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DAL DISCORSO DELL'ASCENSIONE AGLI ACCORDI
DEL LATERANO 139 lia. Milano, instancabile n el suo lavoro, inesauribile ne lle sue ini zia· tive, incrollabile nel suo pat-riottismo; Milano, asse dell'e<onomìa ìta"liana, non è rimasta che poche ore sott o il p eso d ella sanguinosa onta. Già nel pomeriggio della stessa giornata, Milano raccoglieva a masse innumeri il suo popolo per onorare il te. Composti religiosamente e solennemente nelle fosse i suoi cittadini caduti, Milano riprendeva il suo intenso b voro, al quale sono per tanta. parte Jegate le fort u ne d'Italia.
Come bene disse testé il Presidente di. questa Assemblea, l' illusione dei criminali non poteva avere durata più breve. La discipl ina della na· zione rìfulsc come non mai nella tragica giornata, e quanto al regime, è semplicemente insensato illudersi che attentati del genere p ossano in qualsiasi g uisa indebol irlo. C'è ancora una parola che dovrà essere p ronunci ata prima che il tempo fuggevole e l'oblìo pietoso allontanino dalle memorie l'episodio barbaro del 12 aprile : i morti , i feriti, i vivi vo· g liono palese ma severa giustizia. (ViviSiimi e generali applarm).
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COMUNICAZIONI DEL GOVERNO*
Mi onoro annunziare al Senato che Sua Maestà il re, con decret i in data 13 marzo scorso, ha accettato le dimissioni rassegnate dalla carica di sottosegretario di Stato per l'Interno dall'onorevole, Conte, avvocato Giacomo Suardo, deputato al Parlamento, e, per i lavori pubblici, dall'onorevole M ichele Bianchi, deputato al Parlamento.
Con. d ecreto in pari data, b Maestà Sua ha nominato l'onorevo le Mi· chele Bianchi sottosegretario di stato pe r l'Interno.
AL CONGRESSO DEI SIN DACATI FASCISTI**
Came.rati !
Come ben potete intendere, non sono venuto qui per pronunciare un discorso. Sono venuto qui per prendere contatto con voi, col vostro spirito e con la vostra fede. Ho seguito con molto interesse i vostri la·
"' Fatte al Senato, nella tornata del 3 maggio 1928. (Dagli A lli parlamentdfi d ella Came-ra dei u nalori. DiuuJJioni. Legislafura àJ. SeJiione riJ. V ol ume V III, pag. 9861). · vori, ho letto con la più grande attenzione le vostre tdazioni e i discorsi. Ho avuto. l'impressione che il sindacalismo fascista è u n organis mo sempre più potente, sempre .più solido, sempre più i nquadrato. n n ecessario che gli italiani sappiano, che il mondo intero sappia, che gli operai. e i Contadini italiani hanno accettato una diminuzione dei loro salari, che si può cifra re gloriosamente in qualche nUliardo: hanno quindi contribuito per la loro parte magnificamente a quelle ch e erano le necessità della battaglia della lira. Ciò non deve essere dimenticato e non Sa rà dimenticato. (Nuove e prolung(lt e acclamaz iom)
** A Roma, il 6 maggio 1928, a lle 12. 15, M m olini presenzia la seduta inl ugurale del terzo congresso nazionale dei sindacali In tale occasiont-, il Pre-sident<" del Consig lio p ronuncia il discorso q ui riportato. (Da li Pop olo d'Italia, N. 109, 8 maggio 1928, XV).
Vog lio anche dirvi cose, che .forse vi potranno interèssa re. Per capire esattamente che cosa sìa ·oggi il sindacalis!no fascista, bisog na riportarsi a quello che fu l'Italia negli anni immediati del dopoguerra. Le_ memorie sono Iabili, m a coloro che si sonò _ assunti la grave responsabilità di guidare un popolo, hanno l'obbligo di avere una memoria fred da e tenace. Possono perdonare, ma non debbono mai d imenticare. (Ovazionr).
Ora l'Italia del d9poguerra, l'Italia sindacale del dopoguerra, poiché vogliamo oggi Jimitare la nostra considerazione a un solo aspetto della politica italiana di quel tempo, l'Italia sindacale del dopoguerra rappresentava il regno dell'utopia, d ell'illusione e deJla confusione. Tutti quei pa.rtiti che abbiamo d isperso irrevocabilmente, i partiti cosiddetti sovversivi, consideravano le masse operaie, quelle d elle Officine e dei campi, come una specie di armento elettorale, che di q uando in quando doveva deporre una famosa carta nell'urna per dimost ra re èon questa solenne e ormai documentatissima menzogna costituzionale che il po· polo è sovrano Poi avemmo l'illusio ne, chiamerò dell'Oriente, di credere che basti livellare il genere umano per rcnderlo f elice.
Questa è stolida follìa. La natura è il regno della disuguaglianza. Si può nella società partire da un miniino denominatore comune, ma Ja natura, la forza delle cose, la vita s tessa dei popoli, inducono a disuguaglianze necessarie. Come neg li individui, nelle categorie social i, così nelle nazioni, vi sono popoli che salgono agli orizzont i, popoli che sono fermi, popoli che muoiono. (Acclamaziom).
Quando il fascismo s'impadronl della valle padana e annientò tutte le o rga nizzazioni antifasc iste, cioè tutte le o rganizzazioni controrivo luzionarie (e la con t rorivoluzione antifascista va dall'a narchia al libcraJismo), ci trovammo il probleina sind acal e sulle b raccia . Migliaia di contadini, migliaia di braccianti vennero ad ingrossare le nostre file. I nostri avversari, i nostri nem ici, r itenevano che costoro fossero dei prigionieri. Siamo cosl franchi nelle nostre cose, così schietti nelle nostre ammissioni che possiamo -anche ammettere che un'aliquota di costoro non. capissero bene dove andavano. Ma oggi tutto è passato, tutto è lontano finanche nelle memorie, oggi le masse rurali d elle campagne italiane sono fermamente devote a l regime' fascista, alla causa d ella ri4 voluzione. (Rip etuti e prolungati applatm).
Non solo, ma questa penetrazione, che per alcuni anni si era Ji. mitata solo aUe masse rurali che si trovavano in p articola ri . condizioni, oggi va attuandosi anche nel cosiddetto proletariato deiJc grandi città.
Stiamo penetrando in ambienti e in fortiliz.i che pareva no chiusi alle nostre conquiste : soprattutto stiaino pe netrando nelle a nime. (Grida: « E vero!». O vazioni pro!tmgat e). L' adunat a di diecimila ope rai. nlila: nesi al Colosseo dev'essere conside rata come un evento storico di pri· m'ordine, in quanto per la prima volta le masse operaie del proletariato industriale venivano d a lontano, spontaneamente, a rendere om:iggio e ad ascoltare la parola del capo del fascismo, del capo della rivoluzione fascista. (A pplauJt).
Voglio fare un elogio - al popolo italiano lavoratore. Quando io decisi di salvare la lira, perché non ammettevo che la lira dive ntasse un biglie"tto tcanviario bucato (risa, approvaziom), io sapevo che avrei imposto sacri.fici durissimi- soprattutto alla popolazione lavoratrice, ch e ha nei suoi salari dei margini più che ·modesti. Scontavo quindi con per· f etta coscie nza e chiara vis io ne questa necessit à. Ebbene, oggi c he h. ba ttag lia della lira può dirsi feli cemente conclusa, debbo d ichiarare ch e le difficoltà, Je mormorazioni, i « mugugni », le sobillazio ni sono ve nut i a me da tutte le categorie, esclusa la massa dei popolo italiano. (A ccia· mazioni ripeluJe ed entusiastiche).
Non ho bisogno' di ripetervi tutto quello che il regime fascista ha fatto per il popolo italiano. Prima di essere criminoso, è semplicemente idiota p ensare ch e u n Governo cosciente dei suoi 'fini , com'é il Gove rno fas cista , non vada con cuore aperto verso le masse de l popolo italia no (Frenetici e ripetuti applatlst). 11 f ascismo, sarà ben e r iprodamarlo ancora una volta, n on è sorto <J. d ifesa d i d eterminate classi , a d if esa di dete rminati inte ressi o di determinate categorie, ma è stato un movimento sano del popolo italiano e mo vimento di popolo int ende restare. (Ovaziom) . Tutta l'opera del Governo fascista, anche quella minuta, quotid iana, tutta la legislazione del Governo · fascista è stata d iretta a un solo scopo: quello di migliorare materialme nte e moralmente i1 popolo italiano. (Entruiasticb e ovaziom). Da questo punto di vista, il reg ime f ascista, che, secondo taluni, sarebbe imperson ato in quel bieco tiranno che in questo momento h a il piaceie d i p arlare a voi (ttJJJo il -pubblico in piedi g rida, tra fren eti che, comm oventi acclamazioni: «Vi va il D11ce .f »), H regime fascista è, in f atto di zione sociale, all'avanguardia di tutte le n azioni, anche di q u elle che battono b andiera sovietica o bandiera d emocratica. (A pprovazioni).
Siamo ancora nella fase sindacale. Io credo che vi interesserà d i sa. pere quel che io p enso cicca Ja durata di questa fase sindacale. La du· rata non sarà breve, cioè ri marremo per molto tempo ancora su quella che io chiamo la fase sindacale. E ciò per rag ioni di ordini genera li, per il fatto che Ja crisi europea non è ancora sanata e .vi sono aflcora delle incognite all'orizzonte, delle g ravi. In secondo luogo bisogna perfezionare l'ordinamento sindacale, perfezionarlo ne l suo inquadramento, nei suoi -dirigenti, nelJa sua costit uzione
Qualche volta i malinconici, che sono agli angoli della strada e non si rendono conto, o non vogl iono rendersi conto, di quello ch e ·accade, muovono critiche e fanno rise rve su quello che è l'inquadramento sindacale del popolo lavoratore ita lia no. Ebbene, con piena coscienza di causa, io dichiaco che i dirigenti d el movimento sindacale italiano sono, neJla loro quasi tota:Jità, d egn i deJia loro missione, degni della loro responsabilità. (Ripetute approvaziom).
Bi sogna reagire energicamente non solo contro i profittatori, i quali pensano ch e la rivoluzion e possa essere un affare personale che si concluda magari in un vitalizio ; bisogna reagire contro tutti coloro che pensano di agganciare una loro p recisa questione p eisonalc a quel vasto e complesso f enomeno che è la rivoluzione fascista; ma bisogna anche reag ire contro tutti i calunniatori, contro tutti i vociferatori, contro tutti i disfattisti, i quali da un episodio vogliono trarre una regola universale e attraverso un incidente tentano di calunniare un intero movimento. (Tuili i preunti proromf0110 in una grandioJa acclamazione).
Occorre ancora migliorare qualitativamente le nostre masse, f a r circola re la linfa vitalissima d ella nostra dottrina nell'orga nismo sindacale ital iano. Quando queste t re cond izioni si siano realizzate, noi passeremo, audacemente ma metodicamente, alla t erza e ultima fase: la fase corporativa dello Stato italiano. 11 secolo attuale vedrà una nuova economia. Come il secolo scorso ha vist o l' economia capitalistica, il secolo attuale vedrà l'econo mi a corporativa Non vi è altro D]CZZO, o camerati, per superare la tragica antitesi di capitale e lavoro, ch e è Un caposaldo della dottrina marxista che noi abbiamo superato. Bisogna mettere sullo stesso piano capita le e lavoro, bisogna dare all'uno e all'altro ugua li diritti e uguali doveri. (Acclamaziom). ·
Pensate alla profo ndità, alla bellezza, alla · forza della n ostra rivoluzione, che affronta e risolve questo secolare conflitto che angustia e avvelena la vita di moltissime nazioni del mondo intero! Noi abbiamo osato questo, e Io abbiamo osato perché abbiamo determinato un'atmo· sfera sp eciale: ancora e sempre lo spirito .è la leva delle g randi cose; senza un'atmosefra mora le di entusiasmo, di pass ione, di ded izione, di sacrificio non si fa nulla; a t avolino, i grandi progetti, le g ra ndi im-