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DOPO UN PROCESSO• BREVE COMMENTO
Or che il proce~o Benvenuti-Fior è r n jMditdta, d obbiamo fare -a]. cune considerazioni postume e necessarie. Che nel campo clericale si g,iubili e si innalzino Te Deum di vittoria, è facilmente comprensibile - ma la vittoria è come quella di Pirro. - Alla striscia deUa lumaca, secondo l'espressione semi poetica del penalista Lutteri, noi potremmo opporre striscie di fango e di sangue: Don Riva, Don Adorni, Don Vittozzi e una miriade infinita di altri degnissimi ministri di dio. Ma non ci p iace di ricorrere a questi mezzi polemici. A noi preme di const1tare invece çhe nel processo Fior nulla è risultato di positivo, di tangibile, di r eale che valesse a giustificate la diffamazione dei preti che si sono serviti di uno dei tanti poveri montoni del cattolico gregge, per screditare - attraverso un uomo - l'organizzazione proletuia socialista. Ma non ci sono riusciti.
Come i compagni vedranno dall'ordine del giorno votato dalla C. E. del partito e riportato in altra parte del giornale - la prova dei fatti a carico del compagno 'Fior è totalmente mancata. E due cose vogliJ.mo ancor rilevare, due cose che possono chiamarsi esponenti della nostra moralità come partito e di quella dei ciarlatani neri. E la prima è questa: Non appena dei dubbi si levano sull°operato del Fior, il Partito lo espelle senza indugio dalle sue fil e Non vi è fra noi traccia di quella « omertà clericale» per cui le canaglie dei neri t rovan rifugio fra le mura osp itali dei conventi, mentre quelli di fuo ri cercan con ogni mezzo cli soffocare lo scandalo. Noi siamo ben lungi anche dalla tenebrosa solidarietà dei massoni che coprono col mon ito della l osgia il « marcio danese » dei fratelli più o meno addormentati.
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• Il 30 mano 1909 ! i era svolto presso il tribunale di Trento - dirtro quere-la del socialista Silvio Flor - un processo per diHarnaziooe contro t ale Leopoldo Benvenuti, reo di aver Kritto su L, SqWII• che Silvio Plor, in oc· ctsio.oe di uoa fotograf..a fatta a Bregenz od 1897 per conto ..di un' organiunione , ocialisu., si era appropriato del denaro . delle copie ordinategli, fuggendosene a Merano. Il Benvenuti, d.ileso dall'avvocato Lutteri, ,er.i, !lato u~Jto.
Noi espelliamo sen2a esita2ioni chiunque si renda indegno di combatte,e per il nostro ideale: Ma quando le colpe siano dimostrate inesistenti o quando ad esse abbia fatto seguito la. dovuta espiazione noi riunmettiamo fra le nostre file il compagno espulso, e non crediamo di commettere cosa illecita, a.nche dal punto di vista della morale corrente.
Notate ancota: Fior davanti alle accuse non trova i soliti ripieghi, non ricorre a sotterfugi per far sopire e cader nell'oblio le denigrazioni avversarie. Egli chiede invece il giudizio del pubblico, vuole che la giuria popolare si pronunci e che la vita privata di lui - quantunque dieci anni siano passati dall'epoca in cui si svolsero i fatti, oggetto di causa - venga tutta portata alla luce del dibattimento. E il dibattimento non prova nulla. La giuria assolve il calunniator e, ma le ragioni di un tale verdetto sono facili a comprenders i.
Ci permetta il compagno Flor un consiglio: questo: La difesa del proprio onore i socialisti non possono né debbono commetterla a un tribunale borghese. Credere nella giustizia borghese - per la risoluzione di certe questioni - significa da c prova di una sublime ingenuità. Bisogna nei casi delicati applicare la legge del dese rto: occhio per occhio, dente per dente.
Questa saggia pratica, da qualche altro compagno recentemente adot- · tata, è senza dubbio la migliore.
L'« AVVENIRE»•
Artificio Avvocatesco
All'Avv. Lutteri
Non mi occuperei, credc:tdo, della vostra arringa difensionale nel processo Fior - miserevol concione che avrebbe riportato un discreto successo in una pretura italiana di terio o quarto ordine - se non v'inl contrassi una frase, una frase che voglio togliere dal mucchio di tutte le altre e porre Ln piena luce.
• La Sqllil/a, N. 22, 3 giugno 1909, . XIV: • R.IVEOl!NDO LI! SUCCB.... - l'artificio C evidente: voi avete voluto toccare il solito tasto del nazionalismo, di porre con questa manovra bassa, l'animo dei giurati contro il Flor, semplice~nte perché il Flor vive a Merano, vive in terra tedesca. chino di pepe ·patriottardo? Artifici da leguleio! Manovra dell' uomo legale, onestamente di fenso re dell'ordine e del codice ! Piccolo trucco che rivela una piccola anima. E mi dicono ch e voi, o egregio signore, siete una delle colonne deJ fo ro tridentino. Proprio cosi : in un regno di ciechi , chi ha un occhio è H re!
( +) Orbene, dopo il processo Fio r-Benvenuti, il Mussolini socialista, volendo riabilita.re il Plor, e lenirgli i dolori dello smacco toccatogli, giacché questi volle suonare e fu invece suonato, scrisse: "Alla striui.r d,lla lllma,a, 1,,011do il p,. nalisù LJill,ri, noi potrtmmo opp""' 11,isri, di sa,:gue , fango ... . 1ma miritlll• h1fin;,11 di di,,; degnissimi miniJt,i di Dio Ma non ci piaci di rÌ&()fth'I a flllJIJ ,,,,u; pol, mùi ". (vedi A.w##ir,, N 14) ( +) t .
Dopo aver infilato un vero rosario di banalità che vo1evan essere spiritose sul partito socialista, sui suoi metodi e sugli uomini suoi, voi avete detto testualmente cosl: « Sappiate, o signori, che Merano è la patria adottiva di Fior, sappiate che Flor è meranesc nell'anima».
Ditem i dunque, o illustre nonché dubitante penaJi.~a (che Cesare Beccaria non mi senta), è forse colpa del Fior, s'egli è costretto a viver lungi dalla sua terra natia? Quando Fior tiene le sue conferenze di propaganda non p arla forse italiano? Un italiano alquanto spurio - ma credetelo, avvocato, anche del vostro italiano non ne va particolarmente orgoglioso il padre nostro, Dante.
Voi e i vostri amici e gli uomini «seri » come voi, non trascurate momento alcuno che vi sembri propi zio alla boutade nazionalista. Ma voi che ca dete in deliquio all"udir la parola <~ patria » voi dommi non avreste scrupoli di recarvi ad Innsbruck, a Vienna, a Pietroburgo, se in queste città più rapido fosse il guadagno e più tranquilla la. vita.
Rimproverate agli operai la loro forzata dimora all'estero,- vi urta che al di sopra delle ftootiene gli operai realizzino l'internazionale del lavoro, .ma voi, o uomini della legge come vi chiamate, ma voi intellettuali e studiosi, non avete forse realizzato l'internuionale delJo spirito?
Le Ba/Ime di Schiller non vi hanno dunque mai commosso ? Il candore di Margherita, la tragedia di Faust, il ghigno satanico di. Mefistofele, non vi hann o dunque mai trasportato nelle regioni della bellezza pura? N on sareste per caso anti-patriottici voi, italiani, che leggete &hiller .e commentate Goethe, voi che delirate a una ~sonata» di Beethoven e piangete a un «notturno» di Chopin ? E non sarebbero per caso ·anti• patriottici gli inglesi che conta no ben 27 tradu:tìooì della Divina Commedia e i tedeschi che studian con maggiore se rietà degli italiani il poema sacro ? Nietzsche, Schopenhauer, H a rtmann non sono fone cittadini della grande patria mediterranea? Se la patria è un concetto « superato» nel mondo dell'intelligenza e dell'economia capitalist a, perché non deve esserlo per il mondo del lavoro, per le relazioni politiche fra nazione e nazione?
Ecco perché io chiamo morbus sacer il vostro nazionaJismo trippaio, il vostro patriottismo claudicante e bolso come la vostra eloquenza, le vostre parate ideologiche che mal celano l'arrivismo e l'affare.
Noi rinneghiamo la patria, la «vostra» patria, perché non conosdamo confini !
Occorreva per rendere più pi ccantç la salsa defensionale lo spizzi.
MUSSOUNI BENlTO
Da L'.tf."111riir1 Je/ La11orator1, N. 14, e aprile 1909, V,