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CONVEGNO SUPREMO
Gli amici avevano voluto celebrare la morte del carnovale con una sontuosa cena in uno dei primi alberghi della città. Inutile fare gli elogi delle pietanze, superfluo inneggiare alle virtù dello champagne. Ma sul levar delle mense, mentre i miei compagni si disponevano a uscire, uno strano malessere m' invase.
- Vi ritroverò per strada o vi raggiungerò al caffè - dissi Joro per calmarJi. - :e il solito male. Non impressionatevi e cercate di divertirvi.
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Mi distesi sopra un divano nell' angolo della sala e mi addormentai. Quando,- dopo alcune ore, mi risvegliai, fui colpito dal silenzio che regnava ovunque nella notte alta. Le tavole erano deserte e su di esse languivano melanconicamente de' fiori. L'albergo sembrava vuoto. Uscii. Le strade non presentavano più l'animazione della sera. Le ombre dei palazzi si proiettavano sinistramente sui marciapiedi opposti; dietro l'altissima guglia della cattedrale occhieggiava la luna; l'enorme m assa del Castello sembrava un gigante abbattuto. Dovunque la minaccia oscu ra de l silenzio, il soffio gelido deIJa morte.
Imp ressionato, volsi al caffè dove gli amici eran abituati a convenire, ma con mia grande sorpresa n on trovai nessuno. Nottambulo incorreggibile, decisi di prolungare la veglia i n un piccolo bar dei bassifondi. Attrave rso il d edalo delle !it radette vi.c;cide che ospitano il fango tutto della grande città, giunsi al bar . La lanterna rossastra che lo indicava da lungi agonizzava. Penetrai dalla porta socchiusa. La prima sala era vuota. Una fanciulla vestita di nero, con g li occhi gon6 dal sonno e dalla stanchezza, s'affacciò. Avevo bisogno di eccitarmi. Chiesi dell'acquavite, L'aspro liquido mi abbruciò la gola già riarsa dal fumo e improvvisamente dìede luce al mio cervello. - Oh! pensai. Siamo da alcune ore entrati nella triste q uaresima ed io non sapevo spiegarmi la ragione del silenzio funebre che s' è discusso [si,] sulle anime. Il carnovale è inorto.
Uscendo dalla taverna, incont rai un gruppo di maschere che rasentavano - senza un grido, senza una parola - i muri delle ase.
-R itardatari! - mi dissi e proseguii il cammino. Ma dopo pochi
Opera Omnia Di Benito Mussolini
minuti altre maschere scivolarono rapidamente e scomparvero nella direzione delle prime. Allo svolto di una strada m'imbattei in un terzo gruppo di maschere variopinte e silenziose come tutte le altre. Stavo per mettere 1a chiave nell'uscio di casa, quando un fruscio di vesti mi fece volgere l'occhio. Ancora delle maschere! Un altro gruppo le seguiva a bre,·e distanza E dietro, nell'ombra, altre maschere nere avanzavano. Da un viottolo laterale sbucarono parecchi domino scarlatti. Ero vit tima di una allucinazione alcoolica, o era veramente una notturna processione di maschere funebri 9uella che si svolgeva e sembrava dirigersi a un punto .fissato?
La mia curiosità vinse la paura e seguii la prima maschera che mi passò dinanzi . T entai di attaccare discorso, ma inutilmente.
Giungemmo, dopo alcuni minuti di corsa, in una grande contrada, In6lammo quindi una via stretta e oscura. Al primo palazzo sostammo e la maschera che mi aveva guidato mi fece segno d'andarmene. Non obbedii e penetrai nel vestibolo, scarsamente illuminato. Al primo piano, in una vastiss ima sala, si erano raccolte tutte le maschere. Nessuna voce rompeva il ghiaccio esasperante del silenzio. Feci per entrare, ma la maschera che sorvegliava la porta mi disse legge rmente, con un filo di voce che mi passò come un ineffabile brivido attraverso il sangue:
- Voi non potete entrare!
- Perché?
- Non a vete la maschera.
- Vi prego...
- Impossibile.
Mi lancia i nella strada deciso a procurarmi a qualsiasi costo una maschera che mi avesse dato di partecipare a quella strana assemblea. Incontrai una 6gwina esile vestita eccentricamente da orizzontale.
- Bella mascherina, ecco cento lire se vuoi ...
Una risata leggera m'interruppe
- Tinganni amico mio, non sono una di quelle...
Mi ricordai che poco discosto doveva esserci un negozio di varietà: al Cervo d'oro. Battei furiosamente. Dietro una persiana una voce nasale e rabbiosa mi domandò :
- Chi cercate?
- Potreste vendermi una maschera?
- Voi siete pazzo, mio caro, o non ricordate che oggi è il primo giorno di qua resima? Andate al diavolo!
L'orologio della torre suonò le tre: il tempo passava. Forse sarei giunto a riunione fin ita. Mi precipitai nel ghetto, nella speranza di trova re presso qualche onesto rigattiere ebreo l'oggetto desiderato. Bussai alla prima bottega.
- Chi è ?
- Vorrei comperare una maschera
- A quest'ora?
- Sl, a quest'ora.
- Aspettate.
I· secondì d'attesa mi parvero lungh i come secoli. Finalmente la porta della bottega si dischiuse. Non arrivai a distinguere che un bel naso grifagno da semita autentico; poi queste parole mi caddero come mazzate sulla testa :
- Mi dispiace, ma ho venduto tu tte le maschere.
Imprecai e fuggii. Oh! mi avrebbero accettato anche senza la maschera. Mi sarei abbandonato a qualunque violenza pur di entrare. La disperazione, la paura alimentarono i miei ptopositi di vendetta. Per farmi coraggio, tornai al piccolo bar innominabile e trangugiai - d'un colpo - mezza bottiglia d' acquavite. Ebbro e vacillante, col cervello e lo stomaco in fiamme, ritrovai il palazzo ove aveva luogo la misteriosa assemblea. Nessuno oppose resistenza al mio ing resso nell'ampia sala. Una voce mormorò:
- la maschera del vizio
L'acquavite mi aveva dunque reso irriconoscibile?
Mi cacciai tra la folla. Una maschera parlava:
- Un poeta filosofo - che è quanto dire u n ingenuo bambinoha proposto l'abolizione delle maschere. Ci ha fatto delia morale e ci ha distillato delle saggie massime sulla virtù. t vero. Oggi è il primo giorno di quaresima e la Chiesa non mancherà di ricordarci che la licenza folle del carnevale è finita e la penitenza espiatrice in_comincia; ma non trovo Ja necessità di abol ire le maschere. Noi tutti ne abbiamo bisogno.
Queste parole cagionarono una certa emozione Dal fondo della sa la si alzò u n uomo camuffato da turco, con un enorme turbante in capo e un lungo coltello alla cintura.
- lo sono uno strozzino. Se depongo la maschera come potrò partecipare ai comitati futuri di bem:fi cenza? ·
E un altro, poco dopo, vestito d a p agliaccio :
- lo sono un giomalista. Se getto la maschera, chi vorrà darmi il soldo quotidiano?
Si alzò quindi una toga da magistrato:
- Amici, non posso privarmi della maschera. Facendolo chi crederebbe più nella mia Giustizia?
E un professore, dalla faccia seria .e dal pastrano scolorato :
- Me Her culel Senza la maschera anche il più asino dei miei scolari si rifiuterà di credere alla mia scienza.
Opera Omnia Di Bbnito Mussolini
Poscia un politicante avvolto in un ampio mantello da bandito sardo :
- La maschera m'occorre per assicurare e proteggere gli elettori. Un ufficiale si avanzò nel centro della sala; fece il saluto militare, si mise sull'attenti:
- Grazie alla maschera del mio patriottismo posso succhiare il miglior sangue delle nazioni.
E un frate :
- Col mio rappuccio e la mia corda, col mio saio e i m iei sandali godo la solitud ine nella vita e la vita nella solitudine.
Final mente un prete, dal tricorno spuntato e dalla voce strascicante e nasale:
- Fedel i miei, se mi spoglio della maschera, anche la più idiota delle mie beghine nou presterà fede all' inferno
A queste parole ci fu un tentativo di applauso, subitamente rep resso. Finora, solo gli uomini avevano parlato. E le donne ? Erano fo rse assenti? Ma ecco una voce leggera f emmin ile :
- Se io depongo la maschera del mio lutto, come potrò far ere• dere al mio dolore di vedova?
Una famosa signora dalle anche giunoniche e dai seni prominenti, sotto la vestaglia nera, soggiunse :
- La maschera della indissolubilità del matrimonio è scudo alla mia onestà coniuga.le e mi assicura i piaceri di un amante L'amore è un 'altalena....
Poi una voce tenue, quasi velata, di cui i suoni non mi era no ignoti, s'intese :
- La maschera del mio pudor di fanciuIIa, della mia virginale castità, è un dolce inganno... .
Ah ! non ero vittima di un' illusione!
Quella voce mi era nofl solo nota, ma fofinitamente cara Mi precipitai verso la masche ra, g ridando :
- Ivonne, Ivonne, anche tu?... Non mi riconosci? Ivonne ! Ascol· tami...
Nessuna risposta alle mie invocazioni che avevano prodotto un grande scompiglio nell'assemblea. Afferrai il domino scarlat to che mi celava I vonne e non strinsi che della stoffa.... Ebbi l' impressione che la casa crollasse, che dagli angoli della sala salissero delle fi amme immense, gialle, orribili.... La tempesta della follia mi attraversava l'animo. Sentivo il bisogno della rovina, l'impulso della distruzione. Chiusi gli occhi e mi gettai sulle maschere, su tutte le masà.tere, che cadevano, senza oppormi resistenza.
Quando tornai alla ra8ione, il pavimento era coper to di stracci e nel me2:2:o della sala sorgeva una sp ecie di catafalco, formato da maschere. Uscii. La. notte era chiara, fre~da, stellata. N e' ci~li, Vespero brillante, radiosa e tremula, migrava a Oriente, verso l'Alba.
Trento.
Da li Popolo, N. 2639, 24 febbraio 1909, X.