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AI GIORNALISTI ESTERI A LITTORIA•

li D11re s'intrat1ier1e eordiahnente eoi giornaliJti es/eri, rhe, durante la J1'!1 giornala nell'Agro, egli ha chiamalo sove11/e a Jé, t ad eHi parla ·dell'opern compirlla, della demità della popolazione in eontinuo dl11nento e ·de/l'avvenire, per cerla lmninoso, della nuova provincia, nistro Eden (348, 276). J1 27 giugno, allé 7, si porta in aUlo nei pressi della stazione di Littoria per passare in rivista duecentocinquanta rurali volontari in partenza 'J*r rAfrica Orientale, (Uno di costoro, padre di dieci fig li , per tagliar corto alle insinuazioni di chi aveva cercato di dissuaderlo dalla decisione presa. aveva detto: « I miei figli rimarranno dopo di me ed io devo essere loro di esempio »).

« Il D uce li p:ma in rassegna, li gu:trda uno ad uno, a ognuno restituisce con uno sguudo di fiero compiacimento il saluto e, chiamato il lo ro comandante, dispone perché venga assegnato ad ognuno dei duecentocinquanla volontari un contributo per il bisogno del viaggio)). Indi fonda lo zuccherificio d ella pro· vincia di littoria. Alle 8, giunge a. Borgo Pasubio e nel podere 1316 trebbia il g rano. « Il t empo passa. presto, mentre jj lavoro procede. Sono le 9 . Tre sibi li acuti avvertono che è il tempo della colazione dei trebbiatori. La macchina. si arresta. Il Duce si leva dal suo posto e appare d all'alto della trebbiatrice sorridente, soddisfatto. (+) Alle acclamazioni che l'accolgooo, risponde col saluto romano, e poiché fa folla sembra ed è in attesa di un suo discorso », pronuncia, sottolineandola col gesto, la frase qui riportata. (Da Il Popolo d'Italia, Nn 146, 154, 19, 28 giugno 1935, XXII).

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• A Borgo Pasubio, nel p odere 1316, il 27 giugno 193";, ci rca le 9.10, Mussolini discende dalla t rebbiatrice e « s'avvia verso il tavolo disposto, secondo l'usanza emiliana, sotto i l portiq:1.to, per la colazione dei trebbia tori e dei macchinisti. Sui fianc hi occhieggia il forno, il classico forn o dei contadini accanto all'aia. Ma, prima della co lazione, Mussolini si vuol render conto del lavoro compiuto Si coniano i sacchi: sette quintali d'ottimo guno sono stati traiti. dalle biche Cè di che esser soddisfatti. Il Duce firma H foglio di paga per la sua ora di lavoro; poi, invitato dal capofamiglÌa, si pone a capotavola per la colazione, che cons iste in salame casalingo ferrarese, formaggio, pane appena sfornato e vino. Si assìdono alla destra ed alla sinistra del Duce . i trebbiatori.

'' Evviva il Duce rurale!··, gridà il più anziano, che g li siede all a sinistra ed ha di fronte la moglie, che parla con i! Duce come ad un suo grande figlio. I.a soigezione ini ziale è subito vinta dalla confidenza.. Il Duce consuma interamente e di buonissimo appetito la colazione. Una fanciulla si alza e chiede: · Duce, va bene? .t contento··. "Bnriuimo", egli risponde sorridendo. •· Meno male, ora s·i3mo contenti tutti", commenta la bambina. E si siede. T avolata lietissima, di fami glia numerosa, non· mai come oggi lieta, attorno ad un capo Anche quest'ora bella finisce. Il Duce si avvia per risalire in automobi le, non senza compiacersi con i rurali per il buon raccolto, che è ·· premio alle l oro fatic he".

"Bravi agricoltori - grida 11n colono -e bravi soldati quando occorre!"

.Ancora l'acclarna.:zione unanime è incalzante, Poi il Duce prende congedo da questi bravi {errarffi, risale in automobile e riprende la corsa ·verso Pontinia, ove g iunge alle ore 9.2.S ». Visitato il nascente comune ed inaugu'"9:ta la sede del

IL DISCORSO DI EBOLJ *

Camerati legionari!

Sono venuto tra voi per recarvi il saluto del Gover~o ·fascista e il mio particolarmente cameratesc:o, un saluto senza incitamenti, ché di Dopolavoro, dove gioca una partita a d ama con il deputato· Araldo Di Crolla!anza, p residente dell'Opera nazional~ combattenti, si reca in auto ;f Borgo Vodice, che pure visita Indi rag~iunge i l podere 2022, posto alla soglia di Sabaudia.., e · trebbia il primo grano del comune. << Per un'ora e meno, con Io stesso ordine e in un'atmosfera di festosa animazione, la trebbiatura proced e n el p ieoo sole meridiano, che fa brillare la pula e lampeggiare i tridenti dei contadini affaccendati·attorno alb. sacca e al le biche. Una sola sosta di qualche minuto interrompe il favoro; ed ant:he qui, come a Borgo Pasubio, b. folla, \•edendo i l Duce i!-lz.irsi dal suo posto e affacc iarsi dall'orlo d ella trebbiatrice, attende un discorso, e dopo aver :1ccbm:\to, tesu in un perfetto silen:zio . Ma con un gesto, senza dir motto, il D uce fa capire che non è il momento Ji d isco rsi ed a llora di nuovo g li applausi si levano e scrosciano a lungo . Un buon bicchicw di vino rinfrescato da un po· ·d'acqua e il lavoro dell'imboccatore è ripreso e dura fino alle 11.4:5. li capofamiglia, il vicentino Menin, s·avvicina al Duce per invitarlo a restare a colazione con i trebbiatori. Ma il Duce, dop o aver-esa minato attentamente la qualità o.k l grnno prodotto, una dozzina d i quinta li, si accomiata per raggiungere Sabaudia. Una calda ova2ione lo saluta e tutti assieme i rurali gli si affollano intorno commossi ed entusiasti. A Sabaudi a i l Duce resta circa un'ora, salendo al palano del comune, dove, con le auto rita, prende parte a una colazione. Quando ne ,focende attraversando a p iedi Ili: piazza, i l popolo, che si era frattanto adunato, gli ha tributato una nuova, fervidissima dimostrazione di affetto, accompagnanJo lo con grandi applausi ed evviva lino a ll' aulomobile. Da Sabaudia il Duce, percorre-ndo la litoranea, si Jirìge verso Borgo Monten1;ro, in vista dd Tirreno ( + ). P oco prima di gi unge re .2 Borgo Montenero, il D uce sosta in un podere, dove assiste all'erogazione della prima acqua irrigua nell'Ag ro Pontino. A Borgo Montenero il Duce sosta brevemente, rimanendo .in m ezzo a lla pop0\a2io ne e visi tando a lcuni edifici. R;isgiunge poi Borgo Herrrutda, tuttora in costruzione, facendo an che qui una b re ve sosta fra g li operai acclamanti, ammassa ti sulla s trada con i loro b adili e con g randi bandiere tricolori. D a Borgo Hcrm.id a l'automobile del Duce e quelle del seguito si riportano sulla via Appia, e, sorpa.ssato Borg o San M ichele, il cor teo di macchine enfra in Littoria, raggiungendo il pala220 comunale. Nella grande pia.zza è una moltitudin e di popolo, che, al giungere d el Duce, proro mpe i n un fonnidabile "A noi!", mentre la Milizia e i giovani fascisti schierali presentano le armi. Per alcuni minuti la m:inifestnione si protrae <:"d ha uno scatto veemente quando, dall'alto della torre del comune, il Duce appare e risponde al saluto de lla folla col saluto romano ». Indi si ferma a discorrere con j gio rnalisti ester.i, rivolgendo loro le p:irole qui ri portate in riassunto. (Da li P<>polo d 'lt.rlia, N. 154, 2B giugno 1935, XXII)

• Lasciata Littori a in auto, il pomeriggio del 27 giug no 193 5 Mussolini e ra rien1u10 a Roma . Il 2 lug lio , proveniente J a Riccione, aveva vis it1110 a k u ne opere pubbliche jn corso a Rimini, a Forli mpopoli e in località. Ronco. Il 3 lug lìo, ciò voi non avete minimamente bisogno: è certo che voi farete il \'OStro dovere, in qualsiasi momento. Vi siete presentati mignificamente solidi, compatti, decisi, g ià pronti at combattimento nel fi sico e nel moral e. Non è stato sempre il « combattimento » il fine ultimo d i ogni, nostra speranza? E non è il particolare temperamento dei fascisti quello <li preferire il rischio di una vita eroica, alla stasi di. una esistenza in· suls.i? In tutte le prove che \'oi vi accingete ad affrontare, realizzate fra voi il came.ratismo del tutti per uno e uno per tutti.

A coloro che pretenderebbero di fermarci con carte o parole, noi risponderemo col motto eroico delle prime squadre d'azione ed andremo contro chiunque, di qualsiasi colore, tentasse di traversarci la strada Ricordate che quando le forze non furono troppo disuguali i sol~ dati italiani. batterono regolarmente gli etiopici. Adua \'ide q uattordi· cimila italiai,i contro novantamila abissini, ma la st rage di costoro fu così g rande, che alla sera, gl i abissini .levarono il campo e si ritirarono sulle montagne. L'eroismo de i soldati itali ani in quella giornata fu magnifico e riconosciuto dal mondo intero. Adua fu perduta non dalle nostre truppe, bensì da un Governo che non s i preoccu pava del sacrificio dei soldati, ma delle abiette manovre parla,mentari.

A voi, camjcie nere yolontarie della mia terra, che ha « nel sangue il combattimento » come tutta, del resto, fa gioventù di questo tempo fascista, a voi, camicie nere del solido Piemonte e dell'ardente· Sicilia, a voi dico che siamo impegnati in una lotta d ' importanza decisiva e che siamo irremovibilmente decisi a portarla sino in fondo, dopo essersi eserci tato. in un volo su Ancona, era ri('ntrato a Roma . Il 6 luglio, alle 7.~5, pilotando pcrson:almente un iùrotrimotore, spicca H volo' dal Lido di Roma alla volt.1 di S.1 lernn. « Durante il volo, il veli volo pilot.tto dal Duce si è trovato in mezzo alla tempesta. Un marconista di un appa recchio di scorta, colpito d.1 una scarica elettrica attraverso la cuffia, è svenuto, ma poi ha ripreso il suo setvizio ». Alle 9 , l' apparecchio guid ato da Mussolini ammara nello specchio d'acqua prospicente i l molo Manfredi di Sa lerno. Sbarcato da un motoscafo sulla banchina, i l capo del Governo prosegue subito in auto per Eboli, dove, appena giunto, passa in rivista, sul viale princìpe di Napoli, i segu('nt i quattro battaglioni di camicie nere in partenza per l'Africa Orientale: l'ottantunesimo (tratio dalla legione ca.micie nere di Ravenna Alberigo d a Barbiano) , l'ottanta· duesimo (tratto dalla legione B enito Murwlini di Forli), il centosettantunesimo (tratto dalle legione Ve1pfi di Palermo), il terzo (tratto dalla legione M(l1111iso di CunM, composto lutto da t-x-alpini), più una compagnia di mitraglieri, muniti di armi pe:santi, provenienti dall:i legione di Benevento, nonché un battaglione del trentanovesimo reggimento fanteria, che si trova ad Eboli per le esèrcitazioni estive. Poi assiste alla sfilata de.Ile truppe. Terminata la sfilata, le truppe si' ammassano nel campo sport ivo, ove Mussolini pronuncia il discorso qui ripor· lato. (Da li Popolo d'Italia, Nn 158, 162, 186, 3, 7 luglio, 4 agosto 19)5. XXII).

(Gli risponde infine un urlo: « Duce/Duce!». E quattromila ·e pùì baionèJte v~ngono levate in alto, agitate; e gli elmetti, wloniali vengono issali m/Je punte d i acciaio, e sembra che i militi vogliano con q11e1to geJlo rinnovare un gi11ramento).

ALLA PRIMA RIUNION E DELLA CORPORAZIONE OLEARIA*

Il Duce rileva la capitale importanza del problema1 poùhé il patrimo nio olivicolo italiano aiande a dieri miliardi, ,on milio11i di alberi e d ecine di milioni di giornale lavorative.

· Ouerva che la 1compar1a o· 11n' 11//eriore diminuzione delle colt11fe dell'olivo, che è una pianta collinare, provocherebbe 1111 co111iderevo le spollamento della mana dem ografira della nazi one 11er10 le 110n vaste e i nmfficenti pian11te, con ei,idenli gravi ripermuioni della vita eronomica e soriale d ella naz;one

Rirorda che quasi 111/Je le regioni iJa/ùme hanno l'olivo · Ecco perché l'inlereise di quesJa co/Jura è fo11damentale e pe rciò il G overno fascista se ne preoccupa.

Di fronte all'attuale lacuna d i un teno della produzione in rei.azione· al fabbisogno a.Jimentare, l'obiettivo verso cui tendere è molto semplice : raggiungere il mille -per cento, E poiché 1111 olivo, per poJer produrre, ba bilog110 di q11i11diri anni di tempo, ragion per mi non_ Ji può pretendere d i pauare di punto in bianco all'autonomia olearia della 1U1zione, bilogna_superare 11n periodo di sfasam ento.

"' lasciata Eboli in auto, fa mattina del 6 luglio 1935 Mussolini aveva visitato la diga del Sele e la 2:ona archeo logica di Paestum a Giunto a Salerno , che lo accoglie con rinnovate, imponenti dimostrazioni, il Duce scende dall'automobile e con una lancia raggiunge il suo trimot ore, che b a mes!o in molo le eliche. Tutto· il popolo, raccolto sulle banchine, sulla spiaggia, sul litorol~, sulle scogliere, sulla diga forane:i, lancia al Duce, mentre l'idrotrimotore decolla sullo spec-chio di acqua della rada, il suo saluto appassionato. Alle 14.15, l'idrovolante prende quota e scompare sul mare lont:mo ». Verso le 15.30, Mussolini era ammarato all'idrosc"alo dc-I Lido di Roma. Il pomeriggio dell '8 luglio, a Roma, a pala z20 Venezia, p resiede la prima riunione d1;1J:1. corporazione· olearia , Il deputato Maurizio Maraviglia, vicepresidente della corporazione, riferisce su l primo oggctlo dell' ordine del g iorno : Rapporli fr1t_fi11d«11ria d e/f oli o- d' oliva e q 11etld d , 1/' olio di umi. Segue la discussione. Terminata la quale, Musso lini fa le d ichiarazioni qui ripoitate in riassunto. (Da I l Popolo d'llalia, N n 162, 163 , 7, 9 luglio 1935 , XXII).

Né tale periodo può euere <a/colato in quattro o cinque anni, dati gli alti e ba.ui del raccolto; for;i <e ne vorrann o die<i e 1111che pit). Ma l'importante è di tendere e arrivare a quel/'obiellivo lt Duce approva la propo;ta avanzata di bandire un cÒnwrso nazionale, il quale, eccitando l'em11lazione degli olivicoltori, wrrà ad ema11dpar<i dalle f orti importazioni di semi oleo;i, menhe gli indtt· striali degli oli di umi applicheranno le loro energie e i loro <apitali ad altre forme di atlività.

Nel frall empo, per · coprire il fabbisogno alimentare, bisogna incrementare la produzione in I talia e nelle colonie, dovendosi euludere /'11tilità Jj e11endere la <oltiiiazione nazionale di semi oleosi.

Condude affermando che l'interesse 4ominante è quello dell'olivi<oll~tra, mi tulli gli altri devo110 ;apersi adaJff1re.

ALTRO CHE CAMBIAR SEDE....

Una notizìa, pubblicata dai g iornali pochi giorni fa, diceva che finalmente la nuova. sede della Società delle nazioni era u ltimata e che avrebbe ospitato gli uffici societari il 1° gennaio 1936. La notizia portava inoltre un appello a tutti i membrj della Lega perché si adoperassero a vendere il vecchio palazzo.

Invece di cambiar mentalità e sistemi si cambia casa. Ed è già un passo notevole. esser riusciti a fabbricarsi q uesta. I nfatti sembrava che anche la natura e le forze superiori e occulte fossero contro la Lega. Ci raccontano che le prime pietre dei fondam enti del nuovo pa.Jazzo societario non volevano star ferme e andavano verso il Jago Ma come sempre a Ginevra ci si in testardì e si spesero molti mil ion i per render solidi i primi metri di muro.

Ci sono, in questo episodio, analogie con molti altri, c'è quasi il succo del sistema g inevrino, ma lasciamo correre.

Dunque al primo dell"anno la Lega si, trasferirà nella nuova sede con fa. vecch ia mentalità, coì suoi soci morosi e schiavisti. Ma da _oggi al 1° gennaio 1936 -ci sono ancora più di cinque mesi e son tanti coi tempi. che corrono. Può darsi che la LCga vi arrivi con altra .mentalità, priva di ospiti poco simpatici, oppure cadavere. Chissà!

Rimarrà fo rse il nuovo pafazzo un tempio vuoto, un tempio senza idoli, a testimon iare ai popoli g iovani de!J"incomprensione dei vecchi , a insegnare ch e quando non si vuol riconoscere la vera gerarch ia, il giusto e_ l'onesto, i di ritti deJla giovinezza, si fanno delle patetiche, ml sempre brutte fini. E al!Ora bisognerà tener questo nuovo p:.1lazzo chiuso, vuoto, circondato da g iardini silenziosi e impenetrabili, perché g li europei non sentano un monito e ~rché abbiano davanti lo spett ro dei vecch i erro ri

D.t Il Pof!olo d'l111/ùr, N. 169, 16 luglio 1935, XXII ( tul ).

LE METE AFRICANE DELL' lTALIA FASCISTA *

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Euellenzf1 - domando al D11ce - vo rrei parlarvi dell'Abiuinia.

Un lampo pa.ua nei Jlloi ocrhi neri . So bene eh ~, senza preamboli, l oao tm Joggèt10 che in q11eJ/o momento domina nel mo ;pirito trii/i gli altri. L'affare di AbiJJinùt è m o.

-L'A biss inia - mi riiponde le11Jmne11/e il D 11ce - ; ma vi è una q uac;t ione pregiudiziale che si. pone a suo riguardo ed è di sapere se J'Europa è ancora degna di adempiere nel mondo la missio ne coloniz• zatrice che da parecchi secoli fo la sua grandezza. Se essa non lo è più, l'ora de lla sua decadenza è irrimediabilmente suon:ita .

Egli si arre11a e poi prosegue: l o osserv o il D11ce. I moi lineamenti sono diste1i, limpidi , iempre straordinariameme giovani e prodig iosamente espressivi, come già ho a1,111to occasione d i scrivere. Con voce calma, egli mi dice semplicemente : sinia, con Je .sue montagne temibili, le JNe razze g11erriere intrepide, ci ricordtJ iJ Marocco, con qu e.sta differenza: che e.sJa rtJppresen/a d ieci milioni di uomini in11ece d i Ire, qutJtlromiJtJ chilomelri di diJtanu invece di mille e un dima molto pirì ì,u/emen/e, Occorreranno grandi m ez zi, grandi .sforzi, grandi sacrifici, O((Orrerà del tempo

- 'i: per- fare 9uesta constatazione che la Società delle nazion i è stata creata? Sarà essa il tribuna le d inanzi al quale i negri, i popoli arretrati e selvaggi d el mondo, t rascineranno le grandi nazioni che hanno rivoluzionato e trasformato l'uman ità? Sarà essa il par.Jamento ove l'Europa soccomberà sotto la legge de l numero e vedrà proclamare la sua decadenza?

- Il momento della decisione è venuto. Avete letto i giorna-li di ieri? Ho .mobìlit:ito ancora due d ivisioni.

- Eccellenza - con1in11a il giomalhta - noi abbiamo in Fnmcia l'esperienza delle cose coloniali e dell'A frica. h,, particolare L'AbiJ.

• Il 6 lu8Iio 193'.5, ad H arrar , il console ita liano _ era stato ingiuri.'.lto Ja soldati etiopici ed un nostro.ascaro era. stato aggredito e percosso da una ventina fra indigeni, gua rdie municipali e mili tari abissini (349). Il comunicato numero otto del ministero per la Stampa e P,opaganda, di rama.to il 1'.5 luglio, avev.'.l annu nciato la mobilitazio ne delle di visioni Sila e I febbrdio, oltre l'impostazione in cantiere di dieci sommerg ibili (349) JI 16 luglio, ·Mussolini, che si era mantenuto in contatto telegra.fico con D e Bono anche durante il mese di giugho ( 293 , 294), aveva pia.udito 11! generale per fo sul. opera di preparazione logistk.1 e militare in Africa Orieontale (294). II 20 U) lug lio, .'.l Roma , a ll'inviato speciale dell'E,ho de Pari!, H enry De Keorillis, concede l' intervistà. qui riportata. (Da l l"Popolo d' Italia, N. 175, 23 lug lio 193'.5, XXII).

- So tutto ciò. Ho molto ciflettuto, molto pesato, preparo con cura minuziosa. Non vado come uno stordito, né come un cieco. Tutto ciò che vi .posso dire è che l'Italia è sicura d i imporre la s ua volontà. Un i.stanle di .silenzio come per obbligarmi a ben ritenere e per mcidere nel mio spirito questa sola parola: «sicura». L' ave re compie/ala la ,1azionaiità italùma, l'avere ritemprato l'animo del .1110 popolo, i'anre Jtabilito 1111 ordine economico e sociale nuo vo, l'avere c/' eato tm tipo di ci11iltà di ,mo straordinario dinaminno, l'avere porla/o l' Italia al rango dei pùì potenti popoli della terra, dinanzi alla qNale la m aest osa e fi era Inghilterra deve oggi i11dielreggiare, non è abba1/a11za pe l' q11e110 giganle. Egli vuol dare 1112 impero a Roma: S omalia, Erih·ea, Abissinia, li bia, le iwle d el M edit errane o o fientale, 111110 ,m m ond o si cerca, Ii .salda, .si impa1Ja sollo le Jll e d ita. Egli mi ouerva e, i ntuiti v o, segtte il cammino del mio pen.siero .

- Vedete - egli dice· - ciò che noi abbiamo fatto in Libia, su una terra ingrata e in condizioni tanto difficili. L'opera dell'Italia è appena incomi nciata, bisogna andare innanzi.

- Eccellenza - i o domando - ciò che vi interessa n on è rma a111orilà nominale SII razze non 101/omeJse che corrono n elle s1eppe htuciate e nei deserti aridi. Se co1nprendo bene, voi vole/e mollo d i più, 11011 è vero? Voi volete gli altipiani, le r egioni ancora inabitate, o ve l' ilaliano potrà, a fianco · del/!indigen o, co J/ruire la sua casa ml li bero m olo, t1rare e ricerct1re nella Jerra, g uadagnare il proprio pane, pit1nlare la 111a bandiera. l o so bene che un altro u omo di Stato non mi avrebbe rispo.slo, ma M11ss0Jini non è di q 11ei piccoli di plom atici che tremano dinanzi al proprio pemiero. Nel modo pilÌ JM//1rale del mondo, egli la.scia cadere queste .semplici parole :

- lo penso per l'Italia, come hanno pensato per l'Inghilterra i g randi inglesi che hanno fatto il suo impero, come han pensato per la Francia i suoi grand i colonizzatori. Cred<? di avere risposto chiaramente alla vostra . domanda;

- Ed io -,- prosegue il giornalista - supplico gli uomini di Staio e l' opinione pubblica del mio paese di comprendere la d etermi na. zion~ riJoluta che ani111tt Afrusolini . N11ll.:t ormtti lo f arà indieJreggiare. Il s110 pai-1ito è _.preso, i dadi 1ono gel/ali. N on siamo noi f rancesi, con qNistaJori dell'Algeria, del Tonc~ino, del M adagasca r e dei Marouo rhe pouiamO form11la rt obiezioni senlimenJa/i o altro, e non lo po110no nemmeno gli ingle1i, che hanno pre10 la metà d ella te rra e 11abiliJo la loro Jutela 111 P.opoli come l'Egitto, il Tr.:mwt.tal, mille vo/Je pii> evoluti di quello che è il popolo eti opico.

·- Eaellenza - domanda ;t giornalista - ma 11oi Jemete ciò che p11ò avvenire in E11ropa mentre voi J(lrete occupa10 in Etiopiii?

- No. Innanzi tutto l'Europa ha, senza dubbio, innanzi a sé anco ra due o tre anni di tranquillità relativa. Il giornalùta replica:

- Forse possiamo comprendere noi in Fram:ia che J'/Ja/ia contin11erà, q11al1imp1e cosa accada, a comiderare l'indipendenza dell'A11strìa come il fallare dominante d elltJ 111a politica?

Sul calmo volto del Dme paua 1m'e1preJJione indefinibile. JJ JttO mento si protende ed egli Jorce il labbro inferiore in 1111 movimento d i energia concentrata,

- Sì - egli dire; poi riprende pùì dolc emente :

- Gli atti sig nificano più d elle p :i role e gl i atti eccoli : nll:t ·fine d i agosto farò fare le grand i manovre.nel nord.dcll ' I t:ilia con c inquecento· mila uomini . N ell'ottobre prossimo vi sarà in tutto un m ilione J i ita li ani sotto le armi. Non avrò da temere nulla da nessuno.

Q flest a volta - oJJerva il giornalis!a -:-- so ciò che, JO/Jrt1ll 11tto, intereua il mio pae1e. E De Kerilli! domanda:

- Si dfre che q11e.rlo af fare dell'Abissinia è vostro e sol am e11/e 110 1/ro. Il popolo italiano vi seg11e?

- La quasi totalità della nazione ha compreso ciò che io volevo e perché lo volevo. Essa ha uno sforzo da fare, dopodiché av rà il suo wande posto nel mondo.

Le parole - scrive D e K erilliI - rùuo,:mw pl"o/01_1d111nenle ;11 m e, ~ella noslra epora torbida, s1011vo/1<1, ove dei 111,bamenti sembrano u hiarciare gli spiriti, M11uolini detù ameme riabilita la vol ontà, riabi· lita ruo m o1 moJtrando che l'uomo pffò anche dominare i'fl vven;mento e dom imire la Jtoria. Confròntalelo fl; 1Jeffhi capi di Staio d ella v effh ia Inghilterra, per non · citare che q11elli /. Gruirdate oi1e egli va l Gt1drdftte ciò the hrt fallo per il mo paese/ Miraco li della ditta/tira, dire/e voi. Ebbene 110. Senza d11bbio vi sono camicie nere e ,ma Polizia i,1 l l<rlia, mn v i è, soprattutto, rm d ominio morale, 1111 fasciJmo collellivo, lt11t! jorza del ge nio Nmano in azione._ Dopo B011apflrle, l'Europa 11011 <1vet 1fl t•iJ/o md/a di Jimile. Egli mi commuove quando 11ggilmge :

- Al popolo italiano io ho mostmto Ie cose a poco a pçico, l' ho illwninato lmtamente. Col mio m etodo, un:i volt:i. pres1 11 decisione, non vi è precipit:izione. Io ho voluto, soprattutto, che esso sa pesse Jove an davo . E inf(,/fi - comme 11t<1 il De · Keril/iJ - il popolo ama il s110 capo e ha fiducia in lui. Poiché il capo vuole, ed egli ha delle ragioni per volere, perché non seguirebbe euo il DJJce, che sino ad ora ha coudollo l' Italia di tappa in tappa sempre più in alto? Que;to feuommo . umano, a noi france si, sembra ina11dito1 quasi incomprensibile. Noi brnciamo un 1101110 di Stato · quaJi tu/li i mesi e l'Italia, 1w11ra soreJJa, p_1icologicame11/e tanto vicina a noi, si enlruiasma umpre pù) per i(Duce, che la guida da qua;i quattordici anni! BiJognerà bene un giorno cercare di comprendere que1to prodigio, pitÌ profondamente di quanto. non si 1ia fatto finora.

Una prima spiegazione ci è data dalla 11al11ra s/eJJa di Muu olini. Se egli è tanto compreso dal popolo è perché, ì,manzituJlo, egli è come l'i11carnazione vivente del popolo. Pùì lo gutJ.rdo e piiì fOllO colpito da quanto emana di 1traordi11ariame11te, di misterio1ament e popolare Ambe noi abbitJ.mo uomini politici, ma neurmo è popolare. .Muuolini wlo è terribilmenle popolare. Egli è il contadino che prende il f orcone, il meccanico che per diJJrarsi 11011 co11oue m1l!d di meglio che i1Jjorcare la Jlla moJocideua e partire d fo ndo dire/Jo mila . IJrada . E ciò che meravigliava di più i bo/Jcevichi di Mo ua quando mi inJerrogt1vano 111 di lui l'anno scorsi? con ta11ld insistenza ed aviditài- esJi che sono d i venuti tanti inJe/lett!fali, ·raffinati e borghe1i! E io dicevo loro: ecco la grande dittatura del proletariato rima1ta proletaria, la vera, quella che ha cosJruìto del coloJJale ;euza avere bisog110 di coprire un mondo di rovine e di spargere torrenti di Jangue, Eccellenzd - d omanda De Kerìllis - siete dii·e111110 aviatore?

Il Duce risponde:

- Avevo cominciato a volare ne-1 1913, ·ho fatto del pilotaggio dopo la g uerra da me e ho cont ìnuato. Bisognava che dessi l'esempio. L'avvenire dell'Italia, l'avvenire del mio paese può giocarsi nell'aria. lo sono un pioniere, devo rrwstrare la via, l'uomo politico d eve pensa re a queste cose. -più utile ch e scrivere libri o tracciare la propria storia!

- Ancora ima parola - dice D e KeriliiI -. Si dire rhe i vostri figli ;i Jono arruol.tti per a11d.tre a batiersi in Abininia.

L'uomo terribile è definitivamente raddolcito. L'uomo che si co. uoJCe ; scomp.tno dinanzi all'uomo che non .si conosce, il padre di famiglia , il" buon ita_/iano che ama i J11oi figli. T e1ori di tenerezza pasJano nei suoi oahi,

- Sl, essi si sono arruolati nell'aviazione. Vittorio e Bru no sono molto giovani, uno non ha che diciotto anni, l'altro diciassette. H anno chiesto anch'essi di partire e partiranno.

Eccomi infine - Jc rive il giornalista - al termine di q11e;la frmga con ver1azione. Ho perduto di vista l' immagine dell' Etiopia /0 11lana e del nuovo impero che la Roma m1ov~ costruirà sul suolo del- l'Africa. l.Aicìo q11e1Jo grttlide J/r,:mie ro che amo, poiché non dimenticherò mai gli appelli magnifici . da lui riv,o lti al popolo ilalùmo nel 1914 in fav ore della FrancÙJ invasa, e poiché a fianco dì /ili gli orizzonti 10110 di un sol colpo allargati. Egli dà la sensazione di elevarsi al di 10pra deil'umanità mediocre e banale; eg/1 è per. i fr,muri ammirali u na ragione di fiducia e di speranza; di speranza, poich é_ bisognerà bene che la Francia Hopra un giorno il stto Mm 10lini.

IL «DATO » IRREFUTABILE

Alcuni motivi polemici, che in ri torsione :id altri della stampa straniera, sono stati illustrati dalla stamp a italiana a proposito del conflitt o italo-etiopico, sono motivi di ordine ma rginale sui quali non è necessari o insistere oltre.

Che in Etiopia esista 1a schiavi t ù - cioè la compra-vendita d egli uomini - ·è arn.messo da llo .stesso negus. Che tale commercio assuma forme atroci, è documentato in mille inchieste, soprattutto di fon te inglese, l'ultima delle quali risale al 19 32. Che l'Etiopia, entrando a Ginc\'ta, avesse solennemente p romesso di abolire la schiavitù, è anche vero, e che non ne abbia· fatto nulla, è riconosciuto pacificamen te dovunque, Londra compresa. Ciò stabi lito bisogna subito aggiunge re che non è -per abolire· il c0mmercio degli schiavi che l'Italia si è preparata e si prepara militarmente neJle sue colonie dell'Africa Orientale. L'abolizione della schiavitù non è un obiettivo, ma sarà una logica conseguenza della nostra politica. Insistendo SU questa nota c'è il caso di sen t irsi replicare dag li ab issini ad ho norem d'Europa, ch e la schia vitù è fenomeno Jcgato a una determinata fase d ella evoluzione di un p o· polo, c.he l 'antichità classica conobbe la schiavitù, g iustificata, fra gl i a ltri, da Aristotele, praticàta, fra g li altri, da Catone il censore ; e che anche nell'Europa contemporanea ci sono gli schiavi, e sarebbero i proletari, i quali, secondo la frase dd ba rbuto profeta di Treviri., non a\•rebb ero nulla da perdere, aJl'iofuori delle loro catene. (Gò si riferisce, naturalmente, a quelli del 1848).

Altro motivo non ·essenziale : quello della razza. Anzitutto g li etiopi ancora non si considerano negri, ma semiti. 1n secondo luogo ci sono decine dì migliaia di neg ri, che militano sotto le nostre band iere e s i sono sempre magnificamente battuti per noi e con noi. Cosl d icasi degli arabi, tra i quali si sta Organizzando la «gioventù araba del Lit· toriò >> Noi fascisti riconosciamo l'esistenza delle razze, le loro d jf. fe renze e la loro gerarchia, ma non intendiamo di presentarci al mondo come vessilJifer~ della razza bia nca in antitesi con le altre razze, non intendiamo di fa rci banditori di esclusivismi e di odi razziali q uando dobbiamo constatare che le peggiori opposizioni ci vengono n on dai negri di H arlem - i quali potrebbero utilmente occuparsi dei Joro colleghi quotidia namente e cristia namente li nciati neglt Stati Un iti - ma da molti autentici bianchi di Europa e d'America.

Pariment i ii tema de lla «-civiltà ». non va eccessivamente sfruttato Anche la civiltà nel suo duplice aspetto morale e materiale non è un obiettivo, ma sarà una conseguenza della nostra politica.

Gli a rgomenti essenziali, assolutamente i rrefutabili tali- da chiudere quaJsiasi tentativo di polemica sono due: i bisogni vitali del po· polo italiano e la sua sirnrez:za militare ndl' Africa Orientale. Sul primo argomento, lo stesso ministro degli Affari Esteri britannico ha fatto delle ammissioni esplicite; il secondo argomento è il decisivo.

Nel 1928 l'Ita lia firma un trattato di amicizia co l Governo e t iopico. Quasi immediatamente dopo, al riparo di questo trattato, l'Etiopia inizia la riorganizzazione del suo esercito. A ch i Io affida per riorganizzarlo?

Forse a ufficiali di q uell'Jt alia con la qu3le aveva fi rma to un trattato di amicii ia ? Affatto Il capo riorganizzatore è un genera.le svedese, gli ufficiali istruttori belgi. Tutto l'orientamento della preparazione è a carattere antitaliano. Nel 1931, una mobilitazione regionale nell'Ogaden concentra improvvisamente sulle frontiere italiane decine d i mig liaia di etiopi: lo stesso era ·accaduto nel 1911 e durante la guerra mondiale. :B di un'eVidenza luminosa che la situazione strategica delle _ nostre colonie, precaria in tempi normali, diventerebbe insostenibile in temp i ec· cezionali, qualora l'Italia fosse impegnata sullo scacchie re europeo. La soluz ione del problema non può essere che tota litaria. Un' espansione ch e non sia presidiata dalle armi, un protettorato che non sia accom· pag n ato da misure milita,ri, può concludersi come quello di U cciall i: d'alt ra parte, finché non sia eliminata l'incombente m inaccia mil itare abissina, ogni s icurezza d elle nostre colonie sarà aleatoria. Dei limiti di questa sicurezza, sola g iudice è l'Ital ia: in casi pericolosi noi non avremmo aiuti di sorta .da nessuno; anzi, è .probabilissimo il contra rio. Posto in termini militari, il p roblema italo-abissino è di una immediata semplicità, di una log ica assoluta; posto .in termini militari, il problema non ammette - con Ginevra, senza Ginevra, contro Girievra - che u na soluzione.

Tutti gli altri motivi polemici sono importanti, ma non decisivi : è in questo dato di fatto che la politica d ell'Italia fascista t rova la sua suprema g iustificazione storica ed umana.

Da Il Popolo d ' [Ja/ia, N. 182, 31 ·tuglio 1935, XXII ( g, 20 1).

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