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DAL VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 225

sta, e mantenendo il massimo accordo con tutte le aSsociazioni f emminili già esistenti.

- S0t1o ponia111o a Vostra Eaellenza i primi dov eri che n?i fascist e intendiamo svolgere: aiuto fratern(! e adesione a 'quanto P,ossono domandarci i Fasci maJchili; protezione dell'infanzia,· ·protezione delle operaie; propag,mda fascista e opere c11liurati1 s pecialm entè colta f ormazione di biblioteche; preparazione della donna aJl'uffici& d1infermiera,· ecc.

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- Approvo tutto il vostro lavoro, ma il mio compiacimento più alto sarà per quanto farete pei bambini e per le operaie.

Ecc ellenza, abbiamo già tm esempio luminoso nella nostra compagna signora Ismalia Pepe, la madre de/f' eroico Ugo Pepe, che ha già compiuto mfracoli pei bambini del rioite a mi presiede il circQ{o «Ballisti>> .

Poche battute anco ra, la promeu a di un messaggio pel congresso, e non avemmo coraggio di togliere alJri minuti al tempo prezio10 del Duce.

AL POPOLO. DI PARMA*

Camicie nere! Cittadini!

H o desiderato, lo confesso, che il primo saluto dopo la nostra trionfale vittoria di domenica, mi foss e dato di porgerlo al popolo Qi questa generosa tra le generose città d'Italia, H o voluto compiere un rito sacro per devozione e venerazione dei due caduti, dei due martiri che hanno suggellato col sangue vermiglio la g loria splendi da indistruttibile della nostra vitt(?ria. Noi fascisti ci attardiamo pochissimo sul passato, perché le nostre anime sono potentemente portate verso l'avvenire.

Applausi fragorosi interrompono ad ogni frase il D uce, il quale domanda:

A chi le nuove vittorie? («A Noi.'» , urla ad ,ma vo ce la folla).

A chi l'Italia? (« A Noi!»).

A chi Roma? (« A Noi.I»).

Viva il fascismo!, grida alla fine Mmso/ini, (L'enorme pubblico fa eco al grido come 11na persona sola e q11ando il capo d el Governo 1cende in ÌJJrttda e prende posto al volante, gli ,.innova - clamoro1amente.l'allest azione della JJfa devozione1 della sua inalterabile fid"cia).

• A Milano, a palazzo Monforte, la mattina del 7 aprile 1924; Mussolini aveva ricevuto, fra gli altri, l'esploratore polare Roald Amundsen . L'8 aprile, aveva concesso numerose udienze. Chiusa la partita elettora le (le elezioni avevano assi-:. curato circa cinque milioni di voti al fa scismo e due agli oppositori), il 9 aprile, alle 6.30, Mussolini parte da Milano in automo bi le diretto a Roma. Lo accom· pagna il commendator Alessandro Chiavolini, suo segretario particolare. Durante il viaggio, sosta in varie città per parlare a folle in attesa, Verso le 9, è a Parma, dove, da una finestra del Teatro regio, pronuncia le parole qui riportate. (Da Il Popolo d' Italia, Nn. 85, 86, 87, 88, 8, 9, 10, 11 aprile 1924, XI).

AL POPOLO DI REGGIO EMILIA*

Popolo di Reggio!

N ella città dove è nato i l tricolore, e di cui conser vo ~ncora i ricordi inobl iabilì della giovinezza, la mia venuta d'oggi non è u na visita, ma un semplice passagg io.

Vi prometto però che sarò fra poco tra .voi.

La mia venuta odierna significa soltanto la constatazion e della vit· toria dell' i nvincibile fascismo, che oggi non è più una t rascù rabile min oranza, ma u n'intera ed assoluta volontà del popolo italiano cont ro l'arcobaleno delle . opposizion i. ( Grandi appla11JJ).

La vittoria che oggi si consacra . non è che l'inizio delle vittorie fut u re, per le qual i sono d isposto a tutto sacrifica re . ( Grandi e prolungate ovaziom).

Sareste d isposti, o cittadin i, e voi fascisti , a rinunziare alle posizioni conquistate? (Grande tJr!o della folla : « No!»).

Ricordate -sempre i patimen ti ed i tormenti della lunga guer ra , g li i.nnume ri eroi seminati dal P iave al T imavo; ricordate il martirol~gio fascista e tutti gli olocausti sofferti pe r ri dare l'ltalia agl i italian i; e ricordate la vittoria d'ogg i, che cementa la conqu ista della patria. (Grandi appla,m).

Cittadini di Reggio !

A ch i la vittoria? (Urlo poderoso della folla: « A Noi!»).

A chi Roma ? (La f olla : «A Noi/»).

Evviva l'Italia ! Evviva il fascismo ! ( La f olla risponde con form idabili grida di « e.vviva » e con fragorosi ed imponenti appta,w).

* D iscorso pronunciato a Reggio Emi lia, dal balcone del palazzo municipi!.le, il 9 aprile 1924, verso l e 11. (Dal Gio rnale di R eggio di Reggio Emilia, quotidiano liberale, N . 80, 10. aprile 1924, XI).

AL POPOLO DI MODENA *

Popolo di Mo4ena ! Popolo della città che ha dato sempre martiri alla nobile cawa !

Io vi saluto!

Comprendo il vostro entusiasmo, camicie nere e cittadi ni . La vittoria di domenica scorsa è g rande, è un severo plebiscito llazionaie; la vittoria di domen ica docwnenta all'interno ed all'estero che la parte migliore del popolo italiano si stringe attorno ai n ostri gag li ardetti. (Appla11si frag orosi e grida di « evviva »). ·

Avete scritto pagine di dolore e di gloria. Io non dimenticherò mai le g iornate g r ige· di quel tragico settembre! Quel sangue ha germog liato la vittoria !

Difenderete voi la vittoria? (Un mio formidabile rùponde: «Sì/»).

A q ua lunque costo? (Un altro grido possenJe si alza : « Sì.'»)

V iva l'Italia!

Viva il -fascismo invincibile! (D eliranti grid.a di «evviva~> salutano le 11/time parole del capo del Governo, al qual.e la folta indirizza grida di « Evviva il salvatore del/'Jtalia.' », « Evviva il capo del Governo.'», incrociate con gli « alalà.' » entmiasti dei f arcisi!).

AL POPOLO DI ROM A**

Popolo di Roma!

Il saluto che mi è porto da questa imp onente moltitudine va diritto a l mio cuore. Mi è grato il vostro saluto, m a più mi è g rato manif est arvi tutta la mia devozione, il dichiararvi c~e, anche prima di oggi , io mi

• Parole pronunciate a Modena, in piazzale Garibaldi, dai gJ'adini del monumento a Vittorio Emanuele, il 9 aprile 1924, verso 1e 12. (Dalla Gazzella de/l'Emilia. la Provinria di Modena di Modena, N . 86, 9- 10 aprile 1924, LXV) o Il 9 aprile 1924, alle 15, Mussolini aveva la.sciato Modena. Circa le 16, aveva sostato 3 Sassuolo. Verso Pracchia - informa Alessandro Chiavolini« abbiamo sbagliato .strada. Ad un bivio, tale era la folla che si accalcava p er salutare il Pte$idente, che anziché infilare la via per Pistoia, 3bbiamo preso quella per Porretta Ad un certo punto, il Duce ha avuto dei dubbi ed ha fermato la macchina in . prossimità d'un , casolare di contad in i che era in prossimità della via. Presso la porla, stavano due u omini, due donne, un giovanetto ed a lcuni bambini Cì hanno guardato con molta curiosità per l' abbigliamento che ave-

Opera Omnia Di Benito Mussolini

sono sempre sentito un cittadino, ed un figlio devotissimo di Roma. (ApplanJ1).

Questa adunata, alla quale nessuno dei mistificatori avversari vorrà negare l'attributo di adunata di popolo, questa adunata viene a completare quelJa di moJte città: ieri attcavèrso le città della valle Padana, lungo i piccoli borghi e gli sperduti casolari dell'Appennino, nelle città gentili della Toscana ho sentito - dico « ho sentito » · _ vibrare attomò a me il consenso formidabile di quel popolo anonimo e minuto che è la base granitica sulla quale costruiremo l'avvenire della patria. (A pp!a11Ji, · ovazioni). 1

E il consenso è balzato anche, dall'eloquenza rigida, ma solenne e severa delle cifre, dalle urne. Cinque milioni di cittadini italian i, veramente l iberi e veramente coscienti, si sanò raccolti attorno ai simboli del littorio. lo non· permetto; e noi non permetteremo, che si insulti il popolo italiano, facendo credere che si tratti di gente mandata alle urne come una mamlra informe di bestie senza coscienza. (Appla1m).

E Roma, che ha: ritrovato nella giornata del 6 aprile il suo spirito vamo: 1oile11e perfetta da corsa. Nessuno dei presenti ci riconosceva. Il Duce ha domandato al giovanetto: ··IJ. que;,a la Jlrada per Pùtoia?". " No, questa porta a Porretta ". " Avete de/1',uqlial". "Sl ed eccellente Ne volete un bicchiere? Vado subito a prendervelo". Ma il giovane si è allontanato lentamente guardando ogni tanto il Presidente e quando è tornato ed ha porto il bicchiere pieno d'acqua freschissima, la mano gli tremava. Mi ha chiesto sottovoce : "Ma questo è Mussolini?". " S} ", gli ho risposto. Il raga220 allora, colorendosi in volto, mentre g li occhi gli sfo lgor~vano dalla gioia, ha gridato: " _Viva Mussolini! ". I contadini che erano presso il casolare si son fatti subito più vicini all'automobile e hanno ripetuto più volte il grido di ·· Viv:i Mussolini!". intatto delle grandi ore, Roma ha mcignificamente marciato. Si dicCva che gli impiegati non avrebbero votato per il Governo. H anno votato. (Voci d alla f oli~: « T111ti! T1111i! »). ·

A Pistoia abbiamo sostato una ventina di minuti e pure qui Je manifestazioni. sono state calorosissime, come piene di entusiasmo sono state quelle di Monsumroano, dove i l Duce ha r icevuto, presso il Circolo Muuolini, i l saluto d i Ferdinando Martini. A sera, ver~o le venti e mezzo, siamo giunti a Siena Siena ha vibrato di entusiasmo indescrivibile. .Basta dire che per attraversare la città l'automobile ha i mpie~ato circa un'ora e che per rifornire di benzina la macchina abbiamo dovuto far portare l'essenza alcuni chiloffietri fuori della città con un'altra automobi le. Dopo Siena, numerose altre soste abbiamo dovuto fare, perché ogni paese, ogni borgo voleva tributare onore al Duce». Il IO apr ile, alle 4.20, Mussolini arriva a Roma. NeJratrio di p:tlazzo Tittoni sito in via Rasella, accomiatandosi da Alessandro Chiavolini, gli dice: « Dopo un viaggio tome que!to, !ti può dire di e1ure ro/laudat<t ». Verso le 19, « un corteo popolare di omaggio a Mussolini », dopo aver sfi lato lungo corso Umberto, si ferma davanti a palazzo Chig i, acclamando al Presidente .del Consiglio. Mussolini appare sul balcone all' angolo del palaz:zo assieme ai membd del Governo e al senatore Filippo Cremonesi, il quale « proclama solenneménte l'onorevole Mussolini cittadino onorario di Roma». Indi il Presidente del Consiglio pronuncia il discorso qui riportato. (Da Il Popolo d'Ita!id, Nn. 87, 88, 10, 11 aprile 1924, Xl).

Si d iceva che a Roma non esisteva il popolo lavoratore. Vog lio, una volta per sempre, come capo del Governo, disperdere q uesta imbecillissima menzogna: Roma lavora. A Roma ci sono per lo meno centomila autentici lavoratori, forse più ·equilibrati, più coscienti, più devoti al dovere che non altrove. (Applatm).

Roma non è già la capitale d'un piccolo popòlo di antiquari. (Appla11s1). Guardatevi attorno e ·vedrete· che g ià tumultua nelle strade di quest'incomparabile città una somma sempre p iù intensa di traffici, un còmpito sempre mag g iore di energ ia. La Roma che noi sogniamo non deve essere soltanto il centro vivo e p ulsan te ddla rinnovata nazione italiana , ma anche la capitale mernvig liosa dì tutto il mondo lat ino. (Vi ve, calorose manifestaziom)

Dopo Roma p ermettetemi che io saluti l e nobili e gen erose fanterie del .Mei.zog iÙrno d'Italia ch e hanno marciato in serrate falangi come quando si aggrappavano alle doline del Ca rso sacro e memorabile. (Applatm). h, dunque, sfatata quest'altra grossa menzogna per cui si diceva che il M ezzogiorno d'Italià era refratt ario al fascis mo! Dichiaro che dal responso delle urne risulta che il Mezzogiorno d'Italia può dare la mano a i fratelli della Toscana, della valle del Po e può prendere il suo posto degnamente fra· le avanguardie del fascismo italiano. (O vazioni , applaUJ1).

Popolo di Roma! /

Quale è il mònito imperioso che esce dalla prova di domenica scorsa? Il mon ito è solenne ed questo : b isog na ch e tutt i si a rre ndano al fatto compiuto, perché è irrevocabile! ( Lt1ngh e app rovazioni parto no dalla 'folla). ·

Il Partito ha dich iarato: « Vogliamo da re cinque anni di pace e di feco ndo lavoro al popolo italiano». Questa dìthiarazione è mia! Perché se altri. può dire: « Periscit la patria p urché s i salvi la fazione», noi fa. scisti diciamo: « Periscano tutte le fazion i, anche la nostra, ma sia grande, sia rispettata la patria italiana. (Rinnovate o v aziom).

Voi vedete che anche questa vittoria mi lascia perfettamente tranquillo. Più g rande è la vittoria, o cittadini, e più alti sono i doveri. Doveri di lavoro, di disciplina, di concordia nazionale. Vi domando: Li assolverete voi questi doveri,? («Sì! »i rispond~ ad una voce l'imme nsa f olla)

Ebbene, io accolgo q uesto vost ro monos illabo come la formula di un g ìuramento sacro e v i invito ad eleva re un triplice g ri do : Vìva il re! Viva !"Ital ia! Viva iJ fascismo! ( La piazza risp onde con u n t erribile urlo, f a· cendo p qi flna vi brante, f ormid abile, entusiartica ~ aniferta zi on e di devo-

zion~ al Duce d el fa1ciJmo. Si grida ripetutamente: « Viva Muuo- \ lini/»)*·

PER L' ESERCITO **

Signori generali!

Vi sono grato del vostro gesto di omaggio e non ho bisogno di ripetere che il Governo è deciso a fare per l'Esercito tutto quello che è necessario. Ho già detto altra volta che a mio avviso il compito dell' Esercito

• « Intanto, un folto gruppo di arditi d i guerra, della FNerazione nazionale arditi italiani - i quali, con il loro gagliardetto ed agli ordini del capilano Ponterorvo, erano accorsi a fare atto di fede al Duce vittorioso - sollevano in a lto il maggiore Achille Martelli, medagl ia d'oro, che a gran voce, cosl dice rivolto al Presidente Mussolin i : "Benito Mussolini! Gli arditi d ' Italia ti lanciano oggi il lo ro grido di g uerra, che è grido di fede, di forze, di passione. Oggi, n ell'ardore della p :itria da te rinnovata, innalzano il loro gagliardetto nel nome dei loro morti gloriosi. Per mio. me zzo i sopravvismti si offrono a te pronli a nuovi e fecondi sacrifici! Arditi d' Italia! A chi l'onore?" "A N~i ! " , urlano gli arditi. "A chi Benito Mussolini ?", "A Noi!", rispondono con un grido travolgente gli .arditi. I.a folla prorompe in un triplice " alàlà ! " al Duce. Il Pre$idente ringrazia e· si ritira r,oi nel suo ~alone, ove tutti i ministri e le autorità presenti vanno a congratularlo. La folla continua a rimanere sulla piazza facendo manifestazioni di patriottismo e di devozione al Duce, fino a ser1 inol~ trata ». (Da /I Popolo d 1fo1/ù1, N 88, 11 aprile 1924, XI)

0 A Roma, a palazzo Chigi, la mattina del I6 aprile 1924, Mussol ini riceve i seguenti generali, membri della commissione "centrale di avanzamento dell' Esercito, conve nuti nella capitale per partecipare ai lavori della sessione primaverile deJ!a commissione: Alberico Albricci, Antonio Basso, Giovanni Cattaneo, Enl'ico Cavigl ia, Giuseppe Francesco Ferrari, Gaet ano Giardino, Maurizio Ferrante Gonzaia, Francesco Savcrio.G razio li, Umberto Montanari, Luca Montuori; Guglielmo P c-r.ori-Giraldi, Carlo Petitti di Roreto, Giulio Tassoni, Giuseppe Vaccari. t presente anche Sua Altezza Reale il d uca Emanuele Filiberto principe d i Savoia-Aosta. li ministro A rmando Diaz, che accompagna i generali, rivolge al Pre$ideflte del Consiglio le seguenti parole: « Ho l' onore di presentare all' Eccelle nza Vo~tra i generali che sono qui convenuti p er la riunione della commi5sione centrale di avanz:1.mento. Sono tanto più lido di fare questa presentazione, in quanto la riunione è onorata dalla presenza del valoroso comandante d ell a Terza Armata, il D uca d'Aosta, che con immenso piacere e con commozione vediamo tra noi dopo avere tanto tremato per la sua salute. L'affetto che ci lega al principe è !"affetto di tutto l'Esercito e di tutto il popolo italiano. Questi ufficiali, che già in guerra seppero compiere ogni dovere, continuarono in pace, a dare tutta la loro attività con piena fidu cia nell'avvenire della p.:itria e d ell'Esercito e nel Governo presieduto dall'Eccellenza Vostra, che ha saputo due all'Esercito la sua tranquillità e rivalorizzare la vittoria. Essi seguiranno con fe<le non minore l'opùa che il Governo · svolgerà per· l'Eserci~o, per la patria e per la grandezza d ' Italia». Indi Mussolini pronuncia le parol e qui riparlate. (Da li Po{Jolo d'llalùt, N. 93, 17 aprile 1924, XI).

Dal

VIAGGIO NEGLI ABRUZZI AL DELITTO MATTEOTTI 23 1

è molto semplice e n elJo stesso tempo decisivo: quello di preparare la nazione a di.fendere in ogni momento i suoi legitt imi interessi. Credo che queste idee siano con divise da tutti noi. Vi prego di portare agli ufficiali e a tutti i soldati dell'Esercito italiano il mio saluto è la mia attestazione di profonda, immutabile simpatia e devozione. Il Governo, lo ripeto, farà per .l'Esercito tutto quello che è necessario, perché mantenendo in effi.cenza materiale e morale l'Esercito si garantiscono i destini della patria.

Il P1'esidente del Consiglio ha quindi salutalo i generali pre1enti, in/rtttlenendosi infine a colloquio col Duca d'Aosta e col minisJro Jellt1. GtJerra.

AI FUNZIONARI DEL MINISTERO. DEGLI ESTERI •

Eccellenza! Signori!

Dopo diciotto mesi è questa la prima volta in cui mi trovo din anzi a tutti i m iei collaboratori del ministero deg li ESteri. Se ciò non è avvenuto prima di oggi, si deve al fatto delle condizioni eccezionali del momento Voi sapete _che cosa io pensi dello Stato e della burocràzia.

Ne penso bene. Penso che l'anunin istrazione dello Stato cammina quando ognuno al suo posto è occupato nel suo preciso dovere. Si ottengono risultati fecondi, quando tutte le pa:rti di questo delicato meccanismo si muovono in armonia e tutte dirette al medesimo scopo.

Il vostro gesto è significativo, non solo per il dono, ma per Ie parole dalle quali è accompagnato. La collaboruione di tutti è necessaria, specialmente nel ministero d egli Esteri, il più delicato fra t~tti dell' ammini· straziane dello Stato Dico t utti, cominciando da quelli che accu pano i primi posti negli uffici, dal segretario generale fino agli archivisti, che tengono in ordine le pratiche e fino· ai d~ttilog rafi che battono e cipro. ducono gli scritti in maniera leggibile.

In q uesto tempo abbiamo risoluto dei problemi d'ordine politico e d'ordine economico. Oso dire, e non credo di peccare di eccessivo orgoglio, che in questi diciotto mesi abbiamo lavorato, abbiamo fatto dc-I cam-

" A Roma, oel salone della Vittoria d i palazzo Chigi, il pomeriggio d el 16 aprile 1924, Mussolini riceve. i fun zionari del ministero degli Ester i. Il senatore Salvatore- Contarini, 5egretario generale d el ministero degli Esteri, offre al Presidente d~I Consiglio un calamaio d 'argento, con questa incisione: « A Benito Mussolini - Cavaliere dell'Annunziata - i funzi onari del ministero degli Esteri - Fiume 22 febbraio MCMXXJV Roma 16 marzo MCMXXIV » Al d iscorso dd senat ore, Mussolini risp onde con le parole qui .ripor tate. (Da I/ Pt>polo d'llalia, N. 9}, 17 apri le 1924, XI). ·

Oper A Omnia Di Benito Mussolini

m ino. L'edificio non è sulla ·carta, è in gran parte costruito. Ricorderò l'annessione di Fium'e ed i trattati di commercio ~he hanno aperto all'Italia feconde relazion i con i principali paesi d' Europa. Inoltre si è risolleva'to il prestigio della nazione nel mondo. Cosl, come voi mi avete dato fino ad oggi l a . vostra solerte collaborazione, conto su di voi anche soprattutto per il futuro. Ognuno compia il proprio do vere con diligenza e purità di spirito. Se tutti i servitori dello Stato e tutti i cittadini che lo compongoÒ.o si ispireranno .a questo criterio, credo che l'avvenire dell?, nostra patria sarà grande.

UNA NOTA DELL'« AGENZIA VOLTA» SULLE POLEMICHE DI QUESTI GIORNI

N egli ambienti responsabili del Partito Nazionale Fascista e nei circoli vicin i al Governo n on si è mancato di rilevare che le p ro teste cattoliche contro episodi sporadici d i devastazioni accadute in Brianza dopo la g iornata del 6 aprile, sono d i una tonalità eccessiva ed haÒ.n6 un carattere che il fascismo nettamente respinge, anche per l'ignobile specu-· lazione socialpussist~ sbocciatavi intorno, Sarà opportuno ricordare che il P.N.F. ha avuto numerosissimi morti nella recente campagna elettorale. :E di ieri l'assassinio di un s·indaco fascìsta in Toscana e di oggi il barbaro eccid io di uno studente fascista in Lombardia. Nofl vi- è dubbio che una ripresa della delinquenza rossa è in atto. In Brianza, i fascisti hanno danneggiato delle case e non g ià per fare del ·vandalismo anticattolico, ma perché quei ·circoJi nasconde vano, sotto l'etichetta della religione, il contrabbando di una politica brutalmente antifascista. · ·

Man ifestazioni epistolari, come quelJe che sono avvenute da parte di talune sfere cattolichè · in questi giorni, non sono l e p iù indicate per contribuire a quella oramai famosa normalizzazione, che ~arebbe un fatto compiuto in ogn i angolo d'Italia, se tutti, diciamo tutti, avessero accolto il grid o pacificatore del P.N.F. , mentre l'organo ufficiale del P artito P opolare dichiara invece che vuole « esasperare tutte le opposizioni » .

Bisogna profondamente separare quello che appartiene alla rel ig ione da quello che appartiene alla politica~ e soprattutto evitare allusioni poco opportune alla sovra nità dello Stato italiano, che è assoluta e intangibile.

Da li PopQ/o d'ltalid, N, 95, 19, aprile 1924, Xl (1>. .

Medaglioncini Al Cromo

Angelica

Una notizia ferale è corsa su tutti i fili, e fors'anche senza fili, attra. verso g li spazi : Angelica B:alabanoff è stata espulsa dal Partito Comunista Russo in data 8 aprile. con la motivazione di essere passata alla causa della controrivoluzione russa ed al servizio della borghesia occidentale. Povera Angelica! Ecco che il suo nome torna ancora di attualità per le cronache italiane. Chi fra i soci~listi italiani, più 'o meno evoluti e coscienti , sia in Italia, sia fra le colonie italiane in Svizzera, non ha conosciuto Angelica Balabanoff o Bahnhof, come si diceva con un diminutivo ferroviario in senso evidentemente dispregiativo? E chi può dire in coscienza che l'Angel ica abbia mai conosciuto l' acqua e il sapone, ele· menti che appattengono, come ognun sa, alla putiida società borghese ? Ang elica era tutto un programma! Bastava e basta ancora guardarla: bassa, grassottella, non portava H busto e quindi la sua silhouette era indefinibile, anche perché le sottane, che spazzavano spesso i marcia• piedi delle strade e le cicche d ei saloni delle assemblee, non lasciavano scorgere se non due piedi disgraziati, spesso ricoperti da ciabatte più _ disgraziate ancora. La sua faccia era, ed è forse ancora, tendenzialmente rettangolare; i capelli era.no, e sono forse ancora, lisci, ma piuttosto g rassi, con tendenza ad ospitare tutti gli insetti che D omine _ Iddio· ha mandato sulla t erra onde sperimentare la pazienza delle sue creatu re. Gli occhi di Angelica non dicevano nUlla. Quando parJava era di una prolissità tutta russa . Gli operai non ci capivano nulla, ma tuttavia la veneravano come la · santa e la martire della rivoluzione. russa, ed eziandio italiana.

Allo Scoppio della guerra, se ne andò altrove. N ei priffii tempi si seppe che aveva aderito al bolscevismo; poi capì che non spirava aria per i suoi polmoni in Russia e se ne partl per Vienna. Oggi, Angelica deve trovarsi a Zurigo, dove naturalmente consuma dell'inchiostro fare dell'antifascismo, mentre, invece, dovrebbe consumare continuamente molto sapone per scrostarsi la pelle.

Povera Angelica! Una lacrima ed una prece, dal momento che essa è morta per il comunismo mondiale, dal momento che e.ssa è passata nel novero dei reprobi, nella falange dei t raditori che hanno mangiato la foglia, il fiore e il frutto e non credono p iù al paradiso di Len in.

Da Il Popolo d'J1alia, N. 94, 20 aprile 1924, Xl (u).

OPfRA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI PER LA CITTADINANZA DI ROMA*

Onorevole senatore! Eccellenze! Signori!

Voi mi rendete oggi l'onore più alto, forse, che possa toccarf! a un uomo e a un ita liano, e non vi_stupirà se vi dico che si avv icendano nel mio spiri_to sensi di trepidazione e d'orgoglio, e che la. commozione turba il mio cuore per triplice via. Mi è consentito di dire civiJ r oman111 .rum oggi, annuale di Roma; oggi, festa del lavoro italiano, su ques~o colle che dopo il Golgota è certamente da secoli il più sacro alle genti del -mondo civile.

Ond'è che io m i domando: Merito io questo riconoscimento solenne? Sono degno d'Cssere ann overato fra i fi gli della città incomparabile? In verità avrei preferito che Roma madre mi avesse accolto cittadino del suo popolo, a opera finjta.

Che cosa ho fatto per l'Italia? Poco. .

Per Roma ? Nulla o quasi. L'opera è ap p ena incominciata. Mi premiate in anticipo. Ma se questo ges_to eccezionale e inaspettato intende essere 1a vost ra testimonianza del mio amore grandissimo per Roma , allora io lo accolgo con coscienza g_rata e tranquilla

Sino dai g iorni della mia lontana giovinezza, Roma era immensa nel mio spirito ch e si affacciava alla ·vita. Dell'amore di Roma ho sognato e sofferto, e di Roma ho sentito tutta la nostalg ia. Roma! ·e la semplice parola aveva un rimbombo di tuono nella mia anima.

Più tard i, q uando pot~i peregrin a re fra le vivent i rel iquie d el Foro e lungo 1a Via Appia e presso i g ra ndi templi, soven te Jni accadde di medìtare sul mistero di Roma, sul mistero della continuità di Roma. Mistero è l'orìg ine. La cosiddetta critica storica può industriarsi a sfron· d.ire la leggenda, ma sempre una ~ona d'ombra rimane, dove la leggenda, insostituibile dal freddo e spesso assurdo ragionamento, torna superbamente a fiorire.

La· critica non può dirci per quali doti segrete o per quale disegno d'una intelligenza suprema un piccolo popolo di contadini e di pastori poté, g rado grado, assurgere a potenza imperiale e tramutare n el corso di pochi secol i. l'oscuro villaggio di capanne sulle rive dd Tevere .in una città gigantesca, che contava i suoi cittadini a milioni e dominava il . mondo colle sue legiont t questo l'auspicio che traggo oggi, annuale del giorno in cui Ro. molo tracciò, col solco nella terra e col comandamento di compagni della sua t ribù, ìl segno del primo infallibile destino. Salve, dea Roma! Salve a te, per quelli che furono, sono e saranno i tuoi figli pronti a soffrire e a morire per la tua potenza e.Ja tua gloria!*

• A Roma, in Campidogli o, nella sa la degli Orazi e Curiazi, la mattina del 21 aprile 1924, si svolge la cerimonia per il conferimento della cittad inanza ono ra ria romana a Mussolini. IJ senatore Filippo Cremonesi i llustra i motivi dell'offerta. Indi il Presidente del Consiglio pronuncia i l discorso qui riportato. (Da li Popolo 4'I1ali4, N. 9 7, H aprile 1924, XI).

Altro ~lemento di mistero nella s toria di ·Roma, la tragedia d i Cristo, che a Roma trova la sua consacrazione nuovamente universale e imperiale. Crolla l'impero, i barbari valicano le Alpi, passano e ripassano lungo la penisola devastandola, Roma diventa nn villaggio di appena diciassettemila an ime, che si aggrappano disperatamente ai ruderi, che tengono vivo il nome, poiché il nome di Roma è immortal e.

La nave che fu lanciata « ver l'imperio del mondo» emerge ancora sui flutti dell'età oscure, attendendo le lum inose ore che verranno. Ecco Dante e la rinascenza, ecco Roma ·g iganteggiare, ancora e sempre nello spiri to dei popoli.

L'Italia è ancora ~ r secoli divisa, ma Roma è la cap itale predestinata, poiché Roma è l'un ica cit.tà d'Jtalia e del mondo che abbia una storia unive rsa le. Nel Risorgimento si g rida « Roma o morte!» . :E il grido che sarà ripreso dopo Vittorio Veneto, dalle generazioni d~elJe trincee, che spezzano definitivamente ogni inciampo, disperdono ogni equivoco, frantumano i residui orgogfi di un localismo, retaggio di età ingrate, e in· nalzano a Roma un altare splendente nel cuore di tutto un popolo. E del Natale di Roma fanno il Nata.le della nazione che lavora e cammina. Ecco che il fascismo si trova di fronte al problema delia cap ita le.

I problemi dì Roma, la Roma di questo ventesimo secolo, mi piace di viderli in due categorie: i p roblemi della necessità e i problemi dell a grandezza. Non si possono affrontare questi ultimi, se i primi non s iano stati risoluti. I problemi della necessità sg organo dallo sviluppo di Rom a è si racchiudono in questo binomio : case e comunicazioni.

I proble mi 'della grandezza sono d 'altra specie. Bisogna liberare da lle deturpazioni mediocri tutta la Roma antica, ma accanto all'antica e alla medieva le, bisogna creare la monumentale Roma del ventesimo secolo. Roma non p uò, non deve essere soltanto nna città moderna, nel senso banale della parola; deve essere una città degna della sua gloria, e questa gloria deve rinnovare incessantemente per tramandarla,· come retaggio dell'età fascista, alle generazioni che verranno.

Non è questo il momento per scendere a dettagli. I buoni artieri non mancan?, e voi siete il più alacre, signor senatore, né fra qualche tempa, mancheranno gli ingenti mezzi necessari. ~asti il dirvi che il problema di Roma sarà affrontato e risolto ..

Già la visione di questa Roma futura sorride al mio spirito. Vive g ià con una certezza. Occorre, perciò, la virt ù tipicamente romana: Ja du r~ silenzlosà tenacia. Questa vii:tù deve diventare sacro patrimonio di tutto il P?polo italiano.

PER LA NAVIGAZIONE AEREA**

Signori!

Sono lieto di inaugurare questo congresso, non solo come capo del Governo, ma anche come commissario generale d~ll' Aeronautica. Esso se. gue a pochi mesi di distanza la quinta sessione della commissione internaz iona le . per la navigazione aerea, che ha lavorato qui in Roma ~ssai proficuame~te p er ·elaborare ulteriori ~ccordi internazionali per la navigaz ione aerea. E questo il sesto congresso ch e i pcomosso daJ « Comité juridique Jntcmational de l'aviation », ed i tre problemi ·che sono all'ordine del siorno conc<:mono questioni fondamentali per le quali è indispensabile una ulteriore e più precisa collaborazione giuridica.

Io non posso fare a meno di ricordare il fatto che tutta l'elaborazione giuridica della navigazione aerea ha avuto in Italia un impulso notevole

* « D opo il discorso ,: gli applausi calorosissimi che lo hanno salutato, il soe-natore Ciemonesì prestnta all'onorevole 1\-fussolini un::i r icca. pergamena, d estinata a documentare il conferimento della cittadinanza romana. Il Presidente ha ammi rato la pergamena, quindi, dopo ave~e stretto la mano alle personalità ch e gli erano più vicine, accompagnnto dal senatore Cremonesi, si è re<:ato nella sala degli Arazzi, dove è s ldo servito un rinfresco. Alle 11.45, l'onorevole Mussolini rientra nella sala deg li Orazi e Curiazi e si avvia al balcone centrale-, ove prende posto tra l'onorevole Acerbo, l' ammirag lio 'fha on di Revd, il· senatore Cremonesi e il generale Diaz. Suonano nuovamente le musiche. Appaiono dalla scalea capitolina le prime bandiere e i primi rappresentanti dei sindaèati, che salufan'o il capo del Go~rno con alti "alalà! ", ai quali l'onorevole Mussolini r isponde col saluto .romano. La sfilata si svolge in perfetto ordine e termina alle 12.20. Subito dopo l'onorevole Mussolini, ossequiato e applaudito dalle autorilà é dalla fo lla che si assiepa dietro i cordoni, lascia il Campidoglio». (Da Il Popolo d'Italia, N. 97, 23 aprile 1924, Xl). · u A Roma, in Campidoglio, nell'aula massima di palazzo Senatoriale, la mattina del 22 a p rile 1~24, Mussolini presenzia la seduta foaugurale del sesto congresso giuridko internazionale di legislazione aerea, promosso dal 11- Gomiti: jutidique intemational de l'aviation » In tale occasione, dopo il saluto dell'Urbe portato dal senatore fj!ippo Cremonesi, e l' orazione inaugutale del professor Cogliolo, presidente del congrt:sso, il Presidente del Consig lio pronuncia i l discorso qui riportalo. (Da li Popolo d'Italia, N 97, 23 apri le 1924, XI).

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