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L'ASSOLUZIONE DEI SINDACALISTI PARMENSI ALLE ASSISI DI LUCCA

I cinquantasette compagni aHestati al 20 giugno dell'anno scorso e tenuti sino a J'altro giorno nelle italiche galere, sono stati ·riposti in li· bertà con un verdetto assolutorio della gi uria popolare. L'eno rme mon• tatura poliziesca. non ha dunque raggiunto lo scopo. I testi d 'accusa - delegati, guardie, autodtà - hanno smentito quanto avevano scritto e demolito l'opera propria. Gli accusati - pei quali si era costruito un particolare gabbione - hanno tenuto un contegno di uomini evoluti. Non pose tragirnmiche, non frasi eroiche, non violenze verbose, ma una calma e sicura e sincera apologia delle idee professate onestamente, un'analisi obiettiva delle cause che produssero la famosa agitazione agraria, una storia veridica degli avvenimenti che condussero alla rivolta e al processo. la folla che gremiva l'aula, manifestava apertamente la propria simpatia ai sindacalisti. Pezzo a pe220 l'enorme macch ina dell'accusa s'è infranta. 11 pubblico ministero stesso ha chiesto un'assoluzione generale e tutti i '7 accusati furono prosciolti. Il ritorno a Parma ha dato luogo a una grande manifestazione operaia. Ben 15,000 persone hanno salutato il ritorno dei compagni. Borgo Carra, Borgo Minelli, rutto l'Ol.tre Torrente era illuminato a fcsla. Entu~iasmo generale indescrivibile.

L'assoluzione di Lucca è stata forse imposta per cercar di condurre la pacificazione negli animi ora che s'iniziano i lavori campestr i dell'estate e si parla di riprendere l'interrotta battaglia.

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Ma di pacificazione degli animi non vuol saperne la criminale associazione agraria parmense. Questi feroci uomini dell'ordine hanno vivamente deplorato l'assoluzione di Lucca. Essi volevano che si fossero .distribuiti parecchi seco1i di galera ai temuti avversari ed ecco invece che il gabbione delle Assise si apre e gli abborriti sindacalisti tornano d1'opera.

Guai a voi, o delinquenti dell'Ag raria, che protestate contro la vostra giustizia borghese, perché non ha avuto il coraggio di vergare a qualunque cOsto una sentenza di condanna, guai a voi! Il giorno in cui dovrete implorare pietà, la « nostra » pietà, non è forse cosl lontano come voi supponete.

Noi applicheremo allora la buona legge naturale del deserto : occhio per occhio, dente per dente!

M. B,

Da L'Àf'f'Ulfrf del LtworaJort, N. 19, U maggio 1909, V.

La Novella Del Sabato

« CORSA » DI NOZZE DI BENITO MUSSOLI N I

Scritta E Dedicata A Castel Toblino Il 9 Maggio 1909

La data fissata per la celebrazione del mio matrimonio era imminente. JI padre della mia fidanzata, ingegnere delle ferrovie, aveva .già compìlato l'orario della cerimonia. Ricordo che- io dovevo alzarmi alle 6 Un migliaio di partecipazioni erano già stampate, e nella piccola città di provincia il mio matrimonio era l'argomento palpitante di tutte le con• versazìoni maschili e femminili. Ogni mattina ricevevo un mucchio di cartoline iUustrate e sempre coi fiori d'arancio Mia madre era semplicemente raggiante di felicità.. ll matrimonio doveva correggermi, rinnovarmi, mig liorarmi. La famiglia! ecco il rimedio! mi diceva sovente mia madre. L'affetto vigile di una sposa, le carezze de' figli , l'intimità dolce del focolare ricondurranno 1a quiete nel tuo povero -ruore che ha conosciuto le p iccole e le grandi t empeste ] Non pot rai p iù continuare a vivere come vivi oggi da nottambulo scapestrato q uando Ivonne · e un bimbo ti aspetteranno alla sera e vorranno il tuo bacio prjma d'ad· dormentarsi. Tu hai bevuto troppo nel calice de' teisti piaceri - accosta ora le tue labbra alla coppa delle g ioie pure che non lasàano nelle anime traccie di disgusto, di odio, di abbiezione. Cosi mia madre, Ing enuamente romantica ella sognava per me il nido e l'amore eterni.

[o invece vedevo con una ripugnanza invincibile l'approssimarsi della data fatale. I discorsi di mia madre non mi convincevano. Avevo· amato Ivonne sen2a pensare al futuro, e non mi spiegavo perch~ dopo pochi mesi d 'amore, le nostre famiglie avessero decretato, con una specie di ukase, il matrimonio, benedetto dal prete, legalizzato dal sindaco.

Il nostro idillio era stato dolcissimo - e la banalità dell'epilogo mi mortificava. Anch'io come gli altri.... come tutti gli altri! Sposarsi! per dormire insieme.... Ah! ah! ah! La grande bestialità che interrompe e avvelena le brevi follie dell'amore....

Ma come tornare indietro? Per non lasciare

Ivonne avevo accettato

a matrimonio.... pentirsene era ormai troppo tardi. Non trovavo scuse per rinviare la data. la mia salute era ottima. Sentivo di non aver la forza bastante per rinunziare a Ivonne.... Fuggire?... Mi avrebbe cer. cato, ritrovato. E poi? Ivonne neHa trepida attesa del gran giorno o meglio della prima notte tra cosi deliziosa, cosl incantevole.... Il suo corpo era tutto una vibrazione, i suoi occhi avevano i languori de' ere· puscoli estivi, le sue parole tradivano la nostalgia del sacrificio. Io l'amavo, l'amavo, l'amavo e pure mi ripugnava di possederla attraverso la carta bollata dello Stato Civile.

Il gran giorno spuntò. Io ero funebre più della rediogote che indos· savo. Quando genuflesso alJa grande balaustra di marmo pronunziai il « sl », mi parve di compiere un atto e roico: il prete che raccolse il no· stro monosillabo ostentava un ventre c11pace di nascondere la. balena di Giona.... Ascoltai la messa, ma rifiutai la comunione. Uscendo dalla ch'iesa fui complimentato da un centinaio d 'imbecilli Prima di montare in vettura gettai una manata di rame per ridurre al silenzio uno stuolo di pitocchi che si sgolavano a g ridare : « Viva gli sposi! ». Il sindaco ci sbrigò più rapidamente. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno. Il pranzo durò tre ore. Alla frutta ben q uattro dei convitati vollero dar prova della loro eloquenza. L'epitalamio fu celebrato da un cugino di Ivonne - professore di ginnasio. Le Muse non subirono mai onta più grave.

Solo alle dieci di sera, gli egregi invitati e i cari genitori si deci· sero a lasciarci liberi. Ivonne era stordita; io mi sentivo cosl profligato e disgustato insieme dalla volgare profanaziooe del nostro amore che non seppi trovare una. parola per sant ificare il talamo, né fui capace di un ultimo sforzo per compiere il rito. M'addormentai. Il mio sonno fo pesante, pieno d'incubi. A la chiarità del nuovo giorno mi risveg liai. Ivonne dormiva ancora. T eneva le braccia incrociate sul petto, che si sollevava leggermente al ritmo del respiro. I capelli biondi di lei copri· vano d'oro l'ampio guanciale velato di pizzi.

Ad un tratto mi parve di vedere, invece dell'abito bianco di nozze, un sudario.... La Morte lo aveva gettato e dimenticato su di una sedia fra i grandi mazzi di rose destinati a una ghirlanda funebre.... Tetra allucinazione all'alba della prima notte matrimoniale! Un voce io.tema e profonda mi urlava : « Spezza la catena tu non puoi, tu non devi subirla!».

Satana, il mio vecchio amico personale, mi tentava ancora una volta Ma come tornar libero? Fuggire? No, no. Uccidermi? Ivonne sarebbe moru di dolore Ucciderci ? Non sarei riuscito a convincere la mia sposa....

O vecchio amico Satana, aiutami. Io voglio sfuggire al matrimonio e annientarlo nella tragedia

L'abitudine dell'amore diventa volgarità e la volgarità mi uccide Oggi ho ancora il coraggio d'infrangere l'idolo, domani~ forse, non più Satana, dammi un raggio di quella. luce che rapisti a Dio e colla quale incendi gli inferni

La mia preghiera pronunciata ad alta voce risvegliò Ivonne. Mi volsi a lei e dopo averla castamente baciata sulla fronte le dissi:

- Ivonne ascoltami. Ho cambiato idea circa il nostro viaggio di nozze.... Non mi piace di portarti per una quindicina di giorni nelle stanze <Xluivoche degli alberghi .... Invece di un viaggio faremo una corsa di nozze.... Tra pochi giorni arriverà la nostra novissima « ltala ».... questa macchina ci darà una grande sensazione prima che la vita matrimoniale ci abbia assorbiti....

- Tu sai - obiettò Ivonne - che mio padre ha già comperato i biglietti per il viaggio e disposto ogni cosa un intero coupé s;,.rà a nostra disposizione... ·

- Senti Ivonne , Siamo o non siamo indipendenti? Tuo padre rivenderà i biglietti. Il viaggio di nozze è una stupida moda da abolirsi.... La nostra « corsa » di nozze sarà invece il ricordo più passionaJe della nostra giovinezza.... Chiuderemo il ciclo delle follie con una ultima folJia di vertigine.... t nuovo, è inesplorato, è tentatore, è eroico ciò che ti propongo.... e tu Ivonne accetterai per amor mio....

Mentre parlavo cosl, Satana mi copriva lentamente l"anima con J'ombra del delitto...•

La meta della nostra corsa di nozze fu un povero villaggio a 127 chilometri dalla città. Strada diritta, magnifica. L'andata si effettuò senza incidenti. Appena giunti 1a nostra automobile fu circondata da una vera folla p remurosa e rive rente di contadini. Riconobbi e abbracciai 1a mia balia. Volle condurmi in casa sua e mi offerse del vino cattivo.... Il suo latte era. certamente migliore... Poi mi mostrò la culla.... e mi raccontò molti episodi della mia infanzia. Ivonne si divertiva, io m i annoiavo.

A mezzogiorno ci facemmo servire dall'unico trattore del p aese un pranzo all'aria aperta, sull'erba di un prato, all'ombra di una quercia gigantesca.... Con noi era Bernardo, lo chauffeur. Divorammo allegca· mente tutte le portate.... Bernardo vuotava delle capaci tazze di vino. Ivonne sembrava a quando a quando preoccupata e seguiva con l'occhjo delle nuvole biancast re che sfarfallavano pel cielò: io bevevo e sopra• tutto versavo da bere a Bernardo.

Periodo Trbntino

Quando - dopo alcune ore - gli ordinai di preparare la macchina, mi accorsi che l'ebbrezza gli aveva inceppato la lingua e le gambe, Ivonne mi chiese :

- Non ti sembra ubriaco Bernardo?

- No, è un po' allegro. L'aria frizzante della sera lo rimetterà subito in equilibrio. In ogni caso guiderò io.

Facemmo i primi chilometri, quasi a passo d'uomo. La strada era sgombra., diritta, lusingatrice. Dai campi ci giungevano le voci del ere• puscolo, la prima brezza, ancora tepida del grande saluto e del sol morente, ci portava gli effiuvi sottili de' fiori d'acacia e un'eco di Ave : M arie invocate da campane disseminate e nascoste nel verde....

Ivonne silenziosa si stringeva a mc tutta fremente di amore e di passione.

Improvvisamente, gridai a Bernardo:

- Via! Via! V ia!

Il bel mostro d'acciaio diè un balzo e con un muggito rauco si lanciò in avanti. La corsa divenne in breve vertiginosa. La fo llia del moto mi aveva preso. Chino su Bernardo io gridavo: lnvano, Ivonne mi scongiurava di moderare la velociti .... io volevo l'abisso volevo la corsa della tragedia e della liberazione

- Via! Via! Via!

Ad un crocicchio di vie, l'automobile sterzò bruscamente .e poco mancò non precipitasse in una roggia fonda.

U n grido acuto, lacerante, disperato d 'Ivonne, richiamò il mio istinto di conservazione. Gettai indietro B ernardo e mi posi al volante. Sentivo che le nostre vite erano in pericolo e volevo salvarle ad ogni costo.

Ma l'automobile non mi ubbidiva più. Fre ddo di terrore, le mie mani s'irrigidivano sul volante, ma non riuscivo ad arrestare la corsa della rovina. Un demone s'era impadronito della macchina e ne aveva scatenate le segrete violen:ze Ad u n tratto sorse un ostacolo nel mezio della strada.... Tentai un ultimo sforzo.... invano.... L'ostacolo mi parve in una suprema allucinazione come una voragine nera che mi aspettava per inghiottirci Lasciai il ~lante l'alito della morte mi sfiorò b fronte .... abbracciai Ivonne che non aveva più voce e chiusi gli occhi.... Un urto.... uno schianto immane.... delle grida altissime.

Quando mi risvegliai, mia madre era china sul ,!Ilio lettuccio e mi guatdava con occhi pieoi dì lacrime che le Solcavano il volto disfatto.

OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

- E Ivonne? - chiesi.

Dopo un lungo esitare, mia madre, singhiozzando, mi rispose :

- Ivonne.... è moria !

- Ah! - feci io.... e dopo breve pausa guardai nell'anima mia. Era tranquilla come l'acqua nella profondità di un pozzo conventuale.

Da li Popolo, N. 2704, l!i maggio 1909. X.

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