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LA VERTENZA ITALO-ETIOPICA
E LA POLITICA . ESTERA ITALIANA
ALLA CAMERA D EI DEPUTATI*
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Camerati!
Non è ancora venuto il momento per tracciàre i l quadro gene rale dell°attività del Governo fa scista nel campo della pol itica estera, come feci al Senato nel giugno del 1928.
Molti problemi sono ancora in sospeso, talune important i conversazioni diplomatiche sono ancora in corso; le posizioni stesse delle singole potenze si rettifica no o variano a seconda <lella coinc idenza maggiore o minore o nulla dei loro interessi d i fronte a dete rmi nate q uestioni, che vengono sul tappeto.
Il real ismo poli tico, ci-Oè la considerazione precisa delle forze internaz io nali, dei loro rapporti d i inte resse, delle loro inevitabil i mutazioni, deve stare a fondamento della nostra azione, così come avviene, d el _resto, in t utti gli altri Sta t i degni di questo n ome.
Gò stabilito mi limiterò a pa rla rvi d egli eventi più v icini a noi, n el tempo.
fosieme còl bilancio deg li Esteri è stato sottoposto alla vostra ap· p rovazio ne il complesso degli accordi franco-italiani d el genn aio in corso.
Tali :iccordi rappresentano una sistemazione transattiva di alcune questioni legate all'articolo 13 del patto di Londra, articolo redatto in una for ma di eccessiva con dizionalità, come ognuno può constatare rileggendolo.
Con tali accordi, che possono, nel loro insieme, considerarsi sodd isfa cent i, s i è ch iusa una pagi na de i rapporti del dopogue rra fr a Italia e Franc ia, e create le premesse· per una efficace coll aborazione fr.a i s fl 18 matgio 193S, Mussoli oi :ivev:\ raccomand:ito a De Bono (con il quale era gii d'accordo che le operazioni militari contro l'Etiopia avessero ini2io ai p rim i di ottobre) di predisporre viveri e m unizio n i per tre ann i, poiché alfa Dmera dei comuni si era p arlato di chiusura del canale di Suez (27\YJ. Alla Caméra dei deputati, nella to rnata del 25 maggio (ore 16-16 .j5), prose-Sue la d iscussjone genera le (iniziatasi nell a tornata del 23 maggio) del disegno di legge: « Sta to ùi previsione della spesa. d el mini stero des ii Affari Este ri per J'cscrci2io finanzi ario dal 1° lug lio 19}5 a.I 30 siugno 1936 )) . In ta le occasione, il capo del Governo pronuncia il discorso qui riportato. (Dagli A 11; del Par/a. me,110 ilaliana Camera dei dep111a1i D isC11uicm;. Ugi1lnhmr. cit. Seuiane <it. V a/11me Il, pagg. 1842. 1844). due paesi, così come viene espressamente indicato nella dichiarazione genera le ·
Qualcuno si è domandato perché tali accordi siano stati conclusi soltanto d iciassette anni dopo .Ja fine. della guerra. Rispondo che ciò si deve alla complessità degli interessi in gioco; alle nuove situazioni de. terminatesi in Europa ed anche al fatto deJ.lc pietose illusioni, non meno pietosamente coltivate da taluni circoli francesi, circa la stabilità del regime fascista. (Vivissimi, generali, prolungali appla,m) t assai a rduo per noi credere alla possibilità di una limitaz ione de· gli. armamenti , o al divi eto di taluni metodi di guerra. Tuttavia, se q ual· che cosa si farà di concreto, non è da parte nostra che verranno frapposte difficoltà.
Dovere di obiettività m'impone di aggiungere che tali illusioni sembrano definitivamente volatilizzate. (Approvaziom). Cos) come de. sidero sottolineare che l'atmosfera fra i due popoli è da ·qualche tempo fortemente migliorata, e ci auguriamo che nessun _ fatto possa n uova. mente offuscarla. (Appro vt1Zio1!1). Dopo gli accordi franco-italian i del i;ennaio, • Governi di Fr~ncia e di. Ing hilte rra s'incontrarono a Londra nel febbraio e fissarono alcuni punti fondament ali per quanto allora coricerncva il riassetto politico dell'Europa.
Si può considerare ila conferenza franco. ing lese d i Londra come una proiezione di qucJJa fran co, itali.ana di Roma. Gl i ottimisti erano portati a prevedere un normale sviluppo della situazione europea, quando, il 16 marzo successivo, tale normale sviluppo veniva improvvisamente spezzato con la denunZia unilaterale, da parte della Germania, del la parte quinta del trattato di Versagli.1. riguardante il disa rmo.
11 mondo veniva posto dinanzi ad un fatto compiuto, che fu po· stillato da tre diplomatiche proteste·. Ciò avveniva durante un corso di esplorazioni. Og nuno fu subito convinto che tale fatto compiuto non era revocabile.
A questo punto è di un qualche i,nteresse, sia pur retrospettivo, far sapere che nel gennaio 1934 fa Germania era proclive ad accettare una realizzazione 'infinitamente più limitata d ella sua pa rità di dir itto, realizzaz ione che consisteva in un esercito <li trecen tomila uomin i, con armamento, almeno per un certo periodo d i anni, difcnsi.vo e controllato s ulle linee del memorat1d11111 ita•liano.
Ma ciò che non è avvenuto non è materia per la storia, e recri· minare è inutile, come è inutile parlare ancora di -disarmo. ( Viviuime approvaziom). .
Le acque erano ancorn molto agitate così come lo spirito dei popoli, quando fu convocata la conferenza. dell'aprile a Stresa.
Senza esagerarne la portata intrinseca, tale confe renza fu abbastanza conclusiva, .in quanto determinò, di fronte a taluni urgenti problemi, una posizione solidale delle tre potenze occidentali.
E positivo che, con tale soljdarietà effettiva, costa nte, onnipresente, è possibile un'azione politica di grande ,stile, tend ente ad eliminare i principali ostacoli che si. oppongono ad una pacifica convivenza delle genti euròpee, esigenza sempre più necessaria per l'esistenza e l'avvenire del nostro continente. (Vivi appla1111).
A Stresa fu decisa la convocazione di un'altra· conferenza per af. frontare i problemi del bacino danubiano.
Tale conferenza non si può tenere ai primi di giugno come fu annunziato; aggiungo che non sa rà convocata se non sarà stata molto, ma molto diligentemente prepirata.
A tale scopo doveva servire, e ha .servito, l'incontro jtalo-aust romagiaro di Venezia; voglio anche dire che le richiesle austro-magiare non sono tali da ostacolare il raggiungimento degli auspicabili obiettivi che la conferenza danubiana si propone di attingere.
Quanto alla Germania è nostro proposito, già comunicato a Berli no, di invitarla e di tenerla al corrente delle successive fasi di preparazione. ,
Dopo le convenzioni franco-russe e russo-cecoslovacche, convenzioni che hanno spostato gh equilibri delle fonc, era vivamente itteso il discorso del cancelliere germanico,
I suoi tredici punti non .possono essere né accettati, né respinti in blocco : è preferibile mctodo . quello di chiarirli e ·approfondirli. Non è da escludere che la diplomaz ia si accinga a questo compito nelle prossime settimane.
Per 'quanto concerne i rapporti italo-germanici, è vero che un solo
· problema li compromette, quello dell'Austria, ~a è di basilare importanza.
-., Non sarà però inopportuno, arrivati a questo argomento, d i dedicare alcune parole a co loro i quali ci vorrebbero pietrificare al Brennero per i mpedire~ di muove:rci in quaisiasi altra parte del vasto orbe terracqueo. (Acclamazioni entusiastiche, grida di: « Duce/ Dlice! »).
Anche a tale proposito bisognerà dire una volta per tutte e nella maniera più esplicita che il problema ,dell'indipendenza austriaca è un problema austriaco ed europeo, e, in quanto europeo, anche particolar· mente italiano, ma non esdusiv~mente « italiano». (Vivissimi applauu).
In altri termini l'Ita lia fascista non intende circoscrivere la sua missione storica a un solo problema. politico (appro vaziom), a un solo settore militare (approvaziom) quale è quello d ella difesa d i W)a frontiera, anche se importantissima, come quella del Brennero, poiché tutte le frontiere, e le metropolitane e l e coloniali, sono· indistintamente sa- ere, devono essere vigilate e difese contro qualsiasi, anche soltanto potcn· ziale, minaccia. (Nuove, vivissime, reitera/e acc/amazio m).
Sono al punto che voi, camerati, ne sono sicwo, attendevate. Il comp lesso dei problemi che vi ho prospettati, voi li dovete considerare in rapporto a quanto può accadere nell'Africa Orientale, e in rapporto con g li atteggiamenti che i singoli Stati europei assumeranno, offrendoci l'occasione di dimostrarci la loro.completa e non solta nto superficiale o verbosa amicizia. (Viviuimi applausi). Ma, in primo luogo, dobbiamo· contare su noi stessi. (Applausi prol1mgat1).
Ora la minaccia alle nostre frontiere dell'Africa Orientale non è potenziale ma effettiva, ma in atto, in proporzioni ogni giorno crescenti __ e tali da porre il problema italo-etiopico nei termini più crudi e radicali. (Applaus,),
Tale problema non è di oggi, non è dd genna io 1935, ma come risulta da documenti a suo tempo pubblicabili risale al 1925. t in quell'anno che io cominciai ad esaminare il problema.
Tre anni dopo parve che un trattato politico fosse strumento adatto a favor ire la nostra pacifica espansione in quel vasto mondo ancora chiuso nella sua armatura primordiale e suscettibile tuttavia ·di g randi progressi. ,
Il trattato è rimasto completamente lettera morta, salvo l'articolo 5, al quale l'Abissinia si è afferrata, dopo le sue aggressioni del dicembre 1934.
:E: dal 1929, dico 1929, che l'Abissinia ha cominciato la riorganizzazione" del sU:o esercito, giovandosi di ufficiali istruttOri europei E. dal 1930 che talune fabbriche europee hanno iniziato, ~u imponente scala , i rifornimenti di materia-le bellico moderno.
Lo scontro di Ual-Ual è stato il campaneUo segnalatore di una situazione che veniva maturando da tempo, situazione che impone all'Italia fascista l'adempimento di imprescindibili doveri.
Ora per la semplice difesa di quel le due modeste strisce di_ territorio che si chiamano Eritrea e Somalia, bi.Sogna affrontare· difficoltà logistiche e strategiche di una complessi"tà enorme.
.n. con orgoglio, ma non senza emozione, che io penso a i fanti della Peloritana, scaglionati sull'Oceano Indiano (l'Asumblea sca//a in piedi acclamandÒ e11111sùutiramente l'Esercito ed il Dure), lungo la linea dell'Equatore, ad ottomila chilometri di distanza dalla madrepatria!
Questo orgoglio e questa emozione sono di tutto il popolo italiano, che segue, con disèiplina perfetta, con calma assoluta, lo svolgimento prevedibile -degli eventi !
Solo u omini in malafede, solo dei, nemici subdoli o palesi deU'Italia. fascista possono fingere stupore e simulare proteste per le misure militari che abbiamo prese e per quelle che prenderemo: (Applau;i viviIJi mi e rei/era/e grida di: « Duce! Duce!»).
Abbiamo ·ciò nonostante aderito alla procedura d i conciliazione e di arbitrato, limitatamente ben inteso all'incide nte di Ua'l-Ual, e malgrado talune anormalità della c~mmissione stessa, come, ad esempio, la rappresentanza della parte avversa, che non è abissina (si ride); ma nessuno, specie in Italia, deve nutrire soverchie illusioni al riguardo.
Così nessu no deve spetare di fa re dell'Abissinia una n~va p istola, che sa rebbe puntata perennemente contro di noi e che in caso di torbid i eu ropei renderebbe insostenib ile la nostra posizione nell'Africa Orientale (approvaziom): ognuno -si metta bene in mente che quando si tratta della sicurezza dei nostri territori e della vita dei nostri soldati noi s iamo pronti ad assumerci tutte, anéhe le supreme, responsabilità.
AGLI AVVOCATI*
Sono molto lieto di ricevere questo vostro raduno, che ha u n aspetto veramente solenne, e di ricevervi in questa sala, che è la sa la delle Battag lie;· delle battaglie che il popolo jtaJiano h a combattuto e vinto.
Sono lieto di ricevervi per esprimervi la mia simpatia.
Credo che per qualche tempo ha pesato su di voi una situazione di fatto cbe non vi riguardava direttamente. Forse p erché voi non avete reagito, con la necessaria energia, nel p rimo tempo, e siete stati, dopo, eccessivamente riservati. Dovevate, in vece, subito procedere alle nettissime d istinzioni; non e ra superficiale vanto il sacrificio di sangue che la classe forense italiana aveva d ato durante la gue rra vittoriosa, da i maest ri del-l'Università agli avvocati dei Tribunali. E quando venne fora della riscossa, molti dei capi delle squadre furono avvocati.
• Il 28 maggio 1935, Mussolini aveva · telegrafato a u e Bono per chiedergli se ritenesse opportuna la denuncia del t rattato con l'Eti opia ( 292). Anche a nome del g enera le Rodolfo G razi ani, go vernatore della Somalia, D e Bono scon· siglierà l'atto, che quindi non sarà compi uto · li pomeriggio del 29 maggio, a Roma , nella sa"ia delle Battagliç di palazzo Venezia, il capo del Governo riceve oltre quattroce-nto gerarchi dei sindacati fasc isti degli avvocati e dei p roru ratori, j quali hanno partecipato ai lavori del Consig lio nazionale di detti sindacati, tenutosi in mattinata. « Dopo il "Saluto al Duce!", dato dall'on. Pavolini, i l segretario nazionale, avvocato Vecchini, ha ri volto al Duce il saluto commosso di tutti g li avvocati d'Italia, che, come deth.ro, nella guerra e nella rivoluzione, il loro contributo di s.ingue e d'eroismo, cosl sono pronti, oggi e nell'avveni re, ad affrontare tutte le battagli e che sar-.ì. necessario combattere per la grandezza del l'Italia fascista». Indi Mussolini pronuncia il discorso qui riparla to. (Da [/ Popqfo d'Italùt, N. 129, 30 maggio 193}, XXII; e da I.A N azione di Firenze, N . 190, 31 lug lio 1935, XXII).
Bisogna reagire contro i luoghi comun i con la massima pronte:iza cd energia, perché il luogo comune è deleterio. Noi lo sentiamo anche come naiione. Non è bastata neppwe una guerra a scalzare i luoghi comun i che correvano sulle bocche di molti per menomare tI valore de. gli italiani.
Siete·9u indi entrati di pieno .diritto nelle strade della ri \'Oluzionc e siete un elemento fondamentale del regime, perché collaborate alla am· ministrazione della giustizia. Senza la giustizia · non si reggono gli Stati.
Per questo la vostra non è una professione, e voi non dovete intenderla rnn criterio restrittivo; la dovete sentire c-0me una missione. Ora i regimi e g li Stati sono solidi quando i cittadini sono sicuri, mate· maticamente sicuri èhe, avendo ragione, troveranno chi darà loro ragione; che, cercando la giustizia, l'avranno . Collaborando a questa m issione, voi rendete u n servigio, di una importanza incalcolabile, a q uelle che sono la solidità e la forza del regime.
Ancora: voi potete, voi dovete. contribuire a che la g iustiz ia del tempo - fascista abbia le. caratteristiche del nostro tempo fascista. Non basta che og ni uomo senta che troverà la giustizia che cerca; bisogna che non aspetti un secolo per ottenerla, bisogna che essa sia sollecita e profondamente umana, Non bisogna dare l'impressione che l'indiv iduo potrà .aver ragione solo dopo aver naufragato in un mare di carte. Se voi segna-lerete quan to occorre per rendere speditivo il corso della g iustizia, farete sempre ottima cosa.
Ma ·voi avète anche modo di esercitare una grande infiuenza su quello che è il vostro ambiente. L'av vocato" è una ·autorità, una autorità morale. Nei vostri << studi » passa l'umanità; passa l'umanità co n tutti i suoi tormenti, le sue pene, .Je sue colpe, le sue speranze, le sue illusioni. Alcune volte il contrasto· degli interessi mate riali è così acuto d a metter perfino i fratelli contro i fratell i.
Quello che voi farete, non soltanto nella interpretazione degli ar. . ticoli dei Codici, sarà di una importanza grandissima. Voi potete essere degli educatori; e qualche volta vi accadrà di dover consolare degli individui i quali hanno torto e non possono sperare dì aver ragione, ma non per questo d evono essere respinti ai margin i o fuor i della vita.
Vedete, dunque, come gli avvocati possono inquadrarsi nel regime, e come lo possono egregiamente servire.
L;i. vostra eloquenza g ià si sta adeguando al « nostco » stile. lo lo vedo anche attraverso le riviste che pubblicate, e vado constatando che tutto quello che una volta poteva anche piacere, ~uella specie di seicen· tismo oratorio, va definitivamente scomparendo.. Ormai la. doquenza ·è diritta, lineare, tendente alle cose concrete e alle concezioni p recise. Voi dovete servirvi di questa eloquenza, che non esclude la forma e la g razia, p er i fini educativi che il regime si propane, attravecso t utte le istituzioni di cultura ,he i,l regi me sta promuovendo. E poi spetta a voi, anche a voi, soprattutto a voi, nei contatti che avete, il compito (specialmente quando i lemp i duri Si an n w1 ciano) di tenere fermo e di far tenere fermo. Non si può pretendere ch e una intera nazione sia composta d i eroi e' di santi. Sarebbe assurdo. Basta che ci siano delle mino ranze animose, il gcosw verrà poi. Così è accaduto sempre e semp re sa rà così nella storia. Ma perchè questa massa non si abbandoni occorre vigilare, tenerla sveglia. La massa vorrebbe assopirsi. Vostro compito è quello di svegliarla; compito ing rato, ma necessario. Voi sentite che la nazione attraver sa u~ altro per iodo importantissimo della sua stori a. Ebbene, i periodi importanti di ogn i p:iese sono quelli nei q uali la nazione è posta inn anzi alla n ecessità di p rendere delle decis ioni e di tener fede alle promesse fatte. Nel fuoco si p alesa subito il metalJo . In queste evenienze si vede subito se le spine dorsali sono sol ide o no. Voi lo dovete sentire, questo compito, nella vostra qualità di avvocati fascisti, di fascisti avvocati.
Ora che vi ho cosl parla to, non voglio aggiungere altro D esidero tuttavia che voi portiate l'eco di questa mia parola a tutti i camerati avvocati di tutte le parti d'Italia. Desidero che tutti gli a vvocati d'Italia sappiano che io guardo a Joro e a lla loro opera con intensa s impatia. Che non ci siano equivoci al riguardo. E ripetete, alto e forte, che considero gli avvocati come le colonne del regime, in quanto collaborano :a quella Che è ima missione e un compito fondament3'1e dello Stato : l'amministrazione della giustizia.
CREPUSCOLO DELL'« HOMO CECONOM ICUS »
L' ho,;w a:conomicm muore. G iorno per g iorno il suo respico si accorcia ed jl battito del suo polso sl fa più impercettibile.
I bollettini intcrnaziona•li che si susseguono ad intervalli cercano di dare a questa larva spamta di un sistema che si dissolve, l'off.'.l di una dispendiosa messa in scena e di un rimpianto universale.
La notizia, invece, in Ita lia, no n rappresenta nulb di sensazionale. Si sa troppo la storia dell' homo O?co11omims nei suoi ultimi, cinquanta a nn i. Leg ittimo rappresentante d j tutto l'equivoco sul quale era basata l'economia libe rale, era p reveduta come fata.Jc e a breve scadenza la sua fine, di lui, il tiran no pervaso da sfrenato edonismo, preoccupato so lo di appaga re egoisticamente a qualunque prezzo i suoi desideri anche più bassi.
N egli ultimi tempi è stato un ottimo 'espediente giornalist ico per tonificare le colo nne della stampa mondi ale, anemizzate e sconvolte dagli imprevisti della crisi. Su tutti i paralleli, ·in tutte le capitali, ogni fogl io, anche il più piccolo, il più insignificante, il più impreparato, ha pot uto tuttavia attingere da esso lo spunto per gettare nel fe rvore generale della battaglia iJ peso insignificante della sua verbosa polemica
L'embrione dell'homo wconomiou, probabilmente puro dapprincipio, degenerato quasi istantaneamente nell' inunediato sviluppo, ha conosciuto durante mezzo secolo la stretta analitica di tutti i campioni più fertili e anche più autorevoli della scienza economica internazio nale, Ma nessuno di essi ha scoperto che, attraverso la floridezza della letteratura zampi llatagli i ntorno come d'iru:anto, affiorava l'insanabile deformaiione di tutto il sistema, e la povert à delle sue energie vive per resistere al ritmo dinamico delle nuove correnti.
L'agonia dell'homo ceconomims si è palesata repent inamente con la guerra, ed ha avuto il colpo di g razia con la instaurazione del sistema corporativo fascista. La corporazione, che raccoglie nel suo spi rito tutta la trad izione dottrinaria del fascismo, la corporazione, strumento del po· polo e per il popolo, della collettività e per la collettività, ha d istrutto per sempre l'errore « del sistema», ed ha mostrate le mète nuove, vicine e .Jontanc. Nel tormento ideale del suo inarrestabile camm ino rivoluzionario, che si può riassumere a grandissime linee nella discipl ina delle esportazioni e delle importazion i, nell'ord inamento completo dei rapporti economico-politici interni, nella difesa della valuta, e nella bon ifica integrale, sempre p iù lonta na si affievolisce oltre i. confini l'agonia dell' h om o <rco11omir11s.
Anche la battag lia delle rotative oggi, din anzi alle più g rav i respon· sabì lità internaziona li accusate d a tutti i Governi, si. è fatta più debole e mo lto meno presuntuosa.
Così gli italiani vedono mori re, senza alcuna malinconia. ·e senza alcun rimpianto, l'homo ceronomims. Sono cinq uanta anni di storia economica quasi inutile, che rientrano nel buio.
Da Il PoJ,olo d'Italia, N. 130, 3 I maggio, XXII ( wJ).
Le Provi Ncie Africane
Roma faceva delle ,ue colonie d elle sue prop ri e immagini. Le legion i romane, la cui lealtà nella g uè rra era p ari alla loro dignità e alla loro t o rza, portavano, con Ja spada dominante, le leggi ordinatrici e r cgofotrici. La srnre dei Fasci Littori non è m.ai stata strumento di slea ltà e di carnefici, ma il simbolo d~ un'alta, infles sibile giustizia·.
,A m ano a mano che l'opera di inc ivilimento delle legioni si consolidava, i territori conquistati d iventavano territorio di Roma e le « co· Ion ie » si trasformavano in « p ro\'in cie ».
ì significativo, rivelatore il fatto che in un'epoca in cui la pi ù recente esp erienza storica insegn a come Je colon ie debbano considùarsi essenz ialmente dal punto di v ista economico-militare e spesso ,ome r icettacoli degli clementi sovversivi, l'Italia fa scista segua: la politica c iv.ilizzatrice d i Roma istituendo in Libia q uattro provincie. La n ostra colonia m ed ite rranea avrà quindi l'ono re di essere con siderata totalmente come suolo della madrepatria.
L ' Italia fascista, come già Roma, fa delle terre conquistate delle sue · proprie immagini e a tale scopo vi manda dei suoi uomini m igliori_
R ecentemente è stato _ist itu ito un Consig lio corporativo coloniale centrale.
Le insegne dcJlc nostre Jcg io ni rappresentano la nostra trimi-llena ria civiltà vivificata dagli ideali nuovi d el fascismo. Le nostre legioni porta no con loro l'autorità, l'ordine e la giustizia fascista.
L'ftalia, nell'ultimo torno di storia, è entrata ultima nelle competizicini coloniali , ma .Ja sua esperienza è m ille naria, perch é m ille narie son o le virtù conqui statr ici e civilizzat r ici d e.I suo popolo.
N o n l'autonomia chiedono i suoi soggett i, ma, con o rgog]io, b cit· tadinanza: ita.Jiana .
Da Il Pop olo d'Italia, N. 136, 7 gi ugno 193'>, XXII ( wl ).
IL DISCORSO DI CAGLIARI•
Camicie nere di Cagliari!
Voi avete assistito ad una superb a ma nifestazione di forza. e di d iS'C ip lina, in tutto deg na dell'e roica e guerriera stirpe di Sardegna.
• Dur.ante il mese di maggio del 193 5, in Etiopia e ai confini con le nostre Colonie, erano acè.a<l uti a ltri incidenti contro italiani (34 6, 3-17). 11 C"omunk:ato numero selle ùel sottosegretario per la Stampa e Pl"opaganda, diramato i l }I m11.s- le truppe della Sab1111da han no nel loro nome la migliore parola d 'ordin e Abbiamo dei vecchi e dei nuovi conti da regolare : li regole• remo.
Non te rremo nessun conto di quello che si possa dire olt re frontiera, perché g iudici -dei nostri interessi, garanti del nostro · avven ire, s iamo no i, soltanto noi , esclusivamen te noi e nessun altro.
Imiteremo a1la lettera coloro i quali ci fanno la lez io ne Essi hJnno dimostrato ch e, quando si trattava di ere-are un impero o di difenderlo, non tennero mai in alcun conto l'opinione del mondo.
Se il regime delle camicie nere chiama la gioventù d'Italia alle armi, lo fa penhé è suo stretto dov~re e perché si trova d inanzi a una suprema necessità.
Tutto il popolo italiano lo sente e tutto il popolo è pronto a scatta re come un solo uomo, quando si t rltti della potenza e della ~ !a ria de lla pat ria. (Un' ow,zi one imponente sa/11/a le u ltime parole del D11re, rhe ha p11rl11to co n ,m accento energico e co n foga giova nile, m11rleflt111d o le 1illabe con quel mo inconfo ndihile timb ro . met allico e JIIJCitando fr eq11enlemenle fiamma te di ent1tJia1mo; mi::t i::t1la fine l a dimoJlrazio ne è 11npet1101a e ardente e sembra che il popolo di C(lg /iari e della Sardeg 11t1 11oglia in q11nt o momento dare (I/ capo il comemo f ervido, la ,-ico nosce11za (lppa.uirmala, l'o rg oglio mm11pevo!e crm mi 111/la la nazio ne lo u g11e).
Al PRIMI ABITANTI DI MUS.SOLINIA *
Il D !l(e a11111111zia che 1111ovi lavori .saranno comp i11li per la pùì flmf,ia redenzione della zona e per la riuhezut d ella Sm·degna e del/'ltalia.
,c:io, aveva annunciato l.:t mobilitazione di a ltre tre divisioni (346, 293). L'8 ,::iui;tno, a lle 9 l'.:!, proveniente da Ro mr,, Mussolini g iuni;te in idrovolante a Cagliari, am· marando all' idroscalo di Elmas Subito dopo, lungo il largo Carlo Felice, p assa in rivista la divisione Sdbduda ( forma la dal q uarantas~esimo reggimento fanteria ·e dal sedice-iimo r eggimento artiglieria) in partenza per l'Africi Orientale. Indi, dall' alto dì un podio, assiste alla sfilata delle truppe. T erminata la sli latìl , « il D uce ha portato accanto a sé la bandiera del quarantaseiesimo e quando il vessillo s lo rioso (di cui i fonti accerchiati dal n emico in val Co rdevole riu· sc irono a nascondere la lancia per ripren<lerl:i incontaminata nei giorn i dell'avan· 2:ita vitto rios:i) :tpp:ire sul podio, un'acdama:zione altissima sale dalla folla. Poi, ad un cenno del Duce, ogni clamore d·imp10vviso si spegne. In un si lenzio reli1::ioso, si l~a squillante la voce di Mussolini ~ il qua le pronuncia il disco rso qui riportato. (Da Il Popola d'[1..,Jia, N. l3A, 9 giugno 193 5, XXII)
• A Cagliari, 1' 8 g iugno 19}5, verso le t I, Mus~o\ini si era recato a bordo delb re~fa n ave A11ror.ir, ancorata al , molo di SanfAgostiao Alle 14.>0, aveva lasciato \:i nave eJ er:11 partito in auto a lla volta <li Ig lesias. Auraversat i i comuni