte facile, ma la più difficile di tutte Je altre, perché lavora la materia p iù inafferrabile, più oscillante, più incerta. La politica lavora sullo spirito degli uomini, che è un'entità assai diffic ile a definirsi ed in ogn·i caso è mutevole. S_ullo spirito agiscono g li egoismi, g li interessi, le passioni. Assommate tutto ciò nella nazione e vedrete che lavorare su questo elemento complesso, cioè ind irizzare questa massa d i uomini verso determinate direzioni per arrivare a certe mète, non è una cosa semplice. :S infin itamente difficile. Si t rattava, prima di tutto, di ristabilire !"idea dello Stato e fi·ssare lo stile del Governo.- Abbiamo il meri to di avere fatto del Governo una cosa viva, palpitante, operante nel .seno della società nazionale, non il Governo abulico e amorfo, che si lascia jnsidiare ed insultare in una specie di duello ridicolo per cui l'oppos izio ne sarebbe sacra ed intangibile, avrebbe lutti i diritti, mentre il Governo avrebbe l'uni'co dovere· di costi-
... A Roma, nel salone deg:li Arnzi di palaz"zo Chigi, il 1° gennaio 1924, verst) le i o, Mwsolini riceve per g li auguri di Capodanno i ministri e i so1tosegretari d i Stato Alrindiri220 aug urale rivoltogli a nome di tutti i presenti d al m inistro Aldo Ovigli o, jJ Presidente d el Consiglio risponde con i l discorso qui riportato (Da 1/ Popolo d'llalia, N. 2, 2 gennaio 1924, Xl)
DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DE LITTO MATTEOTTI )45
tuire un comodo ed indul.gente bersaglio. Dichiaro che questa è una teoria assolutamente suicida e che se in tale teoria si compendia la dottrina del liberalismo, io m i dichiaro nettamente ant ilibcrale. Abbiamo dato una disciplina agli /taliani. Non è perfetta, sono io stesso il primo a riconoscerlo; ma, per avere un'idea del cammino pèrcorso, bisogna stabilire dei termini di confronto, per vedere che cosa era l'Italia nel '19 e nel '20; che cosa fu nel '21 e '22; che cosa è stata nel '23.
Gli episodi sporadici di vioiem:a che noi d ~ploriamo e reprimiamo con mesi, e talvolta con anni di carcere, non si aboliscono in un batter d'occhio come Si presume da taluni. Non bisogna credere che anche prima del 1$H4 non ci siano stati, non si deve credere che l'Europa prima del 1914 sia sempre vissuta nel latte e iniele e che i tempi della violenza coincidono con l'avvento del fascismo.
La st4?ria dell'Europa dal '70 al 1914 voi la vedete tempestata di atti di violenza terribili ed individuali e collettivi. Le elezioni scandalose a base di mazzieri , ad esempio, sono neJle cronache politiche del· l'Italia prima del 1914.
Non è facile passare da un moto insurrezionale ad una situazione legalizzata; sono dei problemi che mi affaticano, ai quali ·penso ince~santemcnte, quando gli altri dormono. ll problema delio squadrismo, che ora sembra l'uovo di Colombo, non era un problema trascurabile. Erano sette od otto organizzazioni a camicie multicolori che passeggia: vano più o meno camionalmente in tutte le pa.rti d'Italia; ognuna di queste formaziooi politico-militari era un framme nto dell'auto rità dello Stato che andava in rovina.
Sopprimere tutti gli squadr isti e lo stesso squadrismo, che aveva condotto il Part ito Fascista allo stesso potere; non uscire ·dai confini della Costituzione (ed io .ho sempre avuto la · massima rura di non t occare quelli che sono i pilastri fondamentali dello Stato) o ridurre al m inimo le demolizioni, perché demolire è facile, ma costruire è difficile: questi sono gli elementi sui q uali bisognerebbe meditare, senza attardarsi a vedere se nell'ultimo paesucolo, nel la giornata di domenica, c'è ancora una rissa e ricamarvi sopra un pesante capitolo d i filosofia ddla storia. Senza eccessivo orgoglio, noi dobbiamo essere soddisfatti della nostra· opera e d obbiamo continuarla Abbiamo posto le fondamenta. Ora si tratt~ di costruire l'edific io coi pieni poteri o senza, Sta di fatto che le azioni del fascismo, Partito, possono subire delle oscillazioni dipendenti da fenomeni di naturi vasta, p revalentemente locali, ma ho la coscienza di potere affermare che le azioni del Governo fascista sono in rialzo. Attorno al Governo è il consenso delle moltitudini , è il popolo italiano che ci dà ancora nel 1924. tacitamente l'esercizio dei pieni poteri. Non saprei chiudere questo mio discorso senza rivolgere un pensiero di am- mirazione e dì g ratitudine pel popolo italiano, che offre un superbo spettacolo di laboriosità e di disciplina.. Ho la certezza che, se noi continueremo a lavorare con quello stesso spirito gagl iardo che ci ha sorretti neJle aspre prove ~el 1923, questo ritmo accelerato della vita italiana diventerà ancora più potente e la ricostruzione nazionale sarà il titolo con cui il fascismo entrerà gloriosamente e definiti vamente nella storia italiana *.
PER LA M.V.S.N. **
Il Presidente ha gradito m0lto l' omaggio ed htJ co,n1111irato che ieri iJ ge11"erale Femui, capo dello Stdto Maggio-re del/'E1erdlo1 accompagnato dal colonnello Carletti, capq di gabinetto del ministrO' dei/,:i Guerra, gli ha portato un progetto per la sistemazione della Milizia ai fini nazionali, pflre lasciando alla Milizia sfessa le sue tradizioni ed i moi c1ratteri f ondamentali. '
TaJe progetto - ha concluso il Presidente del Consiglio, congedando il generale De Bono - sarà da me studiato e quindi sottoposto al vost ro esame. Vi prego di recare il mio augurio ed il mio saluto a tutte le camic ie nere d'Italia* **.
* « T e~minato il discorso, il Presidente del Consiglio ha quindi stretto la mano a tutti i ministri e sottosegretari di Stato, trattenendosi a conversare con alcuni di essi».
0 A Roma, nel sa lone degli Arazzi di palazzo Chigi, il 1° gennaio 1924, verso le 10.30, Mussolini riceve « il comandante generale d ella Milizia Volontaria, S. E. De Bono, e il capo di Stato Maggiore della Milìzia Volontari a Fascista, luogotenente generale Sacco, che g li h anno portato il saluto di tutte le camicie , n ere raccolte nel potente organismo uscito dallo squadrismo» . Ai due, i l Presidente de l Consiglio ri volge le paro le qui riportate in riassunto. (Da TI Popolo d'ltalùt, N. 2, 2 gennaio 1924, .XI}.
***
« li P residente ha qcindi ricevuto il Direttorio nazionale del Parti to Fascista. Erano p resenti il segretario generale, on. Francesco Giunta ; i vicesegretari, comm. Cesare Rossi; il gen. Attilio Teruzzi ed il comm. Piero Bol zon; il segretario generale amministrativo, comm. Giova nni Marinelli; il capo dell'Ufficio di propaganda, comm. Maurizio Maraviglia; ed il capo dell'Ufficio stampa , comm. Luigi Freddi. L'on. Giunta ha portato al Presidente i saluti e gli auguri d i tutto il Partito fascista. Il Presidente, dopo avere ringraziato, h\ voluto essere informato suHa situazione d el Partito. Il comm. M ; rinelli, consegnandogli la prima tessera del 1924, ha dato interessanti notizie \1na delle quali riguarda il n umero dc-gli iscritti in Italia nel 1919, che ~ra prt"Cisamente d i ottocentosettanta raccolti in trentuno Fasci. Ciò come mònito a tutti coloro che pretendono essere della vec• chia guardia. Le tessere già distribuite per i l 192-1 sono finora ottantamila, pagate tutte anticipatamente». (Da Il Popol o d' Italia, N . 2, 2 genna io 19 24, XI).
« LA STAMPA HA UNA FUNZIONE UTILISSIMA » •
_n lei che può constatarlo. Ho letto quanto i giornali le hanno attribuito e ne ho riso. ·
Quindi il Presidente ha aggiunto:
Io leggo sempre tutti i giornali. Leggo centinaia di g iornali al giorno, La stampa ha una fun zione utilissima. Sono felice di avere potuto aiutare un eroico mutilato per una grave sciagura che l'ha colpito in questi giorni Un valoroso combattente mutilato di un braccio ha avuto in questi giorni stritolato l'altro braccio da una macçhina in uno stabilimento ove egli era addetto. Appresi la notizia dalla stampa ed ho potuto soccorrerlo. Come vede anche nel.le questioni che non toccano la pol itica, la stampa può rendere ottimi servizi.
L'on. Mussolini, che ere, accompagnato dall'on. A cerbo1 ha interrol/o il breve colloq11io pe1' essere introdotlo dal sovrano.
Signori!
Ho ascoltato con vera soddisfazione il discorso· del senatore Pironti, pronunciato con vigore cos1 giovanile, soprattutto per un riconoscimento contenuto in esso che il clima generale della nazione è cam-
• A Roma, il 1° gennaio 1924, verso le 11, Mussolini si reca al Quirina le con tutti i ministri per portare ai sovrani i saluti e gli auguri « d el Governo nazionale e del P.N.F. » "Al Q ui rinale, si incontra « con la' r ap presentanza dell.a Camera, che attendeva di essere r icevuta dal sovrano. Qualche gi ornale, come si ricorderà, ha, nella scorsa settimima, pubblicato che l'on. Petrillo, parlando con i giornalisti, ebbe a dire che è impossibile avvicinare il _Presidente del Consiglio, che è circondato da una fitta , ete di reticolati, tanto è vero che egli stesso non aveva potuto avvicinarlo che per brevi m inuti due sole volte'. L'on. Petrillo, ossequiando il Presidente del Consiglio, gli· ha ricordato scherzos:imente della inesattezza di quella frase, aggiungendo: "Come vede, on. Presidente, quei reticolati non esistono, giacché possiamo liberamente incontrarci". L'on. Mussolini ha ,iso di cuor e» . Poi, risponde con le parol e qui riportate. (Da Il Popolo d'llizlia, N. 2, 2 ·gennaio 1924, Xl).
0 A Roma, a palazzo Chigi, il 1° gennaio 192:4, alle 11.15, Mussolini rkeve ~r g li auguri di C:3podanno i direttori di tolte le amministrazioni centrali dello Stato ed i capi di gabinetto dei ministri e dei sottosegretari. All'indirizzo augurale rivoltogli a nome di tutti i presenti dal senatore Alberto Pirooti, direttore generale d ell'amministrazione civile, i l Presidente del Consiglio risponde con le parole qui rìportate. (Da Il Popolo d'ltalùt, N. 2, 2 gennaio 1924, XI). ·
Opera Omnia Di Benito Mussolini
biato e anche il clima morale ; di conseguenza lo spirito di coloro che servono lo Stato è profondamente mutato. Siamo tutti servitori della nazione, a conùnciare da colui che ' vi parla. Dobbiamo· avere l'orgoglio sacro di essere i servitori della nazione Abbiamo cambiato la mentalità che si era venuta creando ·io questi ultimi tempi. L'impiegato è un soldato, è un milite che mette tutte le sue energie al servizio dello Stato e della nazione. Non deve essere considerato come un elemento estraneo, ma sibbene come p arte integrante ed essenziale di tutto quel complesso di orga nismi in cui si attua in una forma, ed oserei dire sensibile e fisica, l'idea giwidica dello Stato. tn vero quello che ha detto il senatore Pironti, che se molte di queste riforme sono state svolte con la rapidità e }'jnfiessibilità necessarie, ciò lo si deve all'opera devota, assidua, tenace, intelligente di tutta la burocrazia itafiana, dai sommi agli ultimi grad i.
Di ciò vi dò ampia lode, di ciò vi dò altissimo riconoscimento in faccia alla nazione. L'esperienza del 1923 nù autorizza a credere che la vostra opera, sotto ogni aspetto preziosa, la continuerete nell'anno che incomincia oggi. Sono lieto di constatare che la nazione non considera più l'impiegato come un perditempo più o meno sùperftuo che pesa sull'Erario. Oggi lo considera come l'elemento indispensabi le, come un uomo che qualche volta nell'esercizio del suo dovere tocca Je vette del. l'eroismo civile. Mi piace di fare questa constatazione, parlando a voi oggi, sapendo che le mie parole saranno diffuse a t utta la nazione, Signori!
Ora si t ratta di continuare con la stessa energia, con l o stesso zelo, con la stessa devozione tutti dal primo all'ultimo. :B soltanto cammfo ando su questa strada che arriveremo alla mèta che ci è comune : la grandezza e la prosperità della patria. (Il di.Jcorso del Pteridenle è stato asco/Jato con intensa emozione dt1 tutti i presenti, i q11ttlì1 alla fine, han"o espreuo la loro fervida, viva rkomncenza per così alte ed imolìte pantle con un calorosissi11_1~ applmuo).
IL FASCISMO 1: UNA «RIVOLTA SPIRI1UALE
- Il movimento fascista, per essere compreso, deve essere conside· rato in tutta la sua vastità e profondità di fenomeno spirituale .
Le sue man ifestazioni politiche sono state le più potenti e le p iù
• Dichiarazioni fatte a Roma, all'inviato speciale dell'Obse,i,,r di Londra, nei primi g iorni di gennaio del 1924 (Da JJ Popolo d'ltalù,, N 5, 5 gennaio 1924, Xl).
Dal
VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELirro MATTEOTTI 149
decisive, ma non bisogna f ermarsi ad esse : il fascismo italiano non è stato, infatti, solamente una 'rivolta politica contro Governi fiacchi ed iÒcapaci, che avevano la.sciato decadere l'autorità dello Stato e minaccia. vano di arrestare l'Italia sulla via del suo necessario sviluppo, ma è stato una rivolta spirituale contro vecchie ideologie che corrompevano ì sacri principi della religione, della patria e della famiglia.
Rivolta spirituale, dunque. Il fascis mo è stato espresso direttamente dal popolo; soldati reduci dalle trincee, piccoli borghesi ed operai sono stati tra i primi fascisti, e questa origine ha impresso al movimento un carattere che esso non ha mai perduto e non perderà.
Restawazione di principi e di valori, essenziali ad una grande società oazionale, il fascismo ora lavora con animo di ferro a rafforzare nel popolo quelle virtù di devozione e d i disciplina, dalle quali esso ha tratto la. sua forza.
Chi ha gli occhi tanto acuti da poter gua rdare nel èuore della storia d'Italia può comprendere e valutare il fascismo; chi non conosce l'Italia nella sua storia e chi non è abituato a conoscere la. purezza e la grandezza dei fenomeni spirituali non· 10 ·capirà mai.
FRANCESCO CRISPI *
Signori!
Prendo in consegna qu~sta lapide nella mia qualità di italiano, di fascista e di _capo del Governo. Non solo prendo in consegna questa lapide sulla quale stanno inci~e delle parole solenni, ma oserei dire che prendo in consegna lo spirito di Francesco Crispi. Forse le più fre~ sche ge nerazioni ignorano ch e Francesco Crispi è una delle fi gure dominanti e centrali d el Risorgimento italiano. Bisognerebbe metterlo subito accanto ai quattro e fare una pentarchia.
Con ciò si rispetterebbe la storia. Francesco Crispi esordisce nel giornalismo; tutto giovane, appena laureato in legge, a diciotto anni stampa a Palermo un giornale, che prendeva nome da un piccolo torcente che deve scorrere nelle vicinanze della città.
• A Roma, sullo scalone d'onore di palazzo Chigi, la mattina del 12 gerinaio 1924, Mussolini pre5eniia la cerimonia per l'inaugurazione· di una lapide in memoria di Francesco Crispi. La lapide reca incisa questa epigrafe, dettata da Enrico Corradini: « MCMXXIV - Roma e l'Italia vittoriosa - governando la forza del Fascio - <lui ricordano Francesco Crispi - ultimo eroe del Risorgimento - primo della grandezza~. In tale occasione, dopo l'orazione comme• morativa del principe Pietro Lanza Di Scale-a, il Presidente del Consig lio pronuncia il discorso qui · riportato. (Da li Popolo d'forlia, N. 12, 13 gennaio 1924, XI).
Era un giornale letterario ma tutto pervaso da spirito antiborbonico. Ciò accade nel 1843. Nel 1848, il 12 gennaio, Palermo insorge: Crispi partecipa alle insurrezioni. Di nuovo si dà al giornalismo, stampàndo un giornale, che aveva un titolo superbo: Apostolato. Fallisce l'insurrezione. L'esilio! Durante l'esilio ancora giornalismo; a Torino, un giornale, che era -diretto dal Valerio, e che si chiamava la Crmcordia, non faceva per Crispi, che passa in un alt ro giornale, diretto dal Correnti Fa del giornalismo anche a Parigi, dove' si maturavano i d<;stini di Europa.
Nel 18:i9, Francesco Crispi p rep a ra la spedizione dei Mille. La prepara lui. La impone lui al generale Garibaldi. Niente di più d ram· matico del co!loquio ch e s i svolge tra Garibaldi e Francesco Cdspi. Garibaldi dice: · <e Mi garantite voi l'i ns u rrezione della Sicilia ? » . Fran· cesco Crispi risponde: <e Sì, generale». <e Anche con la vita?». « An. che con la. vita!».
Notate la mobilità di questo grande ingegno. Nel 1848 diceva: « Bisogna portare l'insurre-zione della Sicilia al Continente». Ma la esperienza storica apprende qualche cosa agli uomini di ingegno. Nel 1859 dice: « Bisogna portare Yiceversa, ora, dal Conti!lente, l'insurre· zione in Sicilia». E portarla in che modo ? Anche qui si rileva lo spirito dell'uomo. Perché era fallita la sommossa del 1848? Perché era iocoe· rente, anonima, perché aveva appena t recento fucili e trecento uomini armati di ·falcetti, e ·di coltelli. Perché, viceversa, nel 1860, la Sicilia vince e con la Sicilia tutto il M ezzogiorno? Per4:hé .t'è un nucleo di forza armata ed inquadrata a cui dà lo s p iritò incomparabile di anima tore G iuseppe Mazzini Francesco Crispi parte da Quarto, arriva a M arsala: fa tutta la campag na. :B il segretario di fiducia di Garibaldi. Nel 1860 diventa primo ministro dell' Interno a N apoli ed in brevissimo torno di tempo vara molte leggi, che io, oggi, à distanza di sessant'anni, vorrei dire fasciste. -Una di esse prescriveva che i figli dei morti in guerra fos. sero adottati dalla nazione.
Francesco Crispi aveva un concetto assai severo dello Stato. Lo Stato sovrano su tutti e contro tutti. Nel suo territorio non c'è nessuna sovra~ nità che sia al disopra di quella: d eHo Stato. Ciò è molto importantee ciò va ripetuto perché non nascarlo equivoci. Aveva uno stile di Governo che si rilevava anche n elle picco le cose. Anticipatore, p erché fu un africanista. Con trentadue milioni di italiani allora, ogg i con quaranta, anzi quarantotto, egli sentiva, presen t iva ch e l'Italia non poteva vivere se non si lanciava sulle strade di un impero coloniale. Il sog no . e ra superbo, forse le spalle di q uell' Italia n on erano sufficentemente fort i