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A DON CHELODI
Io voglio sottoporre all'esame di quanle persone oneste mi leggeranno il contegno criminale di questo prete bugiardo. Riassumo i fatti. Nella V. C. di sabato v 'è una relazione di un mio processo con questa frase:
« Il Mussolini può ben vaotusi di essere incen~urato, ma le s ue fedine penali dicono diversamente •
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Come si vede è un colpo di pugnale nella schiena. Io sfido lo scrittore di quella frase - prete Chelodi - a rettificarla; gli dò cinque giorni di tempo per accertarsi che le mie fedin e penali sono nettissime.
Orbene, il bugia rdo mi risponde avvertendomi che mi ha querelato per offesa all'onore•.
A questo miserabile che tenta di gettarmi addosso una manata di fango con un'affermazione falsiss ima io chiedo ancora una volta: La mia fedina penale è pulita o macchiata?
Rispondi, microbo! E poi avrai il diritto di trascinarmi in tribunale.
MUSSOLINI BENITO
Da li Popolo, N. 2719, 4 giugno 1909, X.
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I « TENERI » AGNELLINI
Ben quattro giorni sono occorsi alla cronica stitiche:z:za intellettuale di un Degasperi, per trovare una qualunque miserevol risposta al mio articolo di sabato. E dopo a un così lungo periodo di faticosa elaborazione era in diritto di aspettarmi qualche cosa di meglio che quel lassativo comparso nella V. C. di ieri col titolo I violenti*· In quell'articolo c'è tutta la ,erebrazione dei redattori del Trentino : Degasp erl ha fatto la malacopia, Don Chelodi h a raddrizzato i p eriodi claudicanti, e soppresse le Joo.i2ioni deJl'impe rial regie lingua italo-austriaca., Don Gentili ha concesso l' imprimatur. T irate le somme di tutto questo lavoro collettivo, un'esclamazione viene spontanea alle labbra: Che mìseria! Si ripetono contro di noi le solite stupide accuse: noi socialisti, noi soli siamo i violenti. I dis(endenti spirituali di quel principe vescovo trentino (he fece battere a sangue ed accecare Carlo Pilati, i difensori di quella setta che ha illuminato co i roghi la tenebra medioevale, gli epigoni dei carnefici che uccisero S. Simonino e sacrificarono decine di ebrei innocenti, sono i teneri, gli innocui agnellini che sanno « belare » I ma sono incapaci di offendere. Tutta la storia della Chiesa da Co.stan- tino, uomo per molti delitti nefando, a Pio IX - che Giosuè Carducci chiamò « Polifemo cristiano » - non è che una serie continua. di violen:ie perpetrate a danno degli 5piriti liberi. Da quando i clericali non po.'iSOno più val er si del « braccio secolare>> per compiere le teologali ven. dette, innalzano l'inno della to lleranza e ricorrono a q uelle « conquiste delle rivolu zioni » che furono raggiunte abbattendo precisament e il do- minio politico della nobiltà e del clero.
Lo scribivendolo clericale ammette che « nessuno gode il privile- g io di fissare preventivamente le forme della lotta.... ».
Pldlldite civer alla sensazionale· scoperta J profeti, i facili profeti ) sono scomparsi, a meno che non ~i vogliano considerar come tali j finanzieri che compifarono i bilanci della Ma.rmifera....
M a, prosegue il bolso copista. <( nessuna giustificazione offre la più agitata vita pubblica alla vigliaccheria di un giornalista che maltratta a sangue un debole collega, che non poteva, né era in dovere di assumere responsabilità a lcuna >>.
Con somma arte gesuitica non si fa il nome di questo giornalista. ma tutti sanno a chi e diretta la frase. Ebbene, dUtinguiamo. Nei fatti che hanno avuto il recentissimo epilogo giudiziario, l' « agitata vita pubblica » non c'entra. C'era e c'è una maligna plateale offCSa di cui finora nessuno ha assunto la responsabilità.
Io ammetto per dannata ipotesi che il «povero» Gadler, il « debile » Gadler, sanguinante da una impercettibile graffiatura di pochi miUimetri, non potesse, né dovesse assumersi responsabilità alcuna. Ma voi, Degasperi, voi direttore del giornale, dovevate parlare e avete taciuto. Il vostro silenzio è la vostra condanna. Non avete avuto il coraggio di difendere personalmente lo schiaffeggiato, né di solidarizzare moralmente con lui: lo avete messo nelle mani dei giudici. Non parlate di « agitata vita pubblica » quando si tratta di una stupida insinuazione personale; non parlate di vigliaccheria, voi, povero eroe da palcoscenico dell'oratorio clericale! Così per quanto mi riguarda non si tratta di « agitata vita pubblica», bensl di un'affermazione falsissima a p roposito della mia fed ina penale che è netta e non si macchierà mai di quei delitti per cui sono rimasti celebri nelle antiche e nelle recenti cronache molti fra i vostri insottanatì.
Voi eccellete nell'arte di affeimare scientemente il falso e vorreste che noi seguissimo la morale di S. Filippo Neri? Tentate di percuoterci la guancia destra e dovremo dunque porgervi 1a sinistra? Dovremo ras• segnarci con un fratesco « grazie » alla vostra diurna campagna di de· nigrazione personale contro di noi? Oh! magnifica impudenza possibile se lo nella terra del Concilio, del Principe Vescovo e di Leo T axil !
O teneri agnellini dalle lane morbidette, perché respingete la riforma della sintassi e il rinnovamento della prosa? Fate ma le, perché avete bisogno dell'una e dell'altro. Un periodo che comi ncia cosl: « Ri!ipetto alle nuove ingiurie, il posto che occupiamo» ecc può passare solo in una lettera scritta da un caporale o da un portinaio tirolese - intendiamoci - non italiano d'ItaJia.
Tanto piacei-e se il posto che voi occupate nell'estimazione pubblica è altissimo. Ammetto senza difficoltà che ci siano a Trento e nelle val· late qualche centinaio di residui di sacrestia che credono fermamente nel vostro « verbo ». Tutti i bisognistì che battono allo sportello delle vostre banche o si affollano nei magazzini delle vostre cooperative; gli ipocriti che si curvano dietro le misteriose garrette dei confessionali; i trafficanti che Cristo caccerebbe dai templi; gli arrivisti della torbida politica clericale; i filosofastri che non hanno il coraggio della vita asce. tica e tendono al dominio di. quelle cose profane che Gesù disprezzò, ecco gli uomini che giurano in JJerba Degaspe ri e fanno di un giornale semi-analfabeta l'arma delle loro piccole insidie!
O teneri agnellini che « belate » contro la «nostra» vi9lenza, noi vi conosciamo! Sotto il morbido velo voi nascondete il pelo ros5a5t ro cd ispido dei lupi.
Ma i fatti e l'opera nostra che cont inueremo senza tregua vi pongono nella debita luce. In noi la 1-iolenza è l'« episodio», in voi è jJ « sistema » nella vita e nella storia.
Mussolini Denito
Da TI Popolo, N. 2719, 4 giugno 1909, X.